Monthly Archives: febbraio 2021

Venerdì

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No, non è la fine

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un popolo
una Costituzione
una scuola

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Newsletter 31 del 17 febbraio 2021
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UNA PAROLA GLORIOSA

Con la soluzione della crisi di governo, l’emergenza in Italia e nel contempo in Europa e nel mondo, ha raggiunto la massima portata. Non c’è dubbio che secondo le categorie tradizionali si tratta di una soluzione di destra o, se si vuole, di un’uscita da destra dalla crisi, tanto più se il suo movente è stato, come si si sta delineando, il “business as usual”, gli affari come sempre nonostante la pandemia. Ma appunto a giudicare secondo le categorie del passato, mentre quello che oggi preme è il presente e il futuro. Non è di destra la scelta del presidente della Repubblica, che ha anzi scongiurato il rotolamento elettorale verso il fascismo; non è di destra che Salvini sia stato personalmente costretto ad abbandonare il sovranismo orbanista o lepenista (la Lega e la borghesia produttiva e egotista del Nord non l’avevano sposato neanche prima); non è di destra che l’on. Giorgia Meloni si trovi collocata fuori dal gioco; non è di destra che il più autorevole o internazionalmente noto come Mario Draghi si sia esposto e prenda decisioni come autore finale. Ma sarebbe di destra il lamento senza vera politica.
Invece nella politica sta oggi tutta la strada. E la politica oggi, non solo per noi, ma per Draghi (Draghi contro Draghi!), per la cultura, per le fedi, per l’economia e per lo stesso capitale, vuol dire una parola che viene proprio dal passato e che abbiamo fatto male a dimenticare. Dal passato infatti non viene solo il male onde noi oggi giudichiamo il presente: economicismo, monetarismo, diseguaglianza, bellicismo, austerità, neoliberismo, indifferentismo, Maastricht (tutte ideologie!), ma vengono anche delle grandissime cose, la Costituzione, il diritto, l’Europa, la tradizione pacifista, per non parlare del cristianesimo. A questo passato va oggi non contrapposta né dialettizzata secondo la cattiva filosofia delle opposizioni, ma va integrata e immedesimata una parola gloriosa che viene fino a noi tra le maggiori eredità del comunismo ma ancora prima dall’umanesimo, e questa parola è l’internazionalismo.
La sovranità non basta e fallisce, l’Europa non basta e da sola fallisce, il Regno Unito esce dall’Unione e si perde, la cosiddetta “America first”, proprio l’America della Normandia, stava rischiando come tale di precipitare nel fascismo e la pandemia irrompente in tanti filoni indipendenti e mutanti e non affrontata insieme rischia di vincere la partita e di sconfiggere anche noi. Nonostante tutte le buone intenzioni e perfino le giuste scelte che potranno fare il governo Draghi, la Commissione Ursula e quanti altri, senza l’internazionalismo, cioè senza soluzioni che oltrepassino il quadro dato, ossia le regioni, le nazioni, l’Europa i singoli ordinamenti e le consuete aggregazioni politiche e geografiche, non potranno trovare risposta né la transizione ecologica, né la transizione sanitaria, né la transizione digitale. Senza la non brevettabilità universale e distribuzione incondizionata dei vaccini, bene comune, senza la messa al bando universale delle armi, senza la decisione unanime sul clima, tutto ciò che di negativo è temuto e previsto, nonostante ogni parziale beneficio in contrario, avverrà.
Come deve essere evidente l’internazionalismo comincia dal condominio. Ma guai al provincialismo o al moralismo o al fai da te di chi dice: “ci basti intanto partire da noi”. La raccolta differenziata non significa niente (è uno sberleffo, un fastidio!) se dietro l’angolo il camion è lo stesso. L’internazionalismo è una politica. È un fare. Atto dopo atto, decisione dopo decisione, fatti dopo scelte, “recuperi” confronti e processi avviati. Di tale internazionalismo noi conosciamo il nome. Si chiama costituzionalismo internazionale, si chiama, quale obiettivo storico e politico, Costituzione della Terra. Esso infatti non vuol dire un potere universale, ma una molteplicità di poteri armonizzati e reciprocamente garantiti sul piano mondiale. Dalle istituzioni sanitarie a quelle giurisdizionali, dall’Organizzazione del Lavoro all’Alta Autorità per il diritto, la libertà e il finanziamento solidaristico delle Migrazioni.
Però questo – costituzionalismo – è un nome colto, almeno per ora, non è ancora pronto a entrare come un vento impetuoso nel linguaggio politico, nel discorso popolare, nell’ottusità dei mass media e perfino nei gabinetti raffinati delle stanze dei bottoni. Non è ancora pronto a farsi partito, a essere adottato come programma di partiti. Perciò il suo nome di battaglia, la sua gestione in forma popolare deve avvenire nel nome e nei nomi dell’internazionalismo. È una parola già fondata sul sangue di infiniti martiri, di cui vogliamo ricordare qui un solo nome per tutti, Marianella García Villas,
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uccisa in quanto internazionalista dagli stessi assassini dell’eroico vescovo di san Salvadore Oscar Arnulfo Romero. Dunque davvero un nome che rinvia alla testimonianza, alla responsabilità, alla lucidità politica e all’impegno civile di donne e uomini, di laici e religiosi, atei e credenti, deboli e forti, poveri e ricchi.
E dunque internazionale dovrebbe essere l’ambito e l’orizzonte nel quale deve operare, fin da ora, la nostra ancora fragile iniziativa di Costituente Terra, alla quale ancora una volta rinnoviamo l’invito a dare sostegno e ad aderire, nelle possibilità proprie di ciascuno.
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In ogni caso No, non è la fine, come dice il libro di Raniero La Valle appena uscito in edizione Ebook (a giugno in cartaceo), presso le Edizioni Dehoniane di Bologna.
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Come salvare il Recovery Plan dagli errori della prima fase
Fabrizio Barca

