Istruzione & Formazione

Oggi venerdì 24 febbraio 2017

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“Voucher: la frontiera del precariato”. A Cagliari, Hostel Marina, Scalette S. Sepolcro, oggi venerdì 24 febbraio alle ore 17.30.
lavoro Mirasola 24 2 17Il Comitato d’iniziativa costituzionale e statutaria organizza il confronto pubblico dal titolo: “Voucher: la frontiera del precariato”. A Cagliari, Hostel Marina, Scalette S. Sepolcro, Venerdì 24 febbraio alle ore 17.30.
Presenta e coordina Roberto Mirasola
partecipano:
Lilli Pruna (sociologa del lavoro)
Paola Mazzeo (giudice del lavoro)
Elisabetta Perrier (segretaria Camera del lavoro)
Giacomo Meloni (segretario CSS)
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- La pagina fb dell’evento.
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- Programma e approfondimenti sul sito web di Unica.
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lampada aladin micromicroL’altra economia verso cui guarda Papa Francesco
su Aladinews del 23 febbraio 2017.
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A proposito…
rettore del zompoL’Università, l’Università della Sardegna, dovrebbe impegnarsi sulle tematiche della “nuova economia”. Sicuramente in certa misura lo fa già. Vorremmo saperne di più. Intanto sembra prevalgano i filoni di ricerca sull’economia classica, di cui sono maestri anche molti nostri amministratori regionali. Gli esiti sconfortanti del loro operare suggerirebbe l’apertura verso nuove impostazioni, frutto anche della ricerca teorica. Ecco appunto il ruolo dell’Università (al servizio del territorio). Al riguardo avevamo dato un piccolo consiglio (non richiesto) al Rettore per la scelta del tema dell’inaugurazione del nuovo anno accademico dell’Università di Cagliari. Ma lei ha preferito rivolgersi a Romano Prodi. Con tutto il rispetto… ma auspichiamo maggiore attenzione e investimento sull’innovazione. Ecco la mail al Rettore, risale al 24 settembre 2016.
Consigli non richiesti
Proposta del tema per l’inaugurazione dell’anno accademico 2016-2017 dell’Università di Cagliari.
“Quale economia al servizio dell’umanità? Le dinamiche globali delle nuove economie per il confronto su nuovi modelli di crescita sostenibile e di superamento delle diseguaglianze. Opportunità per lo sviluppo della Sardegna”.
http://www.aladinpensiero.it/?p=59891

E’ online un “Corso sulle competenze digitali” ideato e gestito da Veronica Mattana. Ve lo proponiamo

La dott.ssa Veronica Mattana -Psicologa del Lavoro, Ph.D – ha messo online il primo corso. E’ un corso sulle competenze digitali, pensato ad ampio spettro per chi vuole iniziare a partecipare attivamente alla vita online, che ha la necessità sia di costruirsi una reputazione, sia di tutelare la privacy. E’ un corso di base avanzato, propone sia un quadro teorico nel quale si spiegano le dinamiche e i processi sui social media, sia pratico in quanto fornisce una guida su procedure e comportamenti da adottare. Ha un costo di 10 €, più che ragionevole per chi deciderà di seguirlo. Il link al corso è questo:
http://elearning.lablavoro.com/namaste-course/internet-intelligente1-conoscere-comunicare-cooperare

Bologna, per esempio

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REGOLAMENTO SULLA COLLABORAZIONE TRA CITTADINI E AMMINISTRAZIONE PER LA CURA
E LA RIGENERAZIONE DEI BENI COMUNI URBANI

CAPO I – Disposizioni generali
Art. 1 – (Finalità, oggetto ed ambito di applicazione)
Art. 2 – (Definizioni)
Art. 3 – (Principi generali)
Art. 4 – (I cittadini attivi)
Art. 5 – (Patto di collaborazione)
Art. 6 – (Interventi sugli spazi pubblici e sugli edifici)
Art. 7 – (Promozione dell’innovazione sociale e dei servizi collaborativi)
Art. 8 – (Promozione della creatività urbana)
Art. 9 – (Innovazione digitale)
CAPO II – Disposizioni di carattere procedurale
Art. 10 – (Disposizioni generali)
Art. 11 – (Proposte di collaborazione)
CAPO III – Interventi di cura e rigenerazione di spazi pubblici
Art. 12 – (Interventi di cura occasionale)
Art. 13 – (Gestione condivisa di spazi pubblici)
Art. 14 – (Gestione condivisa di spazi privati ad uso pubblico) Art. 15 – (Interventi di rigenerazione di spazi pubblici)
CAPO IV – Interventi di cura e rigenerazione di edifici
Art. 16 – (Individuazione degli edifici)
Art. 17 – (Gestione condivisa di edifici)
CAPO V – Formazione
Art. 18 – (Finalità della formazione)
Art. 19 – (Il ruolo delle scuole)
CAPO VI – Forme di sostegno
Art. 20 – (Esenzioni ed agevolazioni in materia di canoni e tributi locali)
Art. 21 – (Accesso agli spazi comunali)
Art. 22 – (Materiali di consumo e dispositivi di protezione individuale)
Art. 23 – (Affiancamento nella progettazione)
Art. 24 – (Risorse finanziarie a titolo di rimborso di costi sostenuti)
Art. 25 – (Autofinanziamento)
Art. 26 – (Forme di riconoscimento per le azioni realizzate)
Art. 27 – (Agevolazioni amministrative)
CAPO VII – Comunicazione, trasparenza e valutazione
Art. 28 – (Comunicazione collaborativa)
Art. 29 – (Strumenti per favorire l’accessibilità delle opportunità di collaborazione)
Art. 30 – (Rendicontazione, misurazione e valutazione delle attività di collaborazione)
CAPO VIII – Responsabilità e vigilanza
Art. 31 – (Prevenzione dei rischi)
Art. 32 – (Disposizioni in materia di riparto delle responsabilità)
Art. 33 – (Tentativo di conciliazione)
CAPO IX – Disposizioni finali e transitorie
Art. 34 – (Clausole interpretative)
Art. 35 – (Entrata in vigore e Sperimentazione)
Art. 36 – (Disposizioni transitorie)

