Contus de Stampaxi. Zio Nino, il Repubblicano.
Giusto oggi i nostri amici nazionalisti senza attendere adempimenti burocratici dello stato oppressore potrebbero chiamare il corso Vittorio Emanuele corso Martiri di Palabanda,come ci ha insegnato zio Nino. [emmegir]
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Zio Nino era decisamente un’anomalia per la nostra famiglia, cattolicissima e ovviamente in politica democristiana. Infatti era ex partigiano, comunista e naturalmente avverso ai preti. Viveva in Toscana dove aveva messo su famiglia. Tuttavia era attaccatissimo alla sua terra sarda, a Cagliari e alla famiglia d’origine, in particolare a sua sorella Annetta, mia madre, la più piccola di cinque tra fratelli (tre) e sorelle (due). Come si usava all’epoca tra zio Nino e mamma vi erano frequentissimi rapporti epistolari, a dire il vero soprattutto da parte di zio Nino che scriveva di regola una lettera a settimana, alle quali mamma rispondeva con meno solerzia. [segue] Nel giugno 1946 si celebrò il referendum per la scelta dell’assetto istituzionale dello
Stato: Repubblica o Monarchia? Come si sa i conteggi finali decretarono la vittoria della Repubblica e l’esilio del re Umberto, ultimo regnante di Casa Savoia, anche se in Sardegna prevalse una maggioranza monarchica. Non so come votarono i miei familiari. So di certo che del risultato complessivo in campo nazionale fu arcicontento lo zio Nino, che in uno dei rari passaggi a Cagliari, successivo all’esito referendario, offrì da bere a tutto il rione. Dopo questa venuta a Cagliari i rapporti epistolari tra mamma e lo zio Nino cessarono del tutto. Zio Nino non scriveva più. Passati tre mesi mamma si preoccupò e per il tramite di un comune conoscente raggiunse lo zio per sapere cosa fosse successo. Lo zio fece sapere di aver regolarmente inviato le lettere settimanali a mia mamma e di non essersi oltremodo preoccupato. Aggiunse un particolare: ligio all’esito referendario dalla data di proclamazione della Repubblica aveva indirizzato la corrispondenza a mia mamma in Corso della Repubblica e non più in Corso Vittorio Emanuele II. Per lui la Casa Savoia era stata cancellata dal Referendum e non occorreva alcun ulteriore provvedimento amministrativo perché se ne traessero le conseguenze!
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