Oggi mercoledì 12 marzo 2025

img_2207
——————————————————-
Buone notizie sulla riforma della legge elettorale regionale
12 Marzo 2025
Andrea Pubusa su Democraziaoggi
È andata molto bene lunedì l’assemblea per la riforma della legge elettorale regionale indetta dalla Scuola di cultura politica F. Cocco. Molta partecipazione, molti interventi, tutti critici verso la legge vigente. In particolare non soddisfano le soglie di sbarramento, al 5% per le liste singole e addirittura il 10% per le coalizioni. Una enormità che […]
———————————————————-
img_2193

“Salvare l’Europa, riparare il mondo”

prima-loro
LE DUE AGGRESSIONI
di Raniero La Valle

Cari Amici,

forse è arrivato ora, in questi primi mesi del 2025, quel “cambiamento d’epoca” che papa Francesco aveva evocato in un profetico discorso alla Curia romana per il Natale 2019. Con la conversione ad U della politica americana ad opera di Trump, a cominciare dai rapporti con la Russia, tutti i discorsi che continuano i discorsi di prima, che usano le categorie di giudizio usate finora, che sbandierano le bandiere già sventolate, appaiono privi di senso, prima ancora che di consapevolezza storica. Ciò si verifica prima di tutto in Europa, i cui governanti sembrano impazziti, da Macron che promette gentilmente di mettere a disposizione la sua force de frappe nucleare, a sir Keir Starmer che l’”Economist” e “Repubblica” celebrano come il nuovo Churchill perché proprio lui, che è uscito dall’Europa, dovrà guidare di nuovo l’Europa alla vittoria, a Ursula von der Leyen che indice la campagna europea per la “pace attraverso la forza” e chiede agli Stati dell’Unione i soldi per le armi, come una volta si indicevano le Crociate e si chiedeva alle Potenze cristiane di finanziarle, benché il cambiamento consista precisamente nel fatto che, come diceva il Papa, “non siamo più in quell’epoca. E’ passata. Non siamo nella cristianità, non più”.

Sicché accade quello che ha descritto Marco Revelli in un lucido articolo su “Volere la luna”: mentre il mondo ruota di 180 gradi sul proprio asse, “tutti i riferimenti mutano di posto e di segno. Bene e male, giusto e ingiusto, amico e nemico, virtù e vizio, i termini polari di tutte le antitesi si scambiano di posizione. Ne è un sintomo la moltiplicazione dei paradossi. Come quello, ad esempio, per cui gli argomenti dei critici della guerra definiti fino a ieri spregiativamente come “anti-americani” si ripresentano oggi come “Voce dell’America” senza che nessuno faccia un plissé”, e come gli altri paradossi di questa nuova Babele.

Dunque, la prima operazione da fare sarebbe di rimettere le cose nella loro casella giusta, o per lo meno di smettere di insistere con le caselle sbagliate. Per esempio riguardo alla questione da cui oggi dipende tutto il resto: la questione del discernimento tra aggressore e aggredito. Si deve partire da una verità finora non ammessa, ma ormai acquisita: tutti dicono che avendo l’America di Trump tolto all’Ucraina il supporto della sua “Intelligence”, l’Ucraina non può più difendersi e quindi non può continuare la guerra senza subire una clamorosa sconfitta. Ciò vuol dire che la vera guerra, a parte il sangue dei caduti, era l’America a farla, che dirigeva e controllava tutte le operazioni, oltre che metterci dollari ed armi, ragione per cui la guerra è durata tre anni, nonostante lo scarto di potenza tra i due nemici ufficiali, Ucraina e Russia. Ma gli Stati Uniti non erano stati aggrediti dalla Russia; dunque se erano loro a fare la guerra alla Russia, si scambiano le parti, e anche la Russia figura per aggredita, come del resto ha sempre sostenuto giustificando la sua guerra con la minaccia della NATO ai suoi confini, e come il prof. Sachs ha documentato nel suo discorso al Parlamento europeo. Allora non si capisce perché nel momento in cui l’America di Trump vuole ritirarsi dalla guerra e spinge Zelensky a fare altrettanto, non ci si rallegra per la fine dell’aggressione americana, e della NATO al seguito, così come giustamente si depreca l’aggressione russa. Questa è la ragione per cui, checché ne pensino i fautori della vittoria dell’Ucraina e della sconfitta della Russia, a cominciare dall’improbabile Europa di Ursula von der Leyen, questa guerra deve e può finire subito. Del resto ciò conferma la teoria (di René Girard, e non solo) secondo cui la guerra è sempre una guerra dei doppi, amici e nemici sono eguali, si rassomigliano fino a confondersi, e la pace consiste nel cessare le rispettive, e in questo caso conclamate, reciproche aggressioni.

Ma a questo punto si pone il vero problema, che sarebbe una follia non affrontare subito: che mondo, se quello di prima finisce, vogliamo fare? Ossia qual è il nostro futuro? È questo il vero problema politico dell’Europa, e in ogni caso qui, da noi, per l’Italia.

Di questo, d’ora in poi, dovremo discutere. Forse non è più il mondo di cui una sola Potenza, o un sistema di Potenze (come la NATO, o “l’Occidente”) pretenda il dominio, ma è un mondo finalmente multipolare, dove l’India abbia la stessa dignità degli Stati Uniti, e il Brasile della Russia; e prima di tutto non ci siano scempi come quelli di Gaza, della Cisgiordania, della Siria, del Congo.

Con i più cordiali saluti

PRIMA LORO (Raniero La Valle)

P.S. Nel sito “Prima loro” pubblichiamo ancora l’appello “Che fare? Salvare l’Europa, riparare il mondo” con le relative firme, a cui altre si possono aggiungere, e due interventi o, se si vuole, ricette per la pace, di Jeffrey Sachs, che si aggiungono al suo discorso (anche questo nel sito) ai deputati europei: un articolo che sostiene che “L’accordo può essere firmato immediatamente” e un’intervista su “Il fatto quotidiano”: “Non armi nucleari ma dialogo con Putin”. Pubblichiamo anche un saggio di Riccardo Petrella sul “sistema America”, visto come “un pericolo per il mondo intero”, tanto più ora, dopo l’avvento di Trump.

—————————-
CHE FARE?
Salvare l’Europa, riparare il mondo

Marzo 4, 2025
Un appello per un più equilibrato giudizio sui fatti trascorsi e per aprire un cantiere di proposte per dare soluzione alle crisi in atto e creare le condizioni di un mondo diverso. L’Italia come soggetto politico innovativo.
Le nuove politiche di Trump, a prescindere dal giudizio che ciascuno ne può dare sul piano politico, culturale o religioso, mettono l’Europa in condizioni di massima emergenza e di transizione epocale.

Il rovesciamento improvviso della postura americana, al di là di ogni recriminazione o protesta, richiede in ogni caso un altrettanto rapido riassestamento della posizione europea e fa venir meno il vincolo di una lineare continuità con le politiche precedenti. Guerra, riarmo e entusiasmo per il massacro non possono essere la risposta europea alla crisi dei rapporti con Washington, che venga da Londra, da Parigi o da Kiev.

Ciò considerato, ricade sui cittadini europei, e in ogni caso sui cittadini italiani, il compito di cercare le strade della pace e di proporre specifiche politiche capaci di aprire alla speranza e all’alternativa di un mondo diverso.

