Riflessioni sul voto e dintorni: il dibattito è aperto, senza spingere…

Parlamento in duomo di Vanni Tola
sedia-van-gogh4Pensieri sciolti. Mi ha telefonato un amico dall’America. Voleva sapere come sono andate le elezioni europee, che accade in Italia e nella sua Sardegna. Voi che gli avreste risposto? Mai come in questa tornata elettorale si è registrata, perfino da parte degli analisti di professione, una difficoltà diffusa nell’esprimere delle valutazioni, nel formulare un minimo di analisi del voto, sondaggisti ballar0nella ricerca di capire che sta succedendo. L’impressione è che non ci si stia capendo più niente. Mancano o vengono meno quelle chiavi di lettura del voto e delle tendenze politiche che, fino a qualche anno fa, consentivano a opinionisti, osservatori e commentatori di analizzare l’evoluzione degli eventi e le trasformazioni politiche in atto, sulla base di parametri di riferimento certi e definiti. Al momento constatiamo che, a cominciare dai più noti sondaggisti, “non ci ha preso” nessuno. Tutti attendevamo un’impressionante avanzata di Grillo che, nelle sue intenzioni, avrebbe dovuto conquistare una maggioranza bulgara. Gli opinionisti più accreditati erano concordi nell’immaginare un testa a testa col Pd o il sorpasso storico di Grillo su Renzi. Lo stesso Renzi, poche ore prima del voto, si era premurato di dichiarare che, anche in caso di pareggio con Grillo o di eventuale superamento del PD, lui non si sarebbe comunque dimesso da capo del Governo. “Cazzo…” direbbe Crozza, non si era neppure accorto che stava per superare Grillo di venti punti percentuali. L’altra anomalia è rappresentata dalla cosiddetta sconfitta di Grillo. Un partito nato e cresciuto in maniera “anomala”, fuori dagli schemi classici, con un programma non programma, con obiettivi politici e strategie poco definite, unite soltanto del “tutti a casa” o come direbbe il leader “tutti affanculo”, avrebbe perduto le elezioni. Perduto? Badate che ha più del venti per cento dei voti. E Berlusconi? Plurinquisito, condannato, privato del diritto di candidarsi e perfino di quello di votare, che va dicendo di non aver potuto fare una decente campagna elettorale. Era presente in radio, televisione e videoconferenza più di Pippo Baudo e della Carrà dei tempi d’oro della televisione. Mantiene un buon quindici per cento dei voti e un grande consenso tra la sua gente che difficilmente un cittadino europeo riesce a comprendere. Cosa altro dovrebbe combinare perché una parte degli italiani smetta di accordargli consenso e si orienti verso altri leader dell’area politica del centrodestra? La sinistra, pardon l’area di centrosinistra – è più garbato e meno ideologico definirla cosi – è divisa come non mai. Trova in Renzi un leader che riesce a tenerla unita su programmi, parole d’ordine e strategie che ai meno giovani ricordano tanto la vecchia Dc. Un leader che ha, quale principale alleato di governo per le riforme istituzionali, un tale che di cognome fa Berlusconi e con il quale lavora per definire la riforma dell’assetto costituzionale del paese. Vi domanderete se è lo stesso Berlusconi di cui si parlava prima, plurinquisito, condannato ecc., si è proprio lui ma essendo il leader riconosciuto di una parte dell’elettorato continua ad avere voce in capitolo. Un altro elemento incomprensibile per i cittadini di qualunque paese democratico al mondo. Si va bene, però c’è la speranza che si rafforzi una piccola area politica a sinistra, Tsipras ha superato la soglia del quattro per cento e porterà un punto di vista di sinistra nel parlamento europeo. Certo, una bella prospettiva, anche se osservando i voti riportati nelle precedenti elezioni dalle formazioni di sinistra che hanno appoggiato Tsipras, non si è andati molto oltre una sostanziale tenuta di quel poco che già c’era, in termini numerici intendo, parlo di voti. E già il giorno dopo le elezioni si discuteva nell’area politica di riferimento della lista Tsipras sul come andare avanti. Tradotto dal politichese, sulla possibilità di realizzare un’ennesima rifondazione del pensiero della sinistra italiana non ancora renzizzata o, più realisticamente, su come continuare a rimanere divisi e puri all’interno di piccoli partitini. Nello specifico della Sardegna poi c’è anche qualche altro conto che non torna. Si è registrata una giusta ondata di protesta e indignazione per i regolamenti elettorali europei che vedono l’isola fare parte di un collegio unico con la Sicilia. Il gonarioragionamento era questo: la Sicilia ha una popolazione tra volte maggiore della Sardegna quindi, anche questa volta, i Sardi non riusciranno ad avere alcun rappresentante nel parlamento europeo. L’indignazione era tale e tanta che ha indoto perfino una parte dell’elettorato sardo all’astensionismo come atto di protesta. “ No Sardegna, no voto”, mi pare fosse questo lo slogan. E’ andata a finire che abbiamo eletto tre sardi al parlamento europeo e tra questi un candidato di prestigio quale Renato Soru. Anche in questo caso “non ci aveva preso nessuno”. Insomma, chi se la sente di analizzare il voto, l’andamento dei flussi elettorali, l’orientamento degli elettori, le prospettive del paese, si faccia pure avanti e speriamo che “ci prenda”.
————————————–
Nel riquadro in alto e in quello immediatamente sopra: Filippo Figari, Parlamento in Duomo, aula riunioni Camera di Commercio di Cagliari.
coporaz mare Figari_2
>[NdR] Daremo spazio sulla news a tutte le iniiative di dibattito sul voto europeo e oltre, cioè: sulle prospettive di costruzione di una nuova Europa, sulle polit238iche europee, sull’utilizzo dei fondi strutturali, sulle politiche internazionali ed europee (con particolare attenzione al Mediterraneo) della Sardegna, e così via.
Sardegna Europa iniz Rossomori
In questo contesto segnaliamo l’iniziativa dei Rossomori, di sabato 31 maggio, a Cagliari.
- La pagina fb dell’evento

Lascia un Commento

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>