Monthly Archives: maggio 2025

Oggi sabato 31 maggio 2025

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Agitoriu! Si va al riarmo della Germania
30 Maggio 2025. Andrea Pubusa su Democraziaoggi.
Avete visto le iniziative del neo cancelliere Merz? Si pone come guida del paesi confinanti con la Russia in funzione chiaramente anti Mosca. Fornisce a Kiev missili di attacco senza limiti territoriali. Un dichiarazione di guerra neanche celata contro la Russia. In questo contesto diventa chiaro il progetto della von der Leyen, […]
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ANPI: tutti a votare SÌ al referendum
L’8 e 9 giugno andiamo tutte e tutti a votare SÌ ai referendum!
Siamo noi a scegliere, a esercitare il diritto di voto, celebrando la nostra libertà conquistata anche grazie alla lotta delle partigiane e dei partigiani.
L’invito del Presidente nazionale ANPI Gianfranco Pagliarulo:
“Questo referendum è un diritto sacrosanto, è una grande occasione: non perderla! Chi vuole […]
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https://www.politicainsieme.com/gaza-l-abisso-della-regressione-antropologica-di-umberto-baldocchi/

La Pace sia con voi! Papa Leone XIV riceve in udienza gli operatori di Pace.

img_4347img_4346 Foto 1*- Foto 2: Presente una rappresentanza della Sardegna.
Udienza ai Movimenti e alle Associazioni che hanno dato vita all’“Arena di Pace” (Verona), 30.05.2025
(…) Cari fratelli e sorelle, c’è troppa violenza nel mondo, c’è troppa violenza nelle nostre società. Di fronte alle guerre, al terrorismo, alla tratta di esseri umani, all’aggressività diffusa, i ragazzi e i giovani hanno bisogno di esperienze che educano alla cultura della vita, del dialogo, del rispetto reciproco. E prima di tutto hanno bisogno di testimoni di uno stile di vita diverso, nonviolento. Pertanto, dal livello locale e quotidiano fino a quello dell’ordine mondiale, quando coloro che hanno subito ingiustizia e le vittime della violenza sanno resistere alla tentazione della vendetta, diventano i protagonisti più credibili di processi nonviolenti di costruzione della pace. La nonviolenza come metodo e come stile deve contraddistinguere le nostre decisioni, le nostre relazioni, le nostre azioni.(…)
[B0357] Da Sala Stampa Vaticana.

Attualità

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- Su Volere la luna
Una singolare lettera collettiva senza destinatari è stata resa pubblica da Giorgia Meloni il 22 maggio in occasione del suo incontro con il Primo Ministro danese Mette Frederiksen, leader del partito socialdemocratico. La lettera aperta è frutto di un’iniziativa politica promossa da Italia e Danimarca, a cui si sono accodati i primi ministri di Belgio, Repubblica Ceca, Austria, Polonia, Lituania, Lettonia ed Estonia. Con questo documento per la prima volta un gruppo di Paesi europei si ribella collettivamente alla giurisdizione della Corte europea dei diritti dell’uomo, strumento di garanzia e di attuazione dei valori e dei principi espressi dalla Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali; tali principi sono gli elementi portanti che definiscono l’identità dello Stato di diritto. Nella lettera ciò che è più rivoltante è l’ipocrisia: i magnifici nove si sbracciano in dichiarazioni di ossequio ai valori dello Stato di diritto e dei diritti umani. Dichiarano di credere profondamente nella: “inviolabile dignità dell’individuo” e osservano che “le idee stesse (della Convenzione) sono universali ed eterne”. Però i tempi sono cambiati: “Ciò che un tempo era giusto potrebbe non essere la risposta di domani”. È un po’ come dire: noi non siamo razzisti, ma…

