Monthly Archives: febbraio 2016

Oggi giovedì 18 febbraio 2016

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Macroregione europea? Di cosa cosa parlano Pigliaru e Simeoni? Cerchiamo di fare chiarezza. Noi ci proviamo da tempo…

Mediterraneo-Archimedlampada aladin micromicroMacroregione? Oppure o anche Euroregione… o Gect? Di cosa cosa parlano Pigliaru e Simeoni? E’ probabile che con precisione non lo sappiano neppure loro. Cerchiamo allora di fare chiarezza. Noi, nel nostro piccolo, ci proviamo da tempo, non ci sembra che vi sia altrettanto impegno da quanti avrebbero più titoli e risorse per farlo. Su queste tematiche che richiamano capacità innovativa anche di innovazione istituzionale, di cui abbiamo particolare necessità*, s’impegnino allora innanzitutto la Regione e l’Università della Sardegna (come avevamo richiesto nel luglio 2014).
Con riferimento al nostro impegno e come stimolo per altri, ci sembra utile riproporre alcune riflessioni di Nicolò Migheli (Sardegna Soprattutto) e Franco Meloni (Aladinews), che crediamo mantengano intatta attualità. Ovviamente occorre approfondire e andare avanti nella concreta realizzazione di forme di cooperazione internazionale.
Facciamo precedere i citati contributi da una risposta in forma scritta di Johannes Hahn a nome della Commissione Europea (13 settembre 2012) a un’interrogazione dell’europarlamentare Mara Bizzotto (EFD) del 30 luglio 2012. Ci sembra chiara e quindi utile.

“Il concetto di Euroregioni è stato elaborato dal Consiglio d’Europa. Esse sono istituite al di fuori del quadro giuridico dell’UE, da gruppi, in genere di autorità pubbliche, interessati a cooperare a livello transfrontaliero. Tali gruppi sono istituiti conformemente alle rispettive legislazioni nazionali e definiscono le proprie regole di funzionamento. Sebbene il concetto non sia stato elaborato dall’UE, la Commissione è favorevole al ruolo che le Euroregioni possono svolgere nello sviluppo di progetti transfrontalieri e per superare gli ostacoli alla cooperazione, costituendo in questo modo un importante valore aggiunto per il mercato interno.
Fino ad ora gli approcci macroregionali sono stati elaborati sulla base di richieste del Consiglio europeo. Non esiste una procedura formale per l’istituzione delle macroregioni, ma l’esperienza si basa su aree vaste, che condividono sfide e opportunità comuni, che si uniscono per affrontare tali sfide in un quadro ampio che sottolinea il valore aggiunto pratico a livello di UE. Le macroregioni e la loro struttura di governance sono descritte nella comunicazione e nel piano d’azione relativi a ciascuna strategia dell’UE, integrati da orientamenti concordati dai partner partecipanti. Le macroregioni generalmente operano su una scala più ampia rispetto alle Euroregioni. L’agevolazione del mercato interno figura tra le strategie macroregionali esistenti nell’UE.
Vi sono molti tipi di gruppi di cooperazione transfrontaliera, con una struttura più o meno formale. Uno strumento formale disponibile nel contesto della politica di coesione è il gruppo europeo di cooperazione territoriale (GECT) (1). Il regolamento (CE) n. 1082/2006 descrive come istituire e gestire un GECT. I GECT agevolano e promuovono la cooperazione territoriale a vantaggio anche del mercato interno”.
(1) Regolamento (CE) n. 1082/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio.

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Per quanto riguarda esperienze concrete e recenti di macroregione, possiamo fare riferimento alla Macroregione Adriatica-ionica, approvata dall’Unione Europea nell’ottobre 2014.
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Di seguito i contributi di Nicolò Migheli e Franco Meloni.
mar mediderraneo cartaape-innovativa2La riflessione di Nicolò Migheli sulle macroregioni europee (che sotto riproponiamo da Sardegna Soprattutto) dalla quale emerge la proposta che la Sardegna promuova la costituzione di una “macroregione mediterranea” (così composta: per la Spagna da Catalogna, Valencia, Murcia, Aragona e Baleari; per la Francia da Languedoc-Roussillon e Corsica; per l’Italiada Sardegna, Sicilia e Toscana), che riprendiamo corredandola con un nostro contributo apparso su Aladinews il 23 giugno 2014, ci consente di sollecitare un apposito dibattito. Particolarmente necessario proprio in relazione allo stato delle proposte in campo, che non sono totalmente combacianti, come anche risulta dai due contributi pubblicati, tuttavia convergenti nell’individuazione dello strumento “macroregione” come grande opportunità di nuovo sviluppo per la Sardegna e per le altre entità coinvolgibili, Non ci possiamo permettere di sprecarla. Ci pensino innanzitutto il Consiglio e la Giunta regionale e tutti gli altri soggetti interessati. Tra questi, non ultime, le Camere di Commercio sarde e la loro Unione regionale. Al riguardo un ruolo decisivo potrà giocarlo la commissaria straordinaria della Camera di Cagliari, Paola Piras, che, nonostante il breve tempo del suo mandato, potrà invertire la deprecabile inattività e l’autoreferenzialità che hanno per troppo lungo tempo segnato il sistema camerale sardo e segnatamente la sua parte più rilevante.

Mentre Cagliari guarda Roma, sulle Alpi…
di Nicolò Migheli
By sardegnasoprattutto/ 12 agosto 2015/ Società & Politica/

Fino ad ora l’allarme dello Svimez ha prodotto un rinfocolarsi di reciproci pregiudizi. Da una parte le accuse allo stato per aver abbandonato il Sud, dall’altra il solito sprezzante giudizio sulle classi dirigenti meridionali. Entrambe le opinioni hanno una base di verità. Il governo risponde con stanziamenti, mirabolanti solo nei comunicati Tweeter. Si scopre infatti che non c’è nulla di nuovo: solo cofinanziamenti per i programmi comunitari 2014-2020.

