Monumenti chiusi. Liberate la villa Pattarozzi!
Il declino di villa Pattarozzi. Ci vorrebbe un consistente restauro per riportarla agli antichi splendori e a un suo appropriato utilizzo, ma intanto liberatela da erbacce, zecche, ratti e altri ospiti indesiderati!
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Auspichiamo che quanto prima la villa possa essere restaurata e ricuperata alle sue funzioni (abitative o di rappresentanza). Ma, a quanto se ne sa – anche sulla base dell’articolo di Pietro Picciau su L’Unione Sarda, che abbiamo ripreso da ComuneCagliariNews.it – spetta ai proprietari privati intervenire. Intanto però è intollerabile lo stato di abbandono del giardino di pertinenza della villa, colonizzato da erbacce e, a quanto dicono gli abitanti delle case adiacenti, abitato da zecche, ratti e altri ospiti poco piacevoli. Sulla base della propria recente ordinanza il Sindaco deve intervenire per ingiungere ai proprietari di provvedere a che si facciano le pulizie del giardino, mettendolo in sicurezza rispetto ai pericoli di incendi. Nulla sappiamo delle condizioni della villa. A prescindere dai diritti di proprietà, la cittadinanza ha diritto di sapere e di verificare se la villa possa essere restituita al suo antico splendore, come sarebbe bene e giusto.
Fonte delle informazioni: L’Unione Sarda. Articolo ripreso da ComuneCagliariNews, 3 marzo 2014. LA CITTÀ DIMENTICATA. Erbacce e giardino in abbandono nella residenza (1897) del Corso. La progettò Dionigi Scano e vi soggiornò Tommaso Marinetti - segue -
L’angelo bianco che svetta solitario e maestoso sopra l’imponente decorazione neoclassica sembra impennarsi verso il cielo e offrirsi allo sguardo di chi giunge dalla salita di via Pola. È l’immagine-cartolina della villa Congiu-Pattarozzi che, negli anni Trenta del secolo scorso, ha affascinato il poeta Filippo Tommaso Marinetti. Il fondatore del Futurismo era spesso ospite del proprietario Gaetano, figlio dell’avvocato Mario Pattarozzi, marito di Maria Cocco Ortu, nipote quest’ultima di Clotilde Cocco Ortu e Luigi Congiu. Marinetti e Gaetano erano amici, e villa Congiu-Pattarozzi una residenza dell’alta borghesia che Dionigi Scano progettò nel 1897 seguendo il modello delle residenze signorili dell’epoca, che avevano in genere un comune tratto distintivo: ricca cancellata in ferro, un grande giardino, la facciata della dimora simmetrica in stile classico, aperture ornate verso i piani più alti dove una figura – un angelo di gusto simbolista – dominava sopra tutto e tutti.
LA SCELTA Il nuovo ceto imprenditoriale cagliaritano decise negli anni a cavallo tra l’Ottocento e il Novecento di costruire le loro distinte residenze – edificate in modo da mettere in evidenza lo status sociale dei proprietari – in zone cittadine un po’ isolate, non ancora urbanizzate. Erano circondate da grandi giardini ma non si trattava di fattorie o aziende agricole: semmai, come villa Congiu-Pattarozzi, di dimore ampie e lussuose.
L’IMPATTO Chi oggi s’affaccia dalla cancellata che dà sul corso Vittorio Emanuele 437 – due ringhiere laterali e un cancello centrale arrugginiti – deve farsi largo attraverso gli strappi di un drappo nero, applicato per negare la vista dell’interno ai curiosi. L’impatto con la maestosità della costruzione è irresistibile. Chi s’accosta e osserva non immagina certo il primo proprietario – Luigi Congiu, deputato e sottosegretario all’Agricoltura prima dell’avvento del Fascismo e cognato di Francesco Cocco Ortu, tra i fondatori de L’Unione Sarda – né Marinetti e Gaetano Pattarozzi che discettano di poesia negli anni del Futurismo. Più semplicemente, e con un pizzico di delusione, il passante prende atto dello stato di abbandono dell’ampio giardino che, occupando i 6.700 metri del terreno e circondando i 700 metri quadrati della villa, la casa del custode, un deposito e un garage confina con l’oratorio dei Salesiani.
IL RICOVERO Il viale che conduce alla dimora è in salita – ideale prosecuzione dell’erta finale di via Pola – ed è circondato da cespugli, piante spoglie e alte palme quasi addossate ai muri delle costruzioni laterali. Chissà dov’è il ricovero scavato nella roccia, divenuto durante la guerra un rifugio per il personale in servizio alla prefettura (i funzionari alloggiavano nei due piani della villa): fu costruito nel maggio del 1944 ed era lungo poco più di 37 metri.
GLI INQUILINI Al centro e in lontananza svetta la villa con i suoi tre saloni interni, le cucine, le otto camere da letto, i cinque bagni. Quel che chiunque può notare dall’ingresso del corso Vittorio Emanuele sono le architetture classiche disegnate da Dionigi Scano. L’aspetto dimesso della costruzione prevale e contrasta con l’idea di maestosità che, in prima battuta, chiunque registra quando la dimora si offre alla vista.
La villa (alcuni anni fa al centro di una lunga trattativa di vendita) ha avuto nei decenni diversi inquilini. Durante l’ultima guerra ha ospitato la prefettura, successivamente la Banca d’Italia e l’ufficio regionale del lavoro. Per vent’anni (1968-1988) vi ha dimorato il rappresentante del governo presso la Regione e fino al 1999 la Regione.
Pietro Picciau, L’Unione Sarda (articolo ripreso da CagliariComuneNews)
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Ordinanza del sindaco: eliminare le sterpaglie e pulire i terreni
ComuneCagliariNews.it, 30 maggio 2014, 15:21
Prevenire gli incendi dal 15 giugno al 15 ottobre con la manutenzione e pulizia del territorio che deve essere fatta quando necessario
Il Sindaco di Cagliari Massimo Zedda ha firmato l’Ordinanza n.21 del 30 maggio 2014 contenente le prescrizioni antincendio e gli obblighi di manutenzione e pulizia dei terreni incolti ai fini della tutela dell’incolumità e dell’igiene pubblica.
I proprietari, i conduttori e i detentori a qualsiasi titolo di terreni appartenenti a qualunque categoria d’uso del suolo, siano essi privati o di enti pubblici, nonché i responsabili di cantieri edili e stradali, i responsabili di strutture turistiche, artigianali e commerciali, con annesse aree pertinenziali private, devono procedere agli interventi di pulizia e manutenzione entro e non oltre il prossimo 15 giugno 2014 e, successivamente, ogni qualvolta necessario fino al 15 ottobre 2014.
Deve essere pertanto garantita la perfetta pulizia dei luoghi con lo sfalcio dell’erba, la potatura delle siepi, il taglio delle piante, di rami, di fieno, delle sterpaglie e della vegetazione incolta e lo sfalcio di tutta la vegetazione secca, anche in aree coltivate. Il taglio di radici e di parti aree di piante, la rimozione dello sfalcio e dei tagli nonché la manutenzione e lo spurgo, con eventuali opere di risagomatura, dei fossi, dei canali di scolo e delle cunette
Ai contravventori, salvo che il fatto non costituisca reato e fatta salva l’applicazione delle sanzioni previste dall’articolo 10 della L.353/2000 e dalla specifica normativa di settore, sarà applicata una sanzione amministrativa pecuniaria da un minimo di €. 25,00 a un massimo di €. 500,00.
In caso di inadempienza, l’amministrazione comunale procederà d’ufficio alla manutenzione e pulizia addebitando le spese ai soggetti inadempienti.
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