Istruzione & Formazione

Dichiarazione Universale dei Diritti Umani

55aed52a-36f9-4c94-9310-f83709079d6dIl 10 dicembre 1948, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite approvò e proclamò la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, il cui testo completo è riportato nelle pagine seguenti. Dopo questa solenne deliberazione, l’Assemblea delle Nazioni Unite diede istruzioni al Segretario Generale di provvedere a diffondere ampiamente questa Dichiarazione e, a tal fine, di pubblicarne e distribuirne il testo non soltanto nelle cinque lingue ufficiali dell’Organizzazione internazionale, ma anche in quante altre lingue fosse possibile usando ogni mezzo a sua disposizione. Il testo ufficiale della Dichiarazione è disponibile nelle lingue ufficiali delle Nazioni Unite, cioè cinese, francese, inglese, russo e spagnolo. [segue]

Trasformare il mondo per salvarlo. Il comune campo di impegno per l’umanità tracciato dalla Laudato si’ e dall’Agenda Onu 2030 sullo sviluppo sostenibile.

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Venerdì 20 dicembre nell’aula del Consiglio comunale di Cagliari è stato presentato il dossier 2019 della Caritas della Diocesi di Cagliari. Presenti con un numeroso pubblico il presidente del Consiglio comunale Edoardo Tocco, il sindaco Paolo Truzzu, il prefetto Bruno Corda e l’arcivescovo Arrigo Miglio. Con la regia di don Marco Lai e di Maria Chiara Cugusi, dopo gli interventi delle autorità, la relazione sui contenuti del dossier è stata tenuta da Franco Manca. Mons. Franco Puddu ha invitato tutti alla Marcia nazionale per la Pace che si terrà a Cagliari martedì 31 dicembre. Ha concluso i lavori don Marco Lai che ha ringraziato tutti, ma, in modo particolare l’arcivescovo Arrigo Miglio, che, come si sa, ha chiuso il suo mandato pastorale di titolare Chiesa di Cagliari per raggiunti limiti di età, rimanendone vescovo emerito. I presenti hanno tributato un lungo e caloroso applauso, un’autentica standing ovation, al Vescovo Miglio.
Torneremo sul rapporto. Intanto anticipiamo il contributo presente nel volume del direttore Franco Meloni.
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Trasformare il mondo per salvarlo. Il comune campo di impegno per l’umanità tracciato dalla Laudato si’ e dall’Agenda Onu 2030 sullo sviluppo sostenibile.
di Franco Meloni
“Anche se voi vi credete assolti siete lo stesso coinvolti”. Così cantava Fabrizio De André in una delle sue canzoni più “dure” e “politicamente impegnate”(1), con la quale se la prendeva con i benpensanti incuranti delle ragioni del movimento della contestazione studentesca e operaia del 1968. Si tratta di un’invettiva che mi piace condividere con i lettori, separandola arbitrariamente dai fatti del passato a cui si riferisce, perché credo ben si attagli all’atteggiamento odierno di “indifferenza generalizzata” davanti a quanto sta succedendo al nostro Pianeta, attraversato da una crisi climatica ed ecologica, tanto grave e urgente da esserne minacciata la stessa sopravvivenza. Questo atteggiamento negativo riguarda innanzitutto i governanti degli Stati, a tutti i livelli, ma ad essi purtroppo si accompagna quello della stragrande maggioranza degli abitanti del Globo, noi compresi. Non voglio qui sminuire l’importanza delle reazioni alla situazione della Terra, tese a contrastarne la deriva di autodistruzione, sia per quanto attiene ai responsabili politici (e, in generale, alle classi dirigenti), sia ai cittadini, singoli e associati. Per quanto riguarda i primi, possiamo citare gli impegni presi dagli Stati nelle varie Conferenze internazionali sui cambiamenti climatici (2), e con l’Agenda Onu 2030, sulla quale mi soffermerò (3); mentre per i secondi basta rammentare le lotte dei movimenti ecologici in tutto il mondo, come quello encomiabile dei ragazzi di Fridays For Future (4). Queste iniziative vanno valorizzate e anche enfatizzate essendo precisamente nella giusta strada, ma emerge la loro complessiva inadeguatezza, rispetto alla gravità e urgenza dei problemi, così come avvertono gli scienziati competenti per materia e dotati di sensibilità culturale e sociale. 
Laudato si’. L’approccio dell’ecologia integrale.