In particolare si potrebbero fare le seguenti proposte:

Stabilire una moratoria nello scontro politico tra i partiti, senza nulla togliere ai progetti e alle identità di ciascuno nella tradizionale distinzione di destra e sinistra o di maggioranza e opposizione, ai fini di una condotta internazionale il più possibile condivisa.
Indire una Conferenza programmatica in cui discutere con l’apporto di componenti della società civile e la presenza del governo come osservatore, il tema “Salvare l’Europa, riparare il mondo”.
Investire sulla prospettiva che l’Italia, come soggetto politico protagonista della vita internazionale in condizioni di eguaglianza con le altre “nazioni grandi e piccole” a norma dello Statuto dell’ONU, possa promuovere a livello mondiale politiche di risanamento di interesse comune.
Discutere e sostenere in tutte le sedi opportune le seguenti scelte:
Che anche l’Europa, pur confermando la propria riprovazione per la violazione del diritto internazionale perpetrata dalla Federazione Russa col dare inizio alla guerra d’Ucraina, al pari degli Stati Uniti apra un immediato dialogo con la Russia per il ristabilimento di rapporti normali tra loro, prendendo atto che non risulta confermato il luogo comune delle minacciate future aggressioni da parte russa. Tali rinnovati rapporti dovrebbero partire da una rimozione delle sanzioni e da una revoca delle ostilità in corso in Ucraina. Ai fini di una bonifica del linguaggio di ostilità e di odio ancora corrente nei media, andrebbero riprese in esame le cause della guerra e il conclamato dualismo di “aggressore-aggredito”, tenendo conto delle rivelazioni in proposito fatte dal prof. Jeffrey Sachs al Parlamento europeo.
Avviare negoziati tra l’Unione Europea e la Russia, quale storica appartenente all’unica Europa, per il suo ingresso nell’Unione Europea, adeguatamente riformata a questo scopo nelle sue istituzioni e nelle sue procedure, in armonia con gli ideali originari perseguiti con l’unità europea e secondo l’auspicio già enunciato nel 1959 da De Gaulle di un’Europa dall’Atlantico agli Urali. Tale processo farebbe venir meno la pretesa di un incremento delle spese militari (fino a 800 miliardi!), lesivo del benessere delle popolazioni europee, e di una militarizzazione dell’Unione, a partire da un esercito europeo, come se l’Europa dovesse obbedire alle passate ideologie degli Stati identificati come tali dal diritto di guerra. Ai fini di una pacificazione dei cuori andrebbero promossi centri associativi di amicizia Italia-Russia, nella riscoperta della ricchezza delle tradizioni comuni.
Contrastare l’imposizione all’Ucraina di risarcimenti in “terre rare” o in denaro, per gli aiuti militari ricevuti in questi anni per la sua difesa, compresi quelli forniti dall’Italia. Al contrario, va sostenuto anche in sede europea che alla martoriata Ucraina si debba una riparazione e un pur tardivo rammarico per averla indotta a perpetuare una guerra ad oltranza e a inseguire una vittoria non sua a beneficio di Potenze ad essa estranee.
Negoziare con la Federazione Russa un assetto di pace definitiva in Europa che comprenda garanzie di reciproca sicurezza tra tutti i Paesi coinvolti nelle presenti ostilità e reduci dalla vecchia contrapposizione tra Est ed Ovest, nello spirito del vecchio Atto finale di Helsinki. Assistere Ucraina e Russia per conseguire un regolamento territoriale tra loro anche mediante l’instaurazione di autonomie nei territori contesi a salvaguardia del diritto e dell’autodeterminazione dei popoli, secondo modelli già sperimentati come ad esempio è avvenuto con la popolazione di origine tedesca in Alto Adige.
Disarmare le testate nucleari presenti in Europa e nel mondo, in modo progressivo e in proporzione a misure analoghe da parte della Russia e delle altre Potenze nucleari. Tale smantellamento genera significative ricadute economiche attuando le uniche possibili procedure che, anche grazie ad apporti scientifici italiani, sono state seguite per la riduzione delle testate nucleari dalle circa 70.0000 dell’epoca della guerra fredda alle circa 13.000 attuali. Occorre incentivare nel contempo il regime di non proliferazione nucleare, per giungere infine a un generale disarmo.
Ultimo ma non ultimo, promuovere una soluzione innovativa della “questione palestinese”, attraverso una rinnovata solidarietà ad Israele per lo scempio subito con gli attentati del 7 ottobre e la detenzione degli ostaggi, e ai palestinesi per la devastazione e gli eccidi perpetrati contro di loro a Gaza e la sempre più grave repressione in Cisgiordania. Ai palestinesi si deve assicurare un futuro non solo scongiurando la pulizia etnica e la minaccia di espulsione della intera popolazione residente da Gaza, condannate anche da centinaia di ebrei italiani, ma pure cancellando l’offesa ricevuta mediante i grotteschi progetti di colonizzazione balneare di quella riviera mediterranea. In prospettiva, si deve purtroppo prendere atto che la soluzione dei due Stati si è resa impossibile per le politiche di insediamento e repressione di Israele. Si potrebbe tuttavia aprire una fase di transizione nella quale sui Territori occupati l’ONU assumesse il mandato, sull’esempio dei vecchi mandati di un tempo, di presiedere e dar vita a uno Stato di Palestina con Gerusalemme est come capitale, uno Stato, però, a differenza di Israele, plurietnico multireligioso e democratico, accogliente per Ebrei e Palestinesi, che possa evolvere fino a diventare con Israele un unico Stato, sede di due popoli tra loro riconciliati, di due ordinamenti tra loro connessi e integrati e di più religioni, egualmente riconosciute come patrimonio originario delle rispettive comunità, sotto l’autorità di uno statuto civile di democrazia eguaglianza e pace.
Altre scelte, come ad esempio sulle migrazioni o il degrado ecologico, dovranno essere contemplate nella progettazione del futuro.
La natura inedita, ma realistica e possibile, delle soluzioni così proposte, proiettata sul piano internazionale potrebbe condurre a un nuovo assetto pacifico e costituzionalmente protetto della intera comunità mondiale, in alternativa al sistema di guerra e al rischio della fine.

“Comitati Dossetti per la Costituzione”, “Prima Loro”, “Chiesa di tutti Chiesa dei poveri”, Raniero La Valle, Giovanna Canavesi, Enrico Peyretti Mario Menin, direttore di “Missione Oggi”, Giuseppe Rotunno (“Civiltà dell’amore”), Comunità di Mambre, Domenico Gallo, Roberta De Monticelli, Roberto Savio, Stefania Tuzi, Sergio Castioni, Felice Scalia S.J., Francesco Di Matteo, Francesco Zanchini, Enrico Calamai, Luigi Maffezzoli, Giuseppe Castellese, Antonella Grimaldi, Giuseppe Riccio, Bianca Di Giovanni, Stella Velotta, Paolo Gini, Rita Podda, Domenico Di Modugno, Paolo Offer, Donatella Cornelio, Giulia Carrillo, Fabio Filippi, Maria Lacerenza, Diego Forlin, Grazia Viaggi, Rita Maria Orlando-Rylko, Giuseppe Moncada, Annunziata Venturelli, Vincenzo Pavan, Francesca Franca Mola, Paolo Zago, Vincenzo Leonoro , Paolo Bertagnolli, Anna Sabatini Scalmati, Antonino Mantineo, Paolo D’Amico, Francesco Comina, Marco Sironi, Francesco Domenico Capizzi, Eva Maio, Luis Orellana, Giovanni Spallanzani
(aperto alle firme)

4 marzo 2025

Habemus Alternos!

