L’Europa che vogliamo

Il ratto di Europa Mosaico  III sec. d.C BeirutIL CATALOGO “EUROPA”
di Aladin
Oggi, con la guida esperta e sapiente di Licia, iniziamo a pubblicare foto di opere artistiche che hanno come tema l’Europa, progetto che abbiamo chiamato IL CATALOGO “EUROPA”. Per noi è un modo, tra i tanti possibili e praticabili, di partecipare alla campagna elettorale per l’elezione del Parlamento europeo, del 25 maggio prossimo. L’arte ci parla, si dice che l’Europa non è un’invenzione, Viene da lontano e anche per il suo consolidarsi nella storia deve continuare a proporsi. Oggi l’Europa che è stata costruita nei secoli è comunque un’entità identitaria che, solo per riferirci ai tempi più vicini, è passata da terra di guerre a terra di pace, di assenza di conflitti cruenti, sebbene non in toto, se solo pensiamo ai conflitti balcanici e ai più recenti avvenimenti ukrainici. Tuttavia, anche considerate tali situazioni, l’Europa costruita dopo la seconda guerra mondiale ha consentito sostanzialmente 70 anni di apprezzabile pace e relativa prosperità. Oggi quest’Europa, concretizzatasi istituzionalmente nell’Unione Europea, è sì una grande potenza economica mondiale, ma una piccola entità politica, di scarso peso politico nello scenario mondiale, proprio perchè non compiuta rispetto alle indicazioni dei suoi padri fondatori e, diciamo noi, alle esigenze di una grande entità democratica, anzi negli ultimi anni è preda di una crescente crisi di coesione, oltre che economica. Delle quali crisi fanno le spese soprattutto i ceti popolari, compresi i ceti medi in via di crescente impoverimento. Le rilevazioni dell’Eurobarometro ci dicono che viene progressivamente meno il consenso popolare alle politiche dell’Unione Europea, appunto dominate da scelte di austerità a carico dei ceti meno abbienti. Pur tuttavia le stesse rilevazioni registrano un perdurante nonchè cospicuo consenso all’idea e alla necessità dell’Europa. Dunque gli europei dicono che non dobbiamo disfare l’Europa, quanto invece cambiarla correggendone radicalmente le politiche in favore dei ceti popolari e pertanto aumentare democrazia e benessere diffuso. Per queste finalità, diciamo noi, occorre ripensare l’Europa come Europa dei popoli, attraverso realizzazioni federali, nelle quali siano previste e rispettate le diversità come ricchezza. Quella ricchezza che, fatta convivere e sviluppare in una casa comune, costituisce l’originalità di un’organizzazione sociale nella quale vale la pena vivere con civiltà. Per tutto questo anche l’Arte ci aiuta e costituisce un potente strumento salvifico.
Aladin
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L’Europa che vogliamo. Un quasi resoconto di un dibattito e una dichiarazione
Félix Vallotton (Losanna 1865-1925) il ratto d' Europaape-innovativadi Franco Meloni
Pochi giorni fa in un interessante dibattito su “l’Europa: il suo futuro e le elezioni del 25 maggio”, organizzato dalla “Fondazione Solidarietà e Diritti Luca Raggio”, Marco Pignotti, docente universitario di storia contemporanea, ha affermato che in fondo dobbiamo essere grati ai movimenti populisti, notoriamente su posizioni euroscettiche, quandanche decisamente avversari dell’Unione Europea e contrari all’euro, nella misura in cui hanno portato l’Europa e le sue problematiche all’attenzione dell’opinione pubblica europea. Il professore, convinto europeista e decisamente critico rispetto alle posizioni di detti movimenti (fortemente eterogenei e complessivamente minoritari ma consistenti, tanto che a detta di autorevoli politologi conquisteranno intorno ai 200 seggi del Parlamento europeo), ha espresso forti critiche anche sulle politiche dei partiti maggioritari europeisti, particolarmente dei partiti di sinistra, a cui peraltro si è dichiarato vicino. All’osservazione di una partecipante secondo cui in Italia il dibattito sulle imminenti elezioni europee ha valenza prevalentemente interna, Pignotti ha ribadito che quelle del 25 maggio sono comunque le elezioni europee tra tutte quelle finora indette nelle quali si parla maggiormente di Europa, con una vivace campagna elettorale caratterizzata da giudizi in prevalenza negativi sull’Unione Europea, tanto da oscurare quanto di buono la stessa ha comunque fatto, che in un onesto bilanciamento tra i diversi aspetti è decisamente preponderante. C’è molta timidezza e scarso convincimento nel riproporre la bontà delle scelte europeiste, evidentemente superando le impostazioni economiciste che hanno caratterizzato le politiche europee degli ultimi decenni, nei quali il processo di integrazione politica ha subito battute d’arresto e sostanziali indietreggiamenti rispetto alle indicazioni e alle speranze originarie dei padri europeisti e del Manifesto di Altiero Spinelli. Sugli aspetti economici si è soffermato Stefano