PACE. TACCIANO LE ARMI NEGOZIATO SUBITO!
Aderiamo, diffondiamo, ci impegniamo!
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TACCIANO LE ARMI NEGOZIATO SUBITO!
Verso una conferenza internazionale di pace
23 luglio giornata nazionale di mobilitazione per la Pace in tutte le città italiane
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L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia ha riportato la guerra nel cuore dell’Europa ed ha già fatto decine di migliaia di vittime e si avvia a diventare un conflitto di lunga durata con drammatiche conseguenze per la vita e il futuro delle popolazioni ucraine, ma anche per l’accesso al cibo e all’energia di centinaia di milioni di persone, per il clima del pianeta, per l’economia europea e globale.
Siamo e saremo sempre dalla parte della popolazione civile, delle vittime della guerra in Ucraina e dei pacifisti russi che si battono per porre fine all’aggressione militare.
Questa guerra va fermata subito e va cercata una soluzione negoziale, ma non si vedono sinora iniziative politiche né da parte degli Stati, né da parte delle istituzioni internazionali e multilaterali che dimostrino la volontà di cercare una soluzione politica alla crisi.
Occorre invece che il nostro paese, l’Europa, le Nazioni Unite operino attivamente per favorire il negoziato e avviino un percorso per una conferenza internazionale di pace che, basandosi sul concetto di sicurezza condivisa, metta al sicuro la pace anche per il futuro.
Bisogna fermare l’escalation militare. Le armi non portano la pace, ma solo nuove sofferenze per la popolazione. Non c’è nessuna guerra da vincere: noi invece vogliamo vincere la pace, facendo tacere le armi e portando al tavolo del negoziato i rappresentanti del governo ucraino, di quello russo, delle istituzioni internazionali.
La popolazione italiana, nonostante sia sottoposta a una massiccia propaganda, continua ad essere contraria al coinvolgimento italiano nella guerra e a chiedere che si facciano passi concreti da parte del nostro governo e dell’Unione Europea perché sia ripresa con urgenza la strada dei negoziati.
Questo sentimento maggioritario nel paese è offuscato dai media mainstream ed è non rappresentato nel Parlamento. Occorre dargli voce perché possa aiutare il Governo a cambiare politica ed imboccare una strada diversa da quella attuale.
Per questo – a 150 giorni dall’inizio della guerra – promuoviamo per il 23 luglio una giornata nazionale di mobilitazione per la pace con iniziative in tutto il paese per ribadire: TACCIANO LE ARMI, NEGOZIATO SUBITO!
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Per adesioni: segreteria@retepacedisarmo.org
Per comunicare le iniziative: https://sbilanciamoci.info/europe-for-peace/
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PRIME ADESIONI: l’elenco delle prime adesioni: https://sbilanciamoci.info/tacciano-le-armi-negoziato-subito/
Per adesioni: segreteria@retepacedisarmo.org
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Iniziative in Sardegna
Prepariamo la pace: giornata di mobilitazione nazionale il 23 luglio
13.07.22 – Redazione Pressenza Italia
Come Coordinamento provinciale di Cagliari PREPARIAMO LA PACE aderiamo all’ appello del cartello Europe for Peace e della Rete Pace e Disarmo che chiedono congiuntamente che l’Italia si impegni per un immediato cessate il fuoco nella guerra in Ucraina e affinché vengano avviati negoziati verso una conferenza internazionale di pace e dichiarano il 23 luglio giornata nazionale di mobilitazione per la pace in tutte le città italiane.
L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia ha riportato la guerra nel cuore dell’Europa: ha già prodotto decine di migliaia di vittime, minacciando ulteriori drammatiche conseguenze per la vita e il futuro delle popolazioni civili coinvolte, ma anche per l’accesso al cibo e all’energia di centinaia di milioni di persone, per il clima del pianeta, per l’economia europea e globale.
Noi siamo dalla parte delle vittime della guerra in Ucraina e dei pacifisti russi che si battono per porre fine al conflitto militare. Siamo contro l’invio di armi, perché allontanano la pace, aumentando il numero delle vittime.
Non c ‘è nessuna guerra da vincere: noi invece vogliamo vincere la pace, facendo tacere le armi e portando al tavolo del negoziato i rappresentanti del governo ucraino, di quello russo, delle istituzioni internazionali.
La popolazione italiana, nonostante sia sottoposta a una massiccia propaganda da parte della stragrande maggioranza dei media, continua ad essere contraria alla guerra e favorevole al negoziato. A questo la società civile sarda aggiunge la propria indisponibilità ad offrire ampi pezzi del proprio territorio alla preparazione bellica e chiede la sospensione delle esercitazioni e la dismissione dei poligoni militari presenti in Sardegna e la cessazione della produzione di ordigni nella fabbrica RWM di Domusnovas-Iglesias.