L’accusa che viene – impudentemente – rivolta alla Corte di Strasburgo è di avere limitato la capacità della politica di adottare le scelte più adeguate per contrastare l’immigrazione irregolare. In altre parole, di avere legato le mani agli Stati con i vincoli fastidiosi del diritto. Il punto dolente sono le espulsioni, sulle quali la Corte è intervenuta ripetutamente, per esempio vietando all’Italia di catturare i migranti in alto mare e di respingerli in Libia (Sentenza Hirsi Jamaa e altri c. Italia, del 23 febbraio 2012). L’ attacco all’indipendenza della Corte è stato apertamente biasimato dal Segretario generale del Consiglio d’Europa, Alain Berset, che ha osservato: «In una società governata dallo Stato di diritto, nessun organo giudiziario dovrebbe subire pressioni politiche. Le istituzioni che proteggono i diritti fondamentali non possono piegarsi ai cicli politici». In realtà questa ribellione alle Corti, è espressione di una politica impegnata attivamente a smantellare le conquiste di civiltà del diritto. Senza una giurisdizione che le faccia rispettare, che cosa sono le Carte dei diritti se non parole vuote, parole di carta?

I magnifici nove con questa lettera in sostanza si dolgono di non avere le mani libere come Trump che può permettersi le espulsioni collettive degli stranieri, per di più verso Stati terzi dove sono esposti al rischio di tortura. Sarebbe sbagliato confinare la questione al tema dell’immigrazione irregolare. L’immigrazione è semplicemente il banco di prova sul quale si testa la capacità del potere politico di spezzare l’universalità dei diritti e di sottrarre l’esercizio del potere politico ai vincoli del diritto. Questione che, in questo contesto storico assume aspetti inquietanti se pensiamo a vicende, prima inimmaginabili, come il genocidio in Palestina.

Al riguardo deve far riflettere la diffida di un gruppo di giuristi notificata il 21 maggio ai ministri degli esteri e della difesa con l’istanza di bloccare il rinnovo automatico del memorandum d’intesa fra il Governo italiano e quello d’Israele in materia di cooperazione nel settore militare e della difesa. Nel Regno d’Italia il campo della politica estera rappresentava un dominio riservato del Sovrano che poteva agire con la massima libertà, senza vincolo alcuno, fino al punto che, il 26 aprile 2015, il Re stipulò un Trattato segreto con le Potenze dell’Intesa, impegnando l’Italia a entrare in guerra. Con l’avvento della Costituzione repubblicana, si verifica un’innovazione decisiva rispetto allo Statuto albertino: il diritto si espande e penetra nel fortino della politica estera, ponendo dei criteri che indirizzano e vincolano l’azione del Governo. Gli articoli 10 e 11 della Costituzione, che definiscono il volto dell’Italia nelle relazioni internazionali, stabiliscono l’ingresso diretto nell’ordinamento giuridico dei principi del diritto generale internazionale e introducono dei fini generali alla politica estera, scolpiti nel principio del ripudio della guerra e della promozione della pace e della giustizia fra le Nazioni. Dato il loro carattere generale queste norme hanno un valore programmatico, perché indirizzano verso obiettivi (la Pace e la Giustizia) che possono essere perseguiti con scelte di vario tipo, ma hanno anche un carattere precettivo perché delimitano rigorosamente ciò che è decidibile e vincolano qualunque governo a non compiere azioni o scelte incompatibili con i fini posti.

Poiché l’Italia ha aderito alla Convenzione per la prevenzione del delitto di genocidio, poiché il genocidio costituisce la massima violazione ipotizzabile della Giustizia sul piano internazionale, la Costituzione vieta che l’Italia possa cooperare, con uno Stato responsabile di crimini internazionali e azioni genocidiarie. In questa situazione, il diritto lega le mani ai Governi. Per questi motivi, alla luce del fatto che Israele ha apertamente violato le misure impostegli dalla Corte Internazionale di Giustizia per prevenire il genocidio (il 26 gennaio, il 28 marzo, il 5 aprile e il 24 maggio 2024), il Governo italiano ha il dovere giuridico di denunciare il memorandum e di porre fine ad ogni forma di sostegno militare ad Israele. C’è un filo rosso che lega l’abbaiare di Meloni contro i giudici italiani ed europei e il sostegno tacito dell’Italia ad Israele: l’aspirazione di questo potere politico di liberarsi dei fastidiosi vincoli del diritto. Contro questa tendenza a smantellare le Carte dei diritti a livello interno ed internazionale deve nascere una resistenza all’altezza della sfida che abbiamo dinanzi.
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- Sbilanciamoci
Nel 1973 si riunì per la prima volta un gruppo di politici, economisti, studiosi, formando un gruppo conosciuto come “commissione trilaterale”. Ne facevano parte personaggi come Kissinger; Rockfeller, Brzezinski, Gianni Agnelli e tutto il gotha della finanza e della politica mondiale. 50 anni fa, nel 1975, in una successiva riunione della commissione venne pubblicato un rapporto dal titolo: La crisi della democrazia. Rapporto sulla governabilità delle democrazie, rapporto curato da Michel Crozier, Joji Watanuki e Samuel Huntington, lo stesso che poi avrebbe preconizzato la fine della storia, dopo la caduta del muro di Berlino nel 1989. Oggi, della commissione trilaterale fanno parte l’ex dalemiana Marta Dassù, l’AD di Intesa San Paolo Carlo Messina, l’ex Ceo di Allianz Enrico Tommaso Cucchiani e tanti altri.

