Risultato della ricerca: Umberto Allegretti

Dal paradiso dei giusti

img_6479La sala della Fondazione di Sardegna strapiena. Grande successo di partecipanti all’incontro in ricordo di Franco Oliverio.
Credenti o non credenti siamo tutti certi che Franco Oliverio dal paradiso dei giusti abbia gradito la giornata di venerdì a lui dedicata. Certo ci avrebbe apostrofato, ridendo a singhiozzo: “le vostre mamme sono sante donne, ma voi siete figli di bagassa; lo sapete bene che io non ho mai amato le celebrazioni, tantomeno quelle funebri dove tutti a prescindere da cosa hanno combinato in vita diventano buoni”. Ma lui in vita di cose buone ne ha fatto davvero tante!
Noi, gli organizzatori dell’evento, in stretto raccordo con la famiglia di Franco, la moglie Francesca De Magistris, i figli Stefano e Andrea, abbiamo seguito quelle che crediamo potessero essere le volontà di Franco. Ma, lo ammettiamo, assumendocene tutta la responsabilità, di avere per certa parte trasgredito, soprattutto rivelando il grande “peccato” di Franco, quello di aver amato tutte le persone – poveri o ricchi, rifiuti umani o figli di papà – che ha curato, assistito, a cui ha dato conforto, più di quanto abbia amato Dio e i suoi comandamenti. Si, proprio come don Lorenzo Milani, che qualcosa di analogo confessò nel suo testamento. Franco purtroppo non ha potuto scriverlo il suo testamento perché non credeva proprio di morire a 62 anni, all’improvviso, lasciando la sua bella famiglia eimg_6497insieme tante persone private della sua preziosa amicizia, anche semplicemente della sicurezza che comunque lui c’era. Nella toccante narrazione introduttiva, a tratti colma di ironia (quella di Franco), scritta da Gianni Loy e con la magistrale nonché deliziosa interpretazione dell’attrice Cristina Maccioni, noi, gli organizzatori, abbiamo ricordato il “nostro” Franco Oliverio, dall’”abbandono collettivo” (con Mariano Girau e altri) della Congregazione mariana del gesuita padre Maurizio Cravero – che ne aveva forgiato il carattere, con la severità del metodo educativo di Sant’Ignazio da Loyola – fino all’immersione nella problematica vita della periferia più periferica della città, in quel quartiere di Sant’Elia, considerato all’epoca il Bronx cagliaritano. Con pazienza e dedizione infinite a Sant’Elia lui fece il medico, il confessore, l’amico, guadagnandosi il rispetto e l’affetto di tutti, soprattutto dei ragazzi sbandati, quelli a cui quasi nessuno concedeva fiducia. Lui si, anche quando non la meritassero. Noi, gli organizzatori, abbiamo conosciuto Franco Oliverio il politico, quello che senza mai accettare incasellamenti di nessun tipo, portava avanti gli interessi del popolo, da cui non escludeva nessuno. Fu così che quel quartiere anche per l’opera di Franco riuscì ad acquisire una coscienza della propria forza, nel momento in cui trovò la capacità di ribellarsi alle decisioni della borghesia immobiliaristica che voleva impadronirsi di quell’angolo di paradiso, per farne residenze dei ricchi, deportando gli abitanti in altri quartieri.

Oggi venerdì 8 aprile 2022

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Le città contrappeso alle Regioni
8 Aprile 2022
Massimo Villone su Democraziaoggi.
Ampiamente positivi i commenti al Patto per Napoli siglato dal presidente del consiglio Draghi e dal sindaco Manfredi. Su queste pagine, Ottavio Ragone e Luca Bianchi, direttore generale Svimez, segnalano entrambi l’avvio di una fase nuova. Certo, si potranno superare le teatralità care al sindaco De Magistris. C’è spazio, e molto, per schiodare la […]
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Ripudio della guerra e Costituzione
Caffè politico, venerdì 8 aprile ore 18.00, via Piceno 5 , Cagliari, con il costituzionalista Umberto Allegretti. Condurrà la discussione Rosamaria Maggio, docente di discipline giuridiche.
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Sardegna zona bianca. Signor Ministro, Sig. Presidente della Regione, non abbandonate la linea del rigore.

f8d10944-97d7-4e7f-acc2-983cb5f5dd49All’attenzione dell’on. le Ministro della Salute
servicedesk.salute@smi-cons.it
e p.c. – Al Presidente della Regione Autonoma della Sardegna
presidente@regione.sardegna.it – pres.urp@regione.sardegna.it
- Al Presidente di Anci Sardegna
protocollo@ancisardegna.it

Come cittadino residente in Sardegna, assieme ad altri cittadini e organizzazioni vivamente preoccupati della questione, ritengo della massima importanza la difesa della presente collocazione di questa Regione in zona bianca. [segue]

Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza in Sardegna (Next Generation EU-Recovery Plan). Che fare?

5marzo212021-02-19-alle-16-29-11
Venerdì 5 marzo alle ore 18.00 Il manifesto sardo e AladinPensiero organizzano un seminario web sul Recovery Plan in diretta dalla pagina Facebook, YouTube e dal sito del manifesto sardo.
Intervengono: Lilli Pruna, docente di Sociologia dei processi economici e del lavoro – Università di Cagliari; Chiara Maria Murgia, laureanda in Cooperazione Internazionale e Sviluppo presso La Sapienza Università di Roma; Alessandro Spano, docente di economia aziendale – Università di Cagliari; Enrico Lobina della Fondazione Sardinia; Graziella Pisu, esperta fondi strutturali europei, già direttore Centro di Programmazione RAS; Umberto Allegretti, professore emerito di diritto pubblico – Università di Firenze; Andrea Soddu, sindaco di Nuoro. Coordinano Roberto Loddo direttore de il manifesto sardo e Franco Meloni direttore di Aladinpensiero.
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Sono 209,9 i miliardi di euro destinati dall’Unione Europea all’Italia sul Recovery Fund (denominazione ufficiale Next Generation EU), da spendere entro il 2026, a cui si aggiungono i fondi strutturali europei (e per ciascun anno quelli ordinari di bilancio) sia residui, sia i nuovi della programmazione 2021-2027 (questi ultimi da spendere entro il 2029). Gli interventi programmabili in precisi progetti devono rispondere ai criteri stabiliti dalla Commissione e dal Parlamento europeo, declinando su 6 “missioni” fondamentali i 17 macro obbiettivi di sviluppo sostenibile fissati nell’Agenda Onu 2030, pienamente recepiti dall’Unione Europea. Le sei missioni sono: 1. Digitalizzazione, Innovazione, Competitività e Cultura; 2. Rivoluzione verde e transizione ecologica; 3. Infrastrutture per una mobilità sostenibile; 4. Istruzione e Ricerca; 5. Inclusione e Coesione; 6. Salute.
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L’Italia non è in ritardo rispetto alla programmazione dei fondi (i piani devono essere presentati alla Commissione europea entro il 30 aprile 2021) stante il fatto che il precedente governo Conte aveva licenziato un’ipotesi di Piano (PNRR) il 12 gennaio u.s.: un documento ben strutturato, tuttavia incompleto e carente nell’individuazione dei percorsi attuativi; soprattutto privo del consenso delle Regioni, degli Enti locali e delle parti sociali, che sono indispensabili rispetto ai buoni esiti complessivi. Il governo Draghi apporterà i necessari correttivi nelle direzioni citate. Ne siamo certi, anche se non conosciamo ancora in quale misura lo farà.

A proposito della gestione e della spendita dei fondi, nutriamo fondate preoccupazioni sull’efficienza degli apparati ai quali compete l’operatività. De Gaulle, o forse ancor prima Napoleone, diceva “l’intendenza seguirà”, nel senso che alle decisioni politiche devono necessariamente seguire quelle attuative. Ecco, anche su questo versante, stante l’esperienza del passato, non possiamo essere tranquilli. C’è molto da correggere, in tutti gli ambiti interessati e a tutti i livelli. E in Sardegna? I problemi sono analoghi, con una dose di maggiore criticità.

Non sappiamo ancora di quanti fondi potrà disporre la Sardegna. Si parla di oltre 7 miliardi di euro, con le ulteriori aggiunte (fondi strutturali e di bilancio), sempre riferiti alla programmazione 2021-2027. Sui due versanti, quello della programmazione e quello della gestione, occorre impegnarsi, in misura molto più rilevante di quanto già si sta facendo. Occorre cambiare passo per tutti i diversi aspetti, ricercando e praticando la massima unità possibile tra le forze politiche tra di loro, le istituzioni e le parti sociali. Un po’ sul modello proposto (o imposto) da Mattarella-Draghi, che speriamo abbia successo. Dobbiamo mettere mano all’adeguamento della struttura gestionale, richiamando all’esercizio di forte corresponsabilità i pubblici impiegati, a tutti i livelli. E chiamando i cittadini, singoli e organizzati, a un forte coinvolgimento, nelle forme più avanzate della sussidiarietà.

Di tutto questo ci occuperemo in una serie di webinar, organizzati da il manifesto sardo e da Aladinpensiero (e altri media che si aggiungeranno), a cui parteciperanno politici, sindacalisti, esperti, funzionari pubblici, esponenti del mondo economico, della cultura, del terzo settore e volontariato, operatori della comunicazione. La NGEU è un’occasione che sarebbe drammatico perdere. Ma noi siamo gramscianamente ottimisti.
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IN PRIMO PIANO
M’hai detto un prospero!