Usai, docente universitario di economia internazionale, che ha giudicato come disastrosa per l’Italia l’eventuale fuoriuscita dalla moneta unica, argomentando, dati alla mano, come i costi di tale decisione sarebbero decisamente superiori ai benefici, soprattutto nel medio e lungo termine. Le superpotenze attuali ed emergenti, Stati Uniti e Cina in primis, hanno interesse che l’Europa torni a frazionarsi e a costituire un mercato più docile rispetto alle loro esportazioni. Si tratta invece di correggere le politiche economiche europee orientandole verso una maggiore integrazione e salvaguardia delle fasce deboli delle popolazioni e soprattutto spingere verso una effettiva integrazione politica. Usai ha rammentato come le indagini dell’Eurobarometro segnalino da una parte un preoccupante forte calo di fiducia nelle istituzioni europee, dall’altra in misura decisamente maggioritaria il convincimento che non bisogna uscire dall’Europa, quanto di costruirla in modo diverso. Francesco Sitzia, docente universitario di diritto romano e politico fortemente impegnato nella società civile specie sul versante formativo, ha lamentato il fatto che nel dibattito sull’Europa, comunque insufficiente, prevalgano posizioni manichee: o sì o no. Mentre c’è bisogno di affrontare le tematiche in modo ragionato, tenendo conto di tutte le possibili sfaccetature. Problemi complessi sono invece banalizzati e ridotti appunto a quesiti riduttivi. In questo modo oltre che favorire il disimpegno e la deresponsabilizzazione, si perpetua un sostanziale qualunquismo sia quando prevalgono i consensi europeisti (come in passato), sia quando prevalgono gli antieuropeisti o comunque gli euroscettici (come nella fase attuale). Non bisogna certo scoraggiarsi, ha ripetuto più volte Francesco Sitzia, ma, citando il cardinale Martini: prendiamo atto che le persone al mondo vanno dividendosi tra “i pensanti e i non pensanti”, con una tendenziale prevalenza di questi ultimi. E allora, data questa situazione: dove andrà a finire la democrazia? Noi dobbiamo contrastare questa deriva.
Le relazioni e il dibattito hanno espresso una quantità di altri contributi. Di questi solo alcuni sono riportati in questa sintesi. Il coordinatore del Seminario Gianluca Scroccu, presidente della Fondazione Solidarietà e Diritti Luca Raggio, ha annunciato che i contributi completi dei tre relatori saranno contenuti in una pubblicazione della Fondazione, di prossima ravvicinata uscita e ha comunque annunciato ulteriori iniziative di dibattito sull’Europa, tra le quali la prossima sulla figura di Andrea Raggio, eminente politico sardo, recentemente scomparso, anche in relazione al ruolo da lui svolto in qualità di parlamentare europeo rappresentante della Sardegna.
Molti sono dunque i temi da approfondire. Le elezioni del 25 maggio sulle quali pesa come un macigno la mancanza dell’autonoma circoscrizione elettorale sarda, presenteranno altre occasioni di confronto. Ma certo il bello verrà dopo il 25 maggio.
Per quanto ci riguarda come Aladinews siamo rispettosi di tutte le posizioni politiche, comprese quelle dell’astensione, e siamo disponibili ad ospitare le ragioni di tutti.
Rispetto alla contingenza elettorale, differenziandoci dalle scelte di schieramento a cui propendono i relatori del Seminario, dichiariamo che la Lista Tsipras appare a noi della Redazione come quella più coerente con una nostra posizione critica sulle attuali politiche dominanti dell’Unione Europea, ma fortemente europeista che vuole la costruzione di un’Europa diversa e migliore, l’Europa dei popoli, integrata politicamente in una vera federazione rispettosa delle diversità, come quella della Sardegna, che ne costituiscono fondamentale ricchezza.
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Nel riquadro Il ratto d’Europa, Felix Vallotton
Félix Vallotton (Losanna 1865-1925) il ratto d' Europa
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Bomeluzo Festa Europa 2014
Il 9 maggio Festa dell’Europa
Il sito fb dell’evento a cura della RAS
Festa Eu2014 RAS
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Europa e ToroZeus

2 Responses to L’Europa che vogliamo

  1. […] Parlamento Europeo e per la prima volta si elegge anche il presidente della Commissione europea. Sconforta rilevare come sussista una generalizzata ignoranza che il voto per l’Europa abbia una ri…. Sembra importare poco che da queste elezioni deriverà il nuovo assetto delle politiche economiche […]

  2. […] Parlamento Europeo e per la prima volta si elegge anche il presidente della Commissione europea. Sconforta rilevare come sussista una generalizzata ignoranza che il voto per l’Europa abbia una ri…. Sembra importare poco che da queste elezioni deriverà il nuovo assetto delle politiche economiche […]

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