Monthly Archives: giugno 2019

Che succede?

c3dem_banner_04BECCHETTI E GIOVANNINI: “SCEGLIAMO FUTURO”
19 Giugno 2019 by Forcesi | su C3dem.
Leonardo Becchetti e Enrico Giovannini, “Scegliamo futuro” (Avvenire). Thomas Piketty, “L’illusione del potere verde” (Repubblica). Sabino Cassese, “Il tramonto della rappresentanza” (Corriere della sera). Claudio De Vincenti, “La flat tax difetta di equità e di efficienza” (Sole 24 ore). Linda Laura Sabbadini, “La povertà travolge i più giovani” (La Stampa). Chiara Saraceno, “E il Nord scopre che aumentano i nuovi poveri” (Repubblica). Virman Cusenza, “Raggi incapace, Roma muore” (Messaggero). PARTITO DEMOCRATICO: Enrico Morando, “Il compito del Pd: bilancio dell’area Euro e vocazione maggioritaria” (liberta eguale.it). Davide Allegranti, “Fassino spiega perché il Pd non può tornare ai Ds” (Foglio). Piero Ignazi, “Quando il dissenso fa bene” (Repubblica). Pippo Provenzano, “Il jobs act va ridiscusso. E’ l’ora della discontinuità” (intervista a Il Fatto). Davide Mencarelli, “Una lezione che a sinistra non si riesce a capire” (Avvenire). MIGRAZIONI: Sabino Cassese, “Le frontiere sono chiuse solo per i più poveri” (Foglio). Michel Cantarella, “Volontariato cattolico e laico insieme per la rete dell’accoglienza” (Avvenire).

Il Movimento 5 Stelle si schiera al Tar in difesa della legge elettorale approvata per tenerli fuori dal Consiglio!

whatsapp-image-2019-06-15-at-16-52-27Il M5S si schiera al Tar in difesa della legge elettorale approvata per tenerli fuori dal Consiglio! Lunedì mattina, conferenza stampa di presentazione del ricorso al Tar contro la legge elettorale regionale
20 Giugno 2019 su Democraziaoggi.
Lunedì mattina presentiamo il ricorso contro la legge elettorale regionale, una battaglia che il Costat e i Comitati sardi per la democrazia costituzionale conducono da quando la legge fu approvata. In vista dell’udienza si delineano i difensori della legge e non mancano le sorprese. Accanto alla difesa di Christiam Solinas, che tuttavia si difende come persona, non come presidente, e alla difesa del Consiglio regionale, c’è una icredibile novità. In difesa della legge c’è anche il M5S nella persona della consigliera regionale Cuccu. Il paradosso è che la legge fu approvata proprio in odio del M5S e per bloccarne l’entrata in Consiglio insieme alle altre forze minori, fuori dal duopolio Centrodestra/Centrosinistra. Il M5S non ha fatto neanche in tempo a metter piede nel Palazzo di via Roma e già si schiera con Solinas e Pais in difesa della legge truffa. Non è sorprendente?

Beni comuni urbani. Dossier ObC Sardegna

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Oggi giovedì 20 giugno 2019

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L’affaire Palamara, Lotti, Ferri & C. può indurre a riformare il CSM in modo da subordinarlo al potere politico
20 Giugno 2019
Alfiero Grandi, ripreso da Democraziaoggi.
La crisi innescata dalle indagini della Procura di Perugia è preoccupante. Il ruolo della magistratura è stato importante in questi anni per scoprire trame, corruzione e offrire al paese il ruolo di un potere autonomo in grado di contenere dilatazioni anomale del potere politico – che il voto non autorizza […]
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Paolo Truzzu Sindaco di Cagliari. Auguri di buon lavoro! Francesca Ghirra a capo di un “governo ombra” per la città? E’ quanto chiediamo!

