Contro lo spopolamento della Sardegna servono nuove politiche, anche di accoglienza

LOGO FIM SARDA LiseiSpopolamento: entro il 2060 l’Isola avrà 300mila abitanti in meno

Poche nascite, molte fughe all’estero. Sarebbe spopolamento se non fosse per gli arrivi da Cina, Filippine, Est europeo. Il saldo migratorio per la Sardegna è positivo grazie agli stranieri. Ma l’allarme resta. Soprattutto per il rischio desertificazione delle zone interne. Il futuro non promette niente di buono. “Entro due anni ci sarà il punto di svolta – spiega il presidente Acli, Mauro Carta – il flusso migratorio non riuscirà a compensare le perdite”. La proiezione al 2060 dice che la popolazione scenderà di quasi 300 mila abitanti assestandosi intorno a 1,3 milioni di abitanti. Sembra segnato anche l’avvenire dei paesi, cinquanta, che ora sono sotto i 500 abitanti. - segue -
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lampadadialadmicromicro- Aladinews su spopolamento e accoglienza.
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INSISTIAMO ape-innovativa2Non crediamo vi sia sufficiente diffusa consapevolezza della questione “spopolamento e desertificazione” di grandi parti della Sardegna. Eppure gli studi degli esperti ne segnalano la gravità e le conseguenze disastrose proiettando i dati sui prossimi (non lontani) anni. Nella convegnistica e nei singoli interventi di intellettuali e politici (pochi) sono state avanzate proposte di intervento, assai differenziate, ma comunque serie e meritevoli di discussione e, una volta trovate quelle migliori, di traduzione operativa. Siamo convinti che tra le risposte debba esserci una diversa “politica di accoglienza e integrazione”, soprattutto dei migranti del nord Africa, che non deve essere connotata come “buonista”, ma inserita in un robusto programma economico, che riguardi soprattutto l’agricoltura (in senso lato, quindi anche pastorizia, allevamento, etc). E’ una problematica complessa e delicata, tuttavia particolarmente urgente da affrontare. Una proposta che ci convince è che il Consiglio regionale affronti di petto la questione, anche attraverso un’apposita legge regionale che istituisca una commissione di indagine su detta problematica, fissando finalità, modalità e tempi precisi di svolgimento (tre mesi prorogabili a sei, per es.). Si dovrebbe cominciare, come d’obbligo, con una rilevazione dello “stato dell’arte”, già ricco di studi e proposte, per poi arrivare a concretizzare linee di intervento, sostenibili, condivise dalla maggioranza delle parti sociali e dalle istituzioni territoriali e, ovviamente, finanziabili, anche con l’utilizzo dei fondi europei (diretti e indiretti) della programmazione 2014-2020. Una legge regionale, così come proposta, costringerebbe il Consiglio a un forte coinvolgimento, come è indispensabile sia, ma la cosa più importante è che la maggioranza dei sardi venga attivamente coinvolta. (da Aladinews del 7/2/2015 http://www.aladinpensiero.it/?p=37738)

Sono alcuni dei punti chiave della riflessione sull’analisi dei flussi migratori e dello spopolamento nell’isola promosso da Acli e Iares, Istituto Acli per la ricerca e lo sviluppo. I numeri: il saldo naturale (differenza nascite e morti) fra il 2013 e il 2014 segna meno 3.344 abitanti. Unica eccezione la provincia Olbia-Tempio. Ma gli arrivi, nello stesso periodo sono stati 26.824. Risultato: popolazione sarda che passa da 1.640.379 a 1.663.859 abitanti. Con un saldo totale che arriva a quota 23.480. I comuni – è stato spiegato dal presidente Acli – in cui si registra un saldo naturale negativo sono 302 su 377 (79%). Mentre per quanto riguarda i comuni con saldo migratorio negativo si arriva al 33,2%. In questi casi si parla di tendenza pura allo spopolamento: sono i centri che vengono trascurati anche dal flusso migratorio in entrata. Una rovinosa caduta. Anche perché se calano gli abitanti sono destinati a diminuire anche i servizi per la popolazione. E ora bisogna fare i conti con la nuova emigrazione dei sardi. Diversa da quella con la valigetta di cartone: la fuga questa volta è di persone qualificate in cerca di rivalsa lontano da casa. Numeri da decifrare: ma le partenze in un anno (dati 2013) sono state oltre 6.500 di cui 2.254 all’estero. Ma dove vanno i sardi? Le regioni preferite sono Lombardia, Toscana, Lazio, Emilia Romagna, Veneto. E in Europa? Germania, Francia, Belgio, Svizzera, Regno Unito e Paesi Bassi.
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- Da SardiniaPost 30 aprile 2015

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