CAPO I – Disposizioni generali
Art. 1 (Finalità, oggetto ed ambito di applicazione)
1. Il presente regolamento, in armonia con le previsioni della Costituzione e dello Statuto comunale, disciplina le forme di collaborazione dei cittadini con l’ammini- strazione per la cura e la rigenerazione dei beni comuni urbani, dando in particolare attuazione agli art. 118, 114 comma 2 e 117 comma 6 Costituzione.
2. Le disposizioni si applicano nei casi in cui l’intervento dei cittadini per la cura e la rigenerazione dei beni comuni urbani richieda la collaborazione o risponda alla solleci- tazione dell’amministrazione comunale.
3. La collaborazione tra cittadini e amministrazione si estrinseca nell’adozione di atti amministrativi di natura non autoritativa.
4. Restano ferme e distinte dalla materia oggetto del presente regolamento le previ- sioni regolamentari del Comune che disciplinano l’erogazione dei benefici economici e strumentali a sostegno delle associazioni, in attuazione dell’art. 12 della legge 7 agosto 1990 n. 241.
Art. 2 (Definizioni)
1. Ai fini delle presenti disposizioni si intendono per:
a) Beni comuni urbani: i beni, materiali, immateriali e digitali, che i cittadini e l’Am- ministrazione, anche attraverso procedure partecipative e deliberative, riconoscono essere funzionali al benessere individuale e collettivo, attivandosi di conseguenza nei loro confronti ai sensi dell’art. 118 ultimo comma Costituzione, per condividere con l’amministrazione la responsabilità della loro cura o rigenerazione al fine di migliorar- ne la fruizione collettiva.
b) Comune o Amministrazione: il Comune di Bologna nelle sue diverse articolazioni istituzionali e organizzative.
c) Cittadini attivi: tutti i soggetti, singoli, associati o comunque riuniti in formazioni sociali, anche di natura imprenditoriale o a vocazione sociale, che si attivano per la cura e rigenerazione dei beni comuni urbani ai sensi del presente regolamento.
d) Proposta di collaborazione: la manifestazione di interesse, formulata dai cittadini attivi, volta a proporre interventi di cura o rigenerazione dei beni comuni urbani. La proposta può essere spontanea oppure formulata in risposta ad una sollecitazione del Comune.
e) Patto di collaborazione: il patto attraverso il quale Comune e cittadini attivi defini- scono l’ambito degli interventi di cura o rigenerazione dei beni comuni urbani.
f) Interventi di cura: interventi volti alla protezione, conservazione ed alla manuten- zione dei beni comuni urbani per garantire e migliorare la loro fruibilità e qualità.
g) Gestione condivisa: interventi di cura dei beni comuni urbani svolta congiuntamen- te dai cittadini e dall’amministrazione con carattere di continuità e di inclusività.
h) Interventi di rigenerazione: interventi di recupero, trasformazione ed innovazione dei beni comuni, partecipi, tramite metodi di coprogettazione, di processi sociali, eco- nomici, tecnologici ed ambientali, ampi e integrati, che complessivamente incidono sul miglioramento della qualità della vita nella città.
i) Spazi pubblici: aree verdi, piazze, strade, marciapiedi e altri spazi pubblici o aperti al pubblico, di proprietà pubblica o assoggettati ad uso pubblico.
l) Rete civica: lo spazio di cittadinanza su internet per la pubblicazione di informazioni e notizie istituzionali, la fruizione di servizi on line e la partecipazione a percorsi inte- rattivi di condivisione.
m) Medium civico: il canale di comunicazione – collegato alla rete civica – per la rac- colta, la valutazione, la votazione e il commento di proposte avanzate dall’Ammini- strazione e dai cittadini.
Art. 3 (Principi generali)
1. La collaborazione tra cittadini e amministrazione si ispira ai seguenti valori e prin- cipi generali:
a) Fiducia reciproca: ferme restando le prerogative pubbliche in materia di vigilanza, programmazione e verifica, l’Amministrazione e i cittadini attivi improntano i loro rapporti alla fiducia reciproca e presuppongono che la rispettiva volontà di collabora- zione sia orientata al perseguimento di finalità di interesse generale.
b) Pubblicità e trasparenza: l’amministrazione garantisce la massima conoscibilità del- le opportunità di collaborazione, delle proposte pervenute, delle forme di sostegno assegnate, delle decisioni assunte, dei risultati ottenuti e delle valutazioni effettuate. Riconosce nella trasparenza lo strumento principale per assicurare l’imparzialità nei rapporti con i cittadini attivi e la verificabilità delle azioni svolte e dei risultati otte- nuti.
c) Responsabilità: l’amministrazione valorizza la responsabilità, propria e dei cittadi- ni, quale elemento centrale nella relazione con i cittadini, nonché quale presupposto necessario affinché la collaborazione risulti effettivamente orientata alla produzione di risultati utili e misurabili.
d) Inclusività e apertura: gli interventi di cura e rigenerazione dei beni comuni devono essere organizzati in modo da consentire che in qualsiasi momento altri cittadini inte- ressati possano aggregarsi alle attività.
e) Sostenibilità: l’amministrazione, nell’esercizio della discrezionalità nelle decisioni che assume, verifica che la collaborazione con i cittadini non ingeneri oneri superiori ai benefici e non determini conseguenze negative sugli equilibri ambientali.