paolo-truzzu64491811_10156344335161918_2116091869472489472_n“La verifica completata oggi dalla commissione elettorale conferma i dati del comune. Buon lavoro a Paolo Truzzu e al nuovo Consiglio comunale di Cagliari.
È stato un vero onore correre per la carica di prima cittadina e voglio ringraziare i 32305 cagliaritani che hanno messo una croce sul mio nome. Ringrazio ancora tutte le candidate e i candidati che hanno corso con noi per questa importante sfida.
Mi impegno da subito a fare, insieme a Giulia Andreozzi, Marzia Cilloccu, Francesca Mulas, Rita Polo, Anna Puddu, Camilla Soru, Marco Benucci, Andrea Dettori, Matteo Lecis Cocco Ortu, Fabrizio Marcello, Matteo Massa, Guido Portoghese, ciò che abbiamo fatto con passione negli ultimi 8 anni: lavorare nell’interesse dei nostri cittadini e della nostra bellissima città”
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ape-innovativaCosì scrive Francesca Ghirra oggi [mercoledì 19 giugno 2019 intorno alle ore 20,30] sulla sua pagina fb.
Non è detto che ciò significhi rinuncia a un ricorso al Tar per il riconteggio dei voti, ma indubbiamente lo rende meno probabile.
img_0587Per parte mia ho così postato all’impronta sulla stessa pagina fb: “Scelta giusta! L’opposizione dispone di una squadra di grandissimo valore. 13 ottime persone – tra cui 7 donne – quasi tutte laureate o comunque di alta scolarità, con significativa esperienza istituzionale, anche capaci di agire con autonomia rispetto ai partiti di riferimento. Un buon “governo ombra” che può fare dall’opposizione grandi e buone cose per i cittadini, purché sappia collegare strettamente l’attività istituzionale con il territorio, cioè con i quartieri, suscitando la partecipazione popolare. Con questi auspici Congratulazioni e Auguri di buon lavoro a Francesca e al gruppo consiliare dell’opposizione”. Il post è coerente con un commento all’articolo di Vito Biolchini pubblicato oggi sulla sua News – prima che si conoscesse la dichiarazione della Ghirra – che sotto riporto, perché esplicita ulteriormente la mia posizione.
“Tralascio la questione del riconteggio. Credo sia legittimo che Francesca Ghirra e le liste che la sostengono lo richiedano. Al riguardo il parere più equilibrato e condivisibile rimane quello del prof. Andrea Pubusa, da te [Vito] citato e linkato. Decidano loro. Invece, secondo me, la contesa all’ultimo voto tra i candidati sindaci proprio per lo scarto esiguo tra i due e considerati gli appoggi delle liste di entrambi, è vinta politicamente da Francesca Ghirra: nel confronto uno a uno al ballottaggio probabilmente avrebbe la meglio. Ma Francesca non ha la maggioranza dei consensi delle liste, questo è un dato certo, poiché complessivamente quelle in appoggio a Paolo Truzzu conquistano 6,79% in più. Non avrebbe vita facile un Sindaco privo di effettiva maggioranza consiliare, quand’anche la normativa premiante gli consentisse di “governare”. E allora? Salvo sconvolgenti riscontri sui verbali elettorali (vedremo gli esiti dei controlli della Commissione elettorale), dico che il centro sinistra dovrebbe accettare la sconfitta, prendendo atto che la situazione non è affatto disastrosa, se solo si è capaci di agire politicamente nella giusta direzione. Intanto perché il centro sinistra piazza una squadra di notevole livello: 7 donne su 13 (considerando la rinuncia di Paolo Frau e il subentro di Francesca Mulas), tutte persone di elevata scolarità e grande professionalità, con una media d’età di 40 anni, quasi tutti con esperienza istituzionale alle spalle, sostanzialmente privi di eccessivi legami di appartenza alle correnti partitiche (certo tutto da verificare, ma la vicenda di Matteo Lecis Cocco-Ortu, sopportato dal suo partito, che ottiene un consenso elettorale di oltre 1000 voti, è al riguardo significativa). Insomma questo gruppo consiliare, non so come articolato, ha, secondo me, le carte in regola, almeno potenziali, per costituirsi in “governo ombra” dell’amministrazione civica. Ovviamente a condizione che sappia collegare l’attività nel Palazzo con quella sul territorio. Ricercando la partecipazione popolare come prima cifra del suo operare. Uno dei primi impegni a mio parere dovrebbe essere quello di far approvare dal Consiglio comunale il “regolamento per la partecipazione dei cittadini alla cura, alla gestione condivisa e alla rigenerazione dei beni comuni urbani”, di cui Cagliari è priva in pessima compagnia con le peggiori amministrazioni comunali italiane. Non conosco la qualità della composizione della maggioranza. So solo che a molti del centro-destra non andrà certo a genio l’essere egemonizzati dalla destra e dal Sindaco Truzzu, almeno nella misura che si paventa per il passato dell’uomo più che per dichiarazioni o comportamenti in campagna elettorale. Peraltro la cifra elettorale del partito a cui appartiene, Fratelli d’Italia, è assolutamente non corrispondente alla realtà della composizione dell’elettorato cagliaritano, insomma un dato drogato. Per poco che so, nelle fila del centro-destra sono state elette anche persone sicuramente democratiche e di alto spessore culturale. Non credo che possano consentire più di tanto un’amministrazione becera o addirittura fascistoide. O almeno lo spero, ma tale deriva smaccatamente di destra non dovrebbe essere consentita da quanti nella nostra città si professano democratici. E non siamo pochi. Concludo con una annotazione su Massimo Zedda, che secondo me come amministratore ha avuto molti meriti: al tirare delle somme, un buon Sindaco. E’ però diventato “padre padrone” del centro sinistra, almeno nelle sue manifestazioni istituzionali, facendo molti errori. Ora non lo può più essere. Farà bene o danni da altre parti. E questo è un dato positivo per la squadra capeggiata da Francesca Ghirra, che si appresta a fare un’opposizione di cui abbiamo necessità come il pane. Speriamo. Se questo accadrà e non c’è molto tempo perché lo si faccia davvero, dobbiamo essere in molti a collaborare. Franco Meloni”.
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Le illustrazioni in testa sono tratte dalle pagine fb rispettivamente di Paolo Truzzu e Francesca Ghirra.
L’illustrazione con i dati elettorali è tratta dal sito web del Comune di Cagliari: https://www.elezionicagliari.info/104/104.html

