Reddito di cittadinanza? Per finanziarlo si può attingere dal Fondo Sociale Europeo (FSE). Ma non basta.
Reddito di cittadinanza? Per finanziarlo si può attingere dal Fondo Sociale Europeo (FSE). Ma non basta.
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19. REDDITO DI CITTADINANZA E PENSIONE DI CITTADINANZA
Reddito di cittadinanza
Il reddito di cittadinanza è una misura attiva rivolta ai cittadini italiani al fine di reinserirli nella vita sociale e lavorativa del Paese. Garantisce la dignità̀ dell’individuo e funge da volano per esprimere le potenzialità lavorative del nostro Paese, favorendo la crescita occupazionale ed economica. La misura si configura come uno strumento di sostegno al reddito per i cittadini italiani che versano in condizione di bisogno; l’ammontare dell’erogazione è stabilito in base alla soglia di rischio di povertà calcolata sia per il reddito che per il patrimonio. L’ammontare è fissato in 780,00 Euro mensili per persona singola, parametrato sulla base della scala OCSE per nuclei familiari più numerosi. Al fine di consentire il reinserimento del cittadino nel mondo del lavoro, l’erogazione del reddito di cittadinanza presuppone un impegno attivo del beneficiario che dovrà aderire alle offerte di lavoro provenienti dai centri dell’impiego (massimo tre proposte nell’arco temporale di due anni), con decadenza dal beneficio in caso di rifiuto allo svolgimento dell’attività lavorativa richiesta. La misura si basa su due direttrici guida che sono da un lato la tipologia di professionalità del lavoratore in questione e dall’altro la sinergia con la strategia di sviluppo economico mirato all’obiettivo della piena occupazione, innescata dalle politiche industriali volte a riconvertire i settori produttivi, così da sviluppare la necessaria innovazione per raggiungere uno sviluppo di qualità. Tale percorso prevede un investimento di 2 miliardi di euro per la riorganizzazione e il potenziamento dei centri per l’impiego che fungeranno da catalizzatore e riconversione lavorativa dei lavoratori che si trovano momentaneamente in stato di disoccupazione. La pianificazione di un potenziamento generale di tutti i centri per l’impiego sul territorio nazionale è finalizzata a: incrementare la presenza, efficienza e qualità dei servizi per l’impiego; identificare e definire idonei standard di prestazione dei servizi da erogare; adeguare i livelli formativi del personale operante. Andrà avviato un dialogo nelle sedi comunitarie al fine di applicare il provvedimento A8-0292/2017 approvato dal Parlamento europeo lo scorso 6 ottobre 2017, che garantirebbe l’utilizzo del 20% della dotazione complessiva del Fondo Sociale Europeo (FSE) per istituire un reddito di cittadinanza anche in Italia (unico paese europeo oltre la Grecia a non prevedere tale misura), anche invitando la Commissione europea a monitorare specificamente l’utilizzo del FSE per la lotta alla povertà e all’esclusione sociale.
Pensione di cittadinanza
È necessario assegnare una pensione di cittadinanza a chi vive sotto la soglia minima di povertà. La nostra proposta è rappresentata da un’integrazione per un pensionato che ha un assegno inferiore ai 780,00 euro mensili, secondo i medesimi parametri previsti per il reddito di cittadinanza.
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LA CRITICA
Reddito di cittadinanza, dalla Ue una dote «micro» e solo dopo aver rinegoziato tutti i programmi
– di Giuseppe Chiellino 17 maggio 2018 su Il Sole 24 ore.com
In linea di principio attingere al Fondo sociale europeo per finanziare il reddito di cittadinanza è possibile e, come ricorda la bozza del “contratto di governo” tra Lega e M5S, è un auspicio del Parlamento europeo che in una risoluzione non vincolante a ottobre ha “invitato” la Commissione europea a monitorare che il 20% della dotazione complessiva del Fse sia destinata realmente alla lotta contro la povertà e l’esclusione sociale. Ma questo è già previsto. Anche l’Italia, per i sette anni della programmazione 2014-2020 ha destinato 2,3 miliardi a questo capitolo su 10,2 della dote Fse. Fin qui, dunque, nulla di nuovo.