f) Proporzionalità: l’amministrazione commisura alle effettive esigenze di tutela degli interessi pubblici coinvolti gli adempimenti amministrativi, le garanzie e gli standard di qualità richiesti per la proposta, l’istruttoria e lo svolgimento degli interventi di collaborazione.
g) Adeguatezza e differenziazione: le forme di collaborazione tra cittadini e ammini- strazione sono adeguate alle esigenze di cura e rigenerazione dei beni comuni urbani e vengono differenziate a seconda del tipo o della natura del bene comune urbano e delle persone al cui benessere esso è funzionale.
h) Informalità: l’amministrazione richiede che la relazione con i cittadini avvenga nel rispetto di specifiche formalità solo quando ciò è previsto dalla legge. Nei restanti casi assicura flessibilità e semplicità nella relazione, purché sia possibile garantire il rispet- to dell’etica pubblica, così come declinata dal codice di comportamento dei dipendenti pubblici e dei principi di imparzialità, buon andamento, trasparenza e certezza.
i) Autonomia civica: l’amministrazione riconosce l’autonoma iniziativa dei cittadini e predispone tutte le misure necessarie a garantirne l’esercizio effettivo da parte di tutti i cittadini attivi.
Art. 4 (I cittadini attivi)
1. L’intervento di cura e di rigenerazione dei beni comuni urbani, inteso quale concreta manifestazione della partecipazione alla vita della comunità e strumento per il pieno sviluppo della persona umana, è aperto a tutti, senza necessità di ulteriore titolo di legittimazione.
2. I cittadini attivi possono svolgere interventi di cura e di rigenerazione dei beni co- muni come singoli o attraverso le formazioni sociali in cui esplicano la propria perso- nalità, stabilmente organizzate o meno.
3. Nel caso in cui i cittadini si attivino attraverso formazioni sociali, le persone che sottoscrivono i patti di collaborazione di cui all’art. 5 del presente regolamento rap- presentano, nei rapporti con il Comune, la formazione sociale che assume l’impegno di svolgere interventi di cura e rigenerazione dei beni comuni.
4. L’efficacia dei patti di collaborazione di cui all’art. 5 del presente regolamento è condizionata alla formazione secondo metodo democratico della volontà della forma- zione sociale che assume l’impegno di svolgere interventi di cura e rigenerazione dei beni comuni.
5. I patti di collaborazione di cui all’art. 5 del presente regolamento riconoscono e valorizzano gli interessi, anche privati, di cui sono portatori i cittadini attivi in quanto contribuiscono al perseguimento dell’interesse generale.
6. Il Comune ammette la partecipazione di singoli cittadini ad interventi di cura o ri- generazione dei beni comuni urbani quale forma di riparazione del danno nei confronti dell’ente ai fini previsti dalla legge penale, ovvero quale misura alternativa alla pena detentiva e alla pena pecuniaria, con le modalità previste dalla normativa in materia di lavoro di pubblica utilità.
7. Gli interventi di cura e rigenerazione dei beni comuni urbani possono costituire progetti di servizio civile in cui il Comune può impiegare i giovani a tal fine selezionati secondo modalità concordate con i cittadini.
Art. 5 (Patto di collaborazione)
1. Il patto di collaborazione è lo strumento con cui Comune e cittadini attivi con- cordano tutto ciò che è necessario ai fini della realizzazione degli interventi di cura e rigenerazione dei beni comuni.
2. Il contenuto del patto varia in relazione al grado di complessità degli interventi concordati e della durata della collaborazione. Il patto, avuto riguardo alle specifiche necessità di regolazione che la collaborazione presenta, definisce in particolare:
a) gli obiettivi che la collaborazione persegue e le azioni di cura condivisa;
b) la durata della collaborazione, le cause di sospensione o di conclusione anticipata della stessa;
c) le modalità di azione, il ruolo ed i reciproci impegni dei soggetti coinvolti, i requisiti ed i limiti di intervento;
d) le modalità di fruizione collettiva dei beni comuni urbani oggetto del patto;
e) le conseguenze di eventuali danni occorsi a persone o cose in occasione o a causa degli interventi di cura e rigenerazione, la necessità e le caratteristiche delle coperture assicurative e l’assunzione di responsabilità secondo quanto previsto dagli artt. 31 e 32 del presente regolamento, nonché le misure utili ad eliminare o ridurre le interferenze con altre attività;
f) le garanzie a copertura di eventuali danni arrecati al Comune in conseguenza della mancata, parziale o difforme realizzazione degli interventi concordati;
g) le forme di sostegno messe a disposizione dal Comune, modulate in relazione al va- lore aggiunto che la collaborazione è potenzialmente in grado di generare;
h) le misure di pubblicità del patto, le modalità di documentazione delle azioni re- alizzate, di monitoraggio periodico dell’andamento, di rendicontazione delle risorse utilizzate e di misurazione dei risultati prodotti dalla collaborazione fra cittadini e amministrazione;
i) l’affiancamento del personale comunale nei confronti dei cittadini, la vigilanza sull’andamento della collaborazione, la gestione delle controversie che possano insor- gere durante la collaborazione stessa e l’irrogazione delle sanzioni per inosservanza del presente regolamento o delle clausole del patto;