Congratulazioni a Marzia Cilloccu, nominata questa sera dal
Sindaco Massimo Zedda, Alternos per l’edizione 2025 della Sagra di Sant’Efisio.

img_2203
————————

Oggi martedì 11 marzo 2025

img_2195—————————-
img_2193
———————————
img_2198 su Avvenire 11 marzo 2025.
https://www.chiesacattolica.it/card-zuppi-vicini-a-papa-francesco-investire-nel-cantiere-delleuropa/
———————————-

I sardi provenienti dai paesi che hanno fatto grande Cagliari

Nell’imminenza delle Festività pasquali, avviate mercoledì scorso con l’inizio della Quaresima, pensando in particolare ai riti della Settimana Santa, ripubblichiamo un articolo di Aladinpensiero come omaggio al più grande scultore ligneo del Settecento, Giuseppe Antonio Lonis, autore, tra l’altro, delle statue dei Misteri, portate in giro nei quartieri storici a far data da Martedì 15 aprile p.v. (Processione dei Misteri della Chiesa di San Michele).
——————————
I sardi provenienti dai paesi che hanno fatto grande Cagliari
Giuseppe Antonio Lonis LibroGiuseppe Antonio Lonis (Senorbì 1720 – Cagliari 1805). Dotato di talento artistico sin dalla giovane età, dopo un periodo di apprendistato presso la bottega di uno zio, intorno al 1740 si recò a Napoli per affinare la tecnica scultorea. Entrò in contatto con artisti quali Gennaro Frances e Giuseppe Picano.
Rientrò in Sardegna nel 1750 e aprì una bottega a Cagliari, nel quartiere Stampace, dove lavorò i restanti 55 anni della sua vita avendo modo di trasmettere le sue conoscenze a un gran numero di apprendisti.
Il lavoro del Lonis si concentrò nella realizzazione di statue in legno policromo a soggetto religioso. Tali opere, in stile tardo barocco e neoclassico, si possono ammirare in diverse chiese soprattutto del meridione dell’Isola
. (Da Wikpedia)
————————
- Approfondimenti.
- Su Sardegna Visuale.
- Su Aladinews. La cultura ci salverà. Cagliari ricordi degnamente un suo grande artista: Giuseppe Antonio Lonis.
- Nelle processioni della Settimana Sarda a Cagliari, cosiddette dei Misteri, sono portate a spalla dai confratelli delle diverse Arciconfraternite molte statue del Lonis.

—————

DISARM EUROPE! Sabato 15 marzo a Roma riuniamoci attorno alla bandiera della pace e del disarmo

eur0pe

L’invasione russa dell’Ucraina è un crimine. Difendere l’Ucraina è giusto.

Difendere la legalità e il diritto internazionale è un dovere degli Stati. Sempre e ovunque. Senza usare due pesi e due misure. In Ucraina come a Gaza.

Ma continuare la guerra è il modo più sbagliato e inconcludente per farlo.

La guerra e la propaganda di guerra sono vietate dal diritto internazionale dei diritti umani.

L’Europa doveva prevenirla. E non l’ha fatto. Voleva vincerla. E non c’è riuscita. E ora vorrebbe trascinarci in una devastante corsa al riarmo che fatalmente finirà col distruggere anche quel che resta dell’Europa.

Che fare ora?

Non possiamo lasciare che la carneficina continui.

Non possiamo lasciare che l’Europa precipiti in uno stato di guerra permanente.

Non possiamo permetterci una folle e sconclusionata corsa al riarmo che alimenterà la disperazione, i nazionalismi e l’autoritarismo.

Non possiamo permetterci la militarizzazione delle nostre vite, dell’economia e dei nostri paesi.

Non possiamo lasciare che ci tolgano anche la salute, la libertà e la democrazia.

Siamo realisti!

Trump ha riaperto il negoziato con Putin. Non ci piace -per niente- il modo in cui lo sta facendo. Ma dobbiamo fermare la carneficina e le conquiste militari e salvare quel che resta dell’Ucraina.

Questo è il momento di fare quello che non è ancora stato fatto: “lavorare per la pace”. Anche se molti non sanno nemmeno cosa voglia dire.

Nel nome del rispetto della dignità di ogni persona e della vita umana, della legalità e del diritto internazionale; nel superiore interesse dei bambini e delle bambine, per il bene dell’umanità, l’Europa torni ad essere uno “strumento di pace”! Per noi, per tutti i popoli oppressi e per il mondo intero.

La via della pace -lo ripetiamo- è la via della legalità, del diritto internazionale e del multilateralismo. Ridiamo forza alle Nazioni Unite. Organizziamo una nuova Conferenza di Helsinki che, come 50 anni fa, dia nuovo avvio alla costruzione in Europa di un nuovo sistema di sicurezza comune, dall’Atlantico agli Urali, basato sul disarmo, i diritti umani, il diritto all’autodeterminazione dei popoli e i diritti delle minoranze. Costruiamo l’Economia di Francesco, l’economia della pace e della fraternità.

Non basterà dire “Europa, Europa” per evitare l’inferno (vedi il doc. del 3 marzo 2025). L’Europa riscopra la sua ragion d’essere e faccia quello per cui è stata creata: la pace. La bandiera dell’Europa e la bandiera della pace camminano insieme.

Marco Mascia, Presidente Centro Diritti Umani “Antonio Papisca” – Università di Padova

Flavio Lotti, Presidente Fondazione PerugiAssisi per la Cultura della Pace

10 marzo 2025

* * *

Leggi cosa hanno detto Simone Veil e Alcide De Gasperi.

“Tutti i suoi Stati membri si trovano ora di fronte a tre grandi sfide: la sfida della pace, la sfida della libertà e la sfida della prosperità, e sembra chiaro che esse possano essere affrontate solo nella dimensione europea. Iniziamo con la sfida della pace. Il periodo di pace di cui abbiamo goduto in Europa è stato una fortuna incredibile, ma nessuno di noi dovrebbe sottovalutarne la fragilità. La nostra Assemblea ha una responsabilità fondamentale per mantenere la pace, che probabilmente è la risorsa più importante di tutta l’Europa. La tensione che prevale nel mondo di oggi rende questa responsabilità ancora più grave, e la legittimità conferita a questa Assemblea dall’elezione a suffragio universale, speriamo, ci aiuterà a farcene carico, e a diffondere questa nostra pace nel mondo esterno”. (Dal discorso di Simone Veil, Presidente del primo Parlamento europeo eletto a suffragio universale e diretto, 17 luglio 1979)

“Qualcuno ha detto che la federazione europea è un mito. È vero, è un mito nel senso soreliano. E se volete che un mito ci sia, ditemi un po’ quale mito dobbiamo dare alla nostra gioventù per quanto riguarda i rapporti fra Stato e Stato, l’avvenire della nostra Europa, l’avvenire del mondo, la sicurezza, la pace, se non questo sforzo verso l’unione? Volete il mito della dittatura, il mito della forza, il mito della propria bandiera, sia pure accompagnato dall’eroismo? Ma noi, allora, creeremmo di nuovo quel conflitto che porta fatalmente alla guerra. Io vi dico che questo mito è mito di pace; questa è la pace, questa è la strada che dobbiamo seguire”. (Dal discorso di Alcide De Gasperi al Senato della Repubblica, 15 novembre 1950)

—————————————————————-
Dobbiamo ricostruire un’Europa di pace

Non basta dire “Europa, Europa…”
per evitare l’inferno

“Dobbiamo recuperare lo spirito di Ventotene e lo slancio pionieristico dei Padri Fondatori, che seppero mettere da parte le ostilità della guerra, porre fine ai guasti del nazionalismo dandoci un progetto capace di coniugare pace, democrazia, diritti, sviluppo e uguaglianza.” Discorso di insediamento del Presidente del Parlamento Europeo David Sassoli (Strasburgo, 3 luglio 2019)

Cosa possiamo fare per salvare l’Unione Europea? Per promuovere l’Unione “politica”? Per colmare il gap esistente tra le ambizioni e la realtà?