Su dette problematiche, che costituiscono una costante preoccupazione del suo pontificato fin dal suo insediamento, Papa Francesco ha scritto la “Laudato si’. Lettera enciclica sulla cura della casa comune”, datata 24 maggio 2015, autentica pietra miliare dalla quale il Papa continuamente riparte con piccole e grandi iniziative, tra le quali ultime l’istituzione della «Giornata mondiale di preghiera per la cura del creato» il primo settembre di ogni anno, con le connesse iniziative del «Tempo del Creato» (5), e lo storico Sinodo sull’Amazzonia, celebrato a Roma dal 6 al 27 ottobre 2019. La Laudato si’ è oggetto di studio e approfondimenti in tutto il mondo; costituisce un testo di riferimento che unifica credenti e non credenti (6) nell’impegno per la “Casa comune”. Sono innumerevoli le iniziative in tal senso e anche noi nella nostra come nelle altre Diocesi della Sardegna, abbiamo fatto e facciamo la nostra parte. Tuttavia sentiamo l’insufficienza di tale attività e di conseguenza la necessità di aumentare gli sforzi e il coinvolgimento di più soggetti. E’ anche questo lo scopo del presente articolo, nel quale non mi soffermo tanto sull’Enciclica, che comunque ne costituisce assoluto riferimento, quanto sulle iniziative “laiche” che sono consonanti con l’impostazione complessiva della stessa. Il documento laico più vicino all’Enciclica, che ha analogo “respiro”, è appunto l’Agenda Onu 2030. Vedremo più avanti. Intanto ci piace riportare dalla Laudato si’ l’appello di Papa Francesco, che ne sintetizza lo scopo ultimo, unendo le preoccupazioni alla Speranza sostenuta dal riconoscimento di quanto di positivo già si fa. (Laudato sì’, 13, 14) “13. La sfida urgente di proteggere la nostra casa comune comprende la preoccupazione di unire tutta la famiglia umana nella ricerca di uno sviluppo sostenibile e integrale, poiché sappiamo che le cose possono cambiare. Il Creatore non ci abbandona (…). L’umanità ha ancora la capacità di collaborare per costruire la nostra casa comune. Desidero esprimere riconoscenza, incoraggiare e ringraziare tutti coloro che, nei più svariati settori dell’attività umana, stanno lavorando per garantire la protezione della casa che condividiamo. Meritano una gratitudine speciale quanti lottano con vigore per risolvere le drammatiche conseguenze del degrado ambientale nella vita dei più poveri del mondo. (…) 14. Rivolgo un invito urgente a rinnovare il dialogo sul modo in cui stiamo costruendo il futuro del pianeta (…) Il movimento ecologico mondiale ha già percorso un lungo e ricco cammino, e ha dato vita a numerose aggregazioni di cittadini che hanno favorito una presa di coscienza. Purtroppo, molti sforzi per cercare soluzioni concrete alla crisi ambientale sono spesso frustrati non solo dal rifiuto dei potenti, ma anche dal disinteresse degli altri. Gli atteggiamenti che ostacolano le vie di soluzione, anche fra i credenti, vanno dalla negazione del problema all’indifferenza, alla rassegnazione comoda, o alla fiducia cieca nelle soluzioni tecniche.(…)”.
Dell’Enciclica voglio rimarcare in modo particolare un concetto chiave, quello dell’ECOLOGIA INTEGRALE. Dice il Papa (Laudato si’, 137):  ”Dal momento che tutto è intimamente relazionato e che gli attuali problemi richiedono uno sguardo che tenga conto di tutti gli aspetti della crisi mondiale, propongo di soffermarci adesso a riflettere sui diversi elementi di una ecologia integrale, che comprenda chiaramente le dimensioni umane e sociali.”. Dunque: l’ECOLOGIA AMBIENTALE, ECONOMICA E SOCIALE, l’ECOLOGIA CULTURALE, l’ECOLOGIA DELLA VITA QUOTIDIANA, IL PRINCIPIO DEL BENE COMUNE, LA GIUSTIZIA TRA LE GENERAZIONI, tutti ingredienti compresi nell’accezione “Ecologia integrale”, che come vedremo, vengono puntualmente ripresi nell’Agenda Onu 2030, forse senza un confortevole respiro religioso, ma tale è il valore aggiunto che caratterizza il sentire dei credenti e non solo (6). Vi invito a soffermarvi innanzitutto sul “preambolo” del documento dell’ONU, proprio per evidenziarne la consonanza con la Laudato si’ (che lo ha preceduto), quasi come risposta concreta all’appello del Papa, anzi sembra davvero che lo abbia scritto lui, sicuramente, penso io, ha contribuito ad ispirarlo.
Trasformare il nostro mondo: l’Agenda Onu 2030 per lo Sviluppo Sostenibile approvata il 25 settembre 2015, dall’Assemblea generale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite.