02-03-2021 – di: Gianandrea Piccioli su Volerelaluna.
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RAS loghettoNovità
CONSIGLIO REGIONALE
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L’intervento del presidente Christian Solinas.
Sul sito della Regione Autonoma della Sardegna
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Cagliari, 2 marzo 2021 – Un gruppo di lavoro che dia rappresentanza a tutte le forze politiche del Consiglio regionale, da insediarsi immediatamente, per mettere a punto una progettualità vincente basata su 4-5 grandi linee d’azione strategiche da presentare al Presidente Draghi, e capaci di disegnare uno scenario di prospettiva e rilancio concreto della Sardegna. È la linea tracciata dal Presidente della Regione Christian Solinas nel corso del dibattito in Consiglio regionale sugli interventi finanziabili con le risorse del Recovery fund, divisi nelle sei macro-aree previste dal ‘Piano nazionale di Ripresa e Resilienza’, PNRR. “Abbiamo la possibilità di mettere in campo un piano di rafforzamento della Sardegna in grado di mobilitare investimenti in settori ritenuti strategici per il rilancio dell’economia sarda e capaci di consolidare la ripresa, cogliendo le opportunità che derivano dal massiccio pacchetto di sostegni europeo che alimenterà il più imponente programma di investimenti dai tempi del Piano Marshall. Piano che il Presidente Draghi si appresta a definire – ha spiegato il Presidente Christian Solinas – Dopo un anno di intenso lavoro che ha avuto come ultimo, straordinario, risultato l’inserimento della nostra Isola in fascia bianca, la priorità della Regione è ora traghettare i sardi fuori dalla crisi. Per questo c’è tutta la disponibilità da parte di questa Giunta a definire insieme a tutte le forze politiche, le forze sociali e il mondo accademico sardo i progetti innovativi di portata regionale, così da determinare una rivoluzione in termini di innovazione, riqualificazione verde, aumento del Prodotto interno lordo e benessere secondo canoni di sostenibilità e redditività, ritenuti centrali per la ripresa dell’Isola, ha concluso. Il Presidente Solinas ha ricordando il lavoro e la ricognizione effettuati da tutti gli Assessorati nella predisposizione degli oltre 200 progetti presentati alla Conferenza Stato-Regione e alle strutture competenti dei Ministeri nel corso della fase di raccolta. Un lavoro, ha detto, che è frutto di un patrimonio stratificato nel tempo di interventi che le classi dirigenti hanno ritenuto importanti per l’Isola e che oggi è aperto ai contributi di tutti e che abbiamo la possibilità di cambiare o rafforzare”.
Obiettivo della Regione è rimettere in moto l’economia della Sardegna ottimizzando le risorse europee per rendere il sistema competitivo, favorendo il completamento di opere infrastrutturali importanti e l’attivazione di processi virtuosi che spaziano dall’innovazione digitale anche nei comparti più tradizionali, all’economia circolare passando per difesa del suolo, la scuola, i trasporti sostenibili, in linea con le sei missioni individuate con il PNRR ovvero “Digitalizzazione, innovazione e competitività del sistema produttivo”, “Rivoluzione verde e transizione ecologica”, “Infrastrutture per la mobilità”, “Istruzione, formazione, ricerca e cultura”, “Equità sociale, di genere e territoriale”, “Salute”. “La capacità di ripresa del tessuto economico e sociale sardo – ha proseguito il Presidente – va sostenuta con adeguate misure e interventi che restringano la forbice delle diseguaglianze e allevino l’impatto della crisi, in particolare sull’occupazione. Oggi possiamo dirci pronti a impiegare al meglio le risorse che arriveranno dall’Europa. Abbiamo lo spazio per agire e il dovere di farlo con unità d’intenti e spirito di collaborazione, per il bene della nostra Isola. Confermo la disponibilità a rimettere sul tavolo le progettualità e programmare un cronoprogramma serrato per rispettare i tempi che ci consentano di presentare un grande piano per la Sardegna, ha concluso il Presidente nella sua replica al termine del dibattito in Aula, rinnovando l’invito alla partecipazione delle forze politiche, culturali, sociali, datoriali e sindacali della Sardegna.
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Recovery, verso la costituzione di una cabina di regia
C’è la disponibilità della Giunta ad accantonare i 206 progetti presentati dalla Regione a dicembre
Su L’Unione sarda online.
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NESSUN DOCUMENTO AL TERMINE DELLA SEDUTA. DEPONE MALE PER L’INTERO CONSIGLIO REGIONALE.
Come sono andate realmente le cose nel resoconto del Consiglio regionale, nel sito web.
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lampadadialadmicromicro133Una nostra proposta
Riguardo all’impegno assunto dal presidente della regione e condiviso da tutte le forze politiche presenti in Consiglio Regionale (partecipazione delle forze politiche, culturali, sociali, datoriali e sindacali della Sardegna), con specifico riferimento alle entità della società civile, di cui siamo parte attiva, sosteniamo la richiesta dell’istituzione di un Osservatorio regionale di monitoraggio del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza che coinvolga le entità sopra richiamate. Tutto ciò in analogia con l’Osservatorio nazionale indipendente di recente costituito su impulso della rivista online Sbilanciamoci!, a cui ha aderito anche Aladinpensiero, potendo, eventualmente, l’Osservatorio sardo costituirne articolazione territoriale.
Al riguardo si osserva come le funzioni del proposto Osservatorio regionale coincidano con il costituendo (da parte della Regione Sarda) Forum Regionale per lo Sviluppo sostenibile*, che, avendo rilevanza istituzionale, potrebbe coesistere con l’organismo di carattere spontaneo. O forse potrebbe trattarsi di un’unica entità, cosa possibile in applicazione dei principi di sussidiarietà (si parla qui di sussidiarietà orizzontale), sanciti dalla Carta costituzionale (art. 118).
* REGIONE AUTONOMA DELLA SARDEGNA – GIUNTA REGIONALE. DELIBERAZIONE N. 64/23 DEL 28.12.2018
Oggetto: Indirizzi per la costruzione della Strategia Regionale per lo Sviluppo Sostenibile (SRSvS).
“(…) La definizione della Strategia dovrà avvenire attraverso il coinvolgimento della società civile e a tal fine verrà costituito un Forum Regionale per lo Sviluppo Sostenibile quale spazio di informazione, ascolto, confronto e consultazione che si avvarrà di momenti di incontro, gestiti con metodologie partecipative, al fine di garantire il dialogo e lo scambio con tutte le parti sociali interessate”.
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Sembra che la Regione stia per costituire questo Forum. Potrebbe essere incaricato di “sorvegliare” anche l’applicazione del Recovery Plan in Sardegna, considerato che i relativi progetti devono rapportarsi proprio agli obbiettivi dell’Agenda Onu 2030. E’ di oggi (mercoledì 3 marzo 2021) il varo da parte della RAS del Forum. Ecco dove trovare le informazioni al riguardo: http://www.regione.sardegna.it/j/v/2847?s=1&v=9&c=94637&na=1&n=4&nodesc=1&ph=1&disp=2
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Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza in Sardegna (Next Generation EU-Recovery Plan). Che fare?