Per questo, a oltre 150 giorni dall’inizio della guerra, promuoviamo per il 23 luglio una giornata di mobilitazione a Cagliari in Piazza Garibaldi dalle ore 19,00, in concomitanza con le altre piazze a livello nazionale.
TACCIANO LE ARMI, NEGOZIATO SUBITO!
Al Coordinamento aderiscono:
Comitato sardo No armi-Trattativa subito, Assotziu Consumadoris Sardigna, Confederazione Sindacale Sarda, Cunfederazione Liberos Massaios e Pastores Sardos, Ufficio Studi G. M. Angioy, CASCOM Impresas de Sardigna, ANPI Provincia di Cagliari, Unione Sindacale di Base, Cagliari Social Forum, Cobas Scuola Cagliari, Società della Cura, Movimento Decrescita Felice, ASCE, La Collina, Ambulantando, Movimento Nonviolento Sardegna, Chiesa Ortodossa Italiana, Tavola Sarda della Pace, Amici Pax Christi, ACLI, Comitato Riconversione RWM, Sarditinera Onlus, Comunità i Pani delle Rose, Assemblea Permanente Villacidro, Potere al Popolo, Assemblea per la Democrazia Energetica in Sardegna – ADES, Legambiente Sardegna, Il Manifesto Sardo, ARCI, Associazione Culturale Antonio Gramsci Cagliari, “Biblioteca L’albero del Riccio” Cagliari, Sinistra Autonomia Federalismo, Associazione Italia Cuba Circolo Jose Marti Sinnai, Sardegna Palestina, Comitato Spontaneo di Autodifesa “Sa Defenza”, Democraziaoggi, Aladinpensiero
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Newsletter n.269 del 13 luglio 2022
COL VANGELO, LA POLITICA, IL DIRITTO
Cari amici,
di fronte all’inaudito dolore di un affrontamento in Europa che avevamo scongiurato, di un ritorno alla guerra che avevamo ripudiato, di una alleanza militare nata come “difensiva e geograficamente limitata” che ora dichiara guerra al mondo; di fronte a un ripristino della cortina di ferro che era stata rimossa, di fronte a una cacciata tra i paria della Terra di una civiltà russa che avevamo amato e al preannuncio di uno scontro finale con la Cina incurante di una possibile fine della storia, dobbiamo più che mai abbracciarci al Vangelo che proclama e rende possibile l’amore dei Nemici, e fa dello straniero il nostro prossimo; dobbiamo realizzare la profezia dello scioglimento delle alleanze armate di parte e della loro conversione in una nuova alleanza umana universale di pace, dobbiamo innalzare la politica come strumento non violento, alternativo alla guerra, (e non certo “fondamento” del politico) messo nelle mani dell’uomo per governare la Terra e garantire beni e diritti ai popoli.
Dopo il vertice della NATO a Madrid, tappa ulteriore della insensata corsa verso il nulla, mentre il telescopio spaziale quasi ci mostra il creato al suo sorgere miliardi di anni fa ad opera dell’Amore e della Sapienza divina, vogliamo annotare due cose.
La prima riguarda la Cina, nelle meravigliose parole con cui è stata evocata da papa Giovanni XXIII nella cerimonia dell’invio dei ceri il 2 febbraio 1963: “I grandi popoli dell’Asia Centrale e dell’Estremo Oriente, le cui luci di civiltà conservano indubbie tracce della primitiva divina rivelazione, saranno chiamati un giorno dalla Provvidenza — Noi lo avvertiamo come voce arcana dello spirito — a lasciarsi penetrare dalla luce del Vangelo, che fiammeggiò dai lidi di Galilea, aprendo il libro della nuova storia non di un popolo, o di un gruppo di nazioni, ma di tutto il mondo”.