È quando si prova a passare alla pratica che questo punto del “contratto” mostra tutta la sua fragilità. Prima di tutto sulle cifre: per il reddito di cittadinanza è prevista una spesa annua di 17 miliardi. Dalla dote europea del Fse se ne possono prelevare poco meno di 330 che diventano 500 con il cofinanziamento nazionale: meno del 3%, briciole. Se poi si considera che già a fine 2017 più di un terzo di queste risorse era impegnato in progetti già avviati e circa il 10% era già stato speso, è evidente che la copertura europea si è ulteriormente assottigliata e continuerà a ridursi ancora.
Ma l’ostacolo principale ad utilizzare i fondi europei per il reddito di cittadinanza non è solo nell’esiguità dell’importo disponibile: se anche tutta la dote Fse di sette anni fosse destinata allo scopo, non basterebbe a coprire i costi di un solo anno della misura. Il problema vero è che per dirottare qualsiasi importo del Fse al reddito di cittadinanza bisognerebbe rinegoziare uno per uno tutti i programmi operativi regionali (Por) e nazionali (Pon) definiti tra il 2013 e il 2014 tra regioni (o ministeri), governo nazionale e Commissione Ue, le basi su cui poggia ogni programma di spesa. «Un lavoro di una complessità estrema, sia dal punto di vista politico che amministrativo» spiegano alla Dg Occupazione a cui compete la gestione del Fse. «E se anche con una bacchetta magica tutti i programmi operativi italiani fossero per incanto rinegoziati, la cifra ottenuta sarebbe tutt’altro che risolutiva».
Diverso potrebbe essere per il futuro, il post-Brexit, di cui proprio in questi giorni si stanno discutendo cifre e regole. Il prossimo governo italiano potrebbe negoziare con la Ue una quota più ampia del Fse per l’inclusione sociale. Nonostante i tagli, grazie ai nuovi coefficienti, l’Italia non dovrebbe perdere risorse. Ma qui l’orizzonte si sposta almeno al 2021: prima niente da fare. Senza contare che la Commissione si sta già muovendo e in altre direzioni. Con il regolamento per il Fse che sarà presentato il 30 maggio e di cui ieri l’Ansa ha anticipato alcuni contenuti, Bruxelles vuole trasformare il Fondo sociale in un incentivo per gli Stati membri a realizzare le riforme strutturali sollecitate ogni anno con le raccomandazioni specifiche per Paese. La gestione delle risorse verrebbe sottratta alle regioni e affidata ai governi centrali, prospettiva contro cui si è già pronunciato il Comitato delle Regioni. La bozza circolata ieri indica genericamente “una somma adeguata” da destinare alle riforme strutturali.
Va segnalato, infine, che il passaggio del contratto relativo al reddito di cittadinanza e al Fondo sociale europeo e che qui riportiamo integralmente, risulta incompleto: «Andrà avviato un dialogo nelle sedi comunitarie al fine di applicare il provvedimento A8-0292/2017 approvato dal Parlamento europeo lo scorso 6 ottobre 2017, che garantirebbe l’utilizzo del 20% della dotazione complessiva del Fondo Sociale Europeo per istituire un reddito di cittadinanza anche in Italia (unico paese europeo oltre la Grecia a non prevedere tale misura) anche invitando la Commissione europea a monitorare specificamente l’utilizzo del FSE per la lotta alla povertà e all’esclusione sociale, nonché a valutare esaminare, nella prossima revisione del regolamento recante disposizioni comuni sui Fondi strutturali (regolamento (UE) n. 1303/2013)».