Maturità: ma che valore ha il diploma finale?

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Ritanna Armeni su Rocca.

Gli esami di maturità [che cominciano proprio oggi] sono i primi dopo la riforma degli esami di Stato voluta dalla Buona Scuola, e i 520.000 studenti chiamati alla prima prova [oggi] 19 giugno si vedono un po’ come cavie. Incertezze, timori, ansie che contagiano amici e parenti. Un sondaggio di Skuola.net, uno dei loro siti più seguiti, dice che a preoccuparli di più tra tutte le novità introdotte è il nuovo colloquio «interdisciplinare». Che non prenderà il via, come in passato, dall’illustrazione di una loro tesina, ma dal sorteggio di una busta contenente documenti, testi, problemi da analizzare mostrando capacità di collegamenti interdisciplinari, di argomentazione, di riconoscimento dei nuclei fondanti delle discipline, di pensiero critico e quant’altro. L’idea di abolire la vecchia tesina – da non rimpiangere se non altro per i troppi casi impuniti di impudenti copiaeincolla – appartiene all’epoca della ministra Fedeli, il brivido da telequiz ce l’ha messo invece il ministro Bussetti. Ovvio che agli studenti la cosa non vada giù perché partire da un tema scelto ed elaborato in proprio sembra più rassicurante che affrontare l’alea di qualcosa di (relativamente) ignoto.

trambusto nelle commissioni
Assai meno ovvio, e a pensarci bene anche un po’ deprimente, è che al gran trambusto che ne è seguito per mesi abbia contribuito il diffuso fastidio tra gli insegnanti che faranno parte delle commissioni (6 membri, metà interni metà esterni, più il presidente) per dover preparare i contenuti delle buste, 27 ogni 25 studenti (neanche 8, quindi per ogni commissario). Non poche discussioni ci sono state nei mesi scorsi anche attorno alle modeste novità che riguardano le due prove scritte, quella di italiano perché è stato cancellato il tema di argomento storico – recuperabile, peraltro, con la scelta dei contenuti delle prove, e quella dedicata alle materie di indirizzo perché non si svolgerà più su una sola materia, ma su ragionevoli accoppiate come matematica e fisica nei licei scientifici, latino e greco nei classici, due lingue straniere invece che una nei linguistici e così via.
Nel primo caso le proteste una qualche ragione ce l’avevano, anche se la scomparsa dell’elaborato «storico» – argomentata dai decisori con il fatto che a sceglierlo negli ultimi anni sono stati sempre meno studenti, e con percentuali irrisorie – non può essere vista come causa ma piuttosto come effetto di un declino dell’interesse dei ragazzi per il sapere storico. Che ha più spiegazioni, di sicuro non solo interne alla scuola, che dovrebbero sollecitare un ripensamento radicale – che però in viale Trastevere non sembra esserci – sia della strutturazione della materia lungo i curricoli, sia della qualità del suo insegnamento: solitamente troppo poco ancorato a far cogliere i rapporti tra passato e presente, quindi poco capace di incuriosire, motivare, far riflettere.
Meno problemi, invece, per altre novità. Prima di tutto l’abolizione della prova interdisciplinare introdotta vent’anni fa dal ministro Berlinguer che, come rivela la denominazione spregiativa di «quizzone» che a un certo punto prese piede, venne rapidamente degradata, da un’amministrazione sempre troppo accomodante con le pigrizie professionali, da tentativo di indurre un insegnamento per campi di sapere integrati di diversi contenuti o approcci disciplinari a una prova di sterile profilo nozionistico.