La tesi del rapporto del 1975 era che nel mondo ci fosse un eccesso di democrazia nei sistemi politici: la soluzione sarebbe dovuta essere quella di ridurre lo spazio della rappresentanza a favore degli esecutivi, dei governi, della tecnocrazia. Kissinger si era portato avanti con il lavoro e nel 1973 aveva aiutato la realizzazione del golpe di Pinochet contro Allende. Da allora le tesi della “commissione trilaterale” hanno fatto breccia in tutti i governi e – a dosi omeopatiche – la democrazia e la rappresentanza sono state svuotate a favore di governi sempre di più autoreferenziali e oligarchici. La proposta del premierato della Meloni va proprio in questa direzione. L’orizzonte è quello della trasformazione delle democrazia in oligarchie, delle sedi della rappresentanza in luoghi di ratifica della decisione dei governi.

In più, nel tempo, in coerenza con queste tendenze, sono state varate norme che hanno limitato la democrazia diretta, il dissenso, l’informazione libera, la libertà delle opposizioni, gli spazi di partecipazione. Nei paesi dell’Est europeo (e negli Stati Uniti) gli esempi sono a non finire. Ma anche da noi non mancano. Il decreto sicurezza approvato in prima lettura alla Camera dei deputati ha questo significato: limitare gli spazi di libertà e di protesta, riportandoci ai tempi del Codice Rocco, o anche peggio. Le proteste contro queste norme sono sacrosante ed è per questo che partecipiamo a tutte le manifestazioni che si tengono in questi giorni per impedire che questo decreto venga approvato in via definitiva. Ai tempi della Costituente, Giuseppe Dossetti propose di inserire il diritto di resistenza nel testo della Carta. Un diritto che – pur se non inserito poi nel testo finale della Costituzione – dobbiamo rivendicare e praticare quotidianamente: per noi “obbedire” alla Costituzione significa disobbedire a chi vuole sovvertirla.
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https://rocca.cittadella.org/il-referendum-dell8-e-9-giugno/
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Oggi venerdì 30 maggio 2025

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img_4286Su PoliticaInsieme: https://www.politicainsieme.com/la-generosita-che-litalia-merita-di-domenico-galbiati/
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Il Consiglio regionale è un parlamento o no? Sulla caso Todde decida subito
29 Maggio 2025. Andrea Pubusa su Democraziaoggi
Un antico giurista romano diceva che il diritto è elastico come la pelle dei co…ni, ed è vero. Però un limite a questa ampia elasticità alfine esiste, e lo si può individuare se si applica, nell’interpretazione del quadro normativo, il metodo giuridico. In base a questo, da che mondo è mondo, occorre […]
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Massimo Cacciari “Il mondo incapace di evitare l’orrore e la strada in salita del nuovo Pontefice”
https://www.alzogliocchiversoilcielo.com/2025/05/massimo-cacciari-il-mondo-incapace-di.html?m=1#more
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Su Sbilanciamoci: https://sbilanciamoci.info/decreto-sicurezza-corteo-nazionale-il-31-maggio/

