La storia della medicina

piero-di-liciadi Piero Marcialis
36. La peste di Londra.
Tra le malattie descritte da Sydenham c’è la peste che afflisse Londra nel 1665: la “Peste dei poveri”, che ebbe inizio appunto a Drury Lane, nella parte povera della città.
defoeQuei tragici momenti sono anche descritti, in maniera documentaria, nel suo Journal of the Plague Year (Giornale dell’anno della peste), da Daniel Defoe, che si giovò probabilmente degli appunti di uno zio, dato che all’epoca aveva solo cinque o sei anni.
La peste a metà del ‘600 era giunta un po’ dovunque in Europa, ma le dimensioni che raggiunse a Londra furono davvero apocalittiche.
Descrizioni della peste in letteratura ne abbiamo molte, prima e dopo Defoe, da Tucidide a Manzoni ma, in questi appunti di storia della medicina, è interessante riferire il punto di vista medico. Intanto la miseria delle abitazioni, senza igiene, prive dell’acqua e di impianti sanitari.
la-peste-londonA nessuno era permesso entrare nelle abitazioni toccate dal contagio, tranne al medico, se un medico si trovava, e alle “cercatrici”, che avevano il compito di ispezionare i cadaveri e riferire sulla causa del decesso. [segue]
Intere famiglie spazzate via, intere strade, gli stessi medici ne venivano colpiti. Il contagio aumentò durante l’estate è raggiunse il suo massimo a settembre, quando lo stesso Sydenham dovette lasciare Londra coi suoi familiari, come già avevano fatto i suoi pazienti.
Si credeva che i cani fossero responsabili del contagio, e se ne uccisero tanti, mentre non si faceva caso ai ratti, veri responsabili del disastro.
Il re era fuggito, con tutta la corte, prima a Salisbury e poi a Oxford.
I poveri continuavano a morire in città: quattro/cinque mila persone alla settimana, dodicimila nella terza settimana di settembre.
Si scavarono grandi fosse, l’aria era avvelenata dal fetore, l’estate era calda e afosa. Poi a novembre l’epidemia cominciò a scemare, a dicembre la vita riprendeva a Londra, anche se in altri centri il morbo colpiva ancora.
Londra, che allora contava mezzo milione di abitanti, aveva perduto un quinto della popolazione.
Defoe riporta questi rozzi versi in chiusura della sua cronaca:
Vi fu a Londra una peste spaventosa,
Nell’anno sessantacinque, nostro evo,
Si portò via centomila anime,
Eppure io rimasi vivo.

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