Sbilanciamoci! 15 Febbraio 2021 | Sezione: Nella rete, Politica
Il nuovo governo guidato da Mario Draghi dovrà subito impegnarsi nella finalizzazione del Recovery Plan italiano: tutti gli errori da evitare (e ciò che bisognerebbe fare). Dal sito del quotidiano “Domani”.
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Newsletter 31 del 17 febbraio 2021

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un popolo
una Costituzione
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Newsletter 31 del 17 febbraio 2021

UNA PAROLA GLORIOSA

Care Amiche ed Amici “Costituenti”,
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Che succede?

c3dem_banner_04DRAGHI, I CITTADINI E LA FIDUCIA
16 Febbraio 2021 by Giampiero Forcesi | su C3dem
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GOVERNO DEL PRESIDENTE E INTERGRUPPO PD-M5S-LEU
17 Febbraio 2021 by Giampiero Forcesi | su C3dem.
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agiPOLITICA
“Questo è il governo del Paese”. Il discorso di Draghi al Senato
Il premier in un discorso programmatico di 51 minuti chiede la fiducia al Senato: non sono d’accordo sul fatto che il mio esecutivo sia frutto della sconfitta della politica, i partiti hanno fatto un passo in avanti. Quello che ci unisce tutti è l’amore per l’Italia e lo spirito repubblicano. Seguirà il dibattito, in serata l’esito del voto.
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Studiare dobbiamo!

schermata-2021-02-06-alle-19-39-28Europa e Agenda 2030
Piani nazionali di ripresa e resilienza senza lasciare nessuno indietro
Approvazione del regolamento per i Pnrr, orientamenti per il rispetto del principio non nuocere all’ambiente nei Pnrr. Sessione plenaria del Parlamento: economia circolare, agenda competenze, parità di genere
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- Risoluzione del Parlamento europeo per il dispositivo di ripresa e resilienza.
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Il 10 febbraio il Parlamento europeo ha adottato la risoluzione legislativa sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce un dispositivo per la ripresa e la resilienza chiudendo definitivamente l’iter per la disciplina dei Pnrr (Piani nazionali di ripresa e resilienza) avviato dalla Commissione europea lo scorso 27 maggio 2020, mettendo a disposizione dei Paesi Ue 672,5 miliardi di euro per la ripresa e la resilienza, dunque la parte più sostanziosa dei 750 miliardi del pacchetto NextGenerationEu. [segue]

Oggi mercoledì 17 febbraio 2021

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Passaporto sanitario? Sì, ma Solinas stavolta deve cercare l’accordo col governo
17 Febbraio 2021
Andrea Pubusa su Democraziaoggi.
I fatti sono noti. Solinas, lo scorso anno, ha già evocato l’idea del passaporto sanitario per chi vuol venire in Sardegna. Proponeva di aprire la Sardegna solo ai turisti muniti di idonea documentazione medica anticovid. Forse parlare di “passaporto sanitario” era eccessivo, tutti gli saltarono addosso. Il ministro Boccia insorse, seguito più […]
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Che succede?