Ricordati di votare per i Referendum l’8 o il 9 giugno

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Oggi giovedì 29 maggio 2025

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I ceti medi italiani sempre più delusi da questo Governo – di Michele Rutigliano su PoliticaInsieme https://www.politicainsieme.com/i-ceti-medi-italiani-sempre-piu-delusi-da-questo-governo-di-michele-rutigliano/
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ANPI contro provocazione fascista al Liceo Siotto
29 Maggio 2025 su Democraziaoggi
Nota stampa dell’ANPI di Cagliari sull’episodio di venerdì 23 maggio: l’associazione Blocco studentesco, vicina a Casapound, ha esposto di fronte al Liceo Siotto di Cagliari lo striscione “Antifascismo è mafia dal ‘43. Servi del potere”. Condanna immediata da parte degli studenti e del Collegio dei docenti. […]
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Appuntamenti suggeriti da Aladinpensiero

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All’Universita’ di Cagliari, dal 29 al 30 maggio 2025.
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Approfondimenti: https://sites.unica.it/conferenzadicaar/
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Documentazione sulla vicenda Todde

img_4264La sentenza del Tribunale
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Il parere di Tonino Dessì (su fb)
Infine, almeno nelle intenzioni e comunque per oggi.
Mi è stato chiesto se il Consiglio regionale possa ignorare questa sentenza, o una successiva che la confermasse.
Facciamo chiarezza.

A Is Mirrionis

[27/05/2025] img_4258
A Is Mirrionis nella piazzetta di fronte alla Scuola Popolare Incontro con docenti e ricercatori del Dipartimento di Ingegneria e Architettura e del Dipartimento di Psicologia con una delegazione del Comitato Casa del quartiere Is Mirrionis. L’incontro è stato organizzato per la promozione del coinvolgimento del quartiere e della città nella progettualità di rigenerazione urbana degli spazi adiacenti la Scuola Popolare, che nel mese di luglio prevede attività didattica di 80 studenti universitari.
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(foto) Una delle piazzette adiacenti la Scuola Popolare, destinataria di un intervento di rigenerazione urbana, finanziato con fondi pubblici, mentre l’edificio della Scuola Popolare sarà ristrutturato con un intervento ITI (Interventi Territoriali Integrati, finanziati dall’Unione Europea e dalla RAS). img_4236
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Oggi mercoledì 28 maggio 2025

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Il governo parla tanto e a sproposito del nucleare
27 Maggio 2025 su Democraziaoggi
Comitato SI alle rinnovabili NO al nucleare
Il governo sul nucleare mette a rischio l’Italia. Il Ministro dell’Ambiente afferma che va ripensata la scelta dei depositi nazionali delle scorie radioattive (1 a basso-media radioattività e 1 ad alta pericolosità) ignorando le leggi che hanno istituito la Sogin con il compito di […]
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Caso Todde: “l’è tutto sbagliato, l’è tutto da rifare”
28 Maggio 2025
Andrea Pubusa su Democraziaoggi
Il Tribunale civile di Cagliari ha emesso la sentenza sul ricorso della Presidente Todde, respingendolo quanto alla sanzione pecuniaria e rimettendo al Consiglio regionale per la delibera sulla decadenza. Riprendendo la nota frase di Gino Bartali, noto campione brontolone, dico che “l’è tutto sbagliato, l’è tutto da rifare”. E mi spiego. Come ammette anche […]
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L’opinione di Tonino Dessì (su fb)
Ho deciso fin dall’inizio una linea “oggettivista” e oggi la confermo.
Debbo dire che raramente mi è capitato di leggere una sentenza così ben congegnata.

