Previsioni con le pinze

img_3442Il voto disgiunto tra sondaggi poco attendibili e aspettative poco realistiche.
di Antonio Dessì su fb
Riflettendoci un po’ sopra, mi pare di poter dire che se il voto disgiunto ammesso dalla legge regionale statutaria sarda avesse dato luogo nelle precedenti elezioni a risultati particolarmente stravolgenti, il sistema dei maggiori partiti rappresentati in Consiglio regionale si sarebbe posto il problema di modificare sul punto la normativa.
Non lo si è fatto per una ragione.
Il voto disgiunto può incidere per l’elezione del Presidente della Regione quando tra i due blocchi principali di liste coalizzate si verifica una condizione quasi di testa a testa.
Il tal caso ha una sua funzionalità, anche scontando una certa imprevedibilità del risultato, perchè contribuisce a determinare univocamente il vincitore.
A quel punto, come sappiamo, a seconda delle soglie raggiunte (sopra il 25 per cento e fino al 40, o sopra il 40 per cento, ma non oltre il 50), alla coalizione del Presidente eletto viene assegnato il corrispettivo premio di maggioranza in seggi consiliari.
Sennonché alle altre coalizioni o liste che superino le soglie di sbarramento i seggi rimanenti vengono assegnati decurtati di quelli già assegnati anche in premio alla coalizione vincitrice e per di più non sulla base dei voti conseguiti dai rispettivi candidati presidenziali, bensì, proporzionalmente tra loro, sulla base della somma dei voti conseguiti dalle rispettive liste.
Il premio di maggioranza diventa talmente assorbente da avere un effetto distorsivo anche quando venga esercitato il voto disgiunto, perché inevitabilmente il voto presidenziale che decreta il successo del candidato vincitore concorre a sottrarre seggi alle coalizioni e liste non vincitrici, in tal modo penalizzando anche le liste e i candidati delle medesime che abbiano preso voti disgiunti da quelli dati al Presidente eletto.
Ciò premesso, leggo di sondaggi online e dei relativi risultati e apprendo che ne esisterebbero altri commissionati da diversi soggetti, ma tenuti riservati.
Dei secondi non posso dire nulla, sui primi manifesto qualche perplessità.
Ritengo tuttavia realistico prevedere che i risultati dei candidati presidenziali delle diverse coalizioni non saranno massicciamente differenti da quelli che raccoglieranno i rispettivi gruppi di liste.
E anche a voler accreditare di un enorme successo il voto per Renato Soru, mi pare assai improbabile che la sua candidatura possa raggiungere un risultato superiore al 20 per cento (largheggiando).
Il restante, assommante circa all’80 per cento dei voti, cui andrà sottratta la percentuale ottenuta da Sardegna R-Esiste, se lo ripartiranno centrodestra e csx-m5s.
In Consiglio entreranno i due rispettivi candidati presidenziali, mentre il candidato del terzo schieramento non ci entrerà (così prevede la legge).
Non sono in grado di prevedere chi vincerà, ovviamente, ma se dovessimo grosso modo ripartire l’elettorato per due grandi macroaree, centrodestra da una parte e centrosinistra di varie osservanze dall’altra, attribuendo a ciascuna delle due la metà del voto popolare, l’aritmetica elementare sarebbe già in grado di indicare l’esito di una competizione nella quale l’una si presenta unita, l’altra divisa.
Influirà anche l’astensionismo generale, la sua composizione, il fatto che possa aumentare rispetto alle scadenze precedenti (fatto probabile) o ridursi (possibile visti i caratteri di accesa tifoseria che connotano questa campagna elettorale, ma sarebbe una controtendenza al momento non quantificabile).
Mi pare di aver detto tutto quello che si può ragionevolmente dire in questa fase.
Mi dispiace se sortirà l’effetto di un secchio d’acqua ghiacciata, spero per molti aspetti di essere smentito, però cerchiamo di stare con i piedi per terra.
È più salutare.

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