Compartecipazione obbligatoria da parte dello stato. Senza, i fondi non potranno essere spesi. Soldi che finiranno in gran parte in Campania, Puglia, Sicilia, Calabria e Basilicata, nei documenti Ue meno sviluppate. Abruzzo Molise e Sardegna, in transizione per le stesse classificazioni, prenderanno molto meno. Un’ulteriore dimostrazione che l’accorpamento Mezzogiorno non ha più senso, se non nelle stanche abitudini di certi commentatori. Tanto meno per la Sardegna, per ragioni geografiche, storiche, di capitale sociale, cultura e lingua.

In quei stessi giorni, la Ue approvava EUSALP, macro regione europea delle Alpi. Ne fanno parte le regioni tedesche Baviera e Baden Wutemberg; le francesi Provenza-Alpi-Costa Azzurra (PACA), Rodano-Alpi, Franca Contea. Lombardia, Piemonte, Liguria, le provincie autonome di Trento e Bolzano, il Veneto e il Friuli Venezia Giulia per l’Italia. Austria e Slovenia e come regioni associate, Svizzera e Liechtenstein. Settantacinque milioni di abitanti e il Pil pro capite tra i maggiori del continente. Obbiettivi di EUSALP: promuovere innovazione e sostenibilità, sviluppo territoriale, tutela del patrimonio alpino e delle risorse naturali e culturali. Programmi ambiziosi che lasciano intravedere la creazione di un nucleo oltre gli stati nazionali. Sono in arrivo la macroregione baltica, quella del Danubio e Adriatica-Jonica. È in atto un cambiamento che determinerà quale Europa e come volerla.

La Sardegna dal 1996 fa parte di IMEDOC, con Sicilia, Corsica e Baleari. Una macroregione che nell’Ue ha rivendicato, con scarsi risultati, solo il riconoscimento dell’insularità. Uno strumento che la politica sarda ha considerato marginale. Gli occhi sempre rivolti a Roma, percepita come alfa ed omega dei nostri destini. A questo punto però occorre ragionare in maniera diversa. Avere un approccio strategico. Quindi considerare quella che fino ad ora era politica estera dello stato, come politica propria. Se gli interlocutori, quelli che possono realmente determinare il nostro futuro stanno a Bruxelles, è lì che bisogna rivolgersi.

La Sardegna, regione e non stato indipendente, ha una forza limitata, ciò non toglie che possa farsi promotrice di un’aggregazione del Mediterraneo occidentale. Sarebbe come riprendere i rapporti storici che l’isola ha avuto per settecento anni, fino all’avvento dei Savoia. Basterebbe trasformare IMEDOC ed allargarla alle regioni sul mare. Per la Spagna le Comunità autonome: Catalogna, Valencia, Murcia e le Baleari. Benché non rivierasca, l’Aragona andrebbe inserita per ragioni storiche. Per la Francia Languedoc-Roussillon e Corsica. Per l’Italia, Sardegna, Sicilia e Toscana. Questa, nelle programmazioni europee, ha fatto parte di numerosi programmi INTERREG con le regioni citate.

Si avrebbero circa 23 milioni di abitanti e molti programmi comuni da affrontare: salute del mare, ricerca, agroalimentare, artigianato di qualità, sostenibilità e sviluppo rurale; beni culturali, salvaguardia degli ambienti naturali e delle culture autoctone. Pilastri strategici della politica europea. La regione che potrebbe promuovere questa nuova aggregazione potrebbe essere la Sardegna. In questi anni con i programmi INTERREG, la cooperazione internazionale del Programma LEADER, l’iniziativa euro mediterranea dell’EMPI- la cui sede resterà in Sardegna anche per la prossima programmazione – l’isola si è dotata di professionisti e funzionari che hanno maturato esperienza. La politica dovrebbe farsi promotrice di immaginazione e di un programma ambizioso.

La Sardegna potrebbe uscire dal frangente proponendosi come perno del progetto. Basta crederci. La Catalogna impegnata in elezioni che porteranno, quasi sicuramente, ad una dichiarazione unilaterale di indipendenza, difficilmente può essere regione capofila. Lo scontro con Madrid si annuncia molto duro. Per Barcellona l’aggregazione del Mediterraneo occidentale può rivelarsi un’arma di consenso. Per la Sardegna una modalità per pensarsi centro e non periferia e per prendere in mano il proprio destino come soggetti attivi e non destinatari di scelte altrui. Agire come se Roma non ci fosse. Per quel che è possibile.