a che serve un bel diploma?
Ma è di altro, a guardar bene, che gli studenti italiani dovrebbero preoccuparsi, e con loro un’opinione pubblica che fosse capace di guardare un po’ più in là delle spiegabili ansie di nipoti e figli maturandi. Perché la modesta riverniciatura dell’esame di Stato – una delle tante, dal 1970 ad oggi – non inverte affatto la tendenza che si nota da tempo ad indebolire il valore dei diplomi finali della scuola superiore. Con effetti problematici sia rispetto all’ingresso nel mercato del lavoro, che riguardano più da vicino i diplomati tecnici e professionali che non proseguono gli studi, sia rispetto al proseguimento in studi universitari (e, in prospettiva, anche al fantasma sempre pendente di un’abolizione del valore legale dei titoli di studio).
Una tendenza che abbiamo già visto all’opera, nell’ultimo decennio, quando molte importanti università hanno cominciato a selezionare con corsi, test ed esami le future matricole parecchi mesi prima degli esami di Stato, senza neppure aspettarne gli esiti. Che vuol dire questo se non che in Italia l’istruzione superiore terziaria dà sempre meno valore agli esami di maturità e alle votazioni finali? E che significano, nel mercato del lavoro, contratti per diplomati che prevedono inquadramenti, livelli retributivi, attività di formazione iniziale analoghe a quelle previste per chi ha il solo titolo di licenza media? La verità è che un esame che sembra contare assai poco dal momento che a superarlo è la quasi totalità degli ammessi e che dà troppo spesso luogo a votazioni finali discordanti dai risultati di apprendimento accertati da indagini comparative internazionali e dalle verifiche Invalsi – è noto il concentrarsi di 100 e 100 e lode proprio nelle aree territoriali in cui gli studenti imparano di meno – deprime l’affidabilità dei titoli. Non solo nel mondo del lavoro e in quello dell’istruzione terziaria, ma anche tra le famiglie più abbienti, che sempre più spesso cercano e comprano percorsi scolastici in istituti prestigiosi, in italia e all’estero. Mentre, sul versante interno alla scuola pubblica, tutto ciò si traduce in una poderosa spinta a non modificarne più che tanto l’impianto culturale e didattico. È un processo che va avanti da tempo. Ma perché anche le innovazioni introdotte dalla Buona Scuola (e dai ritocchi di Bussetti) non cambiano questo quadro e rischiano perfino di peggiorarlo?

questione di punti
Il primo elemento da considerare è che il valore massimo dei crediti formativi attribuibili al percorso scolastico nel triennio passa, con la riforma, da 25 punti (sul totale finale di 100 punti attribuibili) a 40. Se l’intenzione può essere quella di dare maggior valore a quello che si è acquisito nel triennio diminuendo il rischio di performances più basse in sede di esame, il combinato disposto tra questo e la regola per cui si è ammessi all’esame anche senza la sufficienza in tutte le materie e solo con una media del 6 cui concorre il voto sul comportamento, determina una situazione per cui può risultare davvero difficile l’impresa di non raggiungere quei 60 punti complessivi con cui si supera l’esame. Il che andrebbe anche bene se la valutazione degli insegnanti nel triennio e per l’ammissione agli esami fosse sempre al di sopra di ogni sospetto ma, in mancanza, diventa un dispositivo che depaupera ulteriormente di affidabilità l’esame stesso.
Anche altre disposizioni più minute, forse adottate solo per evitare i ricorsi, attenuano di fatto la serietà della prova, come quella in cui si precisa che gli insegnanti delle commissioni non possono interrogare il candidato se non sulla materia in cui sono abilitati, e solo relativamente al programma dell’ultimo anno del percorso scolastico. Ma come? Lo stesso candidato che dovrebbe, nel corso del colloquio interdisciplinare, dar prova di conoscere «I nuclei fondanti» delle diverse discipline, di saper fare collegamenti utilizzando le conoscenze e competenze acquisite nei diversi campi del sapere, dev’essere tutelato da eventuali domande riguardanti argomenti collegati sì, ma studiati in anni precedenti all’ultimo? E dove va a finire il rispetto per la competenza degli insegnanti e per la responsabilità delle commissioni? L’esame che esce da questa riforma, se ancora si può chiamarlo così (e in effetti la prova orale, di sicuro non a caso, si chiama «colloquio»), sembra inadeguato a ragazzi scolarizzati per almeno 13 anni (uno in più che nella maggioranza degli altri paesi europei), ormai maggiorenni, sul punto di compiere scelte fondamentali di vita e di lavoro, di cui bisognerebbe incoraggiare e premiare la responsabilità, la serietà, e anche la capacità di misurarsi con qualcosa di non totalmente prevedibile. Come si può pensare che fuori della scuola, sul versante di un mondo del lavoro sempre più difficile ed esigente, i diplomi della secondaria superiore possano essere presi sul serio? E che cosa c’è dietro a questa insistente infantilizzazione delle generazioni più giovani?

