Mare di Sardine

4e2e419e-7482-4755-9330-66a5550ad0besedia di VannitolaLa sedia
di Vanni Tola

MA LA SARDINA CHE PESCE E’ ?

Dopo il movimento contro i cambiamenti climatici, promosso da Greta Thumberg, arrivano “Le Sardine” a mobilitare le piazze italiane contro la strabordante violenza verbale e la propaganda populista di Matteo Salvini. Nessuno si aspettava un movimento cosi nuovo e particolare soprattutto durante lo svolgimento di una campagna elettorale interminabile e caratterizzata della lotta di tutti contro tutti, dallo scontro tra partiti sconfitti e ormai non più credibili, che si aggregano, ma soprattutto si scontrano fra loro, con un solo obiettivo, arginare l’avanzata del populismo di Salvini. [segue] Al di là della narrazione talvolta fantasiosa dei giornali, poco si conosce del nuovo movimento che, in poco meno di dieci giorni, ha mobilitato migliaia di persone nelle piazze. Non mancano certo le prime analisi del Movimento, le descrizioni della composizione sociale dei partecipanti ai raduni, la forsennata ricerca di opinionisti, che da tempo non ne azzeccano una, per rispondere ai quesiti che sembrano appassionare loro lettori. La Sardine sono di sinistra o di destra? Hanno un programma politico? Quali sono gli obiettivi? A mio modesto parere è meglio astenersi da tali pratiche, ormai le analisi dei movimenti sono difficili da realizzare seguendo vecchi schemi del passato. Chi ha più di …anta anni non ha neppure gli strumenti necessari per analizzare e comprendere essendo sostanzialmente estraneo a processi che si sviluppano secondo regole di comunicazione delle quali soltanto le nuove generazioni riescono a governare le dinamiche. Sia ben chiaro, non penso che il movimento delle Sardine sia un movimento giovanile, fortunatamente coinvolge fasce eterogenee della popolazione, ma la dinamica di tali processi di massa è profondamente differente rispetto al passato ed è fondamentale che chi aderisce a tale movimento lo faccia con il giusto atteggiamento mentale. E poi non è vero che le Sardine non hanno un programma. Il loro programma, semplice e diretto, è in realtà molto innovativo e inclusivo, una vera novità che prefigura nuove e originali forme di aggregazione e di azione sociale.
Ecco i dieci punti fondanti del Movimento che circolando in queste ore nei social:
I numeri valgono più della propaganda e delle fake news, per questo dobbiamo essere in tanti e far sapere alle persone che la pensano come noi che esiste questo gruppo;
È possibile cambiare l’inerzia di una retorica populista. Come? Utilizzando arte, bellezza, non violenza, creatività e ascolto;
La testa viene prima della pancia, o meglio, le emozioni vanno allineate al pensiero critico;
Le persone vengono prima degli account social. Perché? Perché sappiamo di essere persone reali, con facoltà di pensiero e azione. La piazza è parte del mondo reale ed è lì che vogliamo tornare;
Protagonista è la piazza, non gli organizzatori. Crediamo nella partecipazione;
Nessuna bandiera, nessun insulto, nessuna violenza. Siamo inclusivi;
Non siamo soli ma parte di relazioni umane. Mettiamoci in rete;
Siamo vulnerabili e accettiamo la commozione nello spettro delle emozioni possibili, nonché necessarie. Siamo empatici;
Le azioni mosse da interessi sono rispettabili, quelle fondate su gratuità e generosità degne di ammirazione. Riconoscere negli occhi degli altri, in una piazza, i propri valori, è un fatto intimo ma Rivoluzionario;
Se cambio io, non per questo cambia il mondo, ma qualcosa comincia a cambiare. Occorrono speranza e coraggio.
La prima impressione è quella di essere di fronte a un “non programma”, a una serie di proposte ed enunciazioni generiche, poco articolate, apparentemente non ben definite. In realtà, soffermandosi sui singoli punti del decalogo, si scopre la genialità e l’efficacia dei proponimenti che indicano, nel loro insieme, un nuovo modo di intendere la protesta, di favorire la presa di coscienza delle esigenze dalla società, la lotta contro la retorica populista “Utilizzando arte, bellezza, non violenza, creatività e ascolto”. Già la capacità di ascolto, virtù ormai scomparsa nelle forze politiche del passato che spesso la confondono con la pratica elettoralistica basata sulla diffusione di promesse e programmi che solitamente non trovano puntuale realizzazione nella attività politica post elettorale. Considerare la piazza come momento di inclusione e di partecipazione senza violenza e insulti verbali, smascherando i fomentatori di odio e paura non è obiettivo di poco conto.

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