aasvis-schermata-2021-02-06-alle-19-39-28lampadadialadmicromicroMartedì 2 marzo il Consiglio regionale discuterà sulle proposte progettuali per la spendita dei fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza in Sardegna (Next Generation EU-Recovery Plan), per un ammontare di 7 miliardi e 690 milioni di euro (questa è la cifra di fonte regionale resa nota dalla stampa) da spendersi e rendicontarsi entro il 2026. A queste somme si aggiungono le risorse della programmazione 2021-2027 dei fondi strutturali europei, nonchè quelle residuali, e, anno per anno, quelle ordinarie di bilancio. Si tratta di disponibilità finanziarie enormi, mai viste, neppure negli anni dei piani di rinascita. Per sard-2030schermata-2021-02-17-alle-14-48-00quanto riguarda il Recovery Plan, gli interventi progettuali devono rispondere ai criteri stabiliti dalla Commissione e dal Parlamento europeo, declinando su 6 “missioni” fondamentali i 17 macro obbiettivi di sviluppo sostenibile fissati nell’Agenda Onu 2030, pienamente recepiti dall’Unione Europea. Le sei missioni sono: 1. Digitalizzazione, Innovazione, Competitività e Cultura; 2. Rivoluzione verde e transizione ecologica; 3. Infrastrutture per una mobilità sostenibile; 4. Istruzione e Ricerca; 5. Inclusione e Coesione; 6. Salute.
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schermata-2021-01-25-alle-16-45-59 Come Aladinpensiero non vogliamo formulare una nuova lista degli interventi da realizzare, quanto raccomandare che le risorse non vengano disperse ma al contrario concentrate su progetti che rispondano efficacemente ai bisogni delle popolazioni. In particolare appoggiamo le proposte dei Sindaci sardi, formulate direttamente o attraverso la loro associazione ANCI Sardegna e le Unioni dei Comuni sardi. Nel ribadire la necessità di interventi strutturali che ristabiliscano un riequilibrio con il Nord del Paese, consentendo parità di opportunità per un nuovo sviluppo della Sardegna, sollecitiamo che vengano individuati investimenti e iniziative che creino rapidamente nuova occupazione.
Ci interessa in questa fase richiamare le forze politiche a ricercare e praticare il massimo di unità tra di loro e il coinvolgimento delle espressioni organizzate della società, siano esse entità del mondo economico, dei sindacati, della cultura, del terzo settore e del volontariato. Richiediamo attenzione alla gestione dei fondi, riducendo al minimo il carico burocratico, chiamando alla massima collaborazione e disponibilità il personale delle pubbliche amministrazioni, operando anche radicali modifiche regolamentari che privilegino il conseguimento dei risultati rispetto alle procedure. Sosteniamo la richiesta dell’istituzione di un Osservatorio regionale di monitoraggio del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza che coinvolga le entità sopra richiamate. Tutto ciò in analogia con l’Osservatorio nazionale indipendente di recente costituito su impulso della rivista online Sbilanciamoci!, a cui ha aderito anche Aladinpensiero, potendo, eventualmente, l’Osservatorio sardo costituirne articolazione territoriale.
Al riguardo si osserva come le funzioni del proposto Osservatorio regionale coincidano con il costituendo (da parte della Regione Sarda) Forum Regionale per lo Sviluppo sostenibile*, che, avendo rilevanza istituzionale, potrebbe coesistere con l’organismo di carattere spontaneo. O forse potrebbe trattarsi di un’unica entità, cosa possibile in applicazione dei principi di sussidiarietà (si parla qui di sussidiarietà orizzontale), sanciti dalla Carta costituzionale (art. 118).
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Infine, convinti sostenitori dell’ecologia integrale e dell’esigenza di preparare il futuro così come ci esorta a fare Papa Francesco, mentre ricerchiamo anche in questa circostanza il massimo della partecipazione popolare a questa che consideriamo un’occasione storica da non sprecare, intendiamo iscrivere le nostre iniziative nel risveglio di un nuovo meridionalismo nell’interesse della Sardegna, del Sud e, in definitiva di tutta l’Italia e dell’Europa.
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* REGIONE AUTONOMA DELLA SARDEGNA – GIUNTA REGIONALE. DELIBERAZIONE N. 64/23 DEL 28.12.2018
Oggetto: Indirizzi per la costruzione della Strategia Regionale per lo Sviluppo Sostenibile (SRSvS).
“(…) La definizione della Strategia dovrà avvenire attraverso il coinvolgimento della società civile e a tal fine verrà costituito un Forum Regionale per lo Sviluppo Sostenibile quale spazio di informazione, ascolto, confronto e consultazione che si avvarrà di momenti di incontro, gestiti con metodologie partecipative, al fine di garantire il dialogo e lo scambio con tutte le parti sociali interessate”.
Sembra che la Regione stia per costituire questo Forum. Potrebbe essere incaricato di “sorvegliare” anche l’applicazione del Recovery Plan in Sardegna, considerato che i relativi progetti devono rapportarsi proprio agli obbiettivi dell’Agenda Onu 2030.
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ECCO LA LETTERA DEI SINDACI DELLE UNIONI DEI COMUNI SARDI CHE NOI APPOGGIAMO
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Al Presidente della Giunta Regionale
On. Christian Solinas
presidenza@pec.regione.sardegna.it
Al Presidente del Consiglio Regionale
On. Michele Pais
conisglioregionale@pec.crsardegna.it
Al Presidente di ANCI Sardegna
Emiliano Deiana
ancisardegna@pec.it
Al Presidente di UNCEM Sardegna
Daniela Falconi
ancisardegna@pec.it

(…) insieme a tutti i Presidenti delle Unioni aderenti alla Misura 5.8 della Programmazione Territoriale, che ha visto coinvolte n. 30 Unioni dei Comuni, che raggruppano circa 300 Comuni e rappresentano oltre un milione di cittadini sardi.
Nell’ambito del Recovery Plan che riguarderà la Sardegna chiedono un grande progetto di contrasto allo spopolamento, per lo sviluppo delle aree interne, montane, marginali e delle piccole isole che concentri risorse ingenti per superare un ritardo di sviluppo storico delle nostre comunità.
Gli interventi sulle infrastrutture di collegamento verso i centri più popolati, la connettività e le reti (5G e BUL), lo sviluppo locale e la mobilità sostenibile, le energie rinnovabili e la transizione energetica, gli investimenti sul capitale umano e sulla scuola, per una sanità territoriale a misura d’uomo, per il sostegno alla cultura diffusa.
Solo un grande progetto di contrasto alla desertificazione umana potrà consentire alla Sardegna di svilupparsi in maniera armonica ed equilibrata.
Perché noi pensiamo che in Sardegna città e paesi, aree urbane e aree rurali, zone interne, zone costiere ed isole minori debbano coesistere e svilupparsi in maniera armonica e bilanciata.
Confidando nel vostro interesse rispetto alle richiamate argomentazioni, ma soprattutto nella vostra attenzione verso le aree marginali della nostra terra e le popolazioni che le abitano, restiamo in attesa di un favorevole riscontro e porgiamo, con l’occasione, i più cordiali saluti.
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I sindaci di Cagliari (Paolo Truzzu), Sassari (Nanni Campus), Quartu Sant’Elena (Graziano Milia), Nuoro (Andrea Soddu) e Olbia (Settimo Nitzi) hanno firmato una lettera congiunta sul Recovery Plan – NGEu: “Non disperdere i fondi. Concentrarsi su un solo obiettivo”.
“Il Recovery Plan dovrà essere per l’Europa e per l’Italia non solo uno strumento per affrontare le negative conseguenze economiche delle misure di contrasto alla diffusione del coronavirus, ma anche un’opportunità e un’occasione per introdurre profondi mutamenti nel sistema economico e sociale. Ciò sarà possibile solo se prevarrà la capacità di indirizzare la spendita delle risorse su progetti credibili che possano davvero segnare un mutamento profondo e duraturo. Anche la Sardegna dovrà partecipare a questo percorso, rifuggendo dalla tentazione di disperdere le proprie possibilità di proposta in decine di progetti di svariata natura. Da questo punto di vista pensiamo che ci si dovrebbe concentrare su un solo obiettivo: il superamento dei due principali svantaggi dell’Isola rispetto al resto dell’Italia e dell’Europa. Da una parte la difficoltà di interconnessione tra le diverse parti della Sardegna, dall’altra un sistema di produzione di energia costoso e obsoleto. A questo scopo è indispensabile la realizzazione di una rete ferroviaria veloce e integrata come unico strumento utile a creare una connessione profonda fra le diverse parti della Sardegna. Storicamente la difficoltà di mettere in relazione sistemica l’intera isola è sempre stato uno degli impedimenti maggiori alla crescita economica e sociale della stessa, il Recovery Plan potrebbe e dovrebbe essere un’occasione da non perdere.
Allo stesso tempo, sviluppare il grande potenziale dell’Isola nel campo delle fonti energetiche rinnovabili per la produzione da elettrolisi di idrogeno verde decarbonizzato che non solo consentirebbe un drastico abbattimento delle emissioni di CO2, ma anche, in una regione potenzialmente ricca di rinnovabili, di progettare un futuro totalmente privo delle medesime emissioni”
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lampadadialadmicromicro13NGEu-Recovery Plan in Sardegna. Crediamo sia da appoggiare la richiesta dei cinque sindaci sardi. E’ esagerato concentrasi su un solo obbiettivo, ma è giusto non disperdere i fondi in troppi progetti. Questo dei collegamenti ferroviari merita il podio, per l’utilità e per la sostenibilità. Ovviamente quanti ai sistemi energetici da utilizzare occorre essere sicuri nelle scelte da fare, per questo coinvolgendo gli esperti e le comunità scientifiche pertinenti. Intanto plaudiamo che in questa occasione sia sia trovata l’unanimità di intenti tra sindaci espressione di diverse appartenenze politiche.
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Come Aladinpensiero ne abbiamo parlato in più occasioni, eccone una: http://www.aladinpensiero.it/?p=99242
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PROSSIMI EVENTI
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Venerdì 5 marzo alle ore 18.00 Il manifesto sardo e AladinPensiero organizzano un seminario web sul Recovery Plan in diretta dalla pagina Facebook, YouTube e dal sito del manifesto sardo.
Intervengono: Lilli Pruna, docente di Sociologia dei processi economici e del lavoro – Università di Cagliari; Chiara Maria Murgia, laureanda in Cooperazione Internazionale e Sviluppo presso La Sapienza Università di Roma; Alessandro Spano, docente di economia aziendale – Università di Cagliari; Enrico Lobina della Fondazione Sardinia; Graziella Pisu, esperta fondi strutturali europei, già direttore Centro di Programmazione RAS; Umberto Allegretti, professore emerito di diritto pubblico – Università di Firenze; Andrea Soddu, sindaco di Nuoro. Coordinano Roberto Loddo de il manifesto sardo e Franco Meloni di AladinPensiero.
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Giuseppe De Rita interviene sul Corriere proponendo realismo (forse troppo): “Un Recovery plan all’insegna del massimo realismo”.
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Recovery Plan – Che fare? Dibattito.

