Monthly Archives: marzo 2022

Oggi il presidente ucraino Zelenski parla al Parlamento italiano

8b2a934b-165f-40d4-bb06-6959980d9435di Ennio Meloni su fb.
Alle 11 di oggi il presidente dell’Ucraina Zelensky parlerà al parlamento italiano in seduta comune. Dopo di lui parlerà Mario Draghi. [segue]

Raniero La Valle scrive

Al presidente della Camera dei Deputati Roberto Fico

Caro Presidente,
in occasione della prossima diretta televisiva con Montecitorio del presidente dell’Ucraina Zelenski, ti prego di prendere atto che se egli inviterà l’Italia alla guerra mediante la richiesta di armi, l’appello alla no fly zone, l’evocazione dell’8 settembre o in qualsiasi altro modo, per la disciplina e l’onore a cui sono stato tenuto come deputato e senatore della Repubblica, non venuti meno per effetto della cessazione del mandato, ti partecipo la mia obiezione di coscienza a questo atto della Camera, come feci nel 1991 come membro della Commissione Difesa in opposizione alla partecipazione dell’Italia alla guerra contro l’Iraq. [segue]

Oggi martedì 22 marzo 2022

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——————-Opinioni, Commenti e Riflessioni————-
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Puntare strategicamente sulle energie rinnovabili, altri ritardi sono inaccettabili
22 Marzo 2022
Mario Agostinelli, Alfiero Grandi, Jacopo Ricci, Alex Sorokin

OSSERVATORIO SULLA TRANSIZIONE ECOLOGICA – PNRR
Promosso da: Coordinamento per la Democrazia Costituzionale, Laudato Si’, NOstra
Il Presidente del Consiglio Draghi ha detto più volte che bisogna puntare sulle energie rinnovabili per raggiungere l’obiettivo della nostra sovranità energetica. Per ora il Ministro Cingolani ha annunciato solo l’approvazione di alcuni parchi […]
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Napoli. XXVII Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie. Quattro i sardi
21 Marzo 2022 su Democraziaoggi
Una grandissima bandiera arcobaleno apre la marcia della XXVII […]
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DIBATTITO
Inviare armi all’Ucraina è un tragico errore. Volerelaluna.it 22/03/2022 di: Francesco Pallante
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Perché sono per l’invio di armi all’Ucraina
Volerelaluna.it – 21-03-2022 – di: Piero Meaglia
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Che succede?

c3dem_banner_04LA SICUREZZA RUSSA? E QUELLA UCRAINA?
20 Marzo 2022 su C3dem
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LA REALTA’ PARALLELA DI PUTIN
19 Marzo 2022 su C3dem

Oggi lunedì 21 marzo 2022. È Prinavera!

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La guerra raccontata ai ragazzi
21 Marzo 2022
Rosamaria Maggio su Democraziaoggi.

Nei sogni di ogni insegnante, rimane la deformazione professionale della sua quotidiana ora di lezione.
Non come un incubo ma come un piacere, ancorché faticoso, al quale ad un certo punto della vita bisogna rinunciare.
In tante occasioni, durante questi miei primi anni di pensione, mi è capitato di riflettere su come avrei affrontato, da insegnante […]
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Sanders sulla guerra in Ucraina (dichiarazione del febbraio u.s.)

bernie-sanders-2Forse pochi la leggeranno la lettera del senatore Bernard Sanders. Ma aiuterebbe a capire che cosa è successo, come è successo e perché è successo. E non la ha scritta un amico di Putin. No la ha scritta un senatore americano, che ha partecipato alla corsa per la candidatura, per il partito democratico, alla presidenza degli USA. Il Senatore Bernie Sanders in un editoriale scritto sul Guardian a metà febbraio nei giorni in cui si è preferito, da ogni parte, prepararsi alla guerra piuttosto che imboccare la strada della pace. (Ennio Meloni su fb).
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“Sono estremamente preoccupato quando sento i familiari tamburi a Washington, la retorica bellicosa che viene amplificata prima di ogni guerra, chiedendo che dobbiamo “mostrare forza”, “diventare duri” e non impegnarci nella “pacificazione”. [segue]

Oggi domenica 20 marzo 2022

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Carbonia. Al rientro della delegazione romana, l’assemblea popolare cittadina chiede che la Consulta si pronunci sui problemi della città. Il movimento costruttore di democrazia in Sardegna
20 Marzo 2022
Gianna Lai su Democraziaoggi.