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lampadadialadmicromicro133Articolo pubblicato su Aladinews il 23 giugno 2014
Le politiche della Sardegna verso il Mediterraneo. L’interesse della Sardegna a partecipare alle Euroregioni (o altre entità cooperative similari) del Mediterraneo.
Nei giorni scorsi sulla nostra news abbiamo dato rilievo alla notizia dell’approvazione da parte della Commissione Europea della costituzione della Macroregione europea Adriatica-Ionica, per la quale si attende ora l’approvazione finale da parte del Consiglio europeo prevista il prossimo 24 ottobre. Di questa Macroregione non fa parte la Sardegna (1) in quanto la nostra isola è situata nella parte tirrenica del mar Mediterraneo. Ma, allora, perchè siamo così interessati a questa nuova realtà istituzionale? La risposta sta in quello che appare, dai documenti pubblicati, un progetto serio e credibile, che va dandosi un’organizzazione robusta in grado di sostenere un programma ambizioso e, cosa estremamente importante, che raccoglie il consenso e l’impegno di tutte le istituzioni interessate. Al riguardo il coordinatore dell’iniziativa Gian Mario Spacca, presidente della Regione Marche, sostiene che la costituzione della Macroregione “è il frutto di un intenso lavoro svolto dalla comunità adriatica e ionica, dalle città, Università, Camere di Commercio e Istituzioni territoriali che hanno trovato a Bruxelles, nel Comitato delle regioni, il luogo per dare forza al loro progetto”. Noi che siamo del parere che una delle ragioni della situazione disastrosa della Sardegna sia imputabile in gran parte alla incapacità delle istituzioni sarde di cooperare per l’attuazione di una buona politica nell’interesse dell’Isola, non possiamo che plaudire alla capacità costruttiva delle diverse Istituzioni coinvolte nel processo di realizzazione di questa Macroregione, la quale per i protagonisti, per il percorso effettuato, per i progetti strategici e così via, costituisce un modello per altre Macroregioni o per altre Entità similari di cui fa parte o potrà far parte la Sardegna. Attualmente la Sardegna non partecipa ad alcuna Macroregione, che ha una propria caratterizzazione normativa europea, ma a un’altra aggregazione cooperativa, molto somigliante denominata Euroregione (su queste nuove Istituzioni occorrerebbero approfondimenti soprattutto di carattere giuridico; intanto si segnala l’ottimo saggio di Laura Berionni “La strategia macroregionale come nuovo strumento di cooperazione territoriale” ). Archimed loghetto1Partecipa infatti alla Euroregione delle Isole, chiamata Archimed, la quale sembra versare in una situazione di precarietà, decisamente lontana dalla vitalità impressa alla Macroregione Adriatica-Ionica. Forse la causa della inconsistenza di Archimed sta nel suo vizio originario di un nuovo soggetto nato senza grande coinvolgimento istituzionale e sociale, che “si aggiunge” a tanti altri quasi una nuova bottega di generi alimentari in una città già ricca di tali esercizi. Che male c’è? Qualche posto di lavoro in più, qualche nuova prebenda per qualche amico, qualche occasione in più di turismo congressuale a spese della collettività, qualche occasione per fare fotografie di gruppo per far finta che qualcosa si fa. La gestione di Ugo Cappellacci della vicenda Archimed da proprio questa sensazione di superficialità e spreco di risorse pubbliche. Di interesse per la Sardegna esiste poi un’altra Euroregione, denominata Alp-Med, che allo stato coinvolge diverse regioni francesi e italiane (2), ma non la Sardegna né la Corsica, anche se sussisterebbe un interesse delle stesse isole, evidenziato dal fatto che ambedue fanno parte di una struttura parallela di associazionismo delle Camere di Commercio della stessa Euroregione, in attesa di un allargamento istituzionale. Peraltro anche l’euroregione Alp-Med sembra allo stato poco attiva, prova ne sia il non aggiornamento del sito web ufficiale gestito dalla regione Piemonte, fermo al 2013).
Perchè siamo così interessati alle Macroregioni europee e alle Euroregioni? Perchè crediamo possano essere utili per la Sardegna. Ci pensiamo da molto tempo. Ma diverse recenti occasioni di dibattito hanno riacuito l’interesse per questa questione. Innanzitutto mi riferisco al dibattito sulla necessità di un nuovo Statuto per la Sardegna. In particolare, trattando di politica di relazioni esterne della Sardegna, che devono avere riconoscimento anche nello Statuto, mi riferisco alle relazioni della Sardegna con il Mediterraneo. L’argomento è stato specificamente oggetto dell’intervento di Pietrino Soddu al Convegno sullo Statuto promosso dalla Fondazione Sardinia, dalla Carta di Zuri e da Sardegna Soprattutto il 9 giugno, con l’ulteriore approfondimento nell’iniziativa del 23 del corrente mese.
Nel citato intervento (non ancora trascritto in atti, ma tuttavia presente in audio/video tra i materiali del Convegno, nel sito web della Fondazione Sardinia) Pietrino Soddu sostiene che la Sardegna fino all’inizio del periodo sabaudo (1720) era saldamente collocata nel contesto Mediterraneo, specificatamente quello del Sud, verso cui intratteneva le sue relazioni più consistenti, sia in termini economici, sia di natura culturale. Gli interessi prevalenti dei nuovi dominatori sabaudi erano invece prevalentemente rivolti al Nord, in particolare alla Lombardia, circostanza che avrebbe, gioco forza, mutato la direzione dello “sguardo” della Sardegna verso il Continente italiano e verso l’Europa continentale, disinteressandosi sostanzialmente del campo passato. Secondo Soddu questa diversa prospettiva ha portato anche notevoli conseguenze positive per la Sardegna, laddove era proprio su quel versante europeo che maggiormente correva il fiume della modernità e del progresso. Oggi non si tratta di abbandonare questa collocazione, quanto di riscoprire e rilanciare l’interesse verso il Mediterraneo, nel suo complesso, e verso il Mediterraneo del Sud. Come fare? Soddu non lo ha detto, confessando di non avere idee al riguardo, se non la certezza della strada da compiere. Per questo occorre superare le incertezze e perfino le paure legate all’ancestrale timore de “su moru, che viene a rapirci le nostre donne e ad impadronirsi delle nostre risorse materiali”. I nuovi mori oggi hanno precise sembianze: sono soprattutto (e non solo) gli emiri arabi, interessati al comprarsi la Sardegna. Tutto ciò non deve portare ad un atteggiamento di chiusura, quanto piuttosto di apertura, di scambi paritari, consentiti nella misura in cui abbiamo una buona classe dirigente, espressa dalla maggioranza dei “sardi padroni in casa propria” e rafforzati sempre più nella loro identità. Ecco la migliore garanzia perchè non si venda la Sardegna a nessuno! L’intervento di Pietrino Soddu si è fermato proprio al punto che forse costituiva una prima risposta al suo interrogativo e insieme auspicio su “Sardegna: che fare verso una politica di interesse, partecipazione e integrazione nell’area mediterranea”, cioè alla seconda parte del settimo principio della Carta di Zuri: «La Sardegna (…) offre amichevole collaborazione alle comunità e alle regioni vicine per formare, a partire dal Mediterraneo, una euroregione per il progresso degli interessi comuni». Un’euroregione, appunto! E perchè, allora, non approfondire gli strumenti che l’Unione Europea mette a disposizione per realizzare concretamente questa opportunità. Sono strumenti utili e adeguati? Parliamo quindi della proposta di mandare avanti seriamente, al contrario di quanto si sia fatto finora, la realizzazione dell’euroregione Archimed, con la partecipazione di tutte le isole del Mediterraneo appartenenti all’Unione Europea, con l’intento di rafforzare una politica di pace, di solidarietà di scambi a tutti i livelli con i paesi del Mediterraneo del Sud, compresi quelli non facenti parte dell’Unione Europea e con i quali esistono già interessanti relazioni, a volte incentivate dalla stessa UE (pensiamo al programma ENPI), che potrebbero estendersi all’interno della specifica politica Bomeluzo-Alpmed2-con-UE2-300x212di favore prevista per la condizione di insularità. Ma, anche per corrispondere alla esigenza prospettata da Soddu che la Sardegna non abbandoni il fronte continentale europeo: non sarebbe utile e opportuno coltivare la piena realizzazione dell’Euroregione Alp-Med, con l’ingresso della Sardegna e della Corsica nella compagine societaria? Temi evidentemente da approfondire, che richiedono innanzitutto una “presa in carico” della Regione e, insieme, uno specifico filone d’impegno per i nostri parlamentari italiani ed europei (peraltro questi ultimi rappresentano già la circoscrizione Sardegna-Sicilia; facciamo dunque di “necessità” virtù). Peraltro, in questa sede, giova apportare un qualche correttivo all’analisi di Pietrino Soddu secondo cui la Sardegna ha abbandonato ogni interesse per il Mediterraneo a far data dal passaggio dalla Spagna al Piemonte. L’interesse per il Mediterraneo infatti se pur sopito è stato sempre coltivato e non mancano le riflessioni politiche e culturali al riguardo. Tra le prime (anch’esse culturali, ma di maggior valenza poltica) ricordiamo quanto scritto recentemente da Federico Francioni in un articolo critico proprio nei confronti del pluricitato intervento di Pietrino Soddu, pubblicato sul sito della Fondazione Sardinia, laddove Francioni ricorda che “(…) l’idea di una Federazione mediterranea – di uno Stato che avrebbe dovuto raggruppare Baleari, Corsica, Sardegna e Sicilia – fu delineata dopo il primo conflitto mondiale” proprio dal PSd’Az . Ma è giusto anche in questa sede ricordare il dibattito e gli interventi di carattere culturale (basti citare per tutti le riflessioni di Giovanni Lilliu) e l’impegno di ricerca delle Università sarde nei paesi dell’Africa mediterranea. Tutto occorre riprendere e rilanciare, perchè non si parte da zero. Anzi! E questo è il nostro e altrui impegno. Certo da rafforzare e estendere, chiamando in causa soprattutto le Istituzioni sarde.
Voglio ora concludere con una proposta operativa, sicuramente riduttiva, ma, a mio parere, importante e immediatamente fattibile.
Il 28 febbraio 2012 fu siglato dal presidente della Camera di Commercio di Cagliari e dal direttore del Dipartimento di Scienze Sociali e Istituzioni dell’Università di Cagliari un “Accordo di collaborazione” tra le due Organizzazioni per l’elaborazione di progetti per rafforzare i rapporti della Sardegna con i paesi della sponda sud del Mediterraneo, anche come possibile rappresentanza/terminale avanzato della Sardegna verso i paesi del nord Africa, soprattutto attraverso l’associazionismo camerale (Ascame, Insuleur, Alpmed). I progetti elaborati e gestiti congiuntamente si dovevano proporre l’obiettivo di dare concreta attuazione alla normativa di cui all’art. 4 della legge regionale 28 dicembre 2009, n.5, finanziata dalla Regione Autonoma della Sardegna*. Tale legge regionale prevedeva un impegno della Regione così definito: “La Giunta regionale è autorizzata al finanziamento, anche con il concorso di risorse di provenienza statale e comunitaria, di progetti speciali finalizzati:
a) alla definizione di un sistema internazionale e mediterraneo di osservatori per l’intercettazione degli allarmi di crisi economico-sociale e dei settori produttivi o delle prospettive di sviluppo delle attività produttive e dell’occupazione;
b) alla predisposizione e sperimentazione di modelli di intervento per prevenire e scongiurare gli effetti derivanti dallo stato di crisi economico-sociale o per anticipare e cogliere integralmente ogni opportunità di sviluppo dei settori produttivi e dell’occupazione (…)”. A quell’accordo di collaborazione non seguì nulla. La ragione fondamentale, mi dicono, fu (e purtroppo tuttora è, considerato che al riguardo nulla è cambiato) che non si trovò un interlocutore a livello di Esecutivo politico e di organizzazione amministrativa regionale che consentisse di passare dalle parole ai fatti. Insomma, il solito problema di grandi idee (già molto che quelle ci furono) ma miseria di comportamenti e nullismo organizzativo. Non potevamo permettecerlo allora e tanto meno oggi. La proposta è dunque riprendere quell’Accordo, riscriverlo coinvolgendo in dimensioni regionali l’Unioncamere e l’Università della Sardegna, ridefinirne l’ambito, allargandolo, per esempio, al supporto alla realizzazione delle Euregioni, prima tra tutte quella esistente Archimed, di cui, per inciso, di recente è diventato presidente, in virtù della sua carica, Francesco Pigliaru.
Per questo e altro l’imperativo è: muoviamoci!