sard-2030schermata-2021-02-17-alle-14-48-00 di Franco Meloni, fisico.
La pandemia ci può dare una grande occasione per ripensare a come vogliamo il futuro della Terra, in generale, e della Sardegna in particolare.
Per quanto ci riguarda, si può ricordare che l’Irlanda all’inizio del ‘900 ha basato il proprio sostentamento prevalentemente sulla coltivazione delle patate. Quando i raccolti sono stati vanificati da una malattia delle piante, moltissimi sono morti per fame, e moltissimi hanno emigrato nell’allora accogliente USA.
Noi abbiamo un grandissimo problema di emigrazione e abbiamo basato prevalentemente la nostra ricchezza sul turismo.
Abbiamo bisogno delle migliori intelligenze e quindi l’istruzione deve avere la preminenza sui nostri futuri impegni.
Abbiamo necessità di avere lavoro, che da dignità.
Dobbiamo scegliere se essere un popolo di sottomessi camerieri o indicare, piuttosto, una via giusta per una convivenza accogliente, tollerante e in grado di far crescere nel confronto con altre culture.
Dobbiamo razionalizzare le scelte e, prima di tutto, dobbiamo renderci conto che non si può e non si deve demandare ad altri la scelta che riguarda i nostri figli.
La partecipazione politica deve essere ritenuta fondamentale per rigenerare una classe dirigenziale degna di questo nome.
La democrazia, unica forma di amministrazione sociale che ha il compito di equilibrare il vantaggio dei singoli con quelli della comunità, può funzionare solo se gli elettori hanno una consapevolezza critica delle scelte che stanno compiendo. Nessuna scusa per l’ignoranza.
Non bisogna essere degli esperti di macroeconomia per capire che bisogna iniziare dando corpo alle infrastrutture.
La Sardegna ha bisogno di potenziare un sistema ferroviario che, senza ambire alla grande velocità, ci permetta di non usare l’automobile per spostarci da un capo all’altro della nostra piccola isola in due ore.
L’edilizia deve privilegiare la messa a norma di ospedali – da riorganizzare data la possibile ricomparsa del virus, comunque si chiami – dislocati nel territorio con punte di eccellenza da valutare con grande senso critico.
Devono essere messe in grado di funzionare le scuole, che devono adottare tecniche di didattica obbligate dalla pandemia. Si deve fare uno sforzo colossale per passare dalla carenza di carta igienica alla condivisione telematica.
Nello sviluppo delle conoscenze, a livello universitario, si deve dare priorità allo studio del reperimento dei beni alimentari nel rispetto della natura. Nessun terreno deve restare incolto o non rimboschito.
Abbiamo una tradizione culturale millenaria e questa deve essere utilizzata perché le nostre pietre fitte, i nostri nuraghi, i nostri pozzi sacri siano oggetto di studio da parte di persone che vogliano essere viaggiatori e non turisti.
Se vogliamo essere degni figli dei costruttori delle mille torri dobbiamo sostenere la cultura in tutte le sue forme. Le nostre musiche, i colori dei vestiti, l’eleganza dei nostri gioielli, la melodia delle nostre poesie devono essere orgoglioso tratto che ci rende consapevoli della nostra parte nella storia.
Abbiamo un grande compito davanti a noi. Facendo rientrare i nostri emigranti, cerchiamo di ripopolare i paesi che, in una nuova prospettiva abitativa, possono essere modello per una vita più rispettosa della terra che ci accoglie.
Abbiamo bisogno di usare tutta la nostra intelligenza per uscire dalla caverna dove ci ha confinato il nostro egoismo.
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INIZIATIVE SEGNALATE
Next Generation Eu – Recovery Fund. I Sardi si fanno il Recovery Plan. “Quelli che non stanno a guardare. Un patto per la Sardegna”
patto-nge-2021-01-28-alle-12-21-48Venerdì 19 febbraio 2021 un webinar – organizzato dal “Patto per la Sardegna” in collaborazione con la “Fondazione Caritas San Saturnino” – con il contributo di autorevoli partecipanti. Per rivedere il webinar, registrato sulla pagina Youtube del Patto per la Sardegna: https://www.youtube.com/channel/UCSHDj27FD9rsSN7XgEYBR7g .
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PROSSIMI EVENTI
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Venerdì 5 marzo alle ore 18.00 Il manifesto sardo e AladinPensiero organizzano un seminario web sul Recovery Plan in diretta dalla pagina Facebook, YouTube e dal sito del manifesto sardo.
Intervengono: Lilli Pruna, docente di Sociologia dei processi economici e del lavoro – Università di Cagliari; Chiara Maria Murgia, laureanda in Cooperazione Internazionale e Sviluppo presso La Sapienza Università di Roma; Alessandro Spano, docente di economia aziendale – Università di Cagliari; Enrico Lobina della Fondazione Sardinia; Graziella Pisu, esperta fondi strutturali europei, già direttore Centro di Programmazione RAS; Umberto Allegretti, professore emerito di diritto pubblico – Università di Firenze; Andrea Soddu, sindaco di Nuoro. Coordinano Roberto Loddo de il manifesto sardo e Franco Meloni di AladinPensiero.

Sono 209,9 i miliardi di euro destinati dall’Unione Europea all’Italia sul Recovery Fund (denominazione ufficiale Next Generation EU), da spendere entro il 2026, a cui si aggiungono i fondi strutturali europei (e per ciascun anno quelli ordinari di bilancio) sia residui, sia i nuovi della programmazione 2021-2027 (questi ultimi da spendere entro il 2029). Gli interventi programmabili in precisi progetti devono rispondere ai criteri stabiliti dalla Commissione e dal Parlamento europeo, declinando su 6 “missioni” fondamentali i 17 macro obbiettivi di sviluppo sostenibile fissati nell’Agenda Onu 2030, pienamente recepiti dall’Unione Europea. Le sei missioni sono: 1. Digitalizzazione, Innovazione, Competitività e Cultura; 2. Rivoluzione verde e transizione ecologica; 3. Infrastrutture per una mobilità sostenibile; 4. Istruzione e Ricerca; 5. Inclusione e Coesione; 6. Salute.
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L’Italia non è in ritardo rispetto alla programmazione dei fondi (i piani devono essere presentati alla Commissione europea entro il 30 aprile 2021) stante il fatto che il precedente governo Conte aveva licenziato un’ipotesi di Piano (PNRR) il 12 gennaio u.s.: un documento ben strutturato, tuttavia incompleto e carente nell’individuazione dei percorsi attuativi; soprattutto privo del consenso delle Regioni, degli Enti locali e delle parti sociali, che sono indispensabili rispetto ai buoni esiti complessivi. Il governo Draghi apporterà i necessari correttivi nelle direzioni citate. Ne siamo certi, anche se non conosciamo ancora in quale misura lo farà.

A proposito della gestione e della spendita dei fondi, nutriamo fondate preoccupazioni sull’efficienza degli apparati ai quali compete l’operatività. De Gaulle, o forse ancor prima Napoleone, diceva “l’intendenza seguirà”, nel senso che alle decisioni politiche devono necessariamente seguire quelle attuative. Ecco, anche su questo versante, stante l’esperienza del passato, non possiamo essere tranquilli. C’è molto da correggere, in tutti gli ambiti interessati e a tutti i livelli. E in Sardegna? I problemi sono analoghi, con una dose di maggiore criticità.

Non sappiamo ancora di quanti fondi potrà disporre la Sardegna. Si parla di oltre 7 miliardi di euro, con le ulteriori aggiunte (fondi strutturali e di bilancio), sempre riferiti alla programmazione 2021-2027. Sui due versanti, quello della programmazione e quello della gestione, occorre impegnarsi, in misura molto più rilevante di quanto già si sta facendo. Occorre cambiare passo per tutti i diversi aspetti, ricercando e praticando la massima unità possibile tra le forze politiche tra di loro, le istituzioni e le parti sociali. Un po’ sul modello proposto (o imposto) da Mattarella-Draghi, che speriamo abbia successo. Dobbiamo mettere mano all’adeguamento della struttura gestionale, richiamando all’esercizio di forte corresponsabilità i pubblici impiegati, a tutti i livelli. E chiamando i cittadini, singoli e organizzati, a un forte coinvolgimento, nelle forme più avanzate della sussidiarietà.

Di tutto questo ci occuperemo in una serie di webinar, organizzati da il manifesto sardo e da Aladinpensiero (e altri media che si aggiungeranno), a cui parteciperanno politici, sindacalisti, esperti, funzionari pubblici, esponenti del mondo economico, della cultura, del terzo settore e volontariato, operatori della comunicazione. La NGEU è un’occasione che sarebbe drammatico perdere. Ma noi siamo gramscianamente ottimisti.
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Next Generation Eu – Recovery Fund. I Sardi si fanno il Recovery Plan. “Quelli che non stanno a guardare. Un patto per la Sardegna”

patto-nge-2021-01-28-alle-12-21-48Venerdì 19 febbraio 2021, dalle ore 16 alle 18, un webinar – organizzato dal “Patto per la Sardegna” in collaborazione con la “Fondazione Caritas San Saturnino” – con il contributo di alcune voci autorevoli che introdurranno alla riflessione comune.

