Elezioni regionali: la contesa finale è a due

img_6101img_3442Una lucida analisi di Vito Biolchini sulla fase politica elettorale. Sul suo blog.
Caro Diario,
mancano sedici giorni alle elezioni regionali.

La competizione sta entrando nel vivo. Finalmente le posizioni dei quattro candidati iniziano a definirsi. Si delineano differenze e similitudini. Emergono anche le inadeguatezze e le contraddizioni, insieme però a posizioni più credibili e strutturate. La debolezza della politica sarda si evince anche da questo: il programma è un cantiere aperto per tutti, e i quattro candidati hanno ancora due settimane per definire meglio le loro proposte.

Gli obiettivi no, quelli invece sono già molto chiari, e sono per tutti differenti.

Lucia Chessa di Sardegna R-Esiste non ha ragionevolmente alcun obiettivo. La sua candidatura è già di per sé una vittoria ed è la dimostrazione solare dell’opportunismo dei partiti indipendentisti che si sono accodati a Renato Soru. Cosa avrebbe impedito loro infatti, di creare con i Rossomori un unico polo e provare a superare lo sbarramento del cinque per cento ovvero, viste le percentuali di affluenza attese, del due e mezzo per cento reale dei sardi? Nulla. Sardegna R-Esiste ha fatto una scelta precisa e coerente: essere alternativa ai poli della politica italiana. A parole l’ha fatta anche Soru, che però domani sarà allo stesso tavolo di Calenda.

Il candidato del centrodestra Paolo Truzzu ha invece un solo obiettivo: vincere le elezioni. Qualunque altro risultato per lui sarebbe negativo. Ha accettato di subentrare al candidato naturale della coalizione, il presidente uscente Christian Solinas, e deve evitare di parlare di questi ultimi cinque anni di governo della Regione. Si trova quindi in una posizione scomodissima, perché non può né reclamare una continuità né annunciare una discontinuità. Sotto questo aspetto, lo slogan “Nessuno slogan” è perfetto. Truzzu può dunque solo affidarsi al voto ideologico e al sostegno di Giorgia Meloni. Che però al momento in Sardegna ancora non si è vista, e chissà se pure si vedrà.

La candidata del centrosinistra Alessandra Todde ha due obiettivi. Il primo è quello di vincere le elezioni: obiettivo possibile, a sentire i pareri dei candidati e di chi, nei vari schieramenti, sta conducendo questa campagna elettorale. Todde però ha anche un secondo possibile obiettivo: una sconfitta onorevole. Finire testa a testa con Truzzu sarebbe la dimostrazione che la sua era una candidatura credibile, così come credibile è il progetto politico che la sostiene.

Infine, Renato Soru. Il candidato della Coalizione Sarda ha tre obiettivi, due dichiarati e uno no. Partiamo da quest’ultimo, per me il principale: far perdere il centrosinistra. Soru contesta l’alleanza Pd-Cinquestelle e vuole dimostrare che il partito che ha contribuito a fondare ha preso la strada sbagliata. Certo, c’è una contraddizione in questa sua posizione: non si capisce infatti perché abbia fatto la battaglia per le primarie, al termine delle quali si sarebbe comunque trovato a fianco dei grillini.

Ad ogni modo, il primo e grande obiettivo di Soru è quello di vedere Todde sconfitta. Il secondo è invece più alto e attiene alla nascita di un nuovo soggetto politico in grado di entrare da protagonista nella scena sarda. Gli indipendentisti ci contano perché questo li farebbe uscire dalla palude in cui si trovano da anni e darebbe un senso all’azzardo che stanno compiendo. Il futuro di questo progetto dipende però anche dall’esito del voto. E qui arriviamo al terzo obiettivo di Soru: la vittoria.

Il candidato non può che crederci (lo ha detto anche oggi in una intervista alla Nuova Sardegna: “Vinco io”), ma forse dei tre obiettivi questo è ragionevolmente quello meno alla portata di mano di tutti. Eppure, affermare che probabilmente Soru arriverà terzo scatena le ire dei suoi sostenitori, immersi come sono in una temperie millenaristica, dove il loro candidato assume i panni di una specie di messia tornato nell’isola per salvarla. La loro frase preferita è “Soru è cambiato!” (“Figuriamoci cos’era prima…”, verrebbe da dire) e chi non accetta questo presunto cambiamento è un folle che rifiuta di vedere la Luce, di ascoltare il Verbo. E dunque, è un Nemico della Sardegna e della Verità.

Chiaramente, nel caso di Soru ogni contraddizione è ammessa (non si parla del suo conflitto di interessi, di Funtanazza, del processo per bancarotta nel quale è imputato) e perfino la violenza verbale nei confronti soprattutto della Todde è ammessa perché dopotutto anche Gesù scacciò i mercanti dal tempio: e chi è forse Soru se non il Grande Purificatore della Politica?

Ecco perché tutto gli è concesso e perché anche un onesto sondaggio pubblicato perfino sul sito della presidenza del Consiglio dei Ministri, e in cui Soru risulta staccatissimo da Truzzu e Todde, passa per essere un falso e chi lo diffonde un agente provocatore al soldo del nemico, un perfido manipolatore, un venduto: nel mio caso, un giornalista che disinforma.

La disinformazione è però il rischio di chi fa informazione. Nel campo soriano invece c’è soprattutto chi usa gli strumenti della propaganda e ha lasciato deliberatamente lo spirito critico in cantina. Ognuno risponde a se stesso e, come sempre ho fatto in questi anni, al momento giusto non avrò difficoltà ad ammettere le mie errate valutazioni. Ma non vedo l’ora di rileggere certe improvvide dichiarazioni alla luce dei risultati che ci regaleranno le urne. Proprio, non vedo l’ora.
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