Note
1) Della Macroregione fanno parte: Italia, Slovenia, Croazia, Bosnia-Herzegovina, Serbia, Montenegro, Albania, Grecia. In Italia le regioni interessate sono Friuli Venezia Giulia, Veneto, Emilia Romagna, Marche, Umbria, Abruzzo, Molise, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia, Lombardia, Trentino Alto Adige. Come si vede la Sardegna non è interessata a detta macroregione
2) L’Euroregione Alpi Mediterraneo riunisce cinque Regioni francesi e italiane (Provenza-Alpi-Costa Azzurra, Liguria, Piemonte, Valle d’Aosta e Rodano-Alpi).
3) Dell’Euroregione Archimed fanno parte la Regione Sicilia, la Regione Sardegna, il Govern de les Illes Balears e l’ Agenzia dello Sviluppo Larnaca di Cipro (Larnaca District Development Agency – Cyprus)
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Archimed questo sconosciuto. Aggiornamento 27 agosto 2015
A proposito di Archimed visitando il suo scarno sito web in data odierna abbiamo appreso che l’organismo ha un nuovo presidente. Si tratta di Spyros Elenodorou – President Larnaca District Development Agency (CIPRO). Non abbiamo trovato traccia della riunione assembleare che lo ha eletto. Dal sito risulta invece la composizione dell’assemblea: per la Sardegna, oltre a Francesco Pigliaru ne fa parte l’assessore Cristiano Erriu. Chiederemo a lui qualche ulteriore informazione.Per ora Archimed rimane un oggetto misterioso.
Mediterraneo Archimed
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* A proposito di INNOVAZIONE “Siamo abituati a pensare ad un tale processo in termini di cambiamenti tecnologici. In questo modo di vedere non c’è nessun male, purché si sia ben consapevoli che i cambiamenti organizzativi, amministrativi e istituzionali (che includono i cambiamenti orginati da leggi) possono avere, nel processo dello sviluppo economico, esattamente lo stesso ruolo del processo tecnico inteso nel senso stretto” (Paolo Sylos Labini)
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- Risposta di Johannes Hahn a nome della Commissione Europea ad apposita interrogazione di Mara Bizzotto (13 settembre 2012).