competenze trasversali e orientamento
unicamente alle decisioni del ministro Bussetti. Un indebolimento, anche qui, della complessità e dell’autorevolezza della prova orale che passa prima di tutto dalla scelta di ribattezzare l’alternanza scuola lavoro in Pcto – percorsi per le com- petenze trasversali e per l’orientamento – con la conseguenza che non si dovrà accertare, come invece prevedeva la riforma, l’acquisizione di competenze specifiche acquisite nell’esperienza, ma solo «riflettere in un’ottica orientativa sulla significatività e sulla ricaduta di tali attività sulle opportunità di studio e di lavoro post diploma». Una conversazione, dunque, non una prova. Coerente con la decisione, adottata nei primi giorni del mandato in omaggio alle contrarietà all’alternanza di molti insegnanti soprattutto dei licei, di ridurre fortemente il monte ore minimo dedicato all’alternanza (e relativi finanziamenti).

Cittadinanza e Costituzione
Nessuna coerenza, invece, e neppure l’ombra di una logica nella confusa ed improvvisata introduzione tra i temi oggetto del colloquio, di «Cittadinanza e Costituzione». Una materia «trasversale» di cui si attende ancora la definitiva approvazione parlamentare, e di cui ancora non si sa se sarà affidata a insegnanti specifici né tanto meno a quali, che diventa però di punto in bianco oggetto di valutazione specifica in sede di esame. Anche se è ampiamente noto che in moltissime scuole non ci sono stati finora percorsi strutturati o attività non sporadiche dedicate all’educazione alla cittadinanza. Anche se non ci sarà nessuno tra i commissari – perché non abilitato nella materia, e perché non c’è stato nessun programma dell’ultimo anno – che possa, secondo gli indirizzi di viale Trastevere, rivolgere agli studenti una qualsiasi domanda sul tema. Difficile ipotizzare che un’innovazione di questo tipo possa contribuire a rendere più seria e sensata la prova d’esame. Ma le cose vanno così in questa fase in cui, come scrivono gli opinionisti, «la scuola è uscita dal radar della politica» e in cui – si potrebbe aggiungere – anche quando ci rientra, le cose non migliorano. Ma per gli studenti che stanno per misurarsi con l’esame di Stato, questo momento di passaggio alla vita adulta è sempre molto importante. Auguri, allora, agli studenti. E anche agli insegnanti che sapranno, nonostante tutto, dargli il significato e il valore che merita.
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ROCCA 1 LUGLIO 2019
MATURITÀ: ma che valore ha il diploma finale?
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MATURITA’. Ecco le tracce (su Il fatto quotidiano).

Oggi mercoledì 19 giugno 2019

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Zedda, non hai nulla di cui render conto all’area democratica?
19 Giugno 2019
Andrea Pubusa su Democraziaoggi.
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Perché Cagliari ha detto fine al modello Zedda
Dopo otto anni la città passa al centrodestra. Francesca Ghirra, erede naturale dell’ex sindaco, non ce l’ha fatta per un soffio. Ecco i cinque motivi della sconfitta.
Monia Melis su Lettera 43.
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Altro che ricorsi, i numeri parlano chiaro: a Cagliari ha vinto il centrodestra. Ma il “metodo Zedda” impone di parlare d’altro.
Vito Biolchini su vitobiolchini.it
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Il ricorso di Ghirra spiegato coi numeri: Truzzu eletto al primo turno per 80 voti
Alessandra Carta su SardiniaPost
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Elezioni amministrative nelle città sarde. Analisi politiche ragionate e ragionevoli

