La tragedia di via Cadello
Perché?
di Massimo Aresu su fb
Tra i vari miei contatti su fb ha suscitato ieri molta commozione mista a rabbia l’investimento in Via Cadello di un bimbo di quindici mesi, travolto da un motociclista che non si sarebbe poi fermato. Al di là della risposta emotiva e delle giuste richieste di un maggior controllo sul traffico in una città in cui la polizia municipale sembra avere quasi una funzione ornamentale, rimane un punto su cui non ho visto particolari riflessioni. Cagliari come molti comuni italiani è un centro costruita su misura per gli automobilisti, e in cui la fluidità del traffico è stato il principale obiettivo perseguito istituzionalmente in favore degli automobilisti, a prescindere dal fatto che tale fluidità che si può tradurre in una velocità maggiore dei mezzi privati si ripercuotesse sull’incolumità di una categoria particolarmente invisa agli amministratori cittadini, i pedoni. Con meno scalpore nei mesi passati, e cito solo i fatti di cui ho memoria si sono verificati incidenti mortali in diverse zone della città: nell’ agosto dell’anno scorso un operatore del mercato ittico investito in viale la Plaia; a novembre un’anziana signora in Via Quirra travolta con la figlia; ancora a dicembre un altro signore investito n Via Baccaredda ha perso la vita. Più di recente nel mese di gennaio, una persona anziana è stata investita in Via Roma finendo in rianimazione. Tutti questi incidenti pero non hanno suscitato particolari reazioni nell’opinione pubblica. Mancano a Cagliari percorsi di attraversamento pedonale sicuri, dato che con l’avvio della stagione delle rotonde molti semafori sono spariti, e sono spariti i semafori pedonali anche in strade come Via Roma dove le rotonde non ci sono, mancano in altre vie a scorrimento veloce dove pure non sarebbero mancati gli spazi per poterlo fare, Via Cadello è uno di quelli sovrapassaggi o sottopassaggi. Ma il punto è che il pedone a Cagliari è un ostacolo, un intralcio e che fino a quando la città sarà in ostaggio delle auto, e per far risparmiare tempo agli automobilisti (magari cinque o dieci minuti su un percorso di mezz’ora) si penalizzeranno i pedoni, questi incidenti saranno una costante, e a poco varranno le lacrime spese in un post se non si tradurranno in un’azione politica tesa a rimettere in discussione le scelte scellerate del passato.
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di Gianfranco Fancello, su fb.
Oggi, per chi fa il mio lavoro, per chi come me si occupa di mobilità, trasporti e soprattutto di sicurezza stradale, é stata una giornata pesante, molto pesante.
Al dolore, forte, per quanto accaduto a Cagliari, si somma l’altrettanto forte sensazione di inutilità del nostro lavoro, l’inadeguatezza di quanto fatto finora, l’evanescenza di ciò che si é scritto e detto, l’incompiutezza di piani e di interventi progettati e mai attuati.
Tutto inutile, tutto maledettamente in ritardo, tutto tremendamente vuoto quando un bimbo di poco più di un anno muore sulle strisce.
Ti interroghi sul tuo ruolo di ricercatore, di studioso, di progettista, su cosa avresti potuto fare. Certamente tanto, certamente meglio, certamente di più.
Ci sarà tempo, spero non tanto, per capire, per approfondire e soprattutto per migliorare le mille cose fatte e fare le mille cose che ancora mancano. Da domani, però.
Oggi solo silenzio, rispettoso, doloroso e profondo silenzio, disturbato solo da una piccola nota: quando guidiamo, auto o moto non ha importanza, ricordiamoci che abbiamo sempre in mano un’arma. Carica e senza sicura.
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La tragedia di via Cadello: Cagliari non dimentichi Daniele
di Marcello Zasso su SardiniaPost.
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