Triste domenica di guerra in Ucraina, ma la nostra storia di Carbonia prosegue, a partire dal 1° settembre 2019.
Armando Congiu su L’Unità, a quel tempo diretta da Pietro Ingrao, scrive il 13 agosto 1948 un articolo dal titolo “Marshall contro Carbonia”, criticando fortemente i tecnici, “che si appellano a leggi fisse ed immutabili dell’economia”, […]
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dfc00d2e-8d54-487e-97bf-ea695727c07eOnline il nuovo numero di Rocca. Indipendenza, neutralità, cooperazione, multipolarismo
di Mariano Borgognoni, Rocca*
Immanuel Kant, in una profetica opera matura La pace perpetua, indica tre elementi affinché la pace duratura non sia solo quella dei cimiteri: la democrazia, l’accoglienza universale, una federazione mondiale. Una botta di fede da parte di colui che aveva parlato del male radicale e dell’uomo come di un legno storto. Eppure il ragionamento era lucido come la grande mente del pensatore tedesco che riposa nella cattedrale luterana della città russa di Kaliningrad, che fino al ’45 si trovava in territorio tedesco con il nome di Konigsberg. Vedi tu la storia! Si trattava, per il filosofo della ragion pratica di superare la guerra di tutti contro tutti da parte degli Stati, conferendo il monopolio legittimo della forza ad un’istituzione sovranazionale, con la stessa logica con la quale i singoli avevano imparato a non farsi giustizia da soli dandone allo Stato il compito. Se guardiamo a questa guerra di aggressione in Ucraina vediamo quanto poco abbiano camminato le speranze kantiane, con le due guerre mondiali del ’900 e con le numerose guerre del secondo millennio che, mano a mano, rendono sempre più leggibile la trama di quella «terza guerra mondiale a pezzi» di cui ha più volte parlato il Papa. [segue]

Oggi sabato 19 marzo 2022

28dcd01c-2fb6-4a7c-aa0c-9b801a7a0e76Oggi San Giuseppe.
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ANPI, bel dibattito a Cagliari: analisi seria e forte impegno di lotta per la pace
19 Marzo 2022
Red su Democraziaoggi.

Bel dibattito organizzato dall’ANPI sulla guerra in Ucraina. Alla base il documento chiaro dell’ANPI nazionale diffuso nei giorni scorsi, in cui con chiarezza si condanna l’invasione, si indicano le cause della guerra e si prospetta la soluzione non militare, ma diplomatica dell’invasione.
Calo’, coordinatore nazionale, illustra il documento dell’ANPI. Ferma condanna dell’invasione, azione forte per la […]

Per fermare l’aggressione, al tavolo devono sedersi Biden e Putin Opinioni.

Opinioni. La condanna della aggressione non va a segno se non vede che questa non è in una sequenza duale, ma in una catena che comincia lontano e non finisce qui
Raniero La Valle su il manifesto del 19 marzo 2022.
[segue]

Idee per la pace: un grande progetto Erasmus con la Russia

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di Luigi Manconi
(ansa)
Dopo la guerra i rettori delle università di tutto il continente pensino a organizzare un programma che porti i giovani a studiare in Russia e i russi nel resto d’Europa
11 MARZO 2022 su Repubblica.
(Segue)

Oggi venerdì 18 marzo 2022

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Il movimento per la fine della guerra in Ucraina deve crescere e superare la prova di una unità
18 Marzo 2022
Alfiero Grandi

È abbastanza evidente che alcuni commentatori hanno cercato di contrapporre la piazza di Firenze contro l’aggressione in Ucraina a quella precedente di Roma, cercando di perpetuare un equivoco che rischia di dividere un movimento plurale, diversificato, in qualche caso perfino con motivazioni opposte, ma che condivide l’obiettivo prioritario di fermare la guerra. Prova ne […]
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Oggi giovedì 17 marzo 2022

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La pace in una trattativa internazionale non è resa, è l’unico modo onorevole e saggio di far finire la guerra
17 Marzo 2022
Andrea Pubusa su Democraziaoggi.