Interverranno:
- Umberto Allegretti, professore emerito di Istituzioni di Diritto Pubblico all’Università di Firenze;
- Andrea Soddu, Sindaco di Nuoro e Presidente del Consiglio delle Autonomie Locali della Sardegna;
- Gavino Carta, Segretario Generale della CISL sarda;
- Stefania Piras, Sindaca di Oniferi;
Coordina: Cristiano Erriu , ex Assessore regionale Enti Locali.
Seguiranno testimonianze e interventi programmati, tra cui Franco Marras (presidente regionale Acli); don Angelo Pittau (responsabile pastorale sociale e dl lavoro diocesi Ales-Terralba).
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Ecco il link: https://www.youtube.com/channel/UCSHDj27FD9rsSN7XgEYBR7g .

Patto per la Sardegna nel “Next Generation Eu”. Save the date. Punta de billete. Prendi nota.

patto-nge-2021-01-28-alle-12-21-48 I Sardi si fanno il Recovery Fund. “Quelli che non stanno a guardare. Un patto per la Sardegna”.
Venerdì 19 febbraio 2021, dalle 16 alle 18.
Un webinar – organizzato dal Patto per la Sardegna in collaborazione con la Fondazione Caritas San Saturnino – con il contributo di alcune voci autorevoli che ci introdurranno alla riflessione comune.
Interverranno:
- Umberto Allegretti, professore emerito di Istituzioni di Diritto Pubblico all’Università di Firenze;
- Andrea Soddu, Sindaco di Nuoro e Presidente del Consiglio delle Autonomie Locali della Sardegna;
- Gavino Carta, Segretario Generale della CISL sarda.
- Stefania Piras, Sindaca di Oniferi.
Coordina: Cristiano Erriu
Seguiranno testimonianze e interventi programmati
A breve il Link di connessione.

Appello. Un patto di tutti i sardi per la Sardegna.

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“Non ci si salva da soli”. Per battere il Covid in Sardegna è urgente la “buona politica; non quella asservita alle ambizioni individuali o alla prepotenza di fazioni o centri di interessi”.

Appello di cattolici sardi

Premessa.
Noi cittadini sardi, cattolici ispirati dai valori del Vangelo, fedeli agli insegnamenti del Concilio Vaticano II e della dottrina sociale della Chiesa, convintamente riproposti dalle ultime illuminanti encicliche di Papa Francesco, ci dichiariamo preoccupati e angosciati per il precipitare della situazione economica della Sardegna, con il portato di sofferenze materiali e psicologiche per un numero crescente di persone appartenenti a tutti gli strati della società sarda, specie dei meno abbienti. Chiediamo pertanto a tutti, a partire da quanti hanno responsabilità pubbliche, nelle Istituzioni e nelle altre organizzazioni della Società, e a tutti gli uomini e a tutte le donne di buona volontà, un impegno corale che, nel rispetto delle differenze delle diverse appartenenze politiche e culturali, ci renda solidali e attivi per uscire dalla situazione di crisi e difficoltà antiche e attuali della nostra regione.
[segue]

Appello. Un patto di tutti i sardi per la Sardegna.

costituenteNon ci si salva da soli
di Franco Meloni, su il manifesto sardo.

Attraverso l’appello qui pubblicato, un gruppo di cattolici sardi preoccupati della situazione generale e, in particolare, della Sardegna, sollecitano un impegno corale dei cittadini sardi e delle Istituzioni per arrestare il declino della regione e lavorare uniti per un suo nuovo sviluppo, volgendo la terribile crisi dovuta all’epidemia covid-19 a nuove prospettive.

L’appello si collega idealmente alle esortazioni di Papa Francesco, significativamente al video-messaggio da lui fatto al termine delle giornate del The Economy of Francesco e al documento finale dello stesso evento denominato “Patto di Assisi”. Con questi intenti l’appello mira a creare un forte spirito unitario, ispirandosi alla proficua alleanza tra appartenenti a diverse impostazioni culturali (cattolica, marxista, liberale, azionista) che caratterizzò la ricostruzione dell’Italia dalle macerie della II guerra mondiale, superando le profonde devastazioni morali, culturali e materiali del nazifascismo. Proprio a quel “Patto politico-culturale” dobbiamo la magnifica Carta costituzionale della Repubblica e, per quanto ci riguarda, lo Statuto di autonomia della Sardegna. Ovviamente, nel nostro caso, il primo ambito di riferimento e terreno di azione è la Sardegna, tuttavia inserita nei più ampi contesti: italiano, mediterraneo, europeo, planetario. In conclusione, l’appello non si indirizza solo ai cattolici, singoli e associati, chiamati a un risveglio rispetto alla necessità imprescindibile di un loro maggior impegno politico (come precisamente indicato da Papa Francesco), ma a tutte le componenti organizzate della società e ai singoli cittadini, nel rispetto delle diversità di ogni tipo, che però devono trovare comuni percorsi per grandi finalità da perseguire, insieme. Ecco perchè in questa fase si chiede a tutte e tutti di sottoscriverlo, per poi far scaturire dallo stesso e dal dibattito che saprà suscitare coerenti iniziative culturali, sociali, politiche.
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“Non ci si salva da soli”. Per battere il Covid in Sardegna è urgente la “buona politica; non quella asservita alle ambizioni individuali o alla prepotenza di fazioni o centri di interessi”.

Appello di cattolici sardi

Premessa.

Noi cittadini sardi, cattolici ispirati dai valori del Vangelo, fedeli agli insegnamenti del Concilio Vaticano II e della dottrina sociale della Chiesa, convintamente riproposti dalle ultime illuminanti encicliche di Papa Francesco, ci dichiariamo preoccupati e angosciati per il precipitare della situazione economica della Sardegna, con il portato di sofferenze materiali e psicologiche per un numero crescente di persone appartenenti a tutti gli strati della società sarda, specie dei meno abbienti. Chiediamo pertanto a tutti, a partire da quanti hanno responsabilità pubbliche, nelle Istituzioni e nelle altre organizzazioni della Società, e a tutti gli uomini e a tutte le donne di buona volontà, un impegno corale che, nel rispetto delle differenze delle diverse appartenenze politiche e culturali, ci renda solidali e attivi per uscire dalla situazione di crisi e difficoltà antiche e attuali della nostra regione.

1. Il momento della Sardegna.

La Sardegna nel momento in cui ha bisogno della più grande ricostruzione morale sociale ed economica della sua storia contemporanea – che può iniziare proprio dalla lotta al Coronavirus e ai suoi devastanti effetti – risulta paralizzata da un insieme di contraddizioni che si scaricano soprattutto sui più deboli.

La pandemia da Coronavirus ha ulteriormente aggravato le già precarie condizioni economiche e sociali della Regione. L’aggiornamento congiunturale dell’economia della Sardegna del novembre 2020, pubblicato dalla Banca d’Italia, sottolinea la forte negatività di tutte le variabili ( molto peggio di quanto accaduto a livello nazionale) dal PIL ai consumi, dalle esportazioni all’occupazione, dal fatturato agli ordinativi di tutti i settori dall’agricoltura all’industria, dal commercio, all’edilizia dal turismo ai servizi. Gli effetti di questa crisi strutturale avranno pesanti conseguenze oltrechè sul piano sociale anche su specifiche situazioni come l’emigrazione dei giovani istruiti, l’ulteriore spopolamento dei piccoli comuni, l’incremento dei livelli di povertà.

2. Principali emergenze

In diversi settori fondamentali le situazioni di crisi si sono aggravate negli anni.

– Nella scuola, nella formazione, nell’Università e nella Ricerca, comparti in cui si ampliano i divari tra i partecipanti a tutti i livelli – con esclusioni dettate in grande misura dalle condizioni economiche di partenza delle famiglie – oggi anche acuiti dalla formazione a distanza.

– Nei trasporti perennemente incerti al punto di togliere ai sardi il diritto costituzionale alla mobilità. E’ dei giorni scorsi la dichiarazione relativa all’interruzione dal 1° dicembre di tutti i collegamenti navali in convenzione.

– Nella sanità, con i tagli sistematici agli organici, l’annuncio di riforme penalizzanti nei confronti dei territori, l’intasamento degli ospedali; il taglio delle borse di studio per le specializzazioni mediche. Questioni ben rappresentate in questo periodo dal malessere dei sindaci di fronte all’enormità dell’emergenza sanitaria disperatamente affrontata dai medici, dal personale sanitario, dagli operatori delle cooperative sociali e del volontariato a cui va la nostra solidarietà

– Nelle pubbliche amministrazioni, in tutte le diverse articolazioni, dove si aggrava la farraginosità burocratica al punto da compromettere i diritti dei cittadini, ma anche delle imprese, ostacolate anzichè sostenute nella funzione di creare lavoro per uno sviluppo economico eco-sostenibile.

Nella politica, segnata dal crollo della partecipazione dei cittadini sardi agli eventi elettorali e, spesso , da carenze programmatiche e attuative che rischiano di mettere a repentaglio i diritti della persona e perfino del rispetto della dignità umana. Nell’emergenza attuale, che riguarda tutti, ad essere maggiormente colpite sono, come sempre, le fasce sociali più deboli della popolazione: giovani, donne, anziani, poveri di ogni tipologia e, tra essi, ammalati, persone con basso livello culturale, analfabeti digitali, i residenti nei piccoli centri dell’interno, disoccupati.