l) le cause di esclusione di singoli cittadini per inosservanza del presente regolamento o delle clausole del patto, gli assetti conseguenti alla conclusione della collaborazione, quali la titolarità delle opere realizzate, i diritti riservati agli autori delle opere dell’in- gegno, la riconsegna dei beni, e ogni altro effetto rilevante;
m) le modalità per l’adeguamento e le modifiche degli interventi concordati.
3. Il patto di collaborazione può contemplare atti di mecenatismo, cui dare ampio rilievo comunicativo mediante forme di pubblicità e comunicazione dell’intervento realizzato, l’uso dei diritti di immagine, l’organizzazione di eventi e ogni altra forma di comunicazione o riconoscimento che non costituisca diritti di esclusiva sul bene comune urbano.
Art. 6 (Interventi sugli spazi pubblici e sugli edifici)
1. La collaborazione con i cittadini attivi può prevedere differenti livelli di intensità dell’intervento condiviso sugli spazi pubblici e sugli edifici, ed in particolare: la cura occasionale, la cura costante e continuativa, la gestione condivisa e la rigenerazione.
2. I cittadini attivi possono realizzare interventi, a carattere occasionale o continua- tivo, di cura o di gestione condivisa degli spazi pubblici e degli edifici periodicamente individuati dall’amministrazione o proposti dai cittadini attivi. L’intervento è finaliz- zato a:
- integrare o migliorare gli standard manutentivi garantiti dal Comune o migliorare la vivibilità e la qualità degli spazi;
- assicurare la fruibilità collettiva di spazi pubblici o edifici non inseriti nei programmi comunali di manutenzione.
3. Possono altresì realizzare interventi, tecnici o finanziari, di rigenerazione di spazi pubblici e di edifici.
Art. 7 (Promozione dell’innovazione sociale e dei servizi collaborativi)
1. Il Comune promuove l’innovazione sociale, attivando connessioni tra le diverse ri- sorse presenti nella società, per creare servizi che soddisfino bisogni sociali e che nel contempo attivino legami sociali e forme inedite di collaborazione civica, anche attra- verso piattaforme e ambienti digitali, con particolare riferimento alla rete civica.
2. Il Comune promuove l’innovazione sociale per la produzione di servizi collaborativi. Al fine di ottimizzare o di integrare l’offerta di servizi pubblici o di offrire risposta alla emersione di nuovi bisogni sociali, il Comune favorisce il coinvolgimento diretto dell’u- tente finale di un servizio nel suo processo di progettazione, infrastrutturazione ed erogazione. La produzione di servizi collaborativi viene promossa per attivare processi generativi di beni comuni materiali, immateriali e digitali.
3. Il Comune persegue gli obiettivi di cui al presente articolo incentivando la nascita di cooperative, imprese sociali, start-up a vocazione sociale e lo sviluppo di attività e progetti a carattere economico, culturale e sociale.
4. Gli spazi e gli edifici di cui al presente regolamento rappresentano una risorsa fun- zionale al raggiungimento delle finalità di cui al presente articolo. Il Comune riserva una quota di tali beni alla realizzazione di progetti che favoriscano l’innovazione socia- le o la produzione di servizi collaborativi.
Art. 8 (Promozione della creatività urbana)
1. Il Comune promuove la creatività, le arti, la formazione e la sperimentazione arti- stica come uno degli strumenti fondamentali per la riqualificazione delle aree urbane o dei singoli beni, per la produzione di valore per il territorio, per la coesione sociale e per lo sviluppo delle capacità.
2. Per il perseguimento di tale finalità il Comune riserva una quota degli spazi e degli edifici di cui al presente regolamento allo svolgimento di attività volte alla promozione della creatività urbana e in particolare di quella giovanile.
3. Il Comune promuove la creatività urbana anche attraverso la valorizzazione tem- poranea di spazi e immobili di proprietà comunale in attesa di una destinazione d’uso definitiva. I suddetti beni possono essere destinati a usi temporanei valorizzandone la vocazione artistica, evitando in tal modo la creazione di vuoti urbani e luoghi di conflitto sociale.
Art. 9 (Innovazione digitale)
1. Il Comune favorisce l’innovazione digitale attraverso interventi di partecipazione all’ideazione, al disegno e alla realizzazione di servizi e applicazioni per la rete civica da parte della comunità, con particolare attenzione all’uso di dati e infrastrutture aperti, in un’ottica di beni comuni digitali.
2. Al tal fine il Comune condivide con i soggetti che partecipano alla vita e all’evoluzio- ne della rete civica e che mettono a disposizione dell’ambiente collaborativo e del me- dium civico competenze per la coprogettazione e realizzazione di servizi innovativi, i dati, gli spazi, le infrastrutture e le piattaforme digitali, quali la rete e il medium civici.
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Tutto il regolamento di Bologna.
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labsus
Altri regolamenti sul sito LabSus
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scuola popolare is mirrionisPalazzo sorcesco 1Palazzo sorcesco 2