In questi tempi di forzature, falsità, polemiche sopra le righe, gli opinionisti con l’elmetto stigmatizzano i pacifisti integrali, ossia contrari all’invio di armi, come calabraghe, desiderosi solo della resa degli ucraini. Ma è proprio così? In realtà, la resa comporta la cessazione di ogni resistenza di fronte al nemico […]
ANPI COMMEMORAZIONE UGO FORNOGianfranco Pagliarullo – Presidente nazionale dell’ANPI
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Che succede?

c3dem_banner_04L’ANIMA DELL’EST E IL RIFIUTO DI PERDERE LA LIBERTA’
17 Marzo 2022
su C3dem.

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QUANTO E’ GRANDE IL CUORE DELL’EUROPA?
17 Marzo 2022 su C3dem.

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LA STORIA IN FRANTUMI
14 Marzo 2022 su C3dem.
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LA RESISTENZA UCRAINA
13 Marzo 2022 su C3dem.
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Sardegna

e879e785-11d1-43bd-85bc-839607ad2f09E L’ISOLA VA
A proposito della seconda modernizzazione della Sardegna
in uno studio di Gianfranco Bottazzi

di Gianni Loy

Da giovane professore – appena sbarcato in una terra che sarebbe diventata la sua casa – quando riceveva un invito: “Ci vediamo domani”, era solito rispondere: “Sì, ma a che ora?”
Era, ed è, la cifra del percorso scientifico (e non solo) di Gianfranco Bottazzi, sempre attento ad ancorare la ricerca su basi solide e documentate, anche a rischio di perdere i lettori privi della pazienza, e del gusto, di comprendere sino in fondo le dinamiche della terra in cui viviamo.
La sociologia, De Rita insegna, si avvale dell’affabulazione, dell’immagine, del neologismo, per sintetizzare i complessi fenomeni sociali che accompagnano le trasformazioni. Sbandierare la sintesi può risultare accattivante. Ma ha senso solo se rappresenta la conclusione di una puntuale osservazione e misurazione dei fenomeni passati al setaccio. Non so se Gianfranco ami i numeri, ma sicuramente, nel suo ultimo libro, (E l’isola va, edito da Il Maestrale) li utilizza ampiamente, a giustificazione del ritratto di un’Isola che procede, seppure a fatica. Procede senza colmare il divario rispetto alle regioni più attrezzate – quelle che, non si dimentichi, hanno intrapreso in anticipo il percorso dell’industrializzazione e della modernizzazione – ma senza perdere posizioni; insomma, un’isola che riesce a mantenersi dignitosamente nella pancia del gruppo. (segue)

Pace

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costituente-terra-logo
una Terra
un popolo
una Costituzione
una scuola

Newsletter n. 68 del 16 marzo 2022

NO NATO

Cari Amici,
un barlume di speranza si è aperto a seguito della dichiarazione del presidente Zelenski sul casus belli che ha portato lui e Putin a gettare l’Ucraina nella tragedia. Parlando alla Joint Expeditionary Force di Londra egli ha detto infatti a proposito della NATO: “Abbiamo sentito per anni parlare di porte aperte, ma abbiamo anche sentito dire che non possiamo entrarci, e dobbiamo riconoscerlo”. Lo ha detto dopo un messaggio che i presidenti di Polonia, Repubblica ceca e Slovenia gli hanno portato personalmente a Kiev da parte dell’Europa e, probabilmente degli Stati Uniti. Se si tratta di una vera rinunzia del regime ucraino ad aprire le porte alla NATO, è probabile che le ragioni che hanno spinto Europa e Stati Uniti a cambiare la loro scelta politica sulla guerra in corso siano state le sanzioni, che in tal modo si sono dimostrate efficaci contro di loro più o prima ancora che contro la Russia.
Nel sito pubblichiamo un’intervista a Riccardo Petrella con una sua analisi sulla crisi e i fattori che l’hanno determinata, un articolo di Domenico Gallo sulla possibile via d’uscita, e un messaggio proveniente dal segretario del movimento pacifista ucraino.
Con i più cordiali saluti.
www.costituenteterra.it
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LA NATO STA GIÀ IN UCRAINA
16 MARZO 2022 / COSTITUENTE TERRA / LE FRONTIERE DEL DIRITTO /
Usa la base di Yavoriv. Ci vuole una nuova Conferenza di Helsinki che rilanci la cooperazione e la sicurezza comune in Europa