Le famiglie che già vivevano in situazioni di disagio prima dell’inizio dell’emergenza sanitaria, versano oggi in situazioni di gravissima difficoltà, come testimoniano anche i recenti dati della Caritas sull’aumento della povertà assoluta e relativa.

La Sardegna ha bisogno, dunque, di interventi concreti sulle politiche per la famiglia, i giovani, il lavoro e le imprese, la questione ambientale, la sanità, la scuola, le infrastrutture, l’Università, la ricerca, le nuove tecnologie, la lotta alla corruzione.

3. La buona politica

Sulle orme di Papa Francesco chiediamo per la Sardegna “l’urgenza della buona politica; non di quella asservita alle ambizioni individuali o alla prepotenza di fazioni o centri di interessi. Una politica che non sia né serva né padrona, ma amica e collaboratrice; non paurosa o avventata, ma responsabile e quindi coraggiosa e prudente nello stesso tempo; che faccia crescere il coinvolgimento delle persone, la loro progressiva inclusione e partecipazione; che non lasci ai margini alcune categorie, che non saccheggi e inquini le risorse naturali […] che sappia armonizzare le legittime aspirazioni dei singoli e dei gruppi tenendo il timone ben saldo sull’interesse dell’intera cittadinanza”

L’obiettivo principale della Politica deve essere, in questo frangente, la salvezza della dignità delle persone, concentrando ogni sforzo sul lavoro, sulla ricerca del bene comune e non sull’assistenzialismo.

4. Piano straordinario e Piano per la Rinascita

Si metta perciò a punto un piano straordinario di investimenti da far partire al più presto, non oltre il 1° gennaio 2021. Quando la moratoria statale sui licenziamenti finirà e termineranno le risorse straordinarie per la cassa integrazione, gran parte dei lavoratori più deboli e meno qualificati perderà il lavoro col rischio più che concreto di rimanere intrappolata in una condizione di impoverimento per lungo tempo. Pertanto è necessario fin da ora intervenire con determinazione, anche con provvedimenti legislativi straordinari, sulle ben note emergenze create dalla pandemia.

Ma anche risulta indispensabile elaborare la fase della ricostruzione con un Piano per la Rinascita da costruire da parte delle Istituzioni con la collaborazione delle parti sociali – datoriali e sindacali – dei cittadini e delle loro organizzazioni, nella pratica della sussidiarietà, affinché si immaginino e si costruiscano percorsi di riqualificazione e affiancamento sociale condivisi e in grado di traghettare non solo le vittime del lockdown, ma l’intera Sardegna nella fase del post Covid. Questo piano indispensabile anche per utilizzare al meglio le ingenti risorse, che dovrebbero arrivare dal Recovery fund dell’Unione Europea. Si corre il rischio, infatti, che tali risorse vengano male utilizzate o sprecate se non si dovessero avere le idee chiare sulla loro destinazione e modalità d’impiego.

5. Unità per il bene della Sardegna

Come cattolici apprezziamo e sosteniamo il valore e l’importanza del pluralismo e della dialettica tra le forze politiche. Ma oggi, in questi tempi straordinari, le contrapposizioni devono mitigarsi lasciando posto al perseguimento di una grande unità tra le forze politiche e istituzionali. Il bene della Sardegna e della sua gente vale molto di più di piccoli vantaggi elettorali.

Speravamo tutti che questa pandemia da Covid-l9 cessasse e si potesse riprendere la vita nella sua normalità. Ma non è così. L’emergenza non sarà di breve durata e siamo certi che molto non sarà più come prima e che dobbiamo acquistare capacità politica di disegnare e realizzare nuovi e inediti scenari, come abbiamo cercato di argomentare in questo scritto.

Nell’esperienza drammatica che stiamo vivendo, e che ci ha fatto toccare con mano quanto siamo collegati e interdipendenti, ci è consegnata questa lezione: come il contagio avviene per contatto anche l’uscita dall’emergenza è possibile nel fare corpo unico. Non ci si salva da soli.

6. «Non sprechiamo la crisi!»

Rammentiamo in conclusione il recente messaggio della Conferenza Episcopale Italiana alle comunità cristiane in tempo di pandemia: “Viviamo una fase complessa della storia mondiale, che può anche essere letta come una rottura rispetto al passato, per avere un disegno nuovo, più umano, sul futuro. «Perché peggio di questa crisi, c’è solo il dramma di sprecarla, chiudendoci in noi stessi» (Papa Francesco, Omelia nella Solennità di Pentecoste, 31 maggio 2020)”.

Noi, cattolici sardi, raccogliamo queste esortazioni e chiamiamo tutte e tutti agli impegni che sinteticamente e sicuramente non esaurientemente abbiamo delineato in questo nostro appello.

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Per sottoscrivere l’appello – che fino alla pubblicazione di questo editoriale (1 dicembre 2020 ore 10) ha raggiunto 172 sottoscrizioni – inviare l’adesione (Nome, Cognome, paese/città) a una delle seguenti email: mario1946.girau@gmail.com o melonif@gmail.com. L’elenco aggiornato dei sottoscrittori è disponibile – in continuo aggiornamento – sul sito web di Aladinpensiero online, al seguente link:

Le adesioni all’appello

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Adesioni in aggiornamento [segue]

Appello: non si restringano gli spazi di partecipazione!

dibattito_pubblico“Il Dibattito Pubblico affossato prima ancora di nascere”
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Il Senato in considerazione dell’emergenza sanitaria da COVID-19 ha approvato nel disegno di legge Semplificazioni una norma di deroga al ricorso alla procedura di dibattito pubblico prima di una grande opera pubblica, come previsto dal Dpcm n. 76/2018 che ha introdotto nel nostro ordinamento il «Regolamento recante modalità di svolgimento, tipologie e soglie dimensionali delle opere sottoposte a dibattito pubblico». L’appello perché la legge vigente non venga modificata. Aladinpensiero aderisce e s’impegna nella diffusione dell’appello.
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Appello per un cambio di prospettiva della partecipazione in Italia

Siamo esperti di processi partecipativi, studiosi di democrazia deliberativa, membri di associazioni che si occupano di innovazione democratica, cittadini impegnati per il bene comune. Scriviamo per esprimere la nostra preoccupazione per una norma approvata dal Senato nel disegno di legge Semplificazioni: l’introduzione di una deroga al ricorso alla procedura di dibattito pubblico prima di una grande opera pubblica.
Ecco la norma approvata all’articolo 8 del disegno di legge Semplificazioni:
6-bis. In considerazione dell’emergenza sanitaria da COVID-19 e delle conseguenti esigenze di accelerazione dell’iter autorizzativo di grandi opere infrastrutturali e di architettura di rilevanza sociale, aventi impatto sull’ambiente, sulle città o sull’assetto del territorio, sino al 31 dicembre 2023, su richiesta delle amministrazioni aggiudicatrici, le regioni, ove ritengano le suddette opere di particolare interesse pubblico e rilevanza sociale, previo parere favorevole della maggioranza delle amministrazioni provinciali e comunali interessate, possono autorizzare la deroga alla procedura di dibattito pubblico di cui all’articolo 22, comma 2, del decreto legislativo 18 aprile 2016, n. 50, e al relativo regolamento di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 10 maggio 2018, n. 76, consentendo alle medesime amministrazioni aggiudicatrici di procedere direttamente agli studi di prefattibilità tecnico-economica nonché alle successive fasi progettuali, nel rispetto delle disposizioni del decreto legislativo 18 aprile 2016, n. 50.

Cos’è il Dibattito Pubblico

Il dibattito pubblico è un processo di informazione, partecipazione e confronto pubblico che ha lo scopo di accrescere il coinvolgimento dei cittadini e cittadine nei processi di realizzazione delle grandi opere e si svolge nelle fasi iniziali di elaborazione del progetto, al fine di valutare gli impatti delle diverse alternative e orientare le scelte. Ispirato al modello francese del débat public (introdotto dalla c.d. legge Barnier nel 1995) e già previsto in alcune leggi regionali, non è vincolante per il decisore pubblico ma permette di individuare e trattare con anticipo possibili conflitti che rischierebbero di rallentare la realizzazione degli interventi, come si è verificato in numerosi casi di infrastrutture controverse. Tale procedura ha una durata di pochi mesi, portando benefici sia in termini di trasparenza e democraticità delle decisioni sia in termini di speditezza ed efficacia dell’azione amministrativa, sottraendola alle pressioni settoriali e localistiche. Il dibattito pubblico è uno strumento nato per gestire una conflittualità latente o esplicita e per migliorare la qualità della progettazione delle opere, serve ad aiutare e facilitare la decisione. Non è un elemento di complicazione o rallentamento delle procedure e può essere svolto anche negli ambienti digitali, nel rispetto dei principi inclusivi sul piano del confronto e della deliberazione, della celerità e della tutela sanitaria.
Perché questa deroga è inopportuna
Ci preoccupa la deroga alle norme sul dibattito pubblico. La partecipazione civica è un diritto e una modalità per rendere le scelte più condivise e quindi più sostenibili, non è un intralcio. La norma approvata dal Senato sembra invece appoggiare l’erronea percezione che informare e ascoltare il punto di vista dei cittadini sia una complicazione ed una perdita di tempo, mentre numerose opere in Italia sono ferme proprio a causa della mancanza di dialogo e di informazione delle popolazioni. Un preventivo ascolto civico tende ad accorciare piuttosto che ad allungare un processo decisionale.
Questa deroga nega dunque non solo un diritto individuale riconosciuto da legislazioni internazionali, europee e nazionali, ma impedisce l’adozione di decisioni strategiche e di politiche pubbliche di migliore qualità. E questo proprio in una congiuntura emergenziale durante la quale il coinvolgimento dei cittadini diventa più prezioso in quanto garanzia di trasparenza e di dialogo sociale.
Cosa proponiamo
Chiediamo al Legislatore di ripensarci e di abrogare la norma che introduce la deroga al dibattito pubblico. Invitiamo il Governo a rispettare gli impegni presi anche in sedi internazionali (l’Italia è firmataria della Convenzione di Aahrus) e di mettere al primo posto l’interesse generale e la tutela dei diritti di cittadine e cittadini. La deroga costituisce una regressione dei diritti e un peggioramento dei metodi di decisione e di costruzione delle politiche pubbliche. Da questo punto di vista la scelta del Senato appare non solo incomprensibile, ma anche nociva per la qualità delle opere infrastrutturali di cui il paese ha bisogno.
Le socie ed i soci di Aip2 – Associazione Italiana per la Partecipazione Pubblica

