America, America
Il J’accuse di Bob Woodward
di Marino de Medici
Gli americani in possesso di normali facoltà mentali non possono che raggiungere una conclusione sulla base di diciotto interviste fatte dal giornalista Bob Woodward con il presidente Trump. Sono in pratica la più drammatica denuncia dell’incompetenza di Trump, l’equivalente dei nastri di Nixon che misero in moto la valanga di indagini in sede congressuale e sulla scena nazionale che portarono alle dimissioni del presidente repubblicano. Ma questa volta c’è di più dell’incompetenza, ormai provata da quasi quattro anni di amministrazione Trump che hanno in pratica smantellato la tradizione democratica ed il rispetto di vecchie norme costituzionali e politiche. C’è la criminale negligenza del capo dell’esecutivo che ha ignorato le gravi avvisaglie di una catastrofe in arrivo. E c’è anche la stupefacente irresponsabilità di un capo di stato che ha stroncato le autorità statali e locali che avevano affrontato il covid-19 con la serietà di misure ed interventi che il governo federale non aveva adottato. Il capo di accusa, infatti, occorre sottolinearlo, non riguarda solo il presidente ma l’intero apparato del governo federale nelle mani di un’incosciente leadership repubblicana. [segue] Il capo di accusa nei confronti di Trump è ormai accertato e passerà alla storia: decine di migliaia di americani falciati dal virus sarebbero vivi oggi se il governo federale avesse adottato misure di sanità pubblica tempestive e vigili. Sappiamo invece che il presidente Trump ha minimizzato il flagello che stava per abbattersi sull’America ed ha avuto invece la cinica improntitudine di definirlo un “hoax” ossia un mistificazione dei democratici.
Tra le prime riflessioni attorno ai nastri delle conversazioni di Woodward con il presidente, quella più mordente non può che essere questa: come può l’America tollerare una tale dimostrazione di incompetenza e disonestà del suo presidente? E’ possibile che un presidente incompetente e disonesto possa confondere le idee alla vigilia delle elezioni e stornare l’attenzione verso le situazioni di crisi nelle città americane che sono in gran parte riconducibili all’estremismo di vigilanti trumpisti? Ed ancora, fino a qual punto potrà Trump far leva su messaggi volti ad instillare paura, su iniziative mirate a dividere gli americani, su misure calibrate per imporre la supremazia bianca ed una strategia finanziaria ed economica che distribuisce benefici all’oligarchia? Quousque tandem gli americani permetteranno al presidente repubblicano di smantellare Obamacare, l’unico programma sanitario che soccorre gli americani in generale, ma soprattutto la classe povera. O la social security, il programma rooseveltiano di assistenza sociale, che è ora sotto attacco e vede compromesse le sue fontidi finanziamento?
Se questi erano temi sui quali gli elettori americani devono misurarsi il 3 Novembre, le rivelazioni sulla disonestà di Donald Trump aprono un discorso ben più ampio sulla degenerazione del sistema democratico negli Stati Uniti, quando un leader della nazione occulta informazioni vitali alla sua sopravvivenza. Incredibile dictu, lo stesso Trump ha ammesso di aver deliberatamente minimizzato il pericolo. Quando Woodward suggeriva al presidente di dimostrare la responsabilità di “capire la rabbia e il dolore” degli americani di colore, Trump rispondeva di “non sentirla affatto”.
Un presidente portato all’insulto abituale non risparmiava neppure i generali, che definiva “un’accozzaglia di micini, più preoccupati delle loro alleanze piuttosto che degli accordi di commercio”. Non c’è da stupirsi circa il giudizio su Trump espresso da Woodward alla fine del libro: “Trump è l’uomo sbagliato per l’incarico”.
Un’ultima considerazione riguarda l’immediato futuro post-elettorale, tanto più pressante qualora Biden e i democratici dovessero tornare al potere. E’ essenziale che esecutivo e congresso prendano esempio dalle ricadute del 9/11 quando venne istituita una commissione incaricata di esaminare il comportamento delle agenzie di intelligence e di pubblica sicurezza che furono incapaci di prevedere e neutralizzare gli attacchi a New York e Washington. L’America dovrà interrogarsi a fondo sul perché e come l’apparato scientifico e sanitario del Paese abbia potuto reagire in misura cosi’ insoddisfacente alla pandemia. Ed ancora, su come sia stato possibile che venisse diffusa tanta misinformazione, dovuta per la maggior parte alla provata incompetenza del presidente ma anche al ruolo di fonti irresponsabili e fuorvianti come quelle dei social media. E’ ovvio infine ribadire che la condotta di Donald Trump dinanzi alla pandemia è una componente primaria del suffragio che gli americani esprimeranno a Novembre. C’e’ da sperare che una maggioranza di americani anteponga all’ideologia politica l’imperativo di salvaguardare vite umane con un sistema sanitario che non sia semplicemente un business dell’oligarchia ma risponda alle esigenze di tanti americani che oggi soffrono le conseguenze di una crisi che un presidente responsabile avrebbe gestito con competenza e sensibilità.
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