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POLITICA
Elezioni: perde la Lega. Pd: perde la strategia ma non il partito
18 Giugno 2019 di Paolo Maninchedda su Sardegna e Libertà.
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Il dato politico e emotivo (per alcuni) più appariscente della tornata elettorale di domenica (trovate qui una tabella sui risultati dei partiti italiani che ci servirà nel corso del nostro ragionamento) è che il Centrosinistra italiano che amministrava Cagliari, Sassari e Alghero, ha perso a Cagliari e Alghero e va al ballottaggio a Sassari.
Cagliari e il futuro del Centrosinistra Il dato di Cagliari è il più significativo, perché al di là della vittoria del sindaco per un soffio al primo turno (messa in pericolo dal voto disgiunto praticato da qualche lista collegata), resta il distacco tra le liste di Centrodestra e Centrosinistra e anche tra i sindaci, che è di tre punti. Come dire: sconfitta e vittoria nette. [segue]

La “Scuola di cultura politica Francesco Cocco” propone una cena di autofinanziamento

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senza-titolo1CENA DI AUTOFINANZIAMENTO
Ogni impresa che si rispetti ha necessità del supporto di tutti coloro che ci credono, per questo la “Scuola di cultura politica Francesco Cocco” ha pensato ad una cena di raccolta fondi che serviranno per aggiungere un altro piccolo mattoncino al progetto.
Siamo coraggiosi e consapevoli che il progetto di contribuire a far crescere una nuova classe dirigente è ambizioso, forse anche un po’ temerario, ma noi ci crediamo.
Aiutaci anche tu!
La cena è fissata per venerdì 19 luglio alle ore 21,00 in Via Soru e Mari 116 a Quartu Sant’Elena (dietro Hotel Setar).
Il contributo minino è di €. 20,00 a persona.
[seguono menù e altre informazioni]

Conferenza stampa: lunedì a Cagliari

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Lunedì 24 giugno alle ore 10.00 a Cagliari nella sala conferenze dell’associazione della stampa sarda, in via Barone Rossi n.29, si svolgerà la conferenza stampa organizzata dai comitati sardi per la democrazia costituzionale e dal comitato d’iniziativa costituzionale e statutaria di presentazione del ricorso contro la legge elettorale sarda. Durante la conferenza stampa interverranno a spiegare le ragioni del ricorso Andrea Pubusa, Gabriella Lanero e Marco Ligas.

Oggi martedì 18 giugno 2019

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Elezioni a Cagliari: basta cavolate, accuse e lamentazioni, chi ha perso se l’è cercata
18 Giugno 2019
Andrea Pubusa su Democraziaoggi.
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sassari-stemmaElezioni a Sassari.
Vanni Tola su fb.
Elezioni comunali, peggio di cosi non potevano andare. A Sassari ballottaggio tra un usato sicuro che rappresenta un gruppo di liste civiche e un altro che dice di avere tutto in testa, programma, organigramma degli assessori e quant’altro. Io non ci credo. Se avesse un programma valido (al di la delle affermazioni generiche della campagna elettorale comuni a tutti i candidati) avrebbe tirato fuori qualcuna delle idee vincenti che dovrebbero distinguere la Giunta prossima ventura. Ma soprattutto non credo che abbia già una lista pronta degli incarichi di Giunta fondamentalmente perché è evidente che il PD di Sassari è diviso in numerose correnti una contro l’altra armate che, in assenza della candidatura proposta, non sarebbero mai riusciti a raggiungere un punto di intesa per le elezioni e, probabilmente, neppure a presentare una lista unitaria. E’ evidente quindi che alla eventuale vittoria del PD al ballottaggio seguirebbe una lunga e cruenta battaglia tra le componenti interne del PD per la spartizione dei posti in Giunta. E l’esito positivo del confronto non sarebbe scontato, con buona pace del candidato e del suo progetto. Staremo a vedere.
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Elezioni. Chi vince, chi perde, riconteggi e di più

Interventi di Andrea Pubusa, Aldo Lino, Tonino Dessì, Franco Meloni. Il prof. Umberto Allegretti ritiene doveroso il ricorso per il riconteggio dei voti ai fini dell’ammissione del ballottaggio.
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caDoveroso pensare al riconteggio, ma senza illudersi di ribaltare il risultato
17 Giugno 2019
Andrea Pubusa su Democraziaoggi
Quando si perdono le elezioni con uno scarto non grandissimo, di solito, si pensa ad un intervento salvifico della magistratura, che – come un deus ex machina – scende dal cielo e rimette le cose a posto. E cioè ribalta il risultato. Raramente però questo rimedio funziona. [segue]