Insieme a:
Chiara L. Pignaris, presidente Associazione Italiana per la Partecipazione Pubblica

Giandiego Càrastro, socio Aip2 e membro Argomenti2000 Senigallia

Giovanni Allegretti, Centro de Estudos Sociais dell’Universitá di Coimbra, Portogallo

Marianella Sclavi, presidente di Ascolto Attivo srl e docente al Master ProPart di Venezia

Agnese Bertello, facilitatrice di Ascolto Attivo srl

Ilaria Casillo, prof. associata Facoltà di urbanistica Università Gustave Eiffel Parigi

Francesca Gelli, direttrice del Master IUAV in Progettazione Partecipata – ProPART

Susan George, docente Università di Pisa, presidente Aip2 2016-2019

Alfonso Raus, formatore, esperto di processi partecipativi e di innovazione territoriale – socio Aip2

Antonio Floridia, dirigente del Settore Politiche per la partecipazione della Regione Toscana

Andrea Pirni, prof. associato di Sociologia dei fenomeni politici, Università di Genova

Sofia Mannelli, presidente associazione Chimica Verde Bionet

Veronica Dini, presidente Systasis – Centro Studi per la prevenzione e la gestione dei conflitti ambientali

Iolanda Romano, socia fondatrice di Avventura Urbana

Ilaria Ramazzotti, Coordinatrice Argomenti2000 Senigallia

Umberto Allegretti, già professore ordinario di diritto pubblico presso l’università di Firenze

Maria Chiara Prodi

Giuseppe Maiorana, direttore dello spazio museale di Belìce/EpiCentro della Memoria Viva _CRESM

Elena Pivato, Urban Center Brescia

Lucia Lancerin, architetto (VI) – socia di Aip2

Elena Farnè, socia di Aip2

Andrea Panzavolta, di Formattiva – socio di Aip2

Giovanni Realdi, insegnante

Gabriella Giornelli

Maria Cristina Venanzi, consulente comunicazione pubblica

Antonio Sgueglia

Sara Giacomozzi, architetto paesaggista – socia di Aip2

Andrea Caccìa, facilitatore – socio Aip2

Andrea Pillon, Avventura Urbana Srl

Lilli Antonacci, facilitatrice e animatrice sociale – socia Aip2

Maurizio Schifano, Service Designer – Associazione Coltivatori di bellezza

Luca Raffini, ricercatore in Sociologia dei fenomeni politici, Università di Genova – socio Aip2

Alessio Conti, professore

Angelo D. Marra, avvocato

Mauro Julini, facilitatore, mediatore, formatore di mediatori e negoziatori – socio Aip2

Antonella Giunta, Aip2

Sara Serravalle, esperta di gestione di conflitti urbani ed ambientali e dottore di ricerca – socia Aip2

Franco Meloni, direttore, e la redazione di Aladinpensiero online

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Per sottoscrivere l’appello inviare una mail a: info@aip2italia.org

Per scaricare il documento
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Fonte illustrazione: http://www.aladinpensiero.it/?p=112366regione-e-ambiente
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Per correlazione
sasso e funeUmberto Allegretti 2-4-08-Buone brevi letture: Umberto Allegretti “Democrazia partecipativa e processi di democratizzazione”, 2009.
- Buone impegnative letture. “Convenzione sull’accesso alle informazioni, la partecipazione del pubblico ai processi decisionali e l’accesso alla giustizia in materia ambientale, fatta ad Aarhus il 25 giugno 1998″. Ratificata dall’Italia con Legge del 16 marzo 2001, n. 108 (Suppl. alla G.U. n.85 dell’11 aprile 2001).
OLYMPUS DIGITAL CAMERA
CONVENZIONE INTERNAZIONALE 25 giugno 1998, Aarhus.
Convenzione sull’accesso alle informazioni, la partecipazione del pubblico ai processi decisionali e l’accesso alla giustizia in materia ambientale, fatta ad Aarhus il 25 giugno 1998
Ratificata con Legge del 16 marzo 2001, n. 108 (Suppl. alla G.U. n.85 dell’11 aprile 2001)
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- Anche su Giornalia.

Appello

dibattito_pubblico“Il Dibattito Pubblico affossato prima ancora di nascere”
appello per un cambio di prospettiva della partecipazione in Italia
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Referendum. Appello di 183 costituzionalisti per il NO.

b48635f8-296d-450d-b28a-07943a88b113Ecco l’appello integrale e i 183 firmatari.
Le ragioni del nostro NO al referendum sulla riduzione del numero dei parlamentari In risposta all’appello del Direttore della testata online Huffington Post Mattia Feltri, pubblicato lo scorso 8 agosto, le sottoscritte e i sottoscritti, docenti, studiose e studiosi di diritto costituzionale, intendono spiegare le ragioni tecniche per le quali si oppongono alla riforma sulla riduzione del numero dei parlamentari, illustrando i rischi per i principi fondamentali della
Costituzione che la revisione comporta.
Si precisa che il presente documento scaturisce da un’iniziativa autonoma e totalmente indipendente sia dal Coordinamento per la democrazia costituzionale (CDC), sia dal Comitato nazionale per il No al taglio del Parlamento, così come da ogni altro ente, organismo e associazione, esprimendo considerazioni frutto esclusivamente dell’elaborazione collettiva dei sottoscrittori. [segue]

Le politiche nazionali per il Mezzogiorno e per la Sardegna. Sud: un Piano c’è, bisogna conoscerlo, migliorarlo, attuarlo!

sud-2030-allegretti ape-innovativa Con l’intervento di Gianfranco Sabattini proseguiamo il dibattito sul “Piano Sud 2030, Sviluppo e coesione” avviato dall’articolo di Umberto Allegretti su Aladinpensiero del 14 maggio 2020. Non sfuggono le diverse accentuazioni di giudizio sugli elementi che compongono il piano dei due illustri Autori. Sabattini mette in guardia da un’impostazione tuttora eccessivamente centralistica del piano, almeno nella sua attuale configurazione, foriera di nuovi fallimenti e anche sul rischio che si riproduca da parte regionale nei confronti dei Comuni il perverso rapporto tra Stato e Regioni. Non ultimo il severo richiamo alla persistente impreparazione della classe politica locale, che richiederebbe adeguati interventi di formazione e aggiornamento (e non solo) degli operatori, politici e tecnici e amministrativi, a tutti i livelli. Allegretti si mostra più ottimista, intanto per l’impianto condivisibile del piano, suscettibile di miglioramenti, soprattutto negli aspetti gestionali. Il punto di incontro tra i due Autori ci sembra stia soprattutto nella sollecitazione a lavorare per rendere operativo il piano correggendone carenze e difetti. Come non potrebbe essere d’accordo Umberto Allegretti nell’auspicare e prevedere nella concretezza della gestione il massimo di partecipazione da parte delle amministrazioni regionali e locali e delle popolazioni, sapendo essere lui uno dei massimi esperti e propugnatori della democrazia partecipativa e deliberativa? [Franco Meloni].
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Piano per il Sud 2030: propositi e limiti