Domenico Gallo

Scenari. Il conflitto ucraino assume ora la veste di un scontro diretto Russia-NATO per interposta Ucraina come dimostra l’attacco contro la base militare di Yavoriv, a 25 km dal confine polacco.

Siamo arrivati al ventesimo giorno di guerra d’aggressione all’Ucraina e ancora non sappiamo se e quando arriverà il cessate il fuoco. Quello che sappiamo è che ogni giorno, ogni ora di guerra semina fiumi di sangue e di lacrime, provoca morte, distruzioni e miseria. Col passare del tempo il conflitto diventa più feroce e rischia di espandersi.

L’attacco contro la base militare di Yavoriv, situata a 25 km dal confine polacco, ha spinto il conflitto ai confini della NATO ed ha evidenziato la presenza di personale militare straniero che collabora attivamente con le forze armate ucraine. La fornitura di armi da parte di paesi dell’Alleanza atlantica e la presenza di «addestratori», fa crescere il rischio di escalation del conflitto. La richiesta incessante del presidente Zelenski di istituire una no fly zone esprime un chiaro disegno di coinvolgere nel conflitto armato i Paesi europei e gli USA. Dal suo punto di vista è comprensibile perché è l’unica chance che potrebbe consentire all’Ucraina di sconfiggere un esercito invasore molto più potente.

Eppure gli stessi USA e i Paesi membri della NATO sono riluttanti a farsi coinvolgere direttamente nel conflitto armato poiché si rendono conto che in questo modo si innescherebbe la terza guerra mondiale. «Altro che vincere facile, in Iraq in Bosnia e Libia le superpotenze la adottarono contro Paesi di bassa capacità militare, lasciando poi solo miseria e instabilità. Proporla contro la Russia sarebbe una catastrofe», scrive il generale Fabio Mini. Così la via verso il disastro di una nuova guerra mondiale è aperta e ogni giorno che passa cresce il pericolo.

Basti pensare alla questione delle armi chimiche, come possiamo escludere che qualcuna delle parti non vi faccia ricorso per poi attribuirne la responsabilità alla controparte allo scopo di provocare un’ulteriore escalation del conflitto?

Un conflitto che sempre più assume la veste di un scontro diretto fra la Russia e la NATO per interposta Ucraina. In medicina si ritiene che fare la diagnosi giusta è il primo passo per la guarigione. Questo vale anche per la politica. Se non si guarda ai processi di logoramento delle relazioni internazionali e alla sfide che hanno preceduto, anche in senso causale, l’aggressione della Russia, non si hanno gli strumenti per fermare il massacro ed avviare un processo di ristabilimento della pace. Dobbiamo renderci conto che sia gli Stati Uniti, sia i principali Paesi dell’Unione Europea, fornendo le armi, stanno partecipando alla guerra contro la Russia, mostrandosi disponibili a combattere fino all’ultimo uomo (ucraino). Secondo Carl von Clausewitz, la guerra è la prosecuzione della politica con altri mezzi.

Questo è quello che ha inteso fare Putin che, accecato da un delirio di potenza, ha cercato di tagliare con la spada il nodo dei conflitti politici e d’interesse che lo dividono dall’Ucraina. Così facendo ha infilato il collo dentro il cappio, consentendo a USA e Gran Bretagna di avviare una dura campagna contro la Russia, di isolarla dall’economia mondiale e logorarla militarmente, col proposito di trasformare l’Ucraina nel suo Vietnam. In realtà l’assioma di von Clausewitz si può rovesciare nel suo contrario: la politica può essere la prosecuzione della guerra con altri mezzi.

