Ma si può parlar male di Garibaldi?

FronteGaribaldiSui Savoia e dintorni
di Francesco Casula
Ma si può parlar male di Garibaldi?
Storicamente, l’esule di Caprera, è sempre stato osannato, unanimisticamente: a destra come a sinistra e al centro. Così durante il ventennio fu santificato ed eletto come padre putativo di Mussolini e del regime e dunque fu “fascista”. Alle elezioni politiche del ’48 la sua icona fu scelta come simbolo elettorale del Fronte popolare e dunque divenne socialcomunista. Negli anni 80 fu esaltato da Spadolini e dunque divenne repubblicano. Craxi lo considerò “come il difensore della libertà e dell’emancipazione sociale” e divenne socialista. Fu persino rivendicato da Piccoli che lo fece dunque diventare democristiano. Ecco è proprio questo unanimismo, intorno al personaggio simbolo del Risorgimento che non convince. E’ questa intercambiabilità ideologica dei suoi “eroi” che rende sospetti. Ecco perché bisogna iniziare a fare le bucce al Risorgimento, iniziando a sottoporre a critica rigorosa tutta la pubblicistica tradizionale. – segue - Per ristabilire, un po’ di verità storica occorrerebbe infatti, messa da parte l’agiografia patriottarda e italiota, andare a spulciare fatti ed episodi che hanno contrassegnato, corposamente e non episodicamente, il Risorgimento e Garibaldi: Bronte e Francavilla per esempio. Che non sono si badi bene, episodi né atipici né unici né lacerazioni fuggevoli di un processo più avanzato. Ebbene, a Bronte come a Francavilla vi fu un massacro, fu condotta una dura e spietata repressione nei confronti dei contadini meridionali, rei di aver creduto agli Editti Garibaldini che avevano decretato la restituzione delle terre demaniali usurpate dai baroni, a chi avesse combattuto per l’Unità d’Italia. Così le carceri di Franceschiello, appena svuotate, si riempirono in breve e assai più di prima. La grande speranza meridionale ottocentesca, quella di avere da parte dei contadini una porzione di terra, fu soffocata nel sangue e nella galera. E la loro atavica, antica e spaventosa miseria continuò. Anzi: aumentò a dismisura. I mille andarono nel Sud semplicemente per “traslocare”, manu militari, il popolo meridionale, dai Borboni ai Piemontesi. Altro che liberazione!

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