Partiamo dal presupposto che siamo tutti d’accordo sul fatto che c’è bisogno di più Europa, soprattutto di più Europa “politica”. In molti lo stiamo ripetendo da diversi lustri, quanto meno dalla caduta del Muro di Berlino e dalla fine dell’era bipolare.

Il punto è: quale Europa “politica” vogliamo?

L’Europa che rilancia una folle corsa al riarmo o l’Europa che avvia un negoziato globale per la pace e la giustizia sociale internazionale?

L’Europa sonnambula che cammina verso il precipizio trascinando con se le popolazioni che dovrebbe servire o l’Europa determinata “a salvare le future generazioni dal flagello della guerra e a riaffermare la fede nei diritti fondamentali, nella dignità e nel valore della persona umana”?

L’Europa che lascia impuniti i crimini più atroci, quali i crimini di guerra e contro l’umanità o l’Europa che fa della giustizia penale internazionale una delle sue priorità?

L’Europa dei doppi standards – si alle sanzioni contro la Russia, no alle sanzioni contro Israele, si al mandato d’arresto internazionale contro Putin, no al mandato d’arresto internazionale contro Netanyahu – o l’Europa della legge uguale per tutti?

L’Europa che fa prevalere le criminali politiche neoliberiste sulla giustizia sociale, climatica e di genere o l’Europa che vuole dare piena attuazione agli obiettivi di sviluppo sostenibile entro il 2030 come previsto dall’Agenda delle Nazioni Unite?

L’Europa che alimenta la tumultuosa crescita dei partiti di estrema destra, cova nel suo seno i nazionalismi e costruisce muri ai suoi confini esterni, o l’Europa dei diritti fondamentali, dello stato sociale, della solidarietà, dell’accoglienza, dell’inclusione? E ancora.

L’Europa intergovernativa dell’unanimità e dei veti o l’Europa sopranazionale della maggioranza qualificata con un ruolo centrale del Parlamento europeo e del Comitato europeo delle Regioni e con un dialogo strutturato con le organizzazioni della società civile?

Quali sono i valori dell’Unione Europea? L’individuazione dei valori è fondamentale perché consente di capire le ragioni profonde che stanno alla radice del processo di integrazione sopranazionale europeo. Il prof. Antonio Papisca scriveva: “Il problema dei valori è il problema del perché dell’UE, della sua identità: l’Europa unita eventualmente si, ma à quoi faire?”

Qual è l’identità dell’Europa? Quella di difendere i rispettivi confini nazionali per evitare che le persone che cercano di fuggire dalle guerre e dalla fame possano arrivare da noi, o quella di spegnere gli incendi lavorando per la pace e il rispetto di tutti i diritti umani per tutti?

L’UE è sempre stata un attore civile (economico, commerciale, culturale). Un attore di soft power, a sostegno del diritto internazionale dei diritti umani, della diplomazia preventiva e del multilateralismo efficace, anche di fronte a minacce globali quali terrorismo, conflitti regionali, proliferazione di armi di distruzione di massa.

Per diventare un attore di hard power ci vogliono unità, visione, strategia, leadership, tutte caratteristiche che mancano all’UE. Ma soprattutto ci vogliono soldi, tanti soldi, che non ci sono o che bisogna togliere alla cura delle persone, della loro dignità e dei loro diritti fondamentali.

Oggi, l’UE è divisa. E’ divisa sulla politica estera, sulla politica di difesa, sullo sviluppo di una politica industriale in materia di armamenti, sulla politica di asilo e immigrazione, sulla politica della cittadinanza, sulla politica fiscale, sul green deal, ….

Ma non può esistere una politica comune di difesa senza una politica estera comune, senza una visione strategica di lungo periodo. Per esempio: quali saranno i rapporti dell’UE con la Russia quando la guerra sarà finita? Saranno rapporti fondati sul dialogo e la cooperazione o sulla deterrenza e il riarmo? La mancanza di una visione e di una volontà unitaria rimane dunque il problema centrale dell’UE.

* * *

Il futuro della pace e della sicurezza dell’Europa non può essere affidato alla follia di governanti che alimentano le guerre e una nuova spaventosa corsa al riarmo. Oggi c’è bisogno di una nuova Conferenza di Helsinki che, come nel 1975, riunisca tutti gli Stati del nostro continente e dia nuovo avvio alla costruzione in Europa di un sistema di sicurezza comune, dall’Atlantico agli Urali, basato sul disarmo, i diritti umani, il diritto all’autodeterminazione dei popoli e i diritti delle minoranze.

L’Europa deve ricominciare a lavorare per la pace, con coraggio, lungimiranza e creatività. Come fecero i Padri fondatori dell’Europa che, sulle macerie di due guerre mondiali, in un tempo di grandi sofferenze e divisioni, “osarono trasformare i modelli che provocavano soltanto violenza e distruzione”. Grazie a questo sforzo straordinario, l’Europa è stata un originale progetto e un grande esperimento di pace. Nessuno può permettersi di cancellare quella che è la prima ragion d’essere dell’Europa.

L’Europa che vogliamo ripudia la guerra, è fondata sulla pace e sui diritti umani, sulla dignità umana e sui diritti che le ineriscono, sui valori indivisibili e universali della libertà, della democrazia, dell’eguaglianza, della giustizia e della solidarietà.

L’Europa che vogliamo è aperta, democratica, solidale e nonviolenta. E’ l’Europa della convivialità e dell’interculturalità; un’Europa che è accoglienza di popoli, di lingue, di culture, di identità e di storie diverse; un’Europa che rifiuta il razzismo e la discriminazione in tutte le sue forme; che riconosce e rispetta i diritti dei migranti e il diritto d’asilo ai profughi e rifugiati in fuga dalla guerra, dalla violenza e dalla fame.

Abbiamo bisogno urgente di un’Europa di pace:

- decisa a riaffermare sé stessa come soggetto politico di pace, democratico e indipendente;
- determinata a costruire un ordine mondiale più giusto, pacifico e democratico centrato sulle Nazioni Unite e sul diritto internazionale dei diritti umani, sulla solidarietà e la cooperazione internazionale;
- decisa a contrastare la corsa al riarmo, a promuovere il disarmo e a combattere la fame, la sete, le malattie e la povertà promuovendo un’economia di pace e giustizia;
- impegnata a ridefinire coerentemente i suoi rapporti di amicizia e cooperazione con tutti i popoli e i paesi, a partire dai suoi vicini, con il mondo arabo e con il resto del mondo.