POLITICA ITALIANA. Il terzo partito

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di Roberta Carlini, su Rocca.
Lo chiamano il terzo partito, ed è abbastanza forte benché invisibile. È il partito – dicono i retroscena della politica – composto dall’establishment istituzionale ed economico, quello che dialoga con Bruxelles, ha a cuore la stabilità dei conti pubblici e la credibilità dell’Italia, mantiene aperte le porte che i caciaroni populisti sbattono in faccia all’élite europea. C’è dentro ovviamente la Banca d’Italia, i vertici di Confindustria (solo loro, visto che i grandi industriali saranno pure preoccupati ma i piccoli sono stati visti spellarsi le mani per Salvini), l’alta dirigenza generale, un bel po’ di «ex» (ex ministri, ex presidenti etc.) rodati nei ruoli istituzionali, soprattutto internazionali, e secondo alcuni la preoccupazione è tale e tanta che «il terzo partito» arriva fino al Quirinale. Quanto alle sue ramificazioni nell’attuale maggioranza, sono cangianti. Prima del voto delle Europee, il principale esponente dell’ala moderata e dialogante dei gialloverdi era considerato Giorgetti e la Lega il potenziale salvagente contro eccessive ondate tumultuose; ma dopo il 26 maggio, con il crollo dei Cinque Stelle e la impennata dei toni del leader leghista, è toccato al partito del «Vaffa» vestire i panni dei responsabili. Ma il fronte dei dialoganti si affida soprattutto a due «punte» che prima non lo erano (e tutto sommato non lo sono neanche adesso): il presidente del consiglio Giuseppe Conte e il ministro dell’Economia Giovanni Tria. Una gran confusione, nella quale tre cose sono chiare. La prima è che le istituzioni europee, anche con il nuovo quadro politico uscito dalle urne dell’Unione, non faranno sconti all’Italia e dunque si apprestano allo scontro duro sui nostri conti pubblici. La seconda è questa e sarà, per i prossimi mesi, l’opposizione più forte al governo italiano. La terza è che avremo un’altra estate
di tormenti politico-economici, con un occhio allo spread, uno al Quirinale e un altro sempre incollato sul tribuno di Facebook.

l’Italia commissariata
Le procedure europee hanno i loro tempi e i loro riti, ma anche con questo filtro che potrebbe addormentare qualsiasi conflitto prima o poi al dunque si arriva. Rinviata per l’attesa delle elezioni – prima delle quali non conveniva approfondire il contrasto né al governo italiano, che aveva presentato una manovra economica platealmente finta, basata su una gigantesca cambiale da pagare nel 2020, né alla leadership uscente europea, che non voleva mostrarsi nelle urne con la faccia da falco –, la lettera di censura all’Italia è infine arrivata, e in assenza di una inversione di rotta porterà all’apertura di una procedura di infrazione nei confronti di Roma. Il rigido rituale prevede che a questo si possa arrivare attorno al 9 luglio. Sarebbe una prima volta, nella breve storia dell’Unione europea e dell’euro, che si applica una regola che ha all’apparenza una logica surreale: per punire chi ha speso troppo, gli si commina una multa, cioè li si fa spendere ancora di più. La multa parte dallo 0,2% del Pil. Ma questa punizione illogica doveva valere come un deterrente, un po’ come l’arma nucleare che reggeva l’equilibrio del terrore. Neanche la Grecia è ar- rivata all’applicazione della procedura di infrazione, avendo accettato prima «l’in- vasione» della trojka dei creditori per sorvegliare sulla buona condotta nei conti pubblici. Il vero problema infatti non è la multa in sé ma il terremoto sui mercati che provocherebbe, tale da far salire il costo del debito pubblico ancor di più di quanto non sia già successo finora per la febbre dello spread.
Dunque ha ragione Salvini, quando tuona contro queste procedure e lacci e invoca il mandato popolare che gli ha consegnato i pieni poteri? Niente affatto.

il «come» e il «cosa»
Al leader leghista, ministro dell’interno e vicepresidente del consiglio autodesignatosi «papà» di 60 milioni di italiani le minacce europee fanno un immenso dono. Spostano l’attenzione dal «cosa» al «come»; ossia dal contenuto delle politiche fiscali ed economiche alla questione della loro sostenibilità economica: che è importante, e che lo sarebbe anche senza l’Europa (qualunque governo deve dare un’idea di dove prendere i soldi per le sue politiche, nel presente o nel futuro: e se le fa a debito, deve spiegare e convincere su come lo ripagherà); ma non è tutto. A coloro che hanno votato per i partiti che sostengono questo governo, così come a coloro che non li hanno votati, interessa sapere cosa arriverà nelle tasche private e pubbliche. Cosa cambierà, e cosa non cambierà. Ora, se si parlasse di qui a settembre della flat tax, di chi beneficia e chi perde dalla grande rivoluzione fiscale promessa e fumosa, qualcuno forse si pentirebbe del suo voto; qualcuno sarebbe contento; molti altri no, essendo la «flat tax» una riduzione delle aliquote più alte che dunque inevitabilmente premia di più chi guadagna di più – e l’aver messo, come ha fatto la Lega, un tetto di 50mila euro alla sua applicazione, se esclude una fascia ristretta di più ricchi, può anche incentivare ancor più nero e evasione.
A guardare bene nel contenuto della proposta fiscale cavalcata da Salvini, c’è anche uno spostamento dalla tassazione sulla persona a quella sulla famiglia che può finire per avere effetti di disincentivo al lavoro femminile. Ma la «distrazione di massa» dello scontro con l’Europa non torna utile solo a Salvini, per sventolare la bandiera della flat tax senza dover mai entrare nel contenuto concreto, ma anche a Di Maio, i cui ministeri (Lavoro e Sviluppo) sono travolti al momento da una serie di crisi industriali ed emergenze delle quali pochissimo si parla nel Palazzo e sui media.