Finale della III edizione del Contamination Lab Cagliari

clab lab poster gigante UnicaVenerdì 19 febbraio la finale della III edizione del Contamination Lab Cagliari.
8 STARTUP FINALISTE
7 MINUTI PER CONVINCERE LA GIURIA
TANTI PREMI IN PALIO

CLAB UNICA LOGOINFORMAZIONI e APPROFONDIMENTI

SPOPOLAMENTO: “Nell’arco di cinque anni (2011-2015) la popolazione sarda residente diminuisce di 12.125 individui. L’Isola perde abitanti e, diversamente dal passato, i flussi migratori non riescono a compensare il calo demografico dovuto alla dinamica naturale (nascite e decessi)”. Di questo dobbiamo parlare e non solo parlare

RAs spopolamentoDOCUMENTAZIONE DELL’UFFICIO STATISTICA DELLA RAS
I Comuni della Sardegna fra spopolamento e calo delle nascite
L’Ufficio di Statistica della Regione presenta alcune tavole di approfondimento sulla popolazione regionale. Il dato comunale permette di cogliere nel dettaglio la profonda trasformazione che si sta verificando nella popolazione regionale caratterizzata da spopolamento, bassi livelli di fecondità e da un importante invecchiamento dei suoi abitanti.

(Dal sito web della Ras – Cagliari, 16 febbraio 2016 ) – Nell’arco di cinque anni (2011-2015) la popolazione sarda residente diminuisce di 12.125 individui. L’Isola perde abitanti e, diversamente dal passato, i flussi migratori non riescono a compensare il calo demografico dovuto alla dinamica naturale (nascite e decessi). Nel periodo considerato solo la provincia di Olbia-Tempio registra un aumento della popolazione pari a 2.091 abitanti. Su 377 comuni, 277 perdono abitanti e 22 presentano un sostanziale pareggio tra natalità e mortalità (crescita zero). Solamente 78 comuni conseguono un incremento della popolazione. La situazione peggiore si presenta nella provincia del Medio Campidano in cui tutti i comuni subiscono una diminuzione della popolazione, ad eccezione del comune di Sanluri che comunque mostra una crescita pari a zero.
Dei 78 comuni in crescita, 10 hanno un numero di abitanti superiore ai 10.000 (Alghero, Olbia, Arzachena, Sestu, Quartucciu, Tortolì, Sinnai, Nuoro, Assemini e Tempio Pausania). L’incremento più consistente si è verificato nel comune di Stintino (+4,2 per cento), mentre il comune con il maggiore decremento di popolazione è Tadasuni (-3 per cento). Cagliari e Sassari, i due maggiori comuni sardi con una popolazione superiore ai 100.000 abitanti, registrano entrambi una diminuzione della popolazione pari rispettivamente a -0,3 per cento e -0,4 per cento. – segue -

Oggi mercoledì 17 febbraio 2016

Cagliari panorama dal mare BdS
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Fondazione Sardinia_0Augurios cun saludi e trigu a sa Fondazioni Sardinia: 25 annos!