Purtroppo dobbiamo riconoscere che la politica condotta da Stati Uniti e Gran Bretagna di espansione ad est della NATO, fatta di continue sfide politiche e militari rientra in una competizione fra potenze in fondo alla quale c’è la capitolazione dell’avversario o la guerra. Non dobbiamo stancarci di chiedere il cessate il fuoco, però è evidente che non si potrà mai ristabilire la pace se non si pone mano alla soluzione dei nodi politici che hanno innescato la guerra.

Ci vuole una visione del futuro. Come la ebbero Churchill e Roosevelt che nel 1941 con la Carta Atlantica delinearono lo scenario di un nuovo ordine mondiale pacifico, ripreso nel 1945 dalla Carta delle Nazioni unite, che annunciava l’ambizione di liberare l’umanità dal flagello della guerra. È preoccupante, invece lo scenario che ci fanno intravedere i principali attori internazionali all’uscita da questa guerra: si prefigura un’Europa armata fino ai denti e divisa da una perenne ostilità. È impressionante il silenzio dell’Unione europea e dei principali Paesi europei su come risolvere le questioni politiche che hanno originato il conflitto ed è assurdo che non abbiano detto una parola sul tema della neutralità dell’Ucraina.

Si irrogano sanzioni sempre più dure e si rilancia la corsa agli armamenti con il riarmo della Germania, ma quale soluzione viene proposta per ricucire questa frattura dolorosa che si è aperta fra una potente nazione europea (la Russia) e le altre nazioni? Come si può favorire una trattativa che ponga fine alla guerra, se non si fa intravedere un futuro accogliente per tutte le nazioni europee, dall’Atlantico agli Urali, in cui la cooperazione prevalga sull’intimidazione e la sicurezza sia collettiva?

Si uscirà dalla guerra con una nuova Conferenza di Helsinki che rilanci la cooperazione e la sicurezza comune in Europa o si proseguirà la guerra contro la Russia con altri mezzi, cercando di metterla in ginocchio con le sanzioni, come si fece con l’Iraq, di sfiancarla con la corsa al riarmo e di rendere perpetua la nuova cortina di ferro? Quale futuro dobbiamo aspettarci? Dipende anche da noi.

Domenico Gallo
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UNA GUERRA CHE VIENE DA LONTANO
16 MARZO 2022 / COSTITUENTE TERRA / DISIMPARARE L’ARTE DELLA GUERRA /
L’immensa complessità di ciò che sta attorno alla guerra in Ucraina e la difficoltà di trovare una soluzione. Molti fattori precedenti all’esplosione del conflitto fra Russia e Ucraina. Intervista a Riccardo Petrella

Simone M. Varisco

La guerra in corso in Ucraina è una violenza inaccettabile. Si può dire il frutto di quasi un secolo di responsabilità incrociate, diffidenze reciproche, impegni disattesi e differenti interpretazioni delle relazioni internazionali. Eppure, per molti versi, è anche la conseguenza di un pensiero sorprendentemente comune ai due schieramenti: la guerra contro l’uomo. Fra aspirazioni imperiali, pace imposta con le armi e un mondo che sta cambiando. È «l’immensa complessità di ciò che sta attorno alla guerra in Ucraina e la difficoltà di trovare una soluzione».

Ne parlo con Riccardo Petrella, economista e politologo, professore emerito dell’Università Cattolica di Lovanio e dell’Accademia di Architettura di Mendrisio. Dal 1978 al 1994 ha diretto il programma FAST (Forecasting and Assessment in the Field of Science and Technology) alla Commissione delle Comunità europee a Bruxelles. Nel 1993 ha fondato il Gruppo di Lisbona e nel 1997 l’Associazione internazionale per il Contratto mondiale dell’acqua. È presidente dell’Institut Europeen de Recherche sur la Politique de l’Eau (IERPE) di Bruxelles e dell’Università del Bene Comune (UBC), fondata ad Anversa e poi in Italia e in Francia. È dottore honoris causa di 8 università in Svezia, Danimarca, Belgio, Francia, Canada e Argentina. Collabora, fra l’altro, con il Wall Street International Magazine ed è autore di pubblicazioni sull’economia e il bene comune.