La lunga frase, ripresa in parte dalla risoluzione dell’Europarlamento, dopo una evidente ripetizione, si perde e non chiude il concetto. Ecco l’intero passaggio al punto 3 della risoluzione: «Il Parlamento europeo… sottolinea l’importanza di finanziamenti pubblici adeguati a favore dei regimi di reddito minimo; invita la Commissione a monitorare specificamente l’utilizzo del 20 % della dotazione complessiva dell’FSE destinato alla lotta contro la povertà e l’esclusione sociale, nonché a esaminare, nella prossima revisione del regolamento recante disposizioni comuni sui Fondi strutturali (regolamento (UE) n. 1303/2013) e, in particolare, nel quadro del Fondo sociale europeo e del programma dell’UE per l’occupazione e l’innovazione sociale (EaSI), le possibilità di finanziamento per aiutare ciascuno Stato membro a istituire un regime di reddito minimo, ove inesistente, o a migliorare il funzionamento e l’efficacia dei sistemi esistenti;»
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1. CONTRATTO PER IL GOVERNO DEL CAMBIAMENTO
2.3 CONTRATTO PER IL GOVERNO DEL CAMBIAMENTO | Il presente contratto è sottoscritto: dal Signor Luigi Di Maio Capo Politico del “MoVimento 5 Stelle” e dal Signor Matteo Salvini Segretario Federale della Lega AUTENTICAZIONE DELLE FIRME a norma dell’articolo 21, comma 2, del d.P.R. 28 dicembre 2000, n. 445, certifico che sono vere e autentiche le firme apposte in mia presenza dal sig. Luigi Di Maio, nato a Avellino il 6 luglio 1986, domiciliato in _________________________________ ______________________________, da me identificato con il seguente documento: _________________________, n____________________, rilasciato da _____________ ____________________________ e dal Sig. Matteo Salvini, nato a Milano il 9 marzo 1973, domiciliato in _____________________________________ ______________________, da me identificato con il seguente documento: _________________________, n____________________, rilasciato da _____________ _________________________. I sottoscrittori sono stati preventivamente ammoniti sulla responsabilità penale nella quale possono incorrere in caso di dichiarazione mendace. Roma, addì ________________2018 Firma leggibile (nome e cognome per esteso) e qualifica del pubblico ufficiale che procede all’autenticazione Ai sensi dell’articolo 65 del d.lgs. 30 giugno 2003, n. 196, i dati contenuti nel presente modulo saranno utilizzati per le sole finalità previste dal d.P.R. 30 marzo 1957, n. 361, e successive modificazioni, dal d.lgs. 20 dicembre 1993, n. 533, nonché dalla legge 27 dicembre 2001, n. 459, secondo le modalità a ciò strettamente collegate.
(omissis)
19. REDDITO DI CITTADINANZA E PENSIONE DI CITTADINANZA
Reddito di cittadinanza
Il reddito di cittadinanza è una misura attiva rivolta ai cittadini italiani al fine di reinserirli nella vita sociale e lavorativa del Paese. Garantisce la dignità̀ dell’individuo e funge da volano per esprimere le potenzialità lavorative del nostro Paese, favorendo la crescita occupazionale ed economica. La misura si configura come uno strumento di sostegno al reddito per i cittadini italiani che versano in condizione di bisogno; l’ammontare dell’erogazione è stabilito in base alla soglia di rischio di povertà calcolata sia per il reddito che per il patrimonio. L’ammontare è fissato in 780,00 Euro mensili per persona singola, parametrato sulla base della scala OCSE per nuclei familiari più numerosi. Al fine di consentire il reinserimento del cittadino nel mondo del lavoro, l’erogazione del reddito di cittadinanza presuppone un impegno attivo del beneficiario che dovrà aderire alle offerte di lavoro provenienti dai centri dell’impiego (massimo tre proposte nell’arco temporale di due anni), con decadenza dal beneficio in caso di rifiuto allo svolgimento dell’attività lavorativa richiesta. La misura si basa su due direttrici guida che sono da un lato la tipologia di professionalità del lavoratore in questione e dall’altro la sinergia con la strategia di sviluppo economico mirato all’obiettivo della piena occupazione, innescata dalle politiche industriali volte a riconvertire i settori produttivi, così da sviluppare la necessaria innovazione per raggiungere uno sviluppo di qualità. Tale percorso prevede un investimento di 2 miliardi di euro per la riorganizzazione e il potenziamento dei centri per l’impiego che fungeranno da catalizzatore e riconversione lavorativa dei lavoratori che si trovano momentaneamente in stato di disoccupazione. La pianificazione di un potenziamento generale di tutti i centri per l’impiego sul territorio nazionale è finalizzata a: incrementare la presenza, efficienza e qualità dei servizi per l’impiego; identificare e definire idonei standard di prestazione dei servizi da erogare; adeguare i livelli formativi del personale operante. Andrà avviato un dialogo nelle sedi comunitarie al fine di applicare il provvedimento A8-0292/2017 approvato dal Parlamento europeo lo scorso 6 ottobre 2017, che garantirebbe l’utilizzo del 20% della dotazione complessiva del Fondo Sociale Europeo (FSE) per istituire un reddito di cittadinanza anche in Italia (unico paese europeo oltre la Grecia a non prevedere tale misura), anche invitando la Commissione europea a monitorare specificamente l’utilizzo del FSE per la lotta alla povertà e all’esclusione sociale.
