Un nuovo modello di sviluppo per il Sulcis. Perseverare con l’attuale ormai fallito sarebbe davvero diabolico. Ma noi lo dicevamo già nel 1991!

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Ecologia Politica
I Verdi per lo sviluppo sostenibile del Sulcis (**)
di Giuseppe Andreozzi (*)
Quella che segue è una ripubblicazione di un articolo di Beppe Andreozzi sulla rivista Cittàquartiere del maggio 1991, che mantiene una straordinaria attualità riferita alla drammatica situazione del sistema industriale del Sulcis e, più in generale, della Sardegna. Non è certo consolatorio affermare “… noi l’avevamo detto!”, ma purtroppo dobbiamo prendere atto, ancora una volta, che l’esperienza non ci ha insegnato nulla per colpa dell’insipienza degli uomini (meglio, di uomini ben individuabili).
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Il complesso industriale di Portovesme è uno dei nefasti prodotti della politica di sviluppo economico della Sardegna avviata negli anni ’60, col cosiddetto “Piano di Rinascita”, attraverso la realizzazione di alcuni grandi poli industriali che, con la prospettiva dell’occupazione – peraltro quantitativamente assai limitata, specie se rapportata all’entità delle risorse economiche impiegate – non hanno neppure affrontato temi pur essenziali per qualsiasi seria politica di programmazione economica: lo sfruttamento di risorse locali, la diversificazione produttiva, l’impatto ambientale.
In particolare, nell’area di Portovesme furono ubicate industrie basate per lo più su tecnologie tradizionali che assumono l’inquinamento come dato di fatto ineliminabile, semmai da ridurre con qualche correttivo.
Il risultato di questa dissennata politica si avverte, ormai da diversi anni, in modo drammatico: le discariche di rifiuti tossici coprono un volume immenso del territorio e perdipiù sono ubicate in terreni permeabili e quindi inidonei a impedire l’inquinamento delle falde acquifere; nell’aria vengono immesse notevoli quantità di gas tossici e metalli pesanti (piombo, cadmio, fluoro, ceneri di carbone) che ricadono sul suolo provocando danni irreparabili alle colture ed alla salute degli animali e quindi della popolazione (ultimo anello della catena alimentare).
L’inerzia delle pubbliche amministrazioni nell’attività di controllo e di denuncia ed il comportamento illecito – anche sotto il profilo penale – di talune industrie hanno portato l’inquinamento a livelli insostenibili, tanto da indurre il Governo a individuare Portoscuso e i comuni limitrofi come “zona ad elevato rischio ambientale”.
A tutto ciò si aggiunge ora il problema del mantenimento degli attuali livelli di occupazione (unica contropartita allo scempio), messi in discussione dalle industrie del luogo o in reazione all’andamento dei mercati nazionali e internazionali, o per ottenere nuove licenze e tolleranze nell’opera di distruzione dell’ambiente.
Con una manifestazione regionale tenutasi il 12 maggio [1991] a Portoscuso, i Verdi hanno presentato la loro proposta di sviluppo sostenibile del Sulcis.
Sono intervenuti i deputati Verdi Gianni Tamino e Laura Cima, il portavoce regionale dei Verdi Ignazio Cirronis, l’avvocato Romeo Ferrucci del Tribunale per l’ambiente, il coordinatore dei Verdi di Portoscuso Marcello Beretta, Angelo Cremone del Comitato Portoscuso 2000. Fra gli ambientalisti provenienti da tutta l’isola, vi erano il consigliere provinciale di Cagliari Alessandra Ariu, il sindaco di Samassi Ennio Cabiddu ed i consiglieri comunali di Portotorres e di Ozieri Lorenzo Scano e Titino Basciu.
Da dibattito è emersa la volontà di rifiutare l’attuale modello di sviluppo industriale e, in positivo, una proposta di “sviluppo sostenibile”, che per l’area di Portoscuso preveda un piano di risanamento comprendente la bonifica non delle sole industrie, ma dell’intero territorio ed insieme a questo, un progetto di attività produttive “sostenibili”: agricoltura, turismo, terziario avanzato, industrie manifatturiere che valorizzino le risorse locali.
Nel corso del dibattito è stata denunciata la mancata istituzione della Commissione Stato-Regione-Enti locali (pur prevista dalla richiarazione di “area a rischio”) per la predisposizione del piano di risamento e sviluppo ed è stato illustrato il disegno di legge  presentato dal gruppo parlamentare dei Verdi” [allora erano quelli del sole che ride], che prevede la creazione di una “Cassa Integrazione Verde”: i lavoratori di fabbriche o reparti che per consentire la bonifica del territorio, debbono sospendere o cessare l’attività mantengono il diritto al salario in cambio del loro impiego nel risamento dell’ambiente.
Il pericolo che ora occorre evitare è che il ricatto della occupazione provochi ulteriori inerzie e accondiscendenze e di ciò si avvertono già pericolosi sintomi in recenti prese di posizione da parte di forze politiche e sindacali isolane.
In realtà, solo una rigorosa politica di rispetto del territorio potrà costringere le industrie esistenti a rinnovarsi tecnologicamente, a riconvertire gli impianti adottando sistemi di produzione più avanzati e meno dannosi per l’ambiente, ad eliminare le fonti di inquinamento e gli stessi rifiuti attraverso il loro riciclaggio.
Solo così si potrà salvare, insieme con l’ambiente, il salario dei lavoratori.
In caso contrario, le fabbriche continueranno a funzionare ancora per qualche tempo finchè, superate da nuove tecnologie e da una normativa – come quella in vigore nel resto della comunità europea – sicuramente meno tollerante sulla tutela dell’ambiente, verranno buttate via come un limone spremuto fino all’ultima goccia. Ed il Sulcis diventerà la pattumiera d’Europa.
(*) Rappresentante della Sardegna nel Consiglio Nazionale dei Verdi
(**) Questo articolo è stato pubblicato sulla rivista Cittàquartiere del maggio 1991

4 Responses to Un nuovo modello di sviluppo per il Sulcis. Perseverare con l’attuale ormai fallito sarebbe davvero diabolico. Ma noi lo dicevamo già nel 1991!

  1. admin scrive:

    “… ed è stato illustrato il disegno di legge presentato dal gruppo parlamentare dei Verdi” [allora erano quelli del sole che ride], che prevede la creazione di una “Cassa Integrazione Verde”: i lavoratori di fabbriche o reparti che per consentire la bonifica del territorio, debbono sospendere o cessare l’attività mantengono il diritto al salario in cambio del loro impiego nel risamento dell’ambiente (…). FORSE QUESTO DISEGNO DI LEGGE POTREBBE ESSERE RIPROPOSTO

  2. [...] all’ambiente Corrado Clini, sopratutto in relazione alle auspicate incentivazioni alle politiche ambientali anche come alternativa alle obsolete scelte su settori decotti. La delegazione governativa  in mattinata farà la prima tappa a Carbonia, nella miniera di [...]

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