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UN GOVERNO C’E’, MANCANO I PARTITI
15 Febbraio 2021 su C3dem
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TRANSIZIONE ECOLOGICA. VACCINO BENE COMUNE. NORD E SUD. RENZI E IL PD
14 Febbraio 2021, su C3dem.
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I Sindaci di cinque città sarde su NGEu – Recovery Plan: una rete ferroviaria veloce e integrata per una connessione profonda fra le diverse parti della Sardegna

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I sindaci di Cagliari (Paolo Truzzu), Sassari (Nanni Campus), Quartu Sant’Elena (Graziano Milia), Nuoro (Andrea Soddu) e Olbia (Settimo Nitzi) hanno firmato una lettera congiunta sul Recovery Plan – NGEu: “Non disperdere i fondi. Concentrarsi su un solo obiettivo”.

“Il Recovery Plan dovrà essere per l’Europa e per l’Italia non solo uno strumento per affrontare le negative conseguenze economiche delle misure di contrasto alla diffusione del coronavirus, ma anche un’opportunità e un’occasione per introdurre profondi mutamenti nel sistema economico e sociale. Ciò sarà possibile solo se prevarrà la capacità di indirizzare la spendita delle risorse su progetti credibili che possano davvero segnare un mutamento profondo e duraturo. Anche la Sardegna dovrà partecipare a questo percorso, rifuggendo dalla tentazione di disperdere le proprie possibilità di proposta in decine di progetti di svariata natura. [segue]

Draghi

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Non parlate al manovratore stava scritto. Al contrario, bisogna farsi sentire da Draghi
16 Febbraio 2021