Abbiamo bisogno di un’Europa che sappia agire non in base alla legge della forza ma con la forza della legge. In questa prospettiva, l’Onu, istituzione multilaterale per antonomasia, è indispensabile per gestire l’ordine mondiale nel rispetto di “tutti i diritti umani per tutti” e per costruire un’economia di giustizia. C’è bisogno di una istituzione mondiale in cui tutti gli stati, grandi e piccoli, siano rappresentati e tutti i popoli, anche i più lontani e diseredati, possano far sentire la loro voce. Se l’UE è sincera nel proclamare oggi la centralità delle Nazioni Unite, occorre senza indugio che persegua il duplice obiettivo del potenziamento e della democratizzazione della massima organizzazione mondiale.

La via giuridica e istituzionale alla pace, con al centro l’architettura multilaterale e il diritto internazionale dei diritti umani generato all’indomani della Seconda guerra mondiale, è la bussola che l’Unione Europea deve seguire se vuole continuare ad esistere.

Marco Mascia, Presidente Centro Diritti Umani “Antonio Papisca” – Università di Padova

Flavio Lotti, Presidente Fondazione PerugiAssisi per la Cultura della Pace

3 marzo 2025
——————————————

Disimparare la guerra
ReArm Europe: un suicidio per l’Europa

10/03/2025 su Costituente Terra
Con l’approvazione del “ReArm Europe”: il Consiglio europeo, cioè i 27 capi di stato e di governo, accettando la proposta sconsiderata della Von Der Leyen, aprono la strada al suicidio dell’Europa.
Mimmo Rizzuti
Scrive Effrey Sachs a conclusione di un suo articolo di giovedì 6 marzo [ripubblicato da Aladinews]:
“È arrivato il momento per una diplomazia che garantisca la sicurezza collettiva in Europa, Ucraina e Russia. L’Europa dovrebbe aprire negoziati diretti con Mosca e spingere Russia e Ucraina a firmare un accordo basato sul comunicato di Istanbul del 29 marzo e sulla bozza di accordo del 15 aprile 2022. La pace in Ucraina deve essere seguita dalla creazione di un nuovo sistema di sicurezza collettiva per tutta l’Europa, da Londra agli urali e oltre.”
E questo può avvenire solo se si imbocca, anche con la mobilitazione e la presenza in tutte le piazze che rivendichino il ritorno ai principi e ai valori fondativi dell’Unione Europea, la strada, non già del riarmo dei singoli stati, che porterebbe a un’Europa fatalmente e tragicamente devastata da guerre – le ultime in ordine di tempo e le prime per distruzione e morte, dopo la prima e la seconda guerra mondiale del secolo scorso – ma quella di un nuovo patto tra popoli e stati, attraverso una costituzione della terra che riformi ONU e gli organismi internazionali e, soprattutto, introduca le garanzie e le istituzioni di garanzia che rendano effettive le enunciazioni di principio sulla pace, i diritti, la dignità e l’uguaglianza di tutti gli esseri umani, i diritti dei lavoratori, l’accoglienza e l’inclusione dei migranti, la tutela della natura.
Una costituzione sovrannazionale, condivisa e garantita da tutti, in grado di porre limiti e controlli ai poteri selvaggi dei nuovi padroni del mondo, giacché una possibile apocalisse mondiale segnerebbe anche la loro fine. La storia insegna che la deterrenza non ha mai evitato tragedie immani.
“Se vuoi la pace prepara la pace e non la guerra.”
————————-

Oggi lunedì 10 marzo 2025

img_2188
———————————————-
Perché una nuova legge elettorale sarda
10 Marzo 2025
Andrea Pubusa su Democraziaoggi.
Si fa un gran parlare della necessità della Sardegna di contare di più nel confronto con lo Stato. Si lamenta con rabbia ed amarezza lo scarso peso decisionale su temi centrali come la tutela dell’ambiente e del paesaggio isolano, sotto attacco massiccio con pale eoliche e impianti fotovoltaici, si rivendicano più ampi poteri su […]
—————-
Lunedì presentazione della proposta di legge elettorale regionale
img_2163
———————————————————————————-

Per una Chiesa sarda. Convegno giovedì alla Facoltà Teologica

0e294efe-c87b-4cf1-8ec5-934a0a45f5a1
——————————————————————-
0e294efe-c87b-4cf1-8ec5-934a0a45f5a1
COMUNICATO STAMPA
“Per una Chiesa sarda” è il titolo di un agile libretto di Bachisio Bandinu e di un forum, in programma giovedì 13 marzo (ore 17) nell’aula magna della Pontificia Facoltà Teologica (via Sanjust 13).
L’iniziativa si propone di esplorare modi e tempi, progetti e atti per un rapporto più proficuo tra chiesa locale e cultura antropologica sarda, tra messaggio evangelico ed esperienza di vita comunitaria nella prospettiva di una più efficace e ricca inculturazione della fede.
La manifestazione – promossa da Facoltà Teologica, Fondazione Sardinia e Movimento Ecclesiale di impegno Culturale e coordinata da Franco Siddi – verrà introdotta dal saluto del vescovo di Iglesias e preside della Facoltà mons. Mario Farci e vi interverranno don Mario Cugusi, Gianni Loy, Daniele Madau, Cristiana Meloni, don Antonio Pinna, e Andreina Pintor.
Conclusioni a cura di Bachisio Bandinu e dell’arcivescovo di Cagliari mons. Giuseppe Baturi.
————————-

Oggi domenica 9 marzo 2025

img_2166
—————————————————————-
img_2168
https://www.politicainsieme.com/meloni-salvini-e-tajani-non-siete-al-di-sopra-della-legge/
———————-
Meloni e il governo attaccano la Cassazione sul risarcimento ad un migrante, mostrando la loro distanza dalla nostra Costituzione.
9 Marzo 2025
Andrea Pubusa su Democraziaoggi
Le sezioni unite della Corte di Cassazione hanno enunciato un principio importante: la compressione dei diritti fondamentali comporta per lo Stato l’obbligo al risarcimento. La presidente del Consiglo, assieme a non pochi ministri, Salvini anzitutto, gridano allo scandalo (”il risarcimento anche ai migranti, clandestini”), mostrando la loro crassa incultura costituzionale e peggio la loro […]
—————————————————

8 marzo. Auguri a tutte le donne nella Giornata internazionale loro dedicata

img_2162Alcuni giorni fa abbiamo incontrato una cara amica dei tempi di Gulp (anni 60/70), Cristina Santa Cruz, che non vedevamo precisamente da quei lontani anni. Con lei e con altri amici abbiamo ricordato quei tempi, pieni di entusiamo e passione civile e politica. Abbiamo inoltre parlato di tutto, anche delle sorti del Mondo! Oggi Cristina ci ha fatto avere una lettera indirizzata a un quotidiano, datata, tuttavia ricca di spunti, anche polemici, e riflessioni tuttora validi. Ne pubblichiamo alcuni stralci per quanto può avere interesse generale, in particolare sul significato di alcuni “simboli” che rischiano di diventare inutili stereotipi. Il dibattito è aperto. Omettiamo volutamente luoghi precisi, date e nomi delle persone citate, non solo per evitare inutili polemiche, quanto per voler invitare a concentrare l’attenzione sulle problematiche sollevate. E, soprattutto: in realtà assumiamo la lettera di Cristina come pretesto per Dichiarare tutto l’affetto, l’amore, il rispetto, e Augurare tutto il bene possibile alle nostre Donne, a tutte le Donne della Sardegna e del Mondo. Ecco la lettera.
“… Vi scrivo per sapere da voi se avete mai scritto nel vostro giornale che UNA PANCHINA ROSSA è diventata, insieme alle scarpe rosse da donna, il simbolo della lotta alla violenza sulle donne. E, al di là della domanda retorica, chiedervi che cosa ne pensate.