Sardegna Corsica Baleari: verso l’euroregione? Questa è una notizia! Ma non sarà certo la Regione Sarda a trainare il possibile progetto. Uno analogo patrocinato da Renato Soru nel 2008, che nelle intenzioni doveva comprendere anche Sicilia, Creta, Malta e Cipro (oggi non contemplate) fu riduttivamente concretizzato nel progetto Gect Archimed. A proposito, che fine ha fatto il Gect Archimed?

pigliaru-si-fa-cdarico-181x300logo GECT ARCHIMED
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- A proposito di euregioni: che fine ha fatto il Gect Archimed?
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La doppia lezione politica che ci arriva dalla Corsica
di Vito Biolchini, su vitobiolchini.it

A volte anche gli estremi si incontrano: come Francesco Pigliaru e Gilles Simeoni. Secondo il presidente della Sardegna la nostra isola può essere maggiormente autonoma solo nella misura in cui dimostra di meritarselo (e chi è che ci dà la pagella da bravi amministratori, la corrottissima Italia?), mentre il presidente della Corsica contesta l’atteggiamento del governo francese che blocca alcune decisioni assunte dall’assemblea territoriale (il loro consiglio regionale), rivendica più poteri e per uscire dal vicolo cieco in cui Parigi vuole costringerlo cerca nuove alleanze nel Mediterraneo. Pigliaru sogna un’Europa in cui le aree più deboli si impegnano e fanno sacrifici per diventare virtuose come quelle più forti, Simeoni invece crede che l’Europa debba essere il luogo in cui le diversità vengono tutelate ed esaltate.

Due modi evidentemente molto diversi di concepire la politica e di interpretare un ruolo molto particolare, quello di presidente di una regione insulare con una forte caratterizzazione identitaria. D’altra parte Simeoni è un nazionalista corso, mentre Pigliaru è un nazionalista italiano.

Detto questo, pochi giorni fa Sardegna e Corsica si sono incontrate per la prima volta in maniera ufficiale, e lo faranno ancora tra un mese ad Ajaccio, per poi volare alle Baleari nel mese di maggio per provare a gettare le basi per la creazione di una euroregione delle isole del mediterraneo occidentale.
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… tra il serio e il faceto si dibatte della Fiera, e non solo

Fiera Pisano US 16 2 16
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PAD CASMEZ FIERA CA
- Approfondimenti: articolo del prof. Aldo Lino – Università della Sardegna, Dipartimento di Architettura dell’Università di Sassari – su SardegnaSoprattutto, ripreso da Aladinews.
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padiglione Nervilampada aladin micromicroCon gli amici e compagni di “Cagliari Città Capitale” siamo impegnati – insieme a tanti altri (speriamo) – nella “vertenza” per “ripensare la Fiera” e rilanciarla alla grande, come spiegato nel comunicato stampa di CCC. Tra le diverse richieste, chiediamo che si faccia l’edizione 68 e contrastiamo quanti la osteggiano. Riteniamo che in questa edizione tra le varie iniziative deve trovare spazio una “riflessione organizzata” sul futuro della Fiera, a cui partecipino tutte le parti in causa. Cogliamo l’occasione per proporre che si avvii una collaborazione con i Dipartimenti di Architettura e Ingegneria delle due Università sarde (l’Università della Sardegna) sui progetti di ristrutturazione e ampiamente della Fiera e sul ricupero e valorizzazione dei padiglioni Agricoltura e Casmez alche per celebrare degnamente i rispettivi progettisti (Ubaldo Badas e Adalberto Libera). In tale circostanza si dovrà fare il punto anche sui progetti connessi dell’Autorità portuale per le aree a mare e per il Padiglione Nervi, recentemente risanato e ricuperato almeno per gli aspetti strutturali e tuttora privo di destinazione d’uso.
padiglione Bedas Fiera ca

No alla messa in liquidazione della Fiera: serve un piano triennale di rilancio e un nuovo management

Conf stampa Fiera 15 feb 16 - 01La registrazione audio-video della conferenza stampa sulla Fiera di Cagliari, tenutasi ieri 15 presso il Palazzo Civico di Cagliari, com la partecipazione di Enrico Lobina (Candidato Sindaco per CCC Cagliari Città Capitale), Roberto Mirasola (CCC), Franco Meloni (direttore di Aladinews). Presente in qualità di esperto il comm. Paolo Fadda. https://www.youtube.com/watch?v=2b4RHTyWN_0
Cagliari-città-Capitale-loghetto2- Di seguito il comunicato di CagliariCittàCapitale.

Oggi martedì 16 febbraio 2016

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Fondazione Sardinia_0Augurios cun saludi e trigu a sa Fondazioni Sardinia: 25 annos!

Salviamo la Fiera di Cagliari. Ripensata, risanata e rilanciata nella gestione. Portata a mare e non buttata a mare! Funzionale a strategie di sviluppo della Sardegna nel Mediterraneo