Gaza

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Dirlo con un lenzuolo: no al genocidio!
27-05-2025 –
di Chiara Sasso su Volere la luna

Che le rose in questo mese di maggio siano fiorite non è una notizia, così come i gerani, ma vederli sullo sfondo in uno scatto fotografico, o in primo piano, imporsi, approfittando del bianco delle lenzuola appese, fa bene al cuore. Sono sudari come li ha chiamati Tommaso Montanari (https://volerelaluna.it/in-primo-piano/2025/05/23/un-sudario-per-gaza/), un’iniziativa semplice lanciata insieme a Paola Caridi per ricordare i morti di Gaza: «I corpi dei palestinesi morti ammazzati, diventati simbolo della strage. Sono, cioè, gli oggetti comuni del nostro tempo crudele. Tempo di genocidio. Il sudario ricopre, sottrae alla vista del mondo il corpo di cui è stato fatto scempio. Avvolgere nel sudario è un gesto estremo di cura, di pietas. Protegge la dignità degli esseri umani quando le vite non valgono più niente, nella conta approssimativa dei morti. Come si fa a piangere, onorare la memoria, dei morti di Gaza in quasi 600 giorni di assedio? Come si fa a piangerli uno per uno? Proviamo a farlo, in silenzio, sabato 24 maggio: in ogni città, paese, contrada d’Italia».

Un invito partito in sordina ed esploso sui social cosi proprio come esplodono le rose a maggio. Colpiscono queste immagini che fotografano un quotidiano che a Gaza non c’è da tempo. Una finestra, un lenzuolo e accanto un innaffiatoio, un vaso. Un lenzuolo spunta da un cancello, da un condominio, da una finestra con adesivi messi da bambini. Cosi si presentano le nostre case, una dopo l’altra, da un lenzuolo all’altro, belle, luoghi del cuore, curate nei giardini, nei particolari, negli intonaci colorati, nei viali. Non si possono sovrapporre altre immagini grige, distruzione, bombe, polvere. Non si può pensare a tutta la vita che manca a Gaza. Intanto le lenzuola sono diventate strumento per testimoniare. In molte piazze avvolgono corpi di persone stese a terra, in un succedersi di flash mob.

Sono molti anche i Comuni, da nord a sud che sabato hanno appeso il lenzuolo, alcuni accanto alla bandiera della pace, altri accanto alla bandiera italiana e poi c’è sempre il Napoli che ha vinto lo scudetto. Una chiesa ha appeso un lungo telo bianco davanti al portone. «Come si fa a piangere 50mila morti?». Un frate francescano ha postato su Fb il lenzuolo con una scritta: «Ci sono momenti nella vita in cui gridare è il solo dovere, come Giovanni nel deserto. Giorgio La Pira Pozzallo 1904». Anche l’ospedale Maggiore di Bologna ha ricoperto la facciata con le lenzuola.

I social a volte servono perché il tam tam non si ferma. Arrivano notizie da ogni dove compresa quella di una persona che denuncia da Reggio Calabria di aver avuto una testimonianza: «La polizia ha citofonato alla porta di chi ha esposto il lenzuolo per protestare contro quello che sta succedendo a Gaza… A che scopo fanno questi controlli? Sperando che sia un caso isolato». Purtroppo anche durante il Salone del Libro le bandiere palestinesi esposte erano “attenzionate”. Andrea Colamedici (Edizioni Tlon) nel raccontare alcune giornate trascorse al salone titola la riflessioneimg_4248
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L’illustrazione
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Lettera pubblica a Benjamin Netanyahu

(Non voglio essere complice)