A ottant’anni dalla morte di Antonio Gramsci. Antonio Gramsci ci appartiene, teniamocelo stretto

A-GramsciIO e GRAMSCI

di Piero Marcialis

Il titolo di questo contributo suggerisce già che non è mia intenzione di intrattenervi con un discorso di tipo teorico-politico, ma semplicemente di illustrare come nella vita di ciascuno di noi, nella mia vita in questo caso, si insinua e si intreccia la storia, la parola, la biografia di un grande personaggio come Gramsci.

Gramsci sardo, gobbo, comunista, assassinato per le sue idee.
Ucciso dal fascismo, ma anche a lungo oscurato in epoca democratica e repubblicana.

Oscurato della sua origine sarda, chissà perchè, e ancora troverete qualcuno che si meraviglia che un così grande pensatore sia nato in Sardegna;

oscurato, per educazione, della sua disgrazia di aver sofferto una malattia che lo rese gobbo;

oscurato, per convenienza politica, del suo essersi fatto comunista.

Perchè dico oscurato? Di un uomo che, con Dante Alighieri, è l’autore in lingua italiana più letto nel mondo?
- segue -

RICORDANDO NEREIDE RUDAS. La cultura e la passione

Nereide Rudas 3 feb 17
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Là dove nacque la Scuola Popolare di Is Mirrionis

per SP ISMGiovedì 9 febbraio 2017, alle ore 18.30
presso i locali della PARROCCHIA di SANT’EUSEBIO
a Cagliari, in via Quintino Sella
verrà presentato il libro
“Lo studio restituito agli esclusi. Gli anni della scuola popolare di Is Mirrionis”
Saranno presenti:
➢ I curatori del libro FRANCO MELONI, OTTAVIO OLITA e GIORGIO SEGURO
➢ EX LAVORATORI-STUDENTI del QUARTIERE ed EX INSEGNANTI che vissero l’ESPERIENZA
➢ DON FERDINANDO CASCHILI (attuale Parroco)
➢ DON GIANNI SANNA (vice Parroco dell’epoca)
Coordinano: GIANNI LOY e GIACOMO MELONI
- La pagine fb dell’evento.

“ESSERE MADRI NEL MONDO GLOBALIZZATO, una prospettiva interculturale ed interdisciplinare”

sucaniaACERIl tema del IX Corso di Educazione alla Solidarietà Internazionale, tradizionalmente organizzato dall’Associazione Sucania, sarà il seguente: “ESSERE MADRI NEL MONDO GLOBALIZZATO, una prospettiva interculturale ed interdisciplinare”.
Il corso tratterà il tema sotto differenti punti di vista. Dal punto di vista giuridico sarà affrontato il tema del diritto alla maternità (comprendendo l’argomento della maternità surrogata) e della conciliazione tra lavoro e maternità. Sarà toccato il tema della maternità nella cultura sarda, nella letteratura, nella visione del cristianesimo e di altre culture e religioni, come l’ebraismo e l’Islam. Sarà affrontato anche il tema della rappresentazione della la maternità nel cinema e nelle arti figurative. I relatori, come di tradizione, sono stati scelti tra esperti qualificati, gran parte dei quali provenienti dall’università di Cagliari e da altre università. La parte didattica sarà arricchita dalla partecipazione delle attrici Cristina Maccioni e Lia Careddu e dalla cantante Clara Murtas, alle quali è affidata la lettura di brani scelti e l’esecuzione di canti. – SEGUE –

ISTRUZIONE/EDUCAZIONE.

Tullio De Mauro videoIn ricordo di Tullio De Mauro
democraziaoggiRosamaria Maggio già presidente del CIDI di Cagliari su Democraziaoggi.
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cultura 2 NC ISTRUZIONE/EDUCAZIONE.
Il 70% degli italiani è analfabeta (legge, guarda, ascolta, ma non capisce)
di Mimmo Càndito
By sardegnasoprattutto/ 12 gennaio 2017/ Conoscenza/
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Prima di tutto l’istruzione. Scuola: È «cura» la parola chiave, non successo, non competitività, non occupabilità

lampada aladin micromicro

La Scuola Popolare di Is Mirrionis a La Collina

lezione alla scuola popolare 1971Mercoledì 14 dicembre il libro sulla Scuola Popolare di Is Mirrionis “Lo studio restituito agli esclusi” sarà presentato a La Collina di Serdiana. Nel volume è inserita un’intervista a don Ettore Cannavera, a cura di Ottavio Olita, che per gentile concessione dell’Editore del libro, pubblichiamo di seguito.
Cosa può insegnare quell’esperienza?

(Ottavio Olita a colloquio con don Ettore Cannnavera)

La tempesta di piombo che sconvolse l’Italia nel secolo scorso, da metà degli anni ’70 in poi, tra i vari risultati conseguiti ne ebbe anche uno non del tutto secondario: cancellare dalla storia di quel decennio quel che di buono era stato costruito. E quando parlo di piombo non mi riferisco solo a quello dei proiettili dei terroristi rossi e neri.
Penso anche al piombo usato per la stampa di tanti quotidiani che vollero a tutti i costi far derivare quella terribile stagione di violenza e di morte dalle grandi mobilitazioni di lavoratori e studenti che spingevano perché il Paese diventasse più democratico e attento ai diritti: quello progettato dai Padri Costituenti, non certo quello sporco del sangue di vittime innocenti usato come alibi nelle loro ‘risoluzioni’ da quanti si erano appena trasformati in brutali assassini.
Diritto allo studio e diritto al lavoro non rimasero solo slogan scanditi a gran voce nei cortei. In molti casi divennero occasione di forte impegno sociale che pose le basi per favorire l’aggregazione di tanti giovani provenienti dalla più diverse esperienze.
Così avvenne a Cagliari, come è stato raccontato con passione, ma anche con un pizzico di autoironia, in questo libro.
Cosa spinse ragazzi formatisi nelle parrocchie, sui libri di storia, filosofia e sociologia, o sulle pagine di Marx ed Engels, o anche esaltati dai pensieri del libretto rosso di Mao e dalle imprese eroiche e mitizzate di Ernesto Che Guevara a trovare una strada comune, una voglia di collaborazione disinteressata finalizzata a far conseguire un titolo di studio, a quell’epoca ancora indispensabile, a tanti uomini e donne che da ragazzi erano stati esclusi dalla scuola?
Le assemblee, gli incontri, i dibattiti interminabili che si ripetevano a ritmo incalzante nelle aule universitarie e nelle scuole superiori non erano vissuti come esercizi retorici. Molti di quanti vi partecipavano lo facevano con la voglia di trovare un percorso che traducesse nella pratica le lunghe elaborazioni relative soprattutto all’uguaglianza tra i cittadini.