di Alfiero Grandi

Il governo Draghi è conseguenza dell’assenza di soluzioni politiche. Renzi ha provocato la crisi del Conte 2 senza porsi il problema di un’alternativa possibile, ora cerca di mettere il cappello sul governo Draghi. Lui ha certamente destabilizzato, ma altri hanno dovuto risolvere la crisi che ha provocato per evitare il crollo di credibilità delle istituzioni e il rischio di una crisi senza precedenti della nostra democrazia. Questa è la critica più forte e feroce agli irresponsabili destabilizzatori che hanno provocato scientemente la crisi della maggioranza politica precedente, costringendo a scelte di emergenza democratica, senza alternative se non le elezioni anticipate, finendo per favorire l’entrata nel governo di Forza Italia e della Lega. Non a caso la richiesta di elezioni anticipate è scomparsa tranne la flebile richiesta di Fratelli d’Italia.
Certo il governo Conte 2 era in evidente affanno da tempo, prigioniero dei veti di Italia Viva e di suoi limiti politici.
Le difficoltà del governo Conte 2 si sono manifestate con il taglio del parlamento, che ha trovato purtroppo il consenso parlamentare di tutta la maggioranza, malgrado i 3 voti contrari dati in precedenza dal Pd e Leu a questa modifica della Costituzione, voluta dalla precedente maggioranza giallo-verde. Il taglio è stato un colpo pesante al ruolo e alla credibilità del parlamento, al suo ruolo di rappresentante dei cittadini, a cui avevano già pesantemente contribuito l’abuso dei decreti legge, dei voti di fiducia e dei maxi emendamenti, usati a raffica per costringere il parlamento ad approvare i provvedimenti del governo. Quando i governi comprimono il ruolo del parlamento in realtà prenotano una loro crisi politica e di credibilità, perché la loro forza e legittimazione viene proprio dalla fiducia di chi è stato chiamato a rappresentare il paese.
Per questo le sfide da affrontare sono paragonabili alla ricostruzione postbellica.
La risposta a questa fase richiede non solo un sussulto di responsabilità del parlamento ma un protagonismo dei soggetti sociali, delle associazioni, delle persone che debbono con proposte e con la critica contribuire in modo non subalterno a costruire la nuova fase. Non è il momento di deleghe, occorre rivendicare un protagonismo della società che le rappresentanze politiche oggi non sono in grado di raccogliere. Alla luce dell’emergenza democratica e degli effetti nefasti del taglio del parlamento, è urgente anzitutto approvare una nuova legge elettorale proporzionale, senza soglie di sbarramento, senza liste bloccate decise dall’alto, con un collegio unico nazionale per garantire la massima proporzionalità, garantendo alle elettrici e agli elettori di poter scegliere direttamente i loro rappresentanti, ricostruendo anche per questa via un rapporto di fiducia tra eletti ed elettori. In più per il Senato occorre garantire la massima proporzionalità, dopo il taglio del parlamento, superando il vincolo costituzionale delle circoscrizioni regionali. Il compito di approvare una nuova legge elettorale, urgente ed indispensabile, è compito del parlamento. Votare con quella attuale vorrebbe dire mantenere in vigore una legge non costituzionale. Il governo non può sostituirsi al parlamento, come fece Renzi con l’Italicum imponendolo con voti di fiducia, ma può aiutarne il lavoro favorendo un’intesa sulla rappresentanza proporzionale e sul diritto dei cittadini di scegliere gli eletti.
Il governo Conte 2 purtroppo non ha capito l’urgenza di una nuova legge elettorale.
Certo la legge elettorale non basta, per ridare credibilità alla politica occorre anche regolare la vita democratica dei partiti, interrompendo la sciagura dei capipartito che decidono chi verrà eletto, e i partiti debbono ritrovare una capacità di progetto, mentre oggi sono ridotti a comitati elettorali. Occorre bloccare l’avventura politica ed istituzionale dell’autonomia differenziata tra regioni, chiesta da alcune regioni forzando la Costituzione e gli stessi referendum regionali, che finirebbe con l’indebolire l’unità nazionale e minacciare la parità di diritti previsti all’articolo 3 della Costituzione per tutti i cittadini italiani, a partire da settori fondamentali come il sistema sanitario nazionale e il sistema scolastico nazionale.
Il governo può e deve fare una scelta, respingendo queste istanze al limite della secessione.
La nostra Costituzione ha già subito fin troppi stravolgimenti che hanno peggiorato la funzionalità delle istituzioni italiane, per questo non deve essere al riparo da ulteriori modifiche, intervenendo solo quando è indispensabile correggere gravi errori compiuti con modifiche costituzionali precedenti. Ad esempio introducendo una norma costituzionale che garantisca l’interesse nazionale e obblighi il governo ad intervenire per farla rispettare in tutti i campi ritenuti essenziali, anche con poteri sostitutivi. Per il resto sarebbe meglio blindare la Costituzione contro ulteriori modifiche stravolgenti, ad esempio alzando la soglia necessaria per modificarla.
La lotta alla pandemia in questa fase ha bisogno di vaccinazioni di massa, di riconoscimento delle variazioni del Covid 19, di sperimentazione di cure di avanguardia per salvare al massimo possibile le vite umane, prevedendo investimenti massicci nella medicina territoriale, per alleggerire il carico di malati degli ospedali e per evitare il taglio di altri interventi. La sanità è un campo che richiede una chiara, forte inversione di tendenza con investimenti massicci dopo anni di tagli nel settore pubblico. Il sistema sanitario è una risorsa pubblica al servizio della salute di tutti, il suo funzionamento deve tornare ai livelli più alti nel mondo, come in passato, organizzando il personale sanitario e para sanitario come una risorsa permanente del sistema, finendola con la precarietà del personale e con un piano per riportare in Italia e in Europa la produzione di tutti i presidi sanitari considerati indispensabili per garantire la disponibilità delle risorse necessarie.
Per quanto riguarda il PNRR finalizzato all’uso delle risorse messe a disposizione dall’Europa, è indispensabile che l’utilizzo delle risorse europee avvenga in tempi rapidi fino all’ultimo euro, in aggiunta alle risorse nazionali, affidando alla maggior crescita del Pil il risanamento delle finanze pubbliche, escludendo in radice futuri interventi socialmente inaccettabili e lavorando per superare definitivamente in Europa le regole dell’austerità. Le finalità di fondo del PNRR dovranno essere ben chiare, a partire da una scelta sull’ambiente e sulla tutela del territorio come cifra di tutto il progetto, prevedendo l’uscita dall’uso delle risorse fossili nel più breve tempo possibile, compiendo scelte radicali come la diffusione a tappeto di tutte le energie rinnovabili. Scelte radicali, insieme ad altri paesi europei, possono collocare l’Italia all’avanguardia nella ricerca, nell’innovazione tecnologica, nell’occupazione di qualità, offrendo ai giovani una prospettiva occupazionale di grande valore per il futuro. Gestire la transizione dalla dismissione di tecnologie nemiche dell’ambiente e della salute a quelle green, innovative, rispettose dell’ambiente e del recupero del degrado, in grado di finalizzare l’istruzione e la diffusione dell’innovazione digitale, è la scelta più impegnativa per il governo, per il parlamento, per i partiti, per le associazioni, per i cittadini che vogliono contribuire a costruire l’Italia del futuro.
Più partecipazione, più democrazia, più coraggio su ambiente e sviluppo green, sono le sfide davanti a tutti noi. Se il governo ascolterà le istanze più innovative darà un quadro di riferimento e di sviluppo alle energie migliori del nostro paese. Altrimenti verrà perduta un’occasione.
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Draghi? Il dibattito è aperto e va avanti senza preclusioni
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Beni comuni e amministrazione condivisa – Il punto di Labsus
Draghi, i cittadini e la fiducia
La fiducia nasce dall’esperienza. Una proposta al Presidente Draghi per far ripartire il Paese