CANELLES55 FIERA CA
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Cagliari Città Capitale esprime netta contrarietà alla messa in liquidazione della Fiera Internazionale della Sardegna, attualmente Azienda speciale della Camera di Commercio di Cagliari. I problemi della Fiera non sono certo recenti, risalgono invece a molti anni fa, almeno dall’anno 2000, allorquando non si imboccò la strada del suo adeguamento alle nuove esigenze dei tempi, permanendo sostanzialmente ancorata a modelli superati, che pur si erano dimostrati validi dalla sua costituzione (1949) per ben cinquant’anni. E tutto ciò nonostante la storia fiera ca 50consapevolezza dei decisori camerali che occorresse “ripensare” profondamente la Fiera, seguendo gli esempi di realtà fieristiche di successo nel panorama nazionale ed internazionale, come dimostrano i contenuti del libro “Storia di una fiera(1).
Nel tempo si è preferito apportare solo aggiustamenti che non sono riusciti ad arrestare il progressivo declino della Fiera, fino alla situazione fallimentare delle ultime edizioni. Le presenze di visitatori in Fiera nel periodo della sua apertura non hanno subito nel tempo significative contrazioni, ma la funzione innovativa della Fiera è venuta a mancare insieme con la diminuzione del numero degli espositori, del giro d’affari e con il venire meno della funzione di diffusione dell’innovazione… circostanze che hanno segnato negativamente soprattutto le ultime edizioni, nonché determinato l’accumulo di perdite economiche (ogni anno ripianate dai trasferimenti camerali). Le manifestazioni collaterali (Turisport, Fiori e Spose, Fiera Natale, etc) e gli altri eventi specifici, come pure le attività convegnistiche, pur importanti, non sono servite a compensare la progressiva crisi complessiva della Fiera, che la crisi economica generale giustifica solo in parte. Ciò che si segnala è soprattutto l’incapacità di capire i cambiamenti dei tempi e l’incapacità di modificare la propria missione e la propria organizzazione per affrontare le nuove situazioni. Responsabile di tutto ciò in primo luogo la dirigenza politica camerale degli ultimi quindici anni, anche nella misura in cui non ha saputo esprimere un management adeguato. Altra causa delle crescenti difficoltà è il sostanziale isolamento nella gestione della Camera di Commercio e della sua Azienda Fiera, praticato dalla dirigenza politica camerale, frutto della scellerata modalità dei “compartimenti stagni“, per la quale le altre Istituzioni coinvolte nella politica economica della città e della sua area vasta – particolarmente la Regione e il Comune – sono rimaste colpevolmente estranee alle vicende camerali. Comportamenti che hanno determinato e continuano a provocare ingenti danni all’economia dei territori dei Sud Sardegna. Occorre invertire la rotta, evitando la chiusura della Fiera, come condizione prima della sua auspicata riorganizzazione complessiva. Non sottovalutando il fatto che la chiusura della Fiera darebbe la stura a mai sopiti appetiti speculativi sulle preziose aree che la ospitano. - segue -

Oggi lunedì 15 febbraio 2016

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Cagliari, a chi tocca adesso?

AladinDibattito-CA_2di Raffaele Deidda

E’ strana la politica. Stefano Fassina, ex Pd, è il candidato di Sinistra Italiana (il gruppo parlamentare composto da Sel e dai fuoriusciti del Pd) a sindaco di Roma. Ha reso nota la sua priorità in caso di elezione: le periferie, viste come “il luogo sociale e urbano dal quale guardare alla città”. Fassina, insieme agli altri appartenenti a Sinistra Italiana, ha come principale obiettivo la costruzione di una sinistra a sinistra del Pd. Ai cittadini e agli elettori abituati a schemi meno sofisticati, la situazione politica appare un complicato machiavello.

Ancor meno comprensibile se ci si sposta a Cagliari dove Massimo Zedda, Sel, è il ri-candidato del Pd a sindaco di Cagliari. Nonostante Sel a livello nazionale abbia rotto col Pd di Renzi fino a promuovere il nuovo soggetto politico di Sinistra Italiana. La normale logica fatica a trovare una risposta alla domanda: ha senso mantenere il nome della “ditta” solo per allearsi col Pd in funzione delle prossime elezioni di Cagliari portando in dote anche la sconfessione del segretario nazionale Vendola? Inoltre, mentre si augura a Zedda di uscire indenne dal processo relativo al Teatro Lirico, è fatale interrogarsi sull’opportunità di ri-candidare un rinviato a giudizio che, in caso di condanna, non potrebbe fare il sindaco.

Ritorna alla memoria Francesca Barracciu. Vincitrice delle primarie per la Presidenza della Regione, si ritirò “spontaneamente” perchè colpita da un avviso di garanzia. Si diceva che con lei candidata presidente il centrosinistra avrebbe fatalmente perso le elezioni. Oggi, invece, il Pd conta di vincere le elezioni amministrative a Cagliari con un candidato sindaco rinviato a giudizio. Con la benedizione di Matteo Renzi: “Lo sosteniamo anche se non è del Pd, noi scegliamo i candidati migliori”. Secondo questa logica la Barracciu non era, quindi, uno dei candidati migliori. Idonea però al ruolo di sottosegretario ai Beni Culturali, almeno fino all’arrivo del rinvio a giudizio.

Alla memoria ritorna anche la campagna elettorale di Massimo Zedda del 2011 e lo slogan “Adesso tocca a noi”, i sostenitori disinteressati di quella sinistra che si voleva avesse ancora un senso. Poi gli altri, quelli interessati che “toccasse” a loro. Se non un ruolo politico, almeno un posizionamento in strutture e organismi parapolitici che prevedessero un qualche compenso. Come poi è avvenuto, con proiezioni anche nella Regione, passata al centrosinistra con Francesco Pigliaru presidente.

La candidatura di Zedda appare oggi come un voler pretendere una sorta di primato della politica nei confronti della magistratura, forte dell’acclamazione senza primarie e della benedizione di Matteo Renzi. Per il quale, pur di vincere, sono naturali le candidature di chi è (dovrebbe) essere a sinistra del Pd come Zedda o a destra come Giuseppe Sala, candidato sindaco a Milano. Come è pure naturale un Governo con la destra di Alfano e il sostegno dell’ex berlusconiano Denis Verdini.