La seconda riguarda la irrinunciabile opzione della politica per la liberazione dell’uomo, quale è stata espressa da Claudio Napoleoni, che ricordiamo in questi giorni nel 34° anniversario della sua morte (31 luglio 1988). Per lui la politica non aveva nulla a che fare con le competizioni di potere, ma era intesa in modo alto, come sforzo di interpretazione della realtà nella sua interezza e come realizzazione di un obiettivo generale, comprensivo, avente a che fare con la condizione e il destino dell’uomo sulla terra. Nel 1986, in un convegno a Cortona sul tema dell’uscita dal sistema di dominio e di guerra, a Giulio Girardi che gli domandava dove si collocava quando parlava del riscatto dei Paesi del Terzo Mondo, egli rispondeva che il luogo da cui tentava di parlare non era il luogo accademico che gli derivava dalla sua professione, e nemmeno il luogo geopolitico del privilegio, ma era il luogo della politica qui in Occidente, sapendo che se non si vince il dominio, l’alienazione, la guerra che sono annidati al centro del sistema, la liberazione dei popoli (tutti) è destinata a fallire. E aggiungeva: “Io non avrei mai in vita mia affrontato una questione teoretica se non fossi stato spinto a farlo da un interesse politico. Io ho cominciato a ragionare, e ho affrontato le questioni teoretiche solo perché mi consentivano di capire meglio la politica, e posso dire che questa forza che ha avuto la politica come luogo in cui stare e da cui parlare, è naturalmente derivata dal fatto che essa era concepita come lo strumento di una liberazione”.
Che cosa deriva per un soggetto come “Chiesa di tutti Chiesa dei poveri” da queste due cose? La prima è che dobbiamo fare tutto ciò che è in nostro potere per impedire la guerra con la Cina. La seconda è che dobbiamo produrre e determinare una politica capace di rovesciare il corso degli eventi. A tal fine dovremmo operare sull’unico soggetto “sovrano” che è alla portata della nostra azione, che è il nostro Paese, l’Italia. Si potrebbe con un’iniziativa popolare forzarlo con vincolo costituzionale a operare perché il ripudio della guerra in tutte le sue forme, comprese le sanzioni e ogni altra modalità di genocidio, sia fatto proprio da tutti gli Stati della Terra a cominciare dalla definitiva abolizione e interdizione delle armi nucleari e delle altre armi di distruzione di massa. Il nostro Paese dovrebbe riproporre altresì il sistema di sicurezza collettivo previsto dalla Carta dell’ONU con il conseguente superamento delle alleanze militari di parte, propugnare una riduzione graduale e concordata delle spese militari nonché della fabbricazione e del commercio di tutti gli armamenti. L’Italia dovrebbe considerare sua patria la Terra, suo sacro dovere difenderla, suo compito arginare un uso delle risorse lesivo dell’ambiente naturale, suo obiettivo ripristinare l’equilibrio ecologico e salvaguardare le specie viventi. Questa spinta politica si potrebbe esercitare tramutandosi in dovere costituzionale, mediante la promozione dal basso di uno o più emendamenti aggiuntivi, simili a quelli aggiunti alla Costituzione americana, alla XVIII disposizione transitoria e finale della Costituzione repubblicana, che resterebbe pertanto immutata nella sua lodata bellezza.
Tutto ciò si potrebbe discutere in una nuova assemblea di Chiesa di tutti Chiesa dei poveri, in unione fraterna con altri soggetti a ciò disponibili.
Nel sito pubblichiamo un articolo di Stephen Bryen sul fabbisogno di armi per tutte le guerre che si vogliono fare e un articolo di Domenico Gallo sullo snaturamento della NATO che ha adottato a Madrid un nuovo “concetto strategico” aggressivo.
Con i più cordiali saluti
www.chiesadituttichiesadeipoveri.it
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UCRAINA: I CORPI CIVILI DI PACE ACCANTO ALLA RESISTENZA
12 Luglio 2022 by Giampiero Forcesi | su C3dem
Un’intervista di Andrea Tornielli a Lucio Caracciolo per l’Osservatore Romano: “Lavorare subito per un cessate il fuoco tra Russia e Ucraina”. Marco Bentivogli, “I corpi civili di pace accanto alla resistenza” (Domani). Daniele Raineri, “Al fronte in Ucraina poveri e giovanissimi. Così Putin recluta i suoi ‘volontari’” (Repubblica). Micol Flammini, “La guerra lunghissima”, colloquio con il leader ceceno in esilio Akhmed Zakayev (Foglio). Ezio Mauro, “Le due guerre di Putin” (Repubblica). Agostino Giovagnoli, “Il realismo della pace” (Avvenire). Angelo Panebianco, “La Russia e le nostre élite” (Corriere della sera). Uski Audino, “Berlino alla canna del gas” (La Stampa). Tonia Mastrobuoni, “Stop del gas russo. L’Europa prepara i razionamenti” (Repubblica). Claudio Tito, “Ue, l’urgenza di decidere sul gas” (Repubblica). INOLTRE: Maurizio Vaudagna, “La nuova guerra civile americana” (rivista il mulino).
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Estate 2022
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