Il primo terreno pratico per un lavoro comune venne individuato con sorprendente, entusiastica spontaneità in un’iniziativa, quella che ben presto venne individuata come la Scuola Popolare di Is Mirrionis. Essa pose a quei giovani seri problemi organizzativi e di didattica, oltre che, in particolare alle ragazze, la definizione di un nuovo rapporto all’interno della famiglia, soprattutto con i genitori.
E poi procurarsi i materiali, la sede, le attrezzature, in un quadro di partecipazione sempre più complessa. Oltre alla gestione delle relazioni interpersonali.
Giovani universitari o appena laureati, quindi ventenni o poco più, a contatto con operai, commessi e commesse, casalinghe, molto più grandi d’età e con problemi quotidiani complessi ai quali proporre testi di studio su cui prepararsi per poi affrontare un esame in una scuola pubblica. E le discussioni su temi di attualità collocati in un corretto contesto storico-culturale.
Tante le ore dedicate alla preparazione delle ‘lezioni’, alla scelta dei testi e dei metodi di lavoro comune, con un confronto costante con i lavoratori per cercare di rendere interessanti materie che da ragazzi li avevano spaventati tanto da farli allontanare dalle aule. Facendo ricorso ad un punto di riferimento solidissimo: don Lorenzo Milani e la sua scuola di Barbiana, insieme con l’insostituibile “Lettera ad una professoressa”.
Come affrontare lo studio della Storia? E quello della Matematica? E che fare con le nozioni di Lingua Straniera? Rispettare i programmi ministeriali per le prove d’esame, oppure avere il coraggio di aprire un contenzioso con i presidi su come dovessero svolgersi quelle stesse prove?
L’analisi politica doveva fare per forza i conti con la realtà pratica e questa fu la lezione più importante che quei giovani appresero.

Cosa rimane, oggi, a quarant’anni dalla fine di quell’esperienza? C’è oggi, nella nostra società sempre più egoistica e chiusa nel proprio privato qualcosa di paragonabile a quella partecipazione, a quella voglia di solidarietà, a quel mettere al servizio della collettività le proprie conoscenze? E soprattutto: perché i giovani non sono più protagonisti attivi della vita sociale; perché accettano senza reagire il ruolo passivo che la società dei consumi assegna loro? Perché sono sempre meno cittadini e sempre più privati consumatori?
Domande senza risposta? Ecco cosa ne pensa don Ettore Cannavera, instancabile animatore della Comunità di Recupero ‘La Collina’ di Serdiana.

«L’esperienza avuta, e che continuo ad avere, è che la persona bombardata da bisogni materiali e dalla negazione di sé, va a finire in situazioni che io definisco devianti: non realizza ciò che c’è di più profondo nell’essere umano. ‘Io sono in quanto sono con gli altri e per gli altri’. L’esperienza di quegli anni rispondeva ad un’esigenza profonda dell’essere umano che voi, giovani di allora, avevate colto perfettamente: nel mettersi a disposizione per far crescere culturalmente gli altri, si otteneva in contemporanea un beneficio per se stessi perché si creava una solidarietà concreta con chi aveva fatto un percorso meno ricco culturalmente del proprio. Venivano messi nelle condizioni, attraverso la cultura, attraverso la consapevolezza del senso profondo della vita – che avviene solo per mezzo della cultura –, di potersi sentire realizzati in questo mondo.
Io questa cosa l’ho capita molto bene da un libro che mi sta molto a cuore, per me rivoluzionario. E’ di Paulo Freire, pedagogista brasiliano morto quindici anni fa, dal titolo ‘Pedagogia degli oppressi’.
Freire sosteneva l’importanza del rapporto scolarizzazione-coscientizzazione-politicizzazione. In buona sostanza: se io riesco attraverso la scuola a sviluppare tutte le mie capacità intellettive, di pensiero, di riflessione, che mi fanno consapevole del senso della vita, devo per forza approdare alla politicizzazione, in un impegno di solidarietà nei confronti degli altri. Questo vuol dire che voi – giovani come te e gli altri – avete avuto allora la sensibilità di capire che il fare, il dare il vostro tempo e le vostre competenze serviva a rendere gli altri consapevoli, come voi eravate, della realizzazione del senso della vita e dell’umanità di ciascuno di noi».

Come giudichi il rapporto che si creò, allora, tra una schiera di giovani studenti o neolaureati, provenienti dalle più diverse formazioni religiose, politiche, ideologiche e gli adulti estromessi dalla scuola? E come valuti quel che accade oggi nelle relazioni sociali?

«Quella scuola di quarant’anni fa rispondeva a un bisogno personale di chi si metteva a disposizione e corrispondeva ai bisogni di chi non aveva fatto quel percorso culturale, scolastico, di consapevolezza, di coscientizzazione. Era arrivato ad una certa età – adulto – senza avere un titolo di studio e soprattutto senza quegli strumenti culturali assolutamente necessari per rendersi nel mondo persone capaci, competenti, persone coscienti.
Cosa sta avvenendo, oggi, a distanza di quarant’anni? Lo sviluppo economico ha generato una sorta di individualismo che porta a pensare che la realizzazione di se stessi sia soltanto nella contrapposizione agli altri, nell’essere al di sopra degli altri, nell’essere più benestanti degli altri, nell’avere un ruolo sociale migliore degli altri. Ha fomentato sempre di più l’egocentrismo, l’individualismo, l’egoismo, uccidendo quello che è il bisogno fondamentale: la relazione con gli altri. E voglio sottolineare che ne parlo a livello antropologico, non religioso. La mia convinzione, che mi deriva dai miei studi, è che la realizzazione di sé avviene solo se sono capace di entrare in relazione con gli altri, perché degli altri io ho bisogno, per poter essere qualcuno.
L’esperienza di allora, quindi, è servita sia a chi si è messo a disposizione, sia agli adulti che non avevano avuto prima la possibilità di ‘rendersi capaci di…’. Ecco perché solo la scuola, la cultura consente questo.
Don Milani – visto che anche voi avete fatto riferimento a quell’esperienza utilizzando ‘Lettera ad una professoressa’ – aveva capito che quei ragazzi che avevano solo la zappa in mano, dovevano invece impossessarsi della penna. Bisognava dar loro gli strumenti per entrare nel mondo della cultura. Solo lo sviluppo delle capacità intellettive realizza pienamente l’umanità. Don Milani ci ha insegnato questo».

