La Sardegna e la bioeconomy: i primi passi della chimica verde

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di Vanni Tola
Prosegue l’analisi delle comunicazioni presentate nel convegno “Il Nord Sardegna polo europeo della chimica verde” organizzato a Sassari, nello scorso mese di Settembre, dal Consorzio provinciale industriali e dal Dipartimento di Chimica e Farmacia dell’Università. Ci soffermeremo, questa volta, su alcune relazioni che hanno descritto significative attività riguardanti l’impiego delle bioplastiche. La Ecozema è una società di Vicenza creata circa duecento anni fa. Originariamente lavorava il legno per produrre mollette per il bucato, in seguito, con l’introduzione delle materie plastiche, si è riconvertita verso la produzione di mollette per bucato di plastica. In questo periodo – lo racconta il responsabile commerciale Mauro Apostolo – è in atto un processo di riconversione dell’Ecozema alle produzioni della chimica verde. Questa operazione, realizzata in collaborazione con Novamont, pone al centro l’impiego di un prodotto principe della chimica verde, il Mater-bi. Il Mater-Bi è un prodotto biodegradabile e compostabile che si ricava da componenti vegetali come l’amido di mais e polimeri biodegradabili ottenuti sia da materie prime di origine rinnovabile che da materie prime di origine fossile. Si presenta in forma di granulo e può essere lavorato secondo le più comuni tecnologie di trasformazione, per realizzare prodotti dalle caratteristiche analoghe o migliori rispetto alle plastiche tradizionali, ma perfettamente biodegradabili e compostabili. L’impatto ambientale di questi prodotti è minimo e si riduce la quantità di rifiuti post consumo. Nel caso specifico della società Ecozema il Mater-bi è utilizzato per la produzione di posate e altri oggetti per la ristorazione.
(segue)
La Ecozema è stata protagonista dei Giochi Olimpici di Londra 2012 nel settore dell’alimentazione di massa. Ha prodotto circa 13 milioni di pezzi di posate di plastica per ristorazione utilizzando 70 tonnellate di Mater-bi, che, come abbiamo ricordato, è un prodotto interamente compostabile. Ciò ha comportato un risparmio di emissioni di CO2 in atmosfera stimato in circa 20 tonnellate ed evidenti effetti positivi nella raccolta e nello smaltimento dei rifiuti nella regione londinese in occasione di questo grande evento internazionale. Un esempio concreto che indica quanto potrebbe essere realizzato, per esempio, in Sardegna applicando progetti analoghi alla ristorazione alberghiera, a quella ospedaliera e a quella delle grandi comunità. In Sardegna le applicazioni della chimica verde muovono i primi passi. Antonio Madau, Amministratore Unico Stemaplast Srl – Paulilatino (OR), ha presentato l’esperienza produttiva della propria azienda. La storia della Stemaplast inizia negli anni Novanta con la commercializzazione di imballaggi flessibili nell’isola. Nel 1998 l’azienda inizia la produzione e la trasformazione di materie plastiche diventando uno dei maggiori fornitori per il mercato regionale. Attualmente Stemaplast occupa 29 dipendenti ed è leader nel mercato regionale per la produzione di imballaggi flessibili, in polietilene di Alta e Bassa Densità, per l’alimentazione e per l’uso industriale e biopolimeri. I principali prodotti sono:
• Imballaggi flessibili per asporto merci (Shoppers Biodegradabili, compostabili in Mater-Bi e riutilizzabili PSV L.28/12);
• Sacchetti e Fogli Neutri per alimenti;
• Sacchi per la raccolta differenziata dei rifiuti (frazione secca e umida);
• Film estensibile per pallets;
• Film in bobina per uso alimentare e industriale .
La Stemaplast lavora annualmente 3600 tonnellate di prodotto con un impiego di 500/600 Tonnellate/ annue di Mater-Bi, circa 12.000 Kg al giorno. La Stemaplast è licenziataria Novamont (Lic. 021), e possiede oltre al marchio Mater-Bi, anche quello Ok-Compost che certifica l’effettiva compostabilità del prodotto ed è in fase di ottenimento del marchio CIC (Consorzio Italiano Compostatori.)
Interessante anche l’esperienza della Turris Sleeve S.c. ARL di Porto Torres che sta realizzando un impianto per la produzione di film termoretraibile per imballaggi speciali. L’impianto in progetto è destinato alla produzione di film per l’applicazione “SLEEVE”.
Lo “SLEEVE” termoretraibile è una manichetta o fascetta di film plastico saldata a tubo che, andando a ricoprire un oggetto di qualsiasi forma, lo riveste di una pellicola che può servire da imballaggio, da etichetta, da sigillo di garanzia. Questo film, debitamente riscaldato, si “ritira”, va cioè a seguire la silouette dell’oggetto che si vuol rivestire. Lo sleeve può essere stampato con immagini e testi, anche a colori, arrivando sino alla resa fotografica. Con questa tecnica è possibile personalizzare e impreziosire in modo semplice una confezione laddove sarebbe tecnicamente ed economicamente difficile ottenere analogo risultato con sistemi tradizionali. L’applicazione di “SLEEVE” ha un vastissimo utilizzo nel mercato italiano e in quello mondiale attualmente in forte espansione.
Le possibilità di impiego sono multi settoriali, dall’alimentare al farmaceutico, dalle bevande ai cosmetici, dai casalinghi ai giocattoli, dall’edilizia ai beni di largo consumo. Essendo facilmente stampabile può diventare marchio, imballaggio, testo d’istruzione d’uso, groupage, sigillo di garanzia del prodotto, oppure una qualsiasi combinazione degli stessi, secondo le esigenze. Lo sleeve si propone oltretutto con un ottimo impatto ecologico perché aderendo all’oggetto da rivestire grazie alle sue proprietà di termoretraibilità, non fa uso di collanti chimici per l’accoppiamento, cosa che, in fase di riciclaggio dei contenitori, comporterebbe ulteriori costose operazioni per rispettare le normative che ne regolano lo smaltimento. Da notare inoltre che l’incremento di mercato dello sleeve in Europa e negli Stati Uniti è stimato attorno al 15-20%.
La società Turris Sleeve S.c. ARL di Porto Torres intende produrre film in OPS in attesa di testare i nuovi prodotti della chimica verde (Mater-Bi® e derivati) con la prospettiva di svolgere un ruolo importante in un mercato con ottime prospettive di sviluppo.
Le esperienze descritte sono una piccola parte delle numerose attività di indotto che potrebbero operare in Sardegna per la lavorazione dei prodotti della bioraffineria di Matrìca. Le potenzialità dei prodotti di Matrìca, la buona disponibilità di terreni nell’area industriale di Porto Torres e la capacità di generare, intorno alla bioraffineria, l’insediamento di nuove attività di trasformazione dei prodotti di base della chimica verde, rappresentano la scommessa sul futuro di quel che resta del vecchio sito petrolchimico nel Golfo dell’Asinara.

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