Con quale entusiasmo gli elettori di sinistra e anche i cittadini meno politicamente impegnati potrebbero oggi ri-sostenere un candidato sindaco rinviato a giudizio, contribuendo disinteressatamente al successo della sua campagna elettorale votandolo e facendolo votare? Con quale riferimento etico e con quale senso di responsabilità del ruolo di cittadini decisori, attraverso il voto, della migliore rappresentanza possibile? Forse per aver proseguito l’opera della destra con i giardinetti, le opere pubbliche, le piazze e piazzette? Davvero poco. Da un’amministrazione di centrosinistra e da un sindaco di sinistra-sinistra era attesa soprattutto una visione della città, l’adeguamento del PUC al PPR, una forte attenzione alle politiche sociali e alle periferie, viste come “il luogo sociale e urbano dal quale guardare alla città”, all’ambiente, ai beni culturali, alla cultura, all’istruzione.

E allora, a chi tocca adesso? Alla destra? Divisa come il Pd in correnti e consorterie. Sembra quasi poco interessata a concorrere, riservandosi forse di calare le più convenienti ragioni di scambio con la coalizione apparentemente più forte. I berlusconiani sono rimasti in pochi e gli “altri” potrebbero pensare di riproporre a livello comunale il modello del “Partito della Nazione” caro a Renzi. Con la formula del tutti dentro appassionatamente. Il M5S risulta ancora non pervenuto.

Sono presenti sulla scena elettorale, però, altri soggetti che hanno in comune i temi – valori della dignità, partecipazione, appartenenza e solidarietà. Che pongono come priorità il sostegno alle fasce più deboli della città, in particolare la creazione di opportunità di lavoro. Che dichiarano di non vedere l’impegno politico come un’alternativa lavorativa ma come un contributo al benessere della città e dei suoi abitanti.

Manca davvero poco alla data delle elezioni e si rende urgente che le liste in campo rendano noti i programmi per gestire la città. Per consentire ai cittadini una scelta motivata e consapevole, che la Costituzione ci assegna, responsabilizzandoci.

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- Raffaele Deidda, by sardegnasoprattutto/14 febbraio 2016/ Società & Politica/
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Parlamento in duomo

Oggi domenica 14 febbraio 2016

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carta sardegna nel merditerraeoDomani lunedì 15 febbraio alle ore 16 nella Sala del Commando Marina Militare, Piazza Marinai d’Italia n°1- Molo Ichnusa, Convegno Il Mediterraneo ponte tra i popoli. L’evento è promosso dalla Presidenza regionale FAI, da La Comunità la Collina, dall’Associazione Lamas, dalla nostra rivista SardegnaSoprattutto, dalla Delegazione e dal FAI giovani Cagliari ed è patrocinato dal Commando Supporto Logistico della Marina Militare di Cagliari.
Approfondimenti e Programma Cinquant’anni di migrazioni ed in mezzo al Mediterraneo la Sardegna [di Nicolò Migheli]
By sardegnasoprattutto / 12 febbraio 2016/ Società & Politica/

angolo dell’umorismo

fp e ppDialogo immaginario. Protagonisti Francesco Pigliaru presidente della Regione e Paola Piras commissaria straordinaria della Camera di Commercio di Cagliari. Il presidente incrocia la commissaria nei corridoi della Regione e visibilmente alterato le dice: “Paola, ma che cazzo stai combinando in Camera di commercio?” La commissaria intimidita e contrariata: “Perché Francesco, cosa ho fatto di male?”. Francesco: “Hai chiuso il Laboratorio chimico-merceologico della Sardegna! E ora vorresti addiritura chiudere la Fiera di Cagliari!”. “Ma Francesco ho dovuto farlo per il Laboratorio e sarò costretta a farlo anche per la Fiera per almeno due motivi: 1) perché la gestione politica di vertice era o è fatta da incompetenti e 2) costano veramente troppo rispetto ai rispettivi risultati”. “Ma, allora” – chiosa il presidente, nel mentre calmatosi: “Con questo ragionamento dovremmo chiudere anche la Regione!”.
Il dialogo è davvero immaginario. Ogni commento purché non sia troppo serio è autorizzato!

Salviamo la Fiera di Cagliari. Ripensata, risanata e rilanciata nella gestione. Portata a mare e non buttata a mare! Funzionale a strategie di sviluppo della Sardegna nel Mediterraneo

Sondaggio Fiera 13 feb 16
ape-innovativa.
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Il sondaggio dell’Unione Sarda (di ieri e pubblicato oggi) mi sorprende per la sproporzione tra i Si (71,7%) e i No (28,3%), anche se penso che analoghe percentuali di risposte i cittadini darebbero alla seguente domanda: “La Regione Autonoma della Sardegna dovrebbe essere abolita?”. La giusta indignazione dei cittadini per come è stata malamente gestita la Fiera negli ultimi anni (15?) porta a richieste d’istinto, poco razionali, distruttive. La politica, quella degli statisti o comunque degli uomini delle istituzioni non deve sdraiarsi sui sondaggi, senza ignorarli certo, ma verificandone l’attendibilità e interpretandoli al di là del dato numerico. Così deve fare la politica, la buona politica che guida i cittadini verso scelte razionali, se necessario impopolari… Così, nel nostro piccolo, cerchiamo di fare noi. Per quanto riguarda la vicenda della Fiera, ne parleremo con i necessari approfondimenti nella conferenza stampa convocata da Cagliari Città Capitale per lunedì 15 c.m. alle ore 10.30 a palazzo civico (sala Vivanet). Sarà presente in qualità di esperto il comm. Paolo Fadda, storico e scrittore, tra l’altro autore di numerose pubblicazioni sulla Camera di Commercio e sulla Fiera di Cagliari.
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prima edizione fiera ca 1949
Nella foto la Prima Edizione della Fiera Campionaria della Sardegna (22 gennaio-13 febbraio 1949) – Cagliari, Passeggiata coperta del Bastione Saint Remy (Dal Libro: “Storia di una Fiera, dall’Unità alle cinquanta edizioni”, a cura di Paolo Fadda)