Prof. Petrella, si è detto che questo conflitto è la continuazione di quello iniziato nel 2014. È davvero così?

La crisi russo-ucraina non è all’origine di tutto quello che sta succedendo. Ci sono ragioni obiettive per avercela con Putin, sia chiaro! Ma non è solo l’agire di Putin che è determinante in questa situazione. Ci sono tanti fattori precedenti all’esplosione del conflitto fra Russia e Ucraina. Dopo l’indipendenza dell’Ucraina, nel 1991, sono iniziate pressioni forti, locali e internazionali, soprattutto da parte di Stati Uniti ed Europa affinché l’Ucraina diventasse parte dell’economia occidentale e del sistema militare Nato. La crisi del 2014, con l’occupazione russa della Crimea e l’appoggio alla secessione – se si può dire così – delle province di Donetsk e Luhansk è una continuazione di qualcosa di molto più grande, di molto più lontano. L’attuale guerra in Ucraina non è, fondamentalmente, una guerra tra russi e ucraini. All’origine ci sono due grandi fenomeni, insieme ad un terzo raramente trattato dagli analisti.
Il primo è il grande errore commesso dagli Stati Uniti, dagli europei e da alcuni gruppi in Russia – gli amanti della visione pan-zarista di Putin – di non aver ascoltato quanto sostenuto nel 1991 da Michail Gorbaciov, cioè che il crollo dell’Unione sovietica non fosse avvenuto a causa della vittoria degli Stati Uniti o del capitalismo, bensì per ragioni interne, per una società mal strutturata, ingiusta, per un potere inegualitario ed oligarchico.
Il secondo fenomeno è lo scontro fra due “imperi”. Dopo la seconda guerra mondiale il mondo era governato da due grandi potenze: da un lato l’URSS, con la potenza militare e soprattutto la potenza ideologica, anche se in declino, e dall’altro gli Stati Uniti, con un’egemonia mondiale in tutti i campi. La Guerra Fredda era questo, l’opposizione fra due potenze mondiali imperiali. Con la crisi dell’URSS gli Stati Uniti hanno pensato di poter approfittare della debolezza della Russia per metterla fuori gioco sul piano della geopolitica e dei rapporti di potere mondiali. E da allora hanno fatto di tutto per ottenere questo. È chiaro, ormai, che la Nato non serve a difendere l’Atlantico. La Nato è uno strumento mondiale. Per gli Stati Uniti cedere sulla Nato, ritirarsi, è una bestemmia. Non lo faranno mai, se non obbligati.
Il terzo fenomeno: anche se non ne siamo sempre coscienti, c’è un profondo razzismo nella convinzione occidentale che sia “naturale” per la nostra società dominare il mondo. Noi pensiamo, come Churchill, che la democrazia, pur imperfetta, sia il sistema politico meno peggiore di tutti gli altri. Che la nostra democrazia sia the ultimate form, la forma definitiva di organizzazione politica buona, anche solo perché meno peggiore delle altre. Ogni altro sistema politico è dal nostro punto di vista antidemocratico, totalitario. “cattivo”. Spesso il “difendere la democrazia nel mondo” si traduce nel difendere il potere che rappresenta oggi il nostro sistema politico. Un’altra convinzione occidentale è che il capitalismo non sia buono, ma che non ci sia alternativa al capitalismo, al mercato, alla competitività, all’ineguaglianza. Finché queste due convinzioni regoleranno l’agire dei nostri governanti non ci sarà pace nel mondo. Sono idee talmente metabolizzate in noi, che ad esempio durante la pandemia abbiamo ritenuto ovvio non fidarci dei vaccini russi o cinesi, perché non fatti dalle nostre università, non fatti dalle nostre imprese. Ancora meno potremmo dare fiducia al prodotto di un popolo ritenuto da sempre soltanto sottomesso: i vaccini cubani. Ancora, non pensiamo che l’Africa o il Vicino Oriente siano luoghi dove possono emergere nuove idee, nuovi stili di vita, nuovi sistemi economici.

In effetti, è un fatto che in 8 anni di tensione non si è fatto abbastanza per evitare una nuova escalation. La sensazione è che gli organismi sovranazionali, a cominciare dall’Organizzazione delle Nazioni Unite, siano incapaci di evitare l’innescarsi di conflitti armati e crisi umanitarie. È così?

Perché non si è fatto nulla per fermare i conflitti fra Russia e Ucraina, che sono anche antistorici rispetto alla storia plurisecolare dei due Paesi? Perché, per l’appunto, non è solo una questione russo-ucraina. Si tratta, invece, dell’accentuazione negli ultimi anni di quel conflitto fra due potenze imperiali, con esiti sempre più a favore degli Stati Uniti. Ricordiamo sempre il concetto tipicamente statunitense di peace through strength, pace attraverso la forza militare, secondo alcuni attraverso la guerra. Per questo non si è fatto nulla, soprattutto non ha fatto nulla l’Occidente, per evitare la guerra. I politici europei si sono dimostrati subalterni, senza una visione a lungo termine del loro ruolo, anche come Unione Europea.
Beninteso, non si è fatto nulla non solo da parte occidentale: Putin fa parte di quella categoria di russi che rimpiange il crollo dell’Unione Sovietica, non perché rimpianga il crollo di una società che si diceva socialista e comunista – e che invece era autocratica, classista e ineguale – ma perché l’URSS rappresentava, in certo senso, una continuità con la Grande Russia, la Madre Russia, la Russia messianica, la Russia dell’ortodossia, della tradizione slava, dello zarismo. Da parte sua, Putin non può permettersi un ulteriore indebolimento.

Dal canto loro, Nato e Unione Europea non hanno trovato di meglio che armare uno dei due contendenti, l’Ucraina. Da un lato, è evidente l’intenzione di circoscrivere il conflitto ad una “trincea” lontana dal cuore dell’Europa, dall’altro la presunta soluzione non può che suscitare interrogativi. Con tutte le differenze del caso, non si può fare a meno di pensare all’Afghanistan di Osama Bin Laden e del Maktab al-Khidmat o all’Iraq del regime baathista di Saddam Hussein contro i Curdi iracheni e l’Iran. Come la vede?

In Ucraina si fa fare ad altri la guerra, così come si è fatta fare ad altri in Iraq, in Afghanistan, in Vietnam e nelle decine di altri interventi militari diretti o indiretti in America Latina, secondo la dottrina Hoover di America is ours, tutta l’America è nostra. Il pericolo è che, in fondo, sia World is ours, il mondo intero è nostro. Per questo, oggi, dobbiamo avere paura tanto di Putin come degli europei occidentali e degli Stati Uniti. L’invio di armi è una pazzia, una follia. Sanno benissimo che questo metterà alle corde Putin e lo costringerà a continuare ad essere presente in Ucraina. Armare gli ucraini significa anche creare l’accadibilità dell’incidente nucleare.
Spero che per gli Stati Uniti non sia il colpo di coda del coccodrillo ferito, che sta morendo. Trump è quello: un “visionario” alla Putin, che rimpiange la perdita del potere egemonico degli Stati Uniti. La forza imperiale statunitense non è più così forte come lo era all’epoca della Guerra Fredda, sia per motivi interni sia per l’opposizione di altri Paesi e soprattutto per l’emergere della Cina, una potenza certamente ambigua, ma che dà fastidio soprattutto sul piano economico.

Alcuni analisti hanno indicato il presidente russo Putin come psicologicamente instabile e più di una volta le dichiarazioni del presidente ucraino Zelensky sono sembrate sopra le righe. C’è molta propaganda da ambo le parti, ma la situazione non fa ben sperare. Sono elementi che hanno un peso in questa guerra?