Pensione di cittadinanza
È necessario assegnare una pensione di cittadinanza a chi vive sotto la soglia minima di povertà. La nostra proposta è rappresentata da un’integrazione per un pensionato che ha un assegno inferiore ai 780,00 euro mensili, secondo i medesimi parametri previsti per il reddito di cittadinanza.
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Versione vecchia
18. REDDITO DI CITTADINANZA E PENSIONE DI CITTADINANZA
Reddito di cittadinanza
Il reddito di cittadinanza è una misura attiva rivolta ai cittadini italiani al fine di reinserirli nella vita sociale e lavorativa del Paese. Garantisce la dignità̀ dell’individuo e funge da volano per esprimere le potenzialità lavorative del nostro Paese, favorendo la crescita occupazionale ed economica.
La misura si configura come uno strumento di sostegno al reddito per i cittadini italiani che versano in condizione di bisogno; l’ammontare dell’erogazione è stabilito in base alla soglia di rischio di povertà calcolata sia per il reddito che per il patrimonio. L’ammontare è fissato in 780,00 Euro mensili per persona singola, parametrato sulla base della scala OCSE per nuclei familiari più numerosi. A tal fine saranno stanziati 17 miliardi annui.
Al fine di consentire il reinserimento del cittadino nel mondo del lavoro, l’erogazione del reddito di cittadinanza presuppone un impegno attivo del beneficiario che dovrà aderire alle offerte di lavoro provenienti dai centri dell’impiego (massimo tre proposte nell’arco temporale di due anni), con decadenza dal beneficio in caso di rifiuto allo svolgimento dell’attività lavorativa richiesta.
La misura si basa su due direttrici guida che sono da un lato la tipologia di professionalità del lavoratore in questione e dall’altro la sinergia con la strategia di crescita economica mirata all’obiettivo della piena occupazione, innescata dalle politiche industriali volte a riconvertire i settori produttivi, così da sviluppare la necessaria innovazione per raggiungere uno sviluppo di qualità.
Tale percorso prevede un investimento di 2 miliardi di euro per la riorganizzazione e il potenziamento dei centri per l’impiego che fungeranno da catalizzatore e riconversione lavorativa dei lavoratori che si trovano momentaneamente in stato di disoccupazione.
La pianificazione di un potenziamento generale di tutti i centri per l’impiego sul territorio nazionale è finalizzata a: incrementare la presenza, efficienza e qualità dei servizi per l’impiego; identificare e definire idonei standard di prestazione dei servizi da erogare; adeguare i livelli formativi del personale operante.
Andrà avviato un dialogo nelle sedi comunitarie al fine di applicare il provvedimento A8- 0292/2017 approvato dal Parlamento europeo lo scorso 6 ottobre 2017, che garantirebbe l’utilizzo del 20% della dotazione complessiva del Fondo Sociale Europeo (FSE) per istituire un reddito di cittadinanza anche in Italia (unico paese europeo oltre la Grecia a non prevedere tale misura), anche invitando la Commissione europea a monitorare specificamente l’utilizzo del FSE per la lotta alla povertà e all’esclusione sociale.
Pensione di cittadinanza
È necessario assegnare una pensione di cittadinanza a chi vive sotto la soglia minima di povertà.
La nostra proposta è rappresentata da un’integrazione per un pensionato che ha un assegno inferiore ai 780,00 euro mensili, secondo i medesimi parametri previsti per il reddito di cittadinanza.
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