Oggi sabato 8 febbraio 2025

img_2151
—————————-
img_2147
——————————-
Sul ritorno al nucleare dal governo solo menzogne radioattive. Pronti al terzo referendum
7 Marzo 2025 su Democraziaoggi
Alfiero Grandi
Annunciato da tempo, il governo ha approvato il disegno di legge delega che viene venduto come il rientro del nucleare in Italia. Conferma, in realtà, l’incapacità di compiere le scelte in materia di politica energetica e di rispondere al venire meno del gas abbondante e a basso costo e la conseguente urgenza di politiche […]
————————————

Per un’iniziativa di pace dell’Europa

img_2093img_1936
di Luigi Ferrajoli

Non con i progetti ribaditi nel vertice di Londra: un aumento del potenziale militare europeo. Al contrario, dalla proposta di un progressivo disarmo dell’Europa e della Russia. Sarebbe una doverosa riparazione del fallimentare e insensato bellicismo dell’Ue di questi tre anni; e un contributo contro la prepotenza trumpiana.

L’incontro di Londra dei capi di governo europei ha confermato la sostanziale subalternità dell’Unione agli Stati Uniti e la sua opzione per ulteriori armamenti. Eppure l’Unione Europea avrebbe un mezzo sicuro per difendere l’Ucraina, dopo l’agguato teso da Trump a Zelensky, che è stato anche un’umiliazione inflitta all’Europa intera: promuovere nei confronti della Russia, unitamente all’Ucraina, una seria ed autonoma proposta di pace.

Certamente le condizioni odierne di una trattativa sono assai peggiori, per l’Ucraina, di quanto non fossero tre anni fa, allorquando naufragò, in Turchia, un accordo russo-ucraino sulla fine dell’aggressione in cambio della rinuncia dell’Ucraina a entrare nella Nato e della sua accettazione di uno stato di neutralità.

Ma è altrettanto chiaro che una pace proposta dall’Ucraina con il sostegno di tutti gli Stati europei sarebbe sicuramente più giusta, più onorevole e più vantaggiosa di quella che proverrebbe dalla resa incondizionata e dall’estorsione di terre rare e di altri minerali pretese da Trump e concordate con la Russia di Putin, con la sprezzante esclusione dalla partecipazione al negoziato dell’Unione Europea e della stessa Ucraina.

Naturalmente una simile iniziativa di pace, per essere accolta, dovrebbe essere accompagnata non certo, secondo i progetti ribaditi nell’incontro di Londra, da un aumento del potenziale militare europeo, bensì, esattamente al contrario, dalla proposta di un progressivo disarmo sia dell’Europa che della Russia, sul modello dei negoziati tra Reagan e Gorbaciov negli anni Ottanta, da un annullamento delle sanzioni e, soprattutto, da reciproche garanzie di sicurezza. Si tratterebbe di una svolta, che avrebbe anche il valore di una doverosa riparazione della fallimentare e insensata politica bellicista dell’Unione di questi tre anni. Sarebbe inoltre un contributo alla pace diametralmente opposto alla prepotenza trumpiana, che si manifesta nell’incredibile pretesa che l’Ucraina, dopo essere stata incoraggiata e finanziata anche dagli Usa nella sua resistenza all’aggressione, debba oggi restituire tali finanziamenti nei suoi minerali preziosi solo perché il governo statunitense ha cambiato politica alleandosi di fatto con la Russia di Putin.

Infine si tratterebbe, da parte dell’Unione Europea, della ripresa della sua opzione per la pace e del suo ruolo di pacificazione che, non dimentichiamo, rappresentano il principale fondamento della sua stessa istituzione. Questa opzione e questo ruolo sarebbero invece contraddetti dalla follia di un aumento, fino al raddoppio – addirittura fino al 5% del Pil, come pretende Trump, rispetto al nostro già elevatissimo 1,5% – delle spese miliari, con conseguente crollo delle spese sociali.

Una simile follia, in un mondo già pieno di armi micidiali, tra cui oltre 12.000 testate nucleari enormemente più potenti di quelle su Hiroshima e Nagasaki e in grado di distruggere centinaia di volte l’intera umanità, ha una sola spiegazione: la pressione sui nostri governi, e soprattutto su Trump, delle grandi imprese produttrici di armi, in gran parte statunitensi.

È proprio sul disarmo che sta svolgendosi in questi giorni, a New York, dal 3 al 7 marzo, la terza conferenza dei 122 Stati che hanno stipulato, il 17 luglio 2017, il Trattato sulla proibizione delle armi nucleari. A questa conferenza partecipa, a nome di Costituente Terra, la nostra Paola Paesano, che ad essa porterà le nostre tesi e le nostre proposte.

La proposta che avanzeremo è che i 122 Stati che hanno sottoscritto il trattato contro le armi nucleari, integrino tale trattato, oppure ne promuovano un altro sulla messa al bando di tutte le armi: non solo di quelle nucleari, ma anche di tutte le armi da fuoco.

Sarebbe questa la sola, effettiva garanzia della pace ed anche della sicurezza dalla criminalità armata. Solo la messa al bando globale e totale di tutte le armi, tramite un patto che, come stabilisce l’art. 53 del nostro progetto di Costituzione della Terra, preveda e punisca come crimini la loro produzioneedllimg_2148, il loro commercio e la loro detenzione può infatti rendere impossibili le guerre.

L’abolizione delle armi produrrebbe il passaggio della società internazionale dallo stato di natura allo stato di diritto, una generale civilizzazione del costume e delle relazioni sociali e la crescita della maturità intellettuale e morale dell’intera umanità. Il clima di pace che ne seguirebbe favorirebbe una rifondazione costituzionale dell’Onu, in grado di far fronte a tutte le altre sfide globali – il riscaldamento climatico e le crescenti disuguaglianze – dalla risposta alle quali dipende il futuro del genere umano.

I soli ostacoli sono quelli opposti dai giganteschi interessi delle industrie e del commercio delle armi e dai miserabili poteri politici ad essi asserviti o che di essi si servono a fini di potenza.