Come valuti quel che accade oggi nei campi della socializzazione, della politica, della solidarietà?

«Oggi viviamo una grave situazione di crisi, in cui ognuno si sta chiudendo nel proprio mondo. Non c’è più partecipazione politica, la gente non va più nemmeno a votare. Ci stanno rendendo un mondo sempre più egoistico; anzi, forse la definizione più corretta è sempre più ego centrato, perché forse non è un egoismo consapevole. Si sta pensando che richiudersi in se stessi, nei propri interessi, anche solo familiari, serva a realizzarsi. Mentre invece l’esperienza vostra ha insegnato a voi e agli adulti che vi hanno seguito che solo aprendosi agli altri, che solo con la conoscenza, con la consapevolezza, con la coscientizzazione, si è poi in grado di sfociare nella politica. Il mancato impegno politico è la negazione della nostra umanità. E’ per questo che quell’esperienza può e deve dare tanti insegnamenti all’oggi, tempo nel quale c’è un allontanamento, un’astensione dall’impegno politico. Impegno politico che non è solo andare a votare – cosa che comunque sarebbe già un passo – ma che deve essere inteso come la possibilità di aiutare gli altri, a diventare consapevoli dei bisogni più profondi che ci vengono soffocati da tutto il mercato, da tutti gli interessi delle multinazionali, da chi ha i soldi, in cui l’uomo viene utilizzato come strumento di arricchimento per altri. Rispondendo a quel bisogno dell’ ‘avere’, senza capire che prima ancora c’è il bisogno dell’ ‘essere’: Erich Fromm ‘Avere o Essere?’.
L’essere viene soffocato perché non c’è quel cammino culturale, scolastico necessario. La società è incentrata sull’ ‘avere’. Siamo convinti che la nostra realizzazione dipenda da quante più cose possediamo o possiamo avere. E alla fine restiamo soffocati da queste cose. In fondo la mia visione antropologica si realizza con lo strumento delle cose, con lo strumento della ricchezza, ma questa non deve diventare la finalità dell’esistenza».

L’ossessione della realizzazione di sé, dei consumi – dell’ ‘Avere’ – è massicciamente veicolata dai mezzi di comunicazione di massa, in particolare dalla televisione. Soprattutto per i più giovani diventa problematico, difficile, se non impossibile, rendersi conto di questa realtà per valutarla, criticarla, eventualmente contrastarla. Luoghi di aggregazione, come questo da te guidato consentono importanti momenti di riflessione collettiva. Ma il resto della società è abbandonato a se stesso. Grave è anche la responsabilità del mondo politico. Secondo te perché non se ne occupa, perché non interviene per operare quella coscientizzazione di cui tu hai parlato in modo ampio e approfondito? Non se ne rende conto, o ci sguazza perché, in fin dei conti, gli conviene?

«Quanti hanno il potere non hanno interesse, anzi ostacolano la consapevolezza, la politicizzazione. Fanno in modo che la gente si concentri su altri interessi e li lascino decidere e governare da soli. Questo processo come si origina? Evitando che i ragazzi, i giovani – fin da bambini – si rendano conto del sistema sociale, di come funziona la comunità. La stessa scuola si è limitata, e io ne ho avuto esperienza come docente, a parlare dei problemi passati: degli egiziani, della storia romana, ma non si arriva mai a parlare della storia di oggi. Anche la scuola ha questo grosso limite; altro che la vostra scuola in cui si parlava dei problemi della quotidianità, degli ultimi! Dalla problematizzazione dell’oggi si deve partire – proprio come sosteneva Paulo Freire – per arrivare allo studio del passato. Occuparsi di lavoro, partecipazione, democrazia oggi, per poter poi poter attingere e fare un confronto con la storia del passato.
Quello che oggi il potere fa, consapevolmente, è di realizzare un tipo di scuola nel quale l’insegnante viene valutato su quello che sa della storia del passato, o della filosofia, ad esempio, ma non dà la possibilità di andare ad analizzare le problematiche odierne. Al potere non interessa che la gente si renda conto di quali sono i meccanismi che regolano la sua vita. Non parla di problemi concreti, parla di temi astratti. La gente viene tenuta fuori, quel che conta è la delega: ‘Ci penso io, dai a me il voto, che poi risolvo io i problemi’.
Bisogna quindi tornare ad un tipo di scuola come quello vostro. E se non si può più fare la Scuola Popolare, bisogna comunque dare consapevolezza agli insegnanti, fin dalle elementari e medie, o creare momenti di doposcuola, proprio per poter dare ai ragazzi strumenti di analisi, di conoscenza di quanto sta avvenendo, oggi, nella società, dalle disparità, alla disoccupazione, alle conflittualità, alle guerre.
Cosa sanno i nostri giovani del terribile scenario nel quale viviamo quotidianamente che ci fa temere una possibile terza guerra mondiale? Perché non vengono resi coscienti dei meccanismi di sfruttamento che ci sono dietro? Perché i rifugiati vengono qui? Perché stanno scappando dai loro Paesi? Cosa sanno dei problemi che il mondo occidentale ha creato per decenni, se non per secoli, nelle loro terre, sfruttandole e producendo così la causa principale della loro fuga? Di questo nella scuola non si parla. Anche per questo i ragazzi non possono essere partecipativi, collaborativi, consapevolizzati».