di Gregorio Arena, su Labsus 16 Febbraio 2021.
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Oggi 16 febbraio 2021 martedì

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Non parlate al manovratore stava scritto. Al contrario, bisogna farsi sentire da Draghi
16 Febbraio 2021
Alfiero Grandi su Democraziaoggi.
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Oggi Dibattito su Mezzogiorno e NGEu – Recovery Plan

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- Oggi su fb.

Draghi? Il dibattito è aperto e va avanti senza preclusioni

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disperazione AladinIl governo neo-democristiano di Mario Draghi
di Lucio Garofalo

Ricordo che i golpe, un tempo, venivano attuati dai militari, oggi li ispirano i grandi banchieri e i tecnocrati dell’alta finanza, emissari della Confindustria ed alti referenti del Vaticano. Tuttavia, in modo ipocrita li chiamano “governi tecnici”. Lungi da me l”intenzione di formulare un’analisi dietrologica: qui mi limito ad una presa d’atto, ad una mera constatazione di quanto è accaduto sotto i nostri occhi nell’ultimo mese. Ad insinuare dubbi non sono i “perfidi bolscevichi” ed i “sovversivi rossi”, bensì pennivendoli al servizio degli apparati di potere, alti funzionari organicamente inseriti nei Palazzi del potere da anni. Viceversa, stupisce (non più di tanto) che i soggetti di un fantomatico e vago “centro-sinistra”, in cui si riconoscono oggi il PD, il M5S e vari “cespuglietti”, non abbiano mai battuto ciglio, né proferito verbo, per denunciare, né per stigmatizzare una congiura di palazzo in piena regola, che è stata orchestrata da elementi politici che fanno capo al potere economico sovranazionale ed “anonimo”, vale a dire il capitalismo cosmopolita, che non è più tanto occulto ed agisce in modo eversivo. Una trama in cui il doppiogiochista Renzi ha fornito il ruolo dell’ariete di sfondamento, per rovesciare Conte e insediare un nuovo esecutivo, di tipo “tecnico”, che dai nominativi di alcuni ministri “riesumati” alla stregua del dottor Frankenstein (Brunetta e Gelmini, giusto per citare un paio di nomi che ci fanno rabbrividire), si preannuncia già tetro e sinistro. Mi viene in mente una vignetta disegnata da Vauro ai tempi del governo Monti, che apparve sul Manifesto, in cui un tizio chiedeva: “E la democrazia?”, e un altro rispondeva: “L’hanno pignorata le banche!”. È una sintesi geniale di quanto è accaduto ancora nella realtà odierna. Anzitutto, la squadra del neonato esecutivo Draghi, concentra una serie di figure legate a doppio filo con i poteri forti e tradizionali, che da anni condizionano il triste destino del nostro Paese: le banche d’affari, la Confindustria, il Vaticano, i vertici militari. Tali poteri sono rappresentati nel governo Draghi in modo completo, usando il vecchio “manuale Cencelli”. Infatti, figurano vari portavoce della Confindustria e dei poteri economici di regime, bocconiani, nonché docenti di università private, più alcuni fiduciari delle alte gerarchie ecclesiastiche, ed infine vecchi arnesi del berlusconismo, che credevamo, in modo ingenuo, che fossero ben riposti in una soffitta, e via discorrendo. Il loro compito sarà di ordine prettamente tecnico-esecutivo, più che politico, in quanto dovranno tradurre in atti ed in provvedimenti di legge immediati, le direttive dettate dai vertici del mondo confindustriale: si tratta di una linea politica sposata in pieno dalle più alte istituzioni globali, come il FMI e tutto l’establishment al completo, bancario e finanziario, di tipo sovranazionale. Si potrebbe azzardare l’ipotesi che Draghi sia solo l’esecutore di un “disegno” di commissariamento del governo del nostro Paese. Si è passati ad un tipo di esecutivo in cui figurano i referenti delle grandi banche d’affari, i “tecnici” confindustriali ed i referenti della curia pontificia, nonché lo “stato maggiore” berlusconiano. È arduo scegliere il “meno peggio” in un calderone pieno di personaggi a dir poco discutibili, di cui già abbiamo sperimentato le “capacità”: ricordo solo l’operato del già citato Brunetta. L’esecuzione dei principali punti programmatici prescritti dall’alto al governo del nostro Paese, da parte dei soggetti che in vari modi costituiscono l’emanazione più diretta delle più alte oligarchie del mondo finanziario, comporterà forse ulteriori violazioni dei diritti e principi di tipo democratico e sindacale, ovvero delle residue tutele sociali che ancora hanno garantito il mondo del lavoro nei comparti della Scuola e Pubblica Amministrazione in Italia. È assai lecito paventare il rischio che incasseremo ulteriori sacrifici in quanto lavoratori. Dalle enunciazioni ancora piuttosto vaghe e generiche, direi ambigue, a tal punto che Mario Draghi si potrebbe ribattezzare come “democristiano”, si evince una palese assenza di rottura rispetto alla linea seguita dai governi negli ultimi lustri. Al contrario, si coglie una linea di aperta continuità con la politica adottata in passato da diversi governi sul fronte economico-sociale, e in particolare sul tema dell’istruzione scolastica e della Pubblica Amministrazione.