———————-
Articolo pubblicato anche da Sbilanciamoci e da il manifesto del 5 marzo 2025
—————————————————-
img_2152
Approfondimenti: https://retepacedisarmo.org/disarmo-nucleare/2025/le-organizzazioni-europee-di-ican-leuropa-sta-aprendo-le-porte-alla-proliferazione-nucleare/

Europa Pacifica e Solidale

img_2120
——————un’altra opinione——-
Caro Michele Serra
Giulio Marcon su Sbilanciamoci
Proponi una manifestazione per l’Europa, “dal basso”. Noi, che per questo siamo sempre stati in prima fila, non ci saremo. Non vogliamo confonderci con chi vuole stanziare 800 miliardi per le armi e tagliare il Green deal. La tua è una manifestazione per l’Europa “senza aggettivi”. Ma anche senza parole. Senza la più importante: pace. […]
—————————————

Oggi venerdì 7 marzo 2025

img_2119
—————————————————-
Ricordando Emilio Lussu nel 50° dalla morte
6 Marzo 2025
Andrea Pubusa su Democraziaoggi
Il 5 marzo è caduto il 50° della morte di Emilio Lussu. In Sardegna molti lo hanno giustamente ricordato con assemblee, convegni e scritti. Semmai è assente una riflessione a livello nazionale, data la levatura anche internazionale dell’azione e del pensiero del Capitano dei rossomori. Ma questa è la sorte che spesso tocca […]
——————————

Fermate il Mondo!

prima-loroUn discorso al Parlamento europeo
Geopolitica della pace
Marzo 4, 2025
Una severa analisi della politica americana dalla fine della guerra fredda fino a Trump. Sette guerre in cinque anni dopo le due Torri. La complicità con Netanyahu. Il progetto dell’espansione della NATO ad Est nonostante gli impegni formali di Stati Uniti e Germania. Le vere cause della guerra d’Ucraina.
schermata-2025-03-06-alle-20-16-12Jeffrey Sachs (1)

Pubblichiamo, con la presentazione che lo precede, il discorso tenuto a Strasburgo il 19 febbraio dall’americano prof. Jeffrey Sachs su invito del Parlamento europeo e il dialogo che ne è seguito

Invitato dal parlamentare europeo Michael von der Schulenberg a parlare nel quadro dell’incontro “The Geopolitics of Peace”, Jerry Sachs, economista e analista politico, già consigliere di Gorbaciov e di molti leader dell’Europa dell’Est, Special Advisor all’Onu dai tempi di Khofi Annan e attualmente di Antonio Guterres, autore fra l’altro del recente A New Foreign Policy – Beyond American Exceptionalism (2020), già direttore dello Earth Institute alla Columbia University dove ancora insegna, ha tenuto il 19 febbraio 2025 una relazione memorabile per lucidità e chiarezza, sviluppando la storia della politica USA dal crollo dell’Unione Sovietica fino all’elezione di Trump 2. Trentasei anni e più di esperienza diretta degli eventi (da interlocutore dei massimi leader di Russia, Ucraina, Polonia, Estonia, Jugoslavia, Repubblica Ceca – di nazionalità Ceca sono la moglie Sonia e i figli) si srotolano davanti a noi – increduli di fronte a questa testimonianza in prima persona dell’”oceano di ferocia e idiozia” (copyright Altiero Spinelli) che ha sommerso il lume acceso da Michail Gorbaciov (“il più grande statista del secolo”) in Europa. La sua preghiera la rivolge ai Parlamentari europei: riaccendete quel lume, è possibile. Confondere l’Unione europea con la Nato sarà letale, proprio ai fini della sicurezza europea. Diventate adulti. Dismettete la russofobia, datevi una vostra politica estera e una vostra sicurezza. Ma soprattutto, una Costituzione, e la memoria di ciò per cui l’Unione era nata. Grandi cose sono ancora possibili. L’ascolterà qualcuno, in Europa? (Roberta da Monticelli, da Phenomeny Lab).

Questo il discorso:

Viviamo in un momento complicato, in rapida evoluzione e molto pericoloso. Quindi, abbiamo davvero bisogno di chiarezza di pensiero. Io ho osservato molto da vicino gli eventi nell’Europa dell’Est, nell’ex Unione Sovietica, in Russia e in Ucraina, negli ultimi 36 anni. Sono stato consigliere del governo polacco nel 1989, del team economico del presidente Gorbaciov nel 1990 e 1991, del team economico del presidente Eltsin dal 1991 al 1993 e del team economico del presidente Kuchma in Ucraina dal 1993 al 1994. Ho contribuito a introdurre la valuta estone. Ho aiutato diversi Paesi dell’ex Jugoslavia, in particolare la Slovenia. Dopo Maidan (la piazza centrale di Kiev, luogo della rivolta del 2013), il nuovo governo mi ha chiesto di andare a Kiev, sono stato portato a Maidan, e ho imparato molte cose in prima persona. Sono in contatto con i leader russi da più di 30 anni. Conosco anche da vicino la leadership politica americana. La nostra ex Segretaria al Tesoro, Janet Yellen, è stata la mia meravigliosa insegnante di macroeconomia 52 anni fa. Siamo amici da mezzo secolo. Conosco queste persone. Dico questo perché quello che voglio spiegare dal mio punto di vista non è di seconda mano. Non è ideologia. È quello che ho visto con i miei occhi e sperimentato in questo periodo. Voglio condividere con voi la mia comprensione degli eventi che hanno colpito l’Europa in molti contesti, e includerò non solo la crisi dell’Ucraina, ma anche la Serbia del 1999, le guerre in Medio Oriente, tra cui l’Iraq, la Siria, le guerre in Africa, tra cui il Sudan, la Somalia, la Libia. Questi sono in misura molto significativa il risultato di politiche statunitensi profondamente sbagliate. Ciò che dirò potrebbe sorprendervi, ma parlo per esperienza e conoscenza di questi eventi.

La politica estera degli Stati Uniti
Queste sono guerre che gli Stati Uniti hanno condotto e causato. E questo è vero da più di 30 anni. Gli Stati Uniti sono giunti alla convinzione, soprattutto durante il 1990-91, e poi con la fine dell’Unione Sovietica, che gli Stati Uniti ora governano il mondo, e che gli Stati Uniti non devono prestare attenzione alle opinioni di nessuno, alle “linee rosse”, alle preoccupazioni, ai punti di vista sulla sicurezza, agli obblighi internazionali o al quadro delle Nazioni Unite. Mi dispiace dirlo così chiaramente, ma voglio che voi capiate.

Nel 1991 ho cercato in tutti i modi di ottenere un aiuto finanziario per Gorbaciov, che penso sia stato il più grande statista dei nostri tempi. Di recente ho letto il documento archiviato della discussione del Consiglio di Sicurezza Nazionale sulla mia proposta del 3 giugno 1991, e ho visto per la prima volta come la Casa Bianca abbia completamente respinto la mia richiesta che gli Stati Uniti aiutassero è l’Unione Sovietica con la stabilizzazione finanziaria e con aiuti finanziari per fare le sue riforme. Il documento attesta che il governo degli Stati Uniti ha deciso di fare il minimo per prevenire il disastro, ma solo il minimo (2). Hanno deciso che non è compito degli Stati Uniti aiutare. Al contrario (3).

Quando l’Unione Sovietica finì nel 1991, la visione divenne ancora più esagerata. E posso nominare capitoli e frasi, ma il punto di vista era che noi [gli Stati Uniti] conducevamo lo spettacolo. Cheney, Wolfowitz e molti altri nomi che avrete imparato a conoscere hanno letteralmente creduto che questo fosse ora un mondo degli Stati Uniti, e che noi avremmo fatto quello che vogliamo. Ripuliremo l’ex Unione Sovietica. Elimineremo tutti gli alleati rimasti dell’era sovietica. Paesi come l’Iraq, la Siria e così via se ne andranno. E stiamo vivendo questa politica estera da ormai essenzialmente 33 anni. L’Europa ha pagato un prezzo pesante per questo, perché in questo periodo non ha avuto alcuna politica estera che io possa capire. Nessuna voce, nessuna unità, nessuna chiarezza, nessun interesse europeo, solo lealtà americana.