“PreamboloQuest’Agenda è un programma d’azione per le persone, il pianeta e la prosperità. Essa persegue inoltre il rafforzamento della pace universale in una maggiore libertà. Riconosciamo che sradicare la povertà in tutte le sue forme e dimensioni, inclusa la povertà estrema, è la più grande sfida globale ed un requisito indispensabile per lo sviluppo sostenibile. Tutti i paesi e tutte le parti in causa, agendo in associazione collaborativa, implementeranno questo programma. Siamo decisi a liberare la razza umana dalla tirannia della povertà e vogliamo curare e salvaguardare il nostro pianeta. Siamo determinati a fare i passi audaci e trasformativi che sono urgentemente necessari per portare il mondo sulla strada della sostenibilità e della resilienza. (…) . PersoneSiamo determinati a porre fine alla povertà e alla fame, in tutte le loro forme e dimensioni, e ad assicurare che tutti gli esseri umani possano realizzare il proprio potenziale con dignità ed uguaglianza in un ambiente sano. PianetaSiamo determinati a proteggere il pianeta dal degradazione, attraverso un consumo ed una produzione consapevoli, gestendo le sue risorse naturali in maniera sostenibile e adottando misure urgenti riguardo il cambiamento climatico, in modo che esso possa soddisfare i bisogni delle generazioni presenti e di quelle future. ProsperitàSiamo determinati ad assicurare che tutti gli esseri umani possano godere di vite prosperose e soddisfacenti e che il progresso economico, sociale e tecnologico avvenga in armonia con la natura. PaceSiamo determinati a promuovere società pacifiche, giuste ed inclusive che siano libere dalla paura e dalla violenza. Non ci può essere sviluppo sostenibile senza pace, né la pace senza sviluppo sostenibile. CollaborazioneSiamo determinati a mobilitare i mezzi necessari per implementare questa Agenda attraverso una Collaborazione Globale per lo sviluppo Sostenibile, basata su uno spirito di rafforzata solidarietà globale, concentrato in particolare sui bisogni dei più poveri e dei più vulnerabili e con la partecipazione di tutti i paesi, di tutte le parti in causa e di tutte le persone.”
Occorre evidenziare il carattere fortemente innovativo dell’Agenda, nella misura in cui si basa su un chiaro giudizio sull’insostenibilità dell’attuale modello di sviluppo (in particolare di quello egemone capitalistico neo liberista), non solo sul piano ambientale, ma anche su quello economico e sociale. Si afferma pertanto una visione integrata delle diverse dimensioni dello sviluppo. Tutti i Paesi – senza distinzioni tra Paesi sviluppati, emergenti e in via di sviluppo, anche se evidentemente le problematiche possono essere diverse a seconda del posizionamento socio-economico – devono impegnarsi a definire una propria strategia di sviluppo sostenibile che consenta di raggiungere gli SDGs entro il 2030. Rispetto a tali parametri, ciascun Paese viene valutato periodicamente sui risultati conseguiti all’interno di un processo coordinato dall’Onu e dagli Stati nazionali, auspicabilmente sostenuto dalle opinioni pubbliche nazionali e internazionali. L’attuazione dell’Agenda richiede pertanto un forte coinvolgimento di tutte le componenti della società, dalle imprese alle pubbliche amministrazioni, dalla società civile, al volontariato e alle entità del terzo settore, dalle università e centri di ricerca agli operatori dell’informazione e della cultura. 
In questo intervento non mi occupo dei risultati conseguiti (a oltre quattro anni dal varo dell’Agenda), preferendo rimanere sui dati informativi dell’iniziativa. Dobbiamo constatare peraltro che tuttora permane una scarsa conoscenza dell’Agenda (così pure della Laudato si’) per cui è necessario incrementarne la diffusione e le iniziative di sensibilizzazione a tutti i livelli e in ogni possibile circostanza. Ci saranno sicuramente altre occasioni per effettuare opportune valutazioni, a cui non mancheremo. Per l’Italia i check-up annuali sono curati (a partire dal 2016) dall’ASviS, ultimo relativo al 2019 è stato presentato il 4 ottobre 2019 (8).
Goals e Targets (Obiettivi e Traguardi)
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Punta de billete. Save the date. Prendi nota. Arregordarì

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La storia della medicina

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58. La mano di una donna nella prima radiografia della storia.
La ricerca che ha caratterizzato il secolo XIX di strumenti atti a migliorare la diagnostica si chiude con una clamorosa scoperta: l’uso dei raggi X.
Ancora una volta non è un medico, ma un fisico, Wilhelm Conrad Rontgen, che porta un tale contributo alla scienza medica: dopo lo stetoscopio, il laringoscopio, l’otoscopio, ora con la radioscopia si può fare una diagnosi guardando dentro il corpo umano, dentro qualsiasi corpo ferito o traumatizzato.
È l’8 novembre 1895 che Rontgen, sperimentando il raggio ignoto, si accorge che esso crea una incerta luminosità su uno schermo. Frappone la sua mano e vede sullo schermo l’immagine delle sue ossa. Pensa che si possa fermare quell’immagine su una lastra fotografica.
Chiama sua moglie, Anna Berta Ludwing, e le chiede di tenere la mano ferma sulla lastra mentre lui proietta il raggio, cosa che lei fa per 15 minuti. Si forma sulla lastra la prima radiografia della storia: le ossa della mano di Anna Berta col suo anello matrimoniale.
Il 28 dicembre Rontgen comunica al mondo la sua scoperta: Uber eine neue Art von Strahlen, Su un nuovo tipo di raggio.
Lo chiama raggio X, perché sconosciuto, i tedeschi lo chiamano raggio Rontgen.
La scoperta fa rapidamente il giro del mondo: già nel 1896 è usata negli Stati Uniti per una frattura; un anno dopo già esiste in Inghilterra un reparto di radiologia.
Certo, ancora si ignorano gli effetti nocivi dei raggi X, ma presto saranno noti e tutte le precauzioni verranno adottate.
Nel 1901, dopo la laurea honoris causa in medicina a Würzburg, Röntgen ebbe il premio Nobel per la fisica.
Morì a Monaco il 10 febbraio 1923, quattro anni dopo Anna Berta, che gli era stata compagna per 50 anni.
Aveva 78 anni, essendo nato a Lennep il 27 marzo 1845.

Al via la “Scuola di Cultura Politica Francesco Cocco”. Intanto si raccolgono fondi per la ristrutturazione dei locali acquistati.

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di Franco Meloni
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Modulo di adesione alla “Scuola di Cultura Politica Francesco Cocco”

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Verso il Convegno sulla salvezza del Pianeta

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- L’evento in fb. – logo-laudato_sii_homeDocumentazione pertinente: Laudato si’. Un’alleanza per il clima, la Terra e la giustizia sociale.
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Amazzonia, non brucia solo una foresta
Sono in gioco anche il modello di sviluppo e il rispetto delle popolazioni indigene, come afferma Papa Francesco nella Laudato si’ e in vista del prossimo Sinodo. Parla l’antropologa dell’Università Cattolica Anna Casella
26 agosto 2019 su CattolicaNews.
di Anna Casella * [segue]

La medicina araba

piero-di-liciadi Piero Marcialis, su fb.
16. La medicina araba.
Premessa. S’intende il contributo alla scienza medica che parlò arabo e che venne dai territori dell’impero musulmano: non solo Arabia, ma Siria, Persia, fin verso India e Cina e fino alla Spagna al momento della presenza islamica
I medici che contribuirono non furono solo islamici, ma anche ebrei e perfino cristiani.
Il periodo di maggiore importanza va dal 750 all’850 d.C.
Il maggiore contributo della medicina araba riguarda la farmacologia. Basti pensare che termini di uso corrente che derivano dall’arabo sono: droga, alcool, alcali, sciroppo, zucchero, aldeide, elisir, alambicco, alchimia…
Gli arabi, eccellenti nella chimica, inventarono distillazione, sublimazione, cristallizzazione, perfezionarono altri metodi.
La medicina araba nasce prima di Maometto (570 d.C.) e trova le sue origini in Nestorio, patriarca di Costantinopoli, bandito per eresia nel 431.
a) da Nestorio a Johannitius.
nestorio-pieroNestorio, dopo essere stato bandito, si trasferì coi seguaci a Edessa, in Asia Minore, e vi fondò una scuola di medicina. Costretto nuovamente a fuggire, riparò a Giundisabur in Persia, città oggi scomparsa, dove esisteva una Università.
Qui i nestoriani si impegnarono per due secoli a tradurre in arabo i testi greci di medicina: Ippocrate, Galeno, Dioscoride, Oribasio e Paolo Di Egina, tra i più importanti.
Il primo medico arabo conosciuto fu al-Ḥārith ibn Kalada al-Thaqafī (in arabo: الحارث بن كلدة الثقفي‎), che studiò a Giundisabur e fu medico di Maometto.
Nel grande ospedale di Giundisabur era primario Jurjis Bukht-Yishu’ (Giorgio Baktishu’), primo di una dinastia di eminenti dottori. Il medico più famoso, tra questi siriani Cristiani, fu Jibra-il, Gabriele, nipote di Giorgio, medico alla corte di Harun al Rashid, il famoso califfo delle storie delle Mille e una notte, fondatore del primo ospedale di Bagdad. Gabriele fu medico dalle favolose ricchezze, grazie agli emolumenti principeschi che percepiva.
220px-hunayn_ibn-ishaq_al-ibadi_isagogeAltro famoso medico fu Johannitius [Ḥunayn ibn Isḥāq (in siriaco Hunein Bit Ishak; in arabo: أبو زيد حنين بن إسحاق العبادي‎, Abū Zayd Ḥunayn ibn Isḥāq al-ʿIbādī; in latino Iohannitius o Ioannitius)], vissuto al principio per secolo nono, autore di numerose traduzioni dal greco e di due opere originali “Questioni di medicina” e “Dieci trattazioni sull’occhio”, il più antico testo di oftalmologia.
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Avviata la “Scuola di formazione politica Francesco Cocco”

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“Scuola di formazione politica Francesco Cocco” promossa da CoStat in collaborazione con la Confederazione Sindacale Sarda e con l’Anpi.
Approvato lo Statuto e insediati gli organi di gestione per il primo triennio. Lo Statuto è stato registrato come prevede la normativa in materia di “associazioni non riconosciute” previa attribuzione del Codice fiscale da parte dell’Agenzia delle Entrate. Si è poi provveduto all’apertura di un conto corrente bancario. Per quanto riguarda la sede della Scuola, è stato individuato un immobile a Cagliari, nella via Marche, n. 9, in accordo con la Confederazione Sindacale Sarda e con l’Anpi, che lo gestiranno contemperando le esigenze delle tre organizzazioni, con una adeguata ripartizione degli spazi. Le tre Organizzazioni sosterranno i costi di acquisto e di ristrutturazione dei locali. Al riguardo è necessario uno sforzo aggiuntivo rispetto a quanto già fatto, con una raccolta straordinaria di fondi. Il dettaglio delle informazioni è riportato di seguito.

Al via la “Scuola di formazione politica Francesco Cocco”

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“Scuola di formazione politica Francesco Cocco” promossa da CoStat in collaborazione con la Confederazione Sindacale Sarda e con l’Anpi.
Sul progetto di “Scuola di formazione politica Francesco Cocco” promosso dal CoStat si è sviluppato un articolato dibattito, che ha fornito sufficienti indicazioni per consentirne in tempi rapidi l’avvio. Pertanto il CoStat ha deciso di procedere con gli adempimenti per la formalizzazione della Scuola, approvando lo Statuto e insediando gli organi di gestione per il primo triennio. Lo Statuto è stato registrato come prevede la normativa in materia di “associazioni non riconosciute” previa attribuzione del Codice fiscale da parte dell’Agenzia delle Entrate. Si è poi provveduto all’apertura di un conto corrente bancario. Per quanto riguarda la sede della Scuola, è stato individuato un immobile a Cagliari, nella via Marche, n. 9, in accordo con la Confederazione Sindacale Sarda e con l’Anpi, che lo gestiranno contemperando le esigenze delle tre organizzazioni, con una adeguata ripartizione degli spazi. Le tre Organizzazioni sosterranno i costi di acquisto e di ristrutturazione dei locali. Al riguardo è necessario uno sforzo aggiuntivo rispetto a quanto già fatto, con una raccolta straordinaria di fondi. Il dettaglio delle informazioni è riportato di seguito.

25 febbraio 2019 The day after


La storia siamo noi

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La storia siamo noi (F. De Gregori)
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Non domandarci la formula che mondi possa aprirti,
sì qualche storta sillaba e secca come un ramo.
Codesto solo oggi possiamo dirti,
ciò che non siamo, ciò che non vogliamo
.

(Eugenio Montale)
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Non Chiederci La Parola

di Eugenio Montale

Non chiederci la parola che squadri da ogni lato
l’animo nostro informe, e a lettere di fuoco
lo dichiari e risplenda come un croco
perduto in mezzo a un polveroso prato.

Ah l’uomo che se ne va sicuro,
agli altri ed a se stesso amico,
e l’ombra sua non cura che la canicola
stampa sopra uno scalcinato muro!

Non domandarci la formula che mondi possa aprirti,
sì qualche storta sillaba e secca come un ramo.
Codesto solo oggi possiamo dirti,
ciò che non siamo, ciò che non vogliamo.
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La poesia declamata da Gassman

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Giovedì 28 febbraio 2019, alle 17,30, Studium francescano, via principe Amedeo, 22: Incontro-dibattito di riflessione sugli esiti elettorali del 24 febbraio.
Su fb: https://www.facebook.com/comitatoperilnoreferendum/photos/a.1691514927762878/2267885600125805/?type=3&theater
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https://m.youtube.com/watch?v=A6kZjaIxFHk
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https://www.aladinpensiero.it/?p=7363
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CoStat. Mercoledì 27 febbraio alle ore 19, presso la sede della CSS in via Roma 72, riunione di valutazione degli esiti elettorali di domenica e predisposizione del ricorso contro il verbale di proclamazione degli eletti in applicazione della legge elettorale sarda.

Scuola di formazione politica CoStat – Proposta&Dibattito.

Sardegna universitaria_2costat-logo-stef-p-c_2-2universita_cultura_e_sapere2
lampadadialadmicromicroSul progetto di Scuola di formazione politica promosso dal CoStat ed esposto da Fernando Codonesu nelle pagine di Democraziaoggi e di AladinpensieroNews, si è cominciato a sviluppare un articolato dibattito, così come richiesto dello stesso Comitato. Poiché il dibattito finora si è svolto in parte nelle pagine fb di alcuni esponenti del CoStat (a volte in forme lapidarie, come lo strumento fb peraltro consente e perfino sollecita) non di accesso universale, riteniamo utile riprenderlo e proporlo nelle pagine della nostra News, auspicando che nel proseguo del tempo si arricchisca di ulteriori apporti, fino ad arrivare all’avvio della concreta attività formativa nei tempi ragionevoli previsti dal CoStat.
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Seguono gli interventi nel dibattito su Democraziaoggi e sulle pagine fb di Tonino Dessì e Franco Meloni (aggiornamento al 12 febbraio 2019, ore 13,55)

Dialogo con Gianfranco Sabattini

[il manifesto sardo] Dialogo con Gianfranco Sabattini – Audioregistrazione
6 Febbraio 2019
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Foto Renato d’Ascanio Ticca
[red]
L’audio registrazione dell’incontro pubblico di ieri sera denominato “Dialogo con Gianfranco Sabattini”. Una presentazione della recente produzione editoriale del prof. Sabattini: “Europa Perché” (Tema), “La ricerca del benessere” (Tema) e “Lo sviluppo locale della Sardegna” (Cuec). Gianfranco Sabattini è autore di numerosi libri e saggi di economia e politica e già docente di politica economica nella Facoltà di economia dell’Università di Cagliari.
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- Il servizio fotografico di Renato d’Ascanio Ticca.

Oggi. Dialogo con Gianfranco Sabattini, economista. Realista e insieme “campione dell’impossibile”.

Oggi martedì 5 febbraio 2019 alle ore 17.00 a Cagliari nella sala conferenze della Fondazione di Sardegna in via San Salvatore da Horta 2, si svolgerà l’incontro pubblico denominato “Dialogo con Gianfranco Sabattini”. Una presentazione della recente produzione editoriale del prof. Gianfranco Sabattini: “Europa Perché” (Tema), “La ricerca del benessere” (Tema) e “Lo sviluppo locale della Sardegna” (Cuec).
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Appunti di Franco Meloni.

Gianfranco Sabattini, classe 1935, è professore universitario, formalmente in pensione, in realtà in servizio permanente ed effettivo. Perciò non chiamatelo “ex professore” perché a lui non si addice. Per lui è appropriato il richiamo biblico del “Tu es sacerdos in æternum secundum ordinem Melchisedech”, nel senso di “professor in æternum” secondo non so quale Ordine. Laicamente potremo anche dire che Gianfranco Sabattini fa parte di una virtuale a virtuosa “riserva democratica della Repubblica”, formata da quelle persone che sono sempre disponibili a dare il proprio contributo intellettuale per il bene comune, al “servizio esclusivo della Nazione” nel prolungamento dell’impiego pubblico, che con la pensione passa da prestazione contrattuale a prestazione volontaria e gratuita. Di questo impegno e di questa dedizione che si prolungherà fino a quando vorrà e potrà, il più a lungo possibile, gli siamo tutti grati.
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Negli appunti che seguono non ho alcuna pretesa di rappresentare la complessità e il valore delle opere editoriali del professore. Mi dispiace non dare adeguatamente conto della sua ricerca anche per le tematiche di forte investimento innovativo, quali 1) la riforma del welfare soprattutto con l’adozione del vero “reddito di cittadinanza“, che chiama anche “dividendo sociale” o “reddito di base”; 2) i beni comuni, con una ridefinizione dei concetti di proprietà pubblica e privata, in relazione al perseguimento del bene comune… Mi limito a richiamare, anche per semplice elencazione, alcuni “spunti” tratti dalla lettura di suoi molti scritti, libri, saggi, articoli (di questi ultimi, molti pubblicati nelle News online Aladinpensiero, Democraziaoggi e il manifesto sardo, con le quali collabora da alcuni anni “in pianta stabile”), in particolare del volume “Lo sviluppo locale della Sardegna” (Cuec Editrice), che sarà occasione e pretesto della mia interlocuzione con il professore nell’ambito dell’incontro odierno.
Parto proprio dalla considerazione finale dell’introduzione a detto libro fatta dal professor Pietro Maurandi, nella quale viene riconosciuto un grande merito a Gianfranco Sabattini: quello di far prevalere, gramscianamente, l’ottimismo della volontà sul pessimismo della ragione in relazione all’attuale situazione della Sardegna. Tanto da convincere lo stesso Maurandi e, speriamo, molti altri. Ma, a quali condizioni la Sardegna può uscire dal permanente stato di crisi che l’attanaglia per avviare un processo di sviluppo? Proprio a quelle formulate da Sabattini, che più avanti in estrema sintesi riassumo.
Scrive Pietro Maurandi:
“(…) la mobilitazione di forze endogene è in effetti l’unica possibilità che si offre alla Sardegna. Sabattini sostiene che la chiave di volta, il punto di partenza è la riforma federalista dello Stato, con tutto ciò che consegue, anche nelle articolazioni interne della Regione. Io sono d’accordo, ma sono pessimista per due ragioni:
1. La riforma federalista dello Stato non ci sarà (…)
2. La classe dirigente sarda, segnatamente la classe politica, non ha mostrato di essere all’altezza, né per volontà di porre il problema, né per capacità di affrontarlo (…).
Di fronte [alla situazione della classe politica regionale] diventa impossibile non essere pessimista; devo dire però che, nel libro curato da Sabattini, quando vengono analizzate le condizioni per realizzare la mobilitazione delle forze endogene, si manifesta un ottimismo implicito, che nasce, non da un atteggiamento di maniera o fideistico, ma da un lavoro di analisi e di indagine approfondita nei suoi diversi aspetti. Questo mi fa pensare e sperare che il mio pessimismo sia ingiustificato. Ben venga allora questo libro, con l’ampiezza del quadro presentato e con la vastità delle prospettive adottate, a guidarci attraverso un’analisi critica dei limiti delle politiche meridionalistiche, e di quelle attuate per la Sardegna, e a prospettarci, con la cultura e gli strumenti propri dello sviluppo locale, possibili via d’uscita dalle attuali condizioni”
.

Ecco allora, almeno per titoli, le quattro condizioni formulate da Sabattini:
I) Evitare la “sindrome del fallimento” o il “complesso del fallimento” [in questo passaggio, anche se Sabattini non dovesse ammetterlo, trovo un’assonanza con l’esortazione di Papa Francesco ai giovani: “Non lasciatevi rubare la Speranza!”].
II) Avviare e praticare un processo di profonda trasformazione della struttura organizzativa del contesto regionale, che abbia come esito finale 1) il momento identitario (costituente), 2) la riscrittura del piano di sviluppo sociale ed economico, 3) la riscrittura dello Statuto.
III) Realizzare una piena ed estesa società civile regionale integrata
IV) Creare strutture di governo regionali capaci di assumere un obiettivo di medio-lungo periodo
. Ciò varrà ad aumentare la fiducia dei cittadini regionali…
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Alcuni spunti di correlate questioni
. Come uscire dall’attuale stato di confusione istituzionale, per un “ritorno al territorio”?
. Come procedere a un adeguato riordino delle autonomie locali sulla base dei concetti che seguono?
– sussidiarietà e solidarietà;
– bio-area;
– spessore istituzionale;
– governance dal basso dello sviluppo di ogni singola area;
– città diramata.

Su tutte queste questioni Gianfranco Sabattini fa ragionamenti e proposte di grande spessore culturale. Si tratta di Utopia o di “impresa possibile” portata avanti da un “campione dell’impossibile”? Ce ne faremo un’idea più precisa nell’incontro di questo pomeriggio, a cui siete tutti invitati caldamente a partecipare.

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g-sabattini-5-ott-17Gianfranco SABATTINI
Comacchio, 01/06/1935
Gianfranco Sabattini è stato titolare della cattedra di Politica economica presso la Facoltà di Economia dell’Università degli Studi di Cagliari. È autore di numerose pubblicazioni su temi di carattere generale e sui problemi della crescita e dello sviluppo del Mezzogiorno e della Sardegna.
Tra quelle di carattere generale: Saggi di politica economica (FrancoAngeli, 1987); Il ruolo della “mano visibile” dello Stato (FrancoAngeli, 1999); Globalizzazione e governo delle relazioni tra i popoli (FrancoAngeli, 2003); Riforma del welfare State e problema distributivo nell’economia di mercato (FrancoAngeli, 2007); Welfare State. Nascita, evoluzione e crisi. Le prospettive di riforma (FrancoAngeli, 2009); Elogio della sostenibilità dello sviluppo. Critica della teoria della decrescita di Serge Latouche (Tema, 2016); La ricerca del benessere. Riflessioni sulle prospettive dell’economia globale e locale (Tema, 2018). Tra le pubblicazioni sui problemi della crescita e dello sviluppo del Mezzogiorno: Le regioni, lo Stato e la nazione (Mondoperaio, 2010, n. 2); Il Mezzogiorno nella storia d’Italia (Il Risparmio, 2010, n. 2); I limiti delle politiche meridionalistiche. Il caso Sardegna (Tema, 2015). Tra le pubblicazioni sui problemi della crescita e dello sviluppo della Sardegna: Quale autonomia istituzionale per rimuovere la dipendenza politica ed economica della Sardegna? (FrancoAngeli, 2006); Sardegna anno zero. Quale futuro istituzionale ed economico? (Economia e Società Regionale, 2005, n. 1); Capitale, sociale, crescita e sviluppo della Sardegna (FrancoAngeli, 2006).
Nel 2017 ha curato, per conto dell’Istituto Gramsci della Sardegna, il volume collettaneo Le città e i territori (Tema, 2017); nel 2018-2019 ha curato, per conto dello stesso Istituto e con il contributo della Fondazione di Sardegna, i volumi collettanei La città metropolitana di Cagliari (Aipsa Edizioni, 2018), Lo sviluppo locale della Sardegna (Cuec, 2018), “Europa Perché” (Tema, 2019), “La ricerca del benessere” (Tema, 2019).

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