Lucio Garofalo
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Vauro
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PRECEDENTI INTERVENTI NEL DIBATTITO
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CONTROCANTO
«Ti piace il presidente Draghi?»: «No. Non mi piace»
13-02-2021 – di: Tomaso Montanari su Volerelaluna.

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Piove a Roma e abbiamo il nuovo governo. Ci aspettavamo un maggiore investimento innovativo. Ma, nonostante tutto, vale la pena sostenere, critici e vigili. E la Sardegna? Per ora al palo. Qualcosa però si muove…
Aladinpensiero 12 febbraio 2021
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Oggi lunedì 15 febbraio 2021

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Supermario un miracolo l’ha già fatto: non ha ancora iniziato e già perde pezzi!
15 Febbraio 2021
A.P. su Democraziaoggi.
SuperMario un primo miracolo lo ha fatto subito. Ha formato un governo che ha già la contrarietà di una buona fetta dei parlamentari che dovrebbero sostenerlo. 5 Stelle, PD e Leu sono in subbuglio. E non c’è da dar loro torto. Si dirà, ci vuole responsabilità. Certo, non lo si può negare. Incombono le urgenze. […]
———————————————————-Un nostro commento
lampada aladin micromicroPoteva andare diversamente? Sicuramente. [segue]

America, America

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Trump. L’ultima parola, chissà.
di Marino de Medici
c3ec4e92-03ef-42a7-9354-5811bfbdbce5In un giorno che è stato giustamente definito “di infamia”, il senato americano non raggiunto la maggioranza necessaria a giudicare l’ex presidente Trump colpevole di aver istigato una “insurrezione” contro lo stato. Il voto è stato di con 57 voti a favore e 43 contrari. Per condannare il presidente alla estromissione dal mandato ne occorrevano 67. Dinanzi alla storia, 43 senatori repubblicani si sono macchiati di codardia assolvendo Donald Trump e il suo criminoso incitamento ad una marmaglia di estremisti che ha invaso il Campidoglio americano nell’intento di arrestare l’omologazione dell’esito delle elezioni presidenziali. La sessione finale di impeachment ha comunque riservato due sorprese che passeranno alla storia. [segue]

Oggi domenica 14 febbraio 2021

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Carbonia. Costi di produzione del carbone più alti del prezzo di vendita alle imprese del Continente
14 Febbraio 2021
Gianna Lai su Democraziaoggi.
Nuovo post domenicale sulla storia di Carbonia, dal 1° settembre 2019.
554.988 le tonnellate di carbone estratte nel 1945, quando gli operai sono 8 mila, 1.008.412 nel 1946, 11mila gli operai occupati in miniera. E i prezzi, lire 1400 il minuto, 1500 per la pezzatura, già stabiliti nell’agosto del 1944 dalla Commissione interministeriale prezzi, […]