di Gianfranco Sabattini

Il Ministro per il Sud e la coesione sociale, Giuseppe Provenzano, ha presentato, poco prima che scoppiasse la pandemia da Coronavirus, un “Piano per il Sud 2030”, il cui scopo dovrebbe essere quello, non solo di migliorare le condizioni sociali e produttive delle regioni meridionali, ma anche di avviare un processo di crescita e sviluppo dell’intero Paese; un obiettivo da perseguire all’interno di una strategia generale: “investire nel Sud oggi pensando all’Italia di domani”. A tal fine, sono indicate le “risorse” da utilizzare, le “missioni” da svolgere, i “risultati” da raggiungere, le “procedure” da migliorare, i “processi” da monitorare, gli “strumenti” da utilizzare e i “soggetti” da coinvolgere.
Le risorse saranno prevalentemente quelle nazionali ed europee riferite al periodo di programmazione 2021-2027, da utilizzare per il rilancio degli investimenti pubblici, al fine di compensare il progressivo disinvestimento dello Stato nel decennio trascorso. Il Piano individua cinque “grandi missioni”, per realizzare un “Sud rivolto ai giovani”, un “Sud connesso ed inclusivo”, un “Sud per la svolta ecologica”, un “Sud frontiera dell’innovazione” e un “Sud aperto al Mondo Mediterraneo”. La realizzazione delle cinque missioni risponderà alle priorità di promuovere un deciso avanzamento competitivo del sistema produttivo meridionale e di creare “nuova impresa e nuova occupazione, in particolare per i giovani e le donne meridionali”.
I risultati saranno perseguiti attraverso una serie di “discontinuità” rispetto al passato, la principale delle quali riguarderà il “metodo di definizione e attuazione dei programmi di investimento”, che verrà riformato adottando una “cooperazione rafforzata” fra tutti gli attori coinvolti nell’attuazione del Piano. Il nuovo metodo, si precisa, sarà anche improntato al rafforzamento del ruolo di coordinamento e di impulso del “presidio centrale”, attraverso l’istituzione, per ciascuna delle cinque missioni, di “Comitati di indirizzo” e di “Piani di sicurezza e coordinamento nazionali”.
Col nuovo metodo sarà inoltre inaugurata una “nuova politica territoriale” in grado di rispondere, non solo alla riduzione del divario tra il Nord e il Sud del Paese, ma anche di quello tra “centri e periferie”, per restituire “protagonismo” ai luoghi marginalizzati dalle precedenti politiche.
Infine, il Piano per il Sud prevede che la sua attuazione debba avvenire attraverso un percorso partecipato dell’azione pubblica e di quella privata, ma anche e soprattutto attraverso “il confronto e la interlocuzione con le amministrazioni regionali e locali, con i parlamentari, i partiti, gli attori sociali e sindacali, le imprese e le forze dell’associazionismo”.
Nel complesso, considerate le condizioni economiche e sociali che caratterizzano attualmente il Paese, il Piano appare essere un’ennesima proposta di “buone intenzioni”; la sua attuazione, oltre che delle incertezze che peseranno sulla sua compiuta realizzazione, a causa degli effetti e delle conseguenze della pandemia da Coronavirus, risentirà dell’indeterminazione del nuovo metodo di definizione e attuazione dei programmi di investimento, della burocratica moltiplicazione degli strumenti operativi e dell’incerta individuazione degli enti periferici da coinvolgere (non è indicato il ruolo delle Regioni e tanto meno quello degli Enti locali). Inoltre, la formulazione e l’attuazione del Piano ripropongono, come risulta dal previsto “rafforzamento del presidio centrale”, la persistenza del centralismo decisionale statale che ha sempre caratterizzato la politica d’intervento nelle regioni meridionali del Paese. Da quest’ultimo punto di vista, il Piano si pone perciò in netta antitesi, non solo con la critica oramai consolidata sui limiti del centralismo decisionale, ma anche con i più recenti indirizzi della teoria economica riguardanti le procedure più appropriate per la promozione della crescita e dello sviluppo delle aree marginalizzate inquadrate all’interno di più vaste aree economiche.
Con riferimento all’Italia, il miglioramento dei metodi di natura quantitativa realizzato negli ultimi decenni ha consentito una più precisa valutazione degli esiti connessi agli aiuti erogati a favore delle regioni meridionali, per il superamento del loro ritardo sulla via della crescita e dello sviluppo. Grazie a tale miglioramento, Antonio Accetturo e Guido De Blasio, ad esempio, in “Morire di aiuti. I fallimenti delle politiche per il Sud [e come evitarli], hanno potuto valutare se i trasferimenti pubblici a favore delle regioni e aree arretrate del Paese (attuati dopo la fine dell’intervento straordinario all’inizio degli anni Novanta) hanno realmente contribuito a promuovere il superamento dello stato di arretratezza.
La verifica effettuata ha confermato, su basi oggettive, quella che è ormai una percezione consolidata: ovvero, che circa trent’anni di politiche d’intervento “hanno generato una diffusa sfiducia” da parte delle comunità delle regioni in ritardo nei confronti dell’utilità e dell’opportunità dei trasferimenti pubblici. Se, per il futuro, non si terrà conto di queste considerazioni, è inevitabile che all’interno delle regioni arretrate si radichi ulteriormente il convincimento che gli aiuti sono stati, nella migliore delle ipotesi, solo un sussidio per attività improduttive. Non è casuale che sia diffuso il dubbio che, stante la situazione attuale, l’ulteriore prosecuzione delle politiche in pro del Mezzogiorno, sul piano produttivo e della coesione sociale, sia destinata a sortire gli effetti sinora sperimentati.
Per il superamento di tanto pessimismo riguardo alla formulazione delle future politiche in favore delle regioni arretrate, occorrerà considerare criticamente la bassa qualità delle istituzioni locali che hanno sempre condizionato l’attuazione degli interventi. Chi vive in una regione che sinora ha fruito di trasferimenti per la promozione di un processo di crescita non riesce a liberarsi della sensazione che le politiche di sviluppo regionale sinora attuate siano diventate veri e propri canali di selezione della classe dirigente locale: si viene eletti, non per le proprie capacità amministrative o politiche, ma perché si è in grado di fare affluire risorse sul territorio e di distribuirle fra i più disparati “clienti”. Tutto ciò è valso a rendere ragionevole la presunzione che gli obiettivi dei programmi d’intervento non fossero la crescita, l’occupazione o l’inclusione sociale, ma siano stati, al contrario, i “vantaggi” della classe politica locale e della pletora di professionisti coinvolti nella progettazione e nell’attuazione di quei programmi, nonché le possibilità di carriera delle burocrazie regionali.
Se esiste una via d’uscita da questa situazione, essa non può che essere la sconfitta del centralismo decisionale; sinora è accaduto che lo Stato abbia sempre normalmente ricondotto a sé le decisioni, riguardanti non solo gli indirizzi di politica economica, ma anche quelli relativi agli interventi infrastrutturali, produttivi e sociali; quando nei programmi d’intervento che si sono succeduti nel tempo sono state coinvolte le Regioni, queste hanno reiterato il “vizio” centralista ai danni delle comunità locali, lasciando agli Enti politici che le rappresentavano solo competenze amministrative, esercitate senza una loro preventiva riorganizzazione territoriale.
Per il superamento del vizio centralista, sia a livello statale che regionale, diventa cruciale, in assenza di rimedi istituzionali assunti a livello nazionale, che all’interno delle aree regionali gli Enti locali, previo un loro riordino, siano dotati dei poteri decisionali e della strumentazione tecnica adeguata per promuovere e supportare il loro processo di crescita. In questa prospettiva di decentramento decisionale spetta alle Regioni dotare gli Enti locali del potere decisionale e della strumentazione tecnica necessari, nel quadro di una nuova prospettiva organizzativa e di funzionamento dell’intero impianto istituzionale regionale.
In quest’ottica, è plausibile ipotizzare che le Regioni abbiano solo un ruolo di coordinamento e di sintesi per rendere compatibili tra loro tutti i progetti espressi dal basso dai singoli Enti locali; inoltre, è anche plausibile assumere che le stesse Regioni giungano a svolgere il ruolo di “polo di equilibrio dinamico” tra le forze che tendono all’accentramento verticistico del potere decisionale dello Stato e le possibili derive localistiche a livello regionale.
L’uscita dall’attuale inefficienza della politica economica nazionale dovrebbe perciò significare un “ritorno al territorio”, al fine di ostacolare lo spopolamento delle aree interne regionali, rafforzandone la coesione sociale, e “curare” la sostenibilità ambientale dei processi di crescita e di riorganizzazione urbana attuabili a livello locale.
Allo stato attuale, pertanto, la discontinuità di metodo nella programmazione e attuazione degli interventi per il sostegno della crescita e dello sviluppo delle singole Regioni (in funzione anche dello sviluppo nazionale) deve consentire la partecipazione diretta delle società civili dei territori sub-regionali all’assunzione di scelte che, superando la prassi di una mera “interlocuzione” con le amministrazioni di ordine superiore, siano invece il risultato finale del coordinamento a livello regionale delle politiche locali, per la crescita dei singoli territori e dell’intera regione della quale sono parte.
A questo scopo, la riforma dell’organizzazione istituzionale, volta ad includere forti “elementi federalistici” a favore dei territori, deve essere fondata sull’attribuzione di un’autonomia decisionale alle istituzioni locali, per la progettazione e l’assunzione di scelte conformi a priorità predeterminate. In questo modo, le Regioni cesserebbero di esercitare il potere decisionale del quale hanno sinora disposto, rendendo possibile che ciò che avviene a livello dei luoghi sub-regionali sia il risultato (come sinora è avvenuto) di scelte operate dall’alto e poi calate nelle realtà territoriali.
Sin tanto che la discontinuità di metodo cui fa riferimento il Piano per il Sud 2030 lascerà impregiudicate queste auspicate e preventive riforme organizzative sul piano istituzionale è alta la probabilità che ogni nuovo programma d’intervento, per quanto lodevole nelle intenzioni, sia destinato a non riuscire, com’è accaduto per tutti i “programmi” sinora sperimentati, a perseguire gli obiettivi prefissati.
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