l’eurotrappola
L’Unione europea, alla quale siamo legati da trattati che possono anche essere sconfessati ma solo dopo ampio e trasparente dibattito pubblico, e non per capriccio di un governo, può avere una funzione in questa fase travagliata della politica italiana: richiamarci alla realtà, e allo stesso tempo ripensare i suoi errori nella gestione della crisi economica e delle sue conseguenze politiche. Ma la replica della tragedia della lunga estate della crisi dei debiti sovrani (2011) con l’Italia al posto della Grecia può finire per aiutare, come si è visto, l’ala più nazionalista ed estremista della destra già vincente. Allo stesso tempo, c’è il rischio che schiacci per l’ennesima volta quel che resta della sinistra in una trappola: quella di identificarsi con l’élite europea e i suoi buoni e saggi consigli, contro il parere e il volere del «popolo». Avremmo di nuovo, in questo caso, un’opposizione a trazione monetaria a un governo a trazione nazional-razzista. Un quadro già visto, che però si ripropone in una situazione sociale degenerata, in un clima di ostilità e odio esasperati, e con una sinistra sempre più piccola e confinata geograficamente. A meno che nel frattempo non nasca, nelle pieghe delle crisi sociali e lavorative così come nelle nuove emergenze ambientali e migratorie, qualcosa di nuovo dalla società civile italiana.

Roberta Carlini
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Oggi lunedì 17 giugno 2019

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———————Opinioni,Commenti e Riflessioni———————————
Elezioni a Cagliari [dati aggiornati alle ore 8,25 166 sezioni su 174]. Vota solo il 51,70%. La bravissima Francesca Ghirra contrasta ma non vince il vento di destra che porta Paolo Truzzu a una vittoria di strettissima misura. Angelo Cremone ha un ruolo positivo, ma con il suo dignitoso 2,06% non riesce a portare i due maggiori contendenti al ballottaggio. Gravi le responsabilità della dirigenza politica nazionale dei 5 Stelle, che decidendo la non partecipazione del Movimento alla scadenza elettorale favorisce la consegna del Comune al centro destra. C’è molto da ragionare… Comunque da questa sconfitta deve riprendere il lavoro della necessaria ricostruzione delle Forze democratiche e in esse della Sinistra, in città, in Sardegna e oltre.
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- I dati del Consiglio Comunale.
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Le elezioni comunali confermano l’emergenza democratica in Sardegna
17 Giugno 2019
Andrea Pubusa su Democraziaoggi.
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Cagliari sceglie lui! Truzzu per un soffio nuovo sindaco, batte Ghirra e anche il “fuoco amico”!
Vito Biolchini su vitobiolchini.it
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- I dati nel sito ufficiale del Comune di Cagliari.
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- Su CagliariPad un’ipotesi di composizione del Consiglio Comunale di Cagliari.
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E’ online il manifesto sardo duecentottantasei

pintor il manifesto sardoIl numero 286
Il sommario
Il fascino discreto dell’aliga (Stefano Deliperi), Rossana Rossanda: “Lucio è morto per una scelta anche politica” (Maurizio Caprara), La lotta per la giustizia in Palestina non si arresta: il BDS lancia la nuova campagna “Spazi Liberi dall’Apartheid Israeliana” (Alessia F.), La finanza e la salvezza del mondo (Gianfranco Sabattini), Montanaru e la lingua sarda (Francesco Casula), Fare il contrario di quello che diceva Petrolini (Alfonso Gianni), Ma il mare è sempre più blu (Michele Zuddas), Conferenza stampa di presentazione del ricorso al Tar contro la legge elettorale regionale (red).