Alla luce di questa tua analisi si capisce meglio il problema della dispersione scolastica, così grave in Sardegna. Quel ‘titolo di studio’ che una volta serviva a trovar lavoro, oggi è carta straccia. Se a questo si aggiunge che i giovani non trovano interesse in quel che studiano, per quale ragione dovrebbero continuare a frequentare?

«Io contesto la parola ‘dispersione’, perché in pratica si dà ai ragazzi la colpa di essersene andati dai banchi. Eh no. Io devo capire perché lo hanno fatto. Non sono loro che hanno deciso di andarsene, ma quella scelta è una conseguenza del fatto che la scuola non risponde ai loro bisogni di fondo. Se io sto in un posto in cui i miei bisogni hanno spazio, certo che ci rimango. Se me ne sono andato sto condannando quel tipo di scuola che non mi dice e non mi dà niente. E’ la scuola che si deve interrogare su quell’altissima percentuale del 25 per cento di abbandono. E si deve interrogare sul fatto che ha una metodologia didattica che non risponde al bisogno fondamentale dell’essere umano: la conoscenza dei problemi, la consapevolezza delle situazioni culturali, sociali, politiche. Non mi serve un’istruzione che poi non potrò utilizzare perché tanto so che fuori non c’è lavoro.
La scuola deve provvedere innanzi tutto alla formazione umana della persona, a dare ai ragazzi il senso della vita, a capire che il lavoro è il luogo in cui mi realizzo, ma la cosa più importante che la scuola mi deve dare è aiutarmi nella conoscenza di me stesso e del mondo. Insomma, è inutile che tu mi parli del Tigri o dell’Eufrate. Se proprio vuoi parlare di quei territori, illustrami i problemi che si vivono in quella regione che un tempo era denominata Mesopotamia e delle responsabilità che io, come occidentale, ho avuto nell’esplosione dei conflitti in quel territorio. Devi creare una coscienza di presenza nel mondo, per esserci e dare un contributo proprio in modo da poter incidere.
Io, paradossalmente, sostengo che i ragazzi che in questa situazione abbandonano gli studi sono i più sani perché fuggono da un luogo nel quale non trovano più interesse, non si sentono appagati. Devono capire le ragioni dello studio, a cosa serve. Se studiare serve soltanto ad ottenere un voto o una promozione, non so proprio che farmene. Vanno via e sfruttano meccanismi formativi esterni alla scuola, come gli strumenti informatici.
Bisogna quindi rivedere come si fa scuola. E qui ritorna, importante, l’esperienza della Scuola Popolare. Perché quegli adulti la frequentavano? Non erano obbligati a farlo. Avevano però capito che oltre a poter conseguire un titolo di studio, era un’occasione importante per diventare consapevoli della propria storia. C’erano le ragioni per studiare. E dava loro una diversa prospettiva di relazione con gli altri, oltre che di un nuovo inserimento nella società».
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Scuola Popolare a La Collina 14 dic 16
- La pagina fb dell’evento.
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Domani. Festival L.E.I. – lettura, emozione, intelligenza.

logo LEICompagnia B presenta
Festival L.E.I. – lettura, emozione, intelligenza.

Giorgio Todde, Gianna Mazzini, Elasti e Paolo Crepet sabato a Cagliari per il LEI Festival.

Vivi Internet al Sicuro

GoogleAll’Università di Cagliari, oggi lunedì 24 ottobre dalle 15 alle 18 (nell’Aula magna della Facoltà di Ingegneria e Architettura, in piazza d’Armi) e martedì dalle 10 alle 13 e dalle 14.30 alle 17.30 (nell’Aula magna Capitini del Polo di Sa Duchessa) si svolgerà una delle cinque tappe nazionali del progetto “Vivi Internet al Sicuro”, promosso da Google, dalla Polizia di Stato, da Altroconsumo e dall’Accademia Italiana del Codice di Internet (IAIC).
(notizia completa e programma qui: http://unica.it/pub/7/show.jsp?id=33949&iso=-2&is=7)
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Università della Sardegna – Università di Cagliari. “SCEGLIERE A VENT’ANNI: LA GUERRA DI LIBERAZIONE DELL’ITALIA DAL NAZIFASCISMO”, lezione magistrale del partigiano ANTONIO GARAU

lezione-inaugurale-AA-2016-2017“SCEGLIERE A VENT’ANNI: LA GUERRA DI LIBERAZIONE DELL’ITALIA DAL NAZIFASCISMO”, LEZIONE MAGISTRALE INAUGURALE DI ANTONIO GARAU.
Giovedì 20 ottobre 2016 alle ore 10.30 in Aula Teatro avrà luogo la lezione inaugurale 2016/2017 del DISSI e dei corsi di laurea afferenti: Amministrazione e Organizzazione, Scienze politiche, Scienze dell’amministrazione, Relazioni internazionali, Politiche, società e territorio.

Notte Europea dei Ricercatori – Oggi all’Università

Unica notte 30 9 16- Tutte le informazioni in rete.

Innovazione. Veranu premiata

Verani 1 30 set 16Veranu vince il contest
“90 secondi per spiccare il volo”

La startup sarda vince il contest per la migliore startup del territorio.

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VeranuEcco il video del contest “90 secondi per spiccare il volo”
https://www.youtube.com/watch?v=nR3D2t7kv9E
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