Signor Netanyahu,
Le scrivo con la rabbia di chi ha visto troppe atrocità e troppa indifferenza.
Le scrivo con la voce di chi non vuole tacere, perché il silenzio è sempre colpevole.
Quello che sta accadendo a Gaza non è difesa.
È genocidio. È crudeltà trasformata in strategia.
È potere che si fa vendetta. È un popolo che muore due volte: sotto le bombe e nel disinteresse del mondo.
Io non voglio essere complice.
Non voglio essere tra quelli che guardano altrove, tra quelli “distratti”.
La Shoah non va ricordata solo per l’orrore di un regime, ma anche per il silenzio che la rese possibile.
Milioni di occhi videro. Milioni di bocche tacquero, mentre un popolo – il Suo popolo – veniva sterminato.
Io non c’ero, ma sono certo che non avrei taciuto.
Lei sta usando quella memoria come scudo per giustificare nuove atrocità.
Ma non c’è giustizia nella rappresaglia. Non può esserci pace in uno Stato che umilia, affama, annienta.
Lei sta portando alla rovina non uno, ma due popoli, e il secondo è il suo. E con questi due popoli Lei sta portando alla rovina l’umanità intera.
I bambini non sono “effetti collaterali”. Sono bambini.
Come quelli che anche Lei, probabilmente, ha tenuto in braccio. Come quelli che, forse, l’hanno chiamata “papà”.
Eppure, li seppellite vivi. Li lasciate senza acqua, senza rifugi, senza sogni.
Con franchezza Le dico anche che trovo offensivo il nome dell’operazione militare in corso: “Carri di Gedeone”.
Gedeone, nella Bibbia, è il liberatore d’Israele, chiamato da Dio a salvare il suo popolo con giustizia e umiltà.
Ma Dio non può guardare con favore chi distrugge, chi semina terrore, chi calpesta l’umanità in nome della vendetta.
Non si può evocare il sacro per giustificare l’empio.
Non mi rivolgo a Lei da politico. Le parlo da essere umano. Da figlio. Da padre.
Perché il dolore dei palestinesi è anche il nostro dolore, è il dolore della umanità, ed è insopportabile.
Lei combatte “Hamas”, ma colpisce ospedali.
Parla di “difesa”, ma rade al suolo quartieri interi.
Dice “pace”, ma costruisce muri e barriere.
La verità è che ha fatto della paura un mestiere.
Dell’odio, un’ideologia. Dell’occupazione, una forma di governo.
Un giorno tutto questo finirà. E la Storia sarà lì ad aspettarLa, come aspetterà anche i capi di governo che hanno permesso tutto questo.
Non ci saranno medaglie, ma domande.
“Dov’era la sua coscienza, signor Netanyahu?”
“Dov’era la coscienza di chi poteva fermarLa e non l’ha fatto?”
Non si può invocare la memoria dell’Olocausto e, insieme, costruire un’altra catastrofe.
Non si possono piangere i morti del passato e ignorare i morti del presente.
Io non ci sto.
Non voglio restare in silenzio.
Perché chi tace oggi, domani non potrà più dire: «Io non sapevo».

Un essere umano che ha scelto di non essere complice.

Vi prego di condividere e rompere insieme il muro del silenzio.
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Martedì 27 maggio 2025

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CHI NON L’AVESSE ANCORA FATTO È INVITATO A COMPILARE IL MODULO ONLINE PER LA RACCOLTA DEI
DATI DI CONTATTO
https://forms.gle/EniJanphb7yQ5iAC6
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I primi cento giorni di Trump: la guerra civile fredda
26 Maggio 2025 su Democraziaoggi
Alfonso Gianni
I primi cento giorni di Trump meritano certamente un primo bilancio che si compone di vari aspetti, tutti significativi e coerenti con il profilo che il tycoon ha voluto delineare di sé sia negli anni della sua prima presidenza che durante la rumorosa campagna elettorale che lo ha riportato alla Casa Bianca.[…]
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Oggi lunedì 26 maggio 2025

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L’astensione è un errore La vera posta dietro il voto
25 Maggio 2025
Alfiero Grandi su Democraziaoggi
Le destre guidate da Giorgia Meloni hanno deciso di chiedere a elettrici e elettori di non partecipare al voto l’8 e 9 giugno per i 4 referendum abrogativi promossi dalla Cgil e da un vasto schieramento e per quello che consentirebbe dopo 5 anni la cittadinanza agli stranieri che vivono […]
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Sabato 31 maggio 2025 Gianni Ibba a Barisardo

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Lavoro e democrazia: dal Jobs act al referendum

Lavoro e democrazia: dal Jobs act al referendum
Francesco Sinopoli, presidente della Fondazione Giuseppe Di Vittorio

24 Maggio 2025 | Su Sbilanciamoci. Sezione: Apertura, Lavoro
La demercificazione del lavoro è sempre andata insieme alla democratizzazione della società. Per questo la battaglia dei referendum lanciata dalla Cgil è soprattutto una battaglia di democrazia, contro l’abulia della crisi della partecipazione. L’analisi della fondazione Di Vittorio sugli effetti del Jobs Act.