Qualche giorno fa ho ascoltato il ministro dell’Europa e degli affari esteri francese, Jean-Yves Le Drian, che ha detto sorridendo che “soffocheremo” l’economia russa. Ridendo, come se parlasse di un gioco. Far morire economicamente la Russia significa condannare 144 milioni di persone. È pazzia, pazzia “sana”, non malattia. Si punta ad ottenere la morte economica e militare della Russia e l’inabilitazione della Cina a continuare la sua crescita sul piano economico. Biden, come Trump, vuole la fine della Russia. Biden, come Trump e come gli europei occidentali, vuole l’indebolimento della Cina.
Siamo educati a pensare ad un nemico: oggi la Russia di Putin, ieri l’Unione Sovietica, i movimenti islamisti. E già si delinea il nemico del futuro, la Cina, considerata un “rivale sistemico” dall’Unione Europea. Con in parte delle verità, in questo, ma dev’essere chiaro il motivo per cui siamo educati a questo pensiero: difendere l’egemonia dell’Occidente. Noi occidentali crediamo che il nostro potere, la nostra supremazia mondiale siano un fatto naturale, inevitabile, giusto e buono. Ogni minaccia alla mono-supremazia del mondo occidentale, e in particolare degli Stati Uniti, diventa il nemico.

Da una pandemia globale ad una guerra che rischia di esserlo. In entrambi i casi, al di là della retorica, sembra mancare una risposta comunitaria, realmente condivisa, agli eventi. Ci sono aspetti che accomunano queste due tragedie?

Intanto, l’economia oggi spesso si traduce in guerra. L’economia dominante, il capitalismo di mercato ad alta tecnologia e ad alta finanziarizzazione, è sostanzialmente un’economia di dominio, un’economia di potenza, dell’ineguaglianza, un’economia della guerra: guerra per conquistare il mercato dei vaccini, guerra per la proprietà e i brevetti, guerra per conquistare il mercato delle intelligenze artificiali. Viviamo un continuo stato di guerra: i contadini ai quali a decine e decine di migliaia nel mondo è sottratta la terra o i lavoratori ai quali è tolta l’occupazione sono vittime della guerra dell’economia contro di loro.
La totale digitalizzazione della nostra società è anch’essa una guerra, una guerra contro gli esseri umani. C’è una grande priorità, teorica e pratica, in molte attività scientifiche e tecnologiche oggi: l’autonomizzazione dei sistemi artificiali. Si arriverà al dominio degli esseri umani attraverso il dominio delle macchine? La tecnologia non potrà che aumentare le guerre di potere. Il militare, oggi, è tecnologie di reti e gestione dei dati, come l’economia.
E poi c’è l’individualismo. Putin, anche se non è vero, è considerato “comunista”. E noi, società occidentale, siamo fondamentalmente educati all’interesse individuale, all’io, non al noi. Lo si vede con la guerra e lo si è visto con la pandemia: il principio multilaterale non funziona. È un fallimento, solo che è difficile andare al di là del multilateralismo. Lo si vede con il Consiglio di Sicurezza: anche allargato è impotente.
Questo per dire l’immensa complessità di ciò che sta attorno alla guerra in Ucraina e la difficoltà di trovare una soluzione. Per questo dobbiamo favorire tutte le forme di trattativa: se quelle attualmente in corso falliranno, si dovrà ricominciare fino ad arrivare ad un cessate il fuoco. Dobbiamo preservare il concetto di trattativa, vivo e forte. C’è una speranza se continuano le manifestazioni in tutte le città. Non solo contro Putin: contro Putin, contro gli Stati Uniti, contro il regime capitalista e l’occidentalismo individualista ed esclusivista.

Da politologo, come interpreta l’atteggiamento finora mostrato da papa Francesco? Si condanna il peccato – la guerra – ma non si vuole interrompere il dialogo con i molti “peccatori” di questo conflitto?

Papa Francesco è una delle poche personalità al mondo che sia a livello istituzionale che per sue scelte personali sta tentando di fare ciò che può. Non possiamo attribuire al Papa poteri che non può avere. Può tentare di sensibilizzare un miliardo di cattolici, peraltro non tutti praticanti. E certo non può mobilitarli come fosse una polizia politica. Ma ha un enorme potere morale e di influenza. Spero che nella Chiesa cattolica si spinga sempre di più per le trattative. Lì papa Francesco può giocare un ruolo molto importante. Non parla per i propri interessi, gli altri sì e si accusano a vicenda di essere miscredenti. Papa Francesco è tra le poche persone che non sta parlando con la testa in mano né con il cuore in mano, ma con l’umanità in mano.

14 Mar 2022

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