Ci sono stati momenti in cui ci sono stati disaccordi e, credo, disaccordi molto belli. L’ultima volta che ciò è stato significativo è stato nel 2003, nel periodo precedente la guerra in Iraq, quando Francia e Germania hanno detto di non approvare che gli Stati Uniti aggirassero il Consiglio di Sicurezza dell’ONU per questa guerra. Quella guerra è stata direttamente inventata da Netanyahu e dai suoi colleghi del Pentagono degli Stati Uniti (4). Non sto dicendo che fosse un legame o una reciprocità. Sto dicendo che è stata una guerra condotta per Israele. È stata una guerra che Paul Wolfowitz e il sottosegretario agli Esteri Douglas Feith hanno coordinato con Netanyahu. E quella è stata l’ultima volta che l’Europa ha avuto una voce. Ho parlato con i leader europei allora, e sono stati molto chiari, ed è stato davvero meraviglioso sentire la loro opposizione a una guerra inaccettabile. L’Europa ha perso completamente la sua voce da allora, ma soprattutto nel 2008. Quello che è successo dopo il 1991, per arrivare al 2008, è che gli Stati Uniti hanno deciso che l’unipolarismo significava che la NATO si sarebbe allargata da Bruxelles a Vladivostok, passo dopo passo.

L‘espansione della Nato
Non ci sarebbe stata fine all’allargamento ad Est della NATO. Questo sarebbe il mondo unipolare degli Stati Uniti. Se da bambini giocate al gioco del Risiko come facevo io, questa è l’idea degli Stati Uniti: avere un pezzo su ogni parte della scacchiera. Qualsiasi luogo senza una base militare statunitense è fondamentalmente un nemico. Neutralità è una parolaccia nel lessico politico degli Stati Uniti, forse la parola più sporca secondo la mentalità degli Stati Uniti. Se sei un nemico, sappiamo che sei un nemico. Se sei neutrale, sei un sovversivo, perché sei contro di noi, ma semplicemente non ce lo dici. Stai solo fingendo di essere neutrale. Questa era davvero la mentalità, e la decisione fu presa formalmente nel 1994 quando il presidente Clinton firmò l’allargamento della NATO ad Est.

Ricorderete che il 7 febbraio 1990, il tedesco Hans-Dietrich Genscher e James Baker III parlarono con Gorbaciov. Genscher tenne una conferenza stampa in cui spiegò che la NATO non si sarebbe mossa verso Est. La Germania e gli Stati Uniti non avrebbero tratto vantaggio dalla dissoluzione del Patto di Varsavia. Capite, per favore, che questo impegno è stato preso in un contesto giuridico e diplomatico, non casuale. Questi impegni furono al centro dei negoziati per porre fine alla Seconda guerra mondiale e aprirono la strada alla riunificazione tedesca.

E’ stato raggiunto un accordo sul fatto che la NATO non si sarebbe mossa di un centimetro verso Est. Ed era esplicito, ed è in innumerevoli documenti. Basta cercare l’Archivio della Sicurezza Nazionale della George Washington University, e si possono ottenere dozzine di documenti (5). È un sito web chiamato “Cosa ha sentito Gorbaciov sulla NATO”. Date un’occhiata, per favore, perché tutto ciò che vi viene detto dagli Stati Uniti su questa promessa è una bugia, ma gli archivi sono perfettamente chiari.

Così, nel 1994 Clinton prese la decisione di espandere la NATO fino all’Ucraina. Si tratta di un progetto statunitense a lungo termine. Ciò non è dovuto a un’amministrazione o a un’altra. Questo è un progetto del governo degli Stati Uniti iniziato più di 30 anni fa. Nel 1997, Zbigniew Brzezinski scrisse La Grande Scacchiera, in cui ha descritto l’allargamento della NATO verso Est.

Quel libro non è solo le riflessioni del signor Brzezinski. È la sua presentazione al pubblico di decisioni già prese dal governo degli Stati Uniti, che è il modo in cui funziona un libro come questo. Il libro descrive l’allargamento ad Est dell’Europa e della NATO come eventi simultanei e congiunti. E c’è un buon capitolo in quel libro che chiede: cosa farà la Russia quando l’Europa e la NATO si espanderanno verso Est? Conoscevo personalmente Zbig Brzezinski. È stato molto gentile con me. Stavo consigliando la Polonia e lui è stato di grande aiuto. Era anche un uomo intelligente, eppure nel 1997 ha sbagliato tutto. Nel 1997, spiegò dettagliatamente perché la Russia non poteva fare altro che aderire all’espansione verso Est della NATO e dell’Europa (6). In realtà, egli dice l’espansione verso est dell’Europa e non solo dell’Europa, ma della NATO. Questo era un piano degli Stati Uniti, un progetto. E Brzezinski spiega come la Russia non si allineerà mai con la Cina. Impensabile. La Russia non si allineerà mai con l’Iran.

Secondo Brzezinski, la Russia non ha altra vocazione se non quella europea. Quindi, mentre l’Europa si sposta verso Est, non c’è nulla che la Russia possa fare al riguardo. Così dice l’ennesimo stratega americano. C’è qualche domanda sul perché siamo sempre in guerra? Perché una cosa dell’America è che “sappiamo” sempre cosa faranno i nostri omologhi, e sbagliamo sempre! E una delle ragioni per cui sbagliamo sempre è che nella teoria dei giochi non cooperativi che gli strateghi americani giocano, in realtà non si parla con l’altra parte. Sai solo qual è la strategia dell’altra parte. È meraviglioso. Risparmi così tanto tempo. Semplicemente non hai bisogno di alcuna diplomazia.

La strategia del Mar Nero
Quindi, questo progetto è iniziato sul serio nel 1994, e abbiamo avuto una continuità della politica governativa per 30 anni fino forse a ieri, forse7. Un progetto trentennale. L’Ucraina e la Georgia sono state le chiavi del progetto. Perché? Perché l’America ha imparato tutto ciò che sa dagli inglesi.

Siamo l’aspirante impero britannico. E quello che l’Impero Britannico capì nel 1853, con Lord Palmerston [insieme a Napoleone III], è che si circonda la Russia nel Mar Nero, e si nega alla Russia l’accesso al Mediterraneo orientale. Questo è un progetto dell’America che farà lo stesso nel 21° secolo. L’idea degli Stati Uniti era che ci fossero Ucraina, Romania, Bulgaria, Turchia e Georgia tutti nella NATO, che avrebbero privato la Russia di qualsiasi status internazionale bloccandola sul Mar Nero e sostanzialmente neutralizzando la Russia come poco più di una potenza locale. Brzezinski ha le idee chiare su questa geografia.

Dopo Palmerston e prima di Brzezinski, ci fu naturalmente Halford Mackinder nel 1904: “Chi governa l’Europa dell’Est comanda l’Heartland, il cuore della Terra; chi governa l’Heartland comanda l’Isola-Mondo; chi governa l’Isola-Mondo comanda il mondo (8).

Ho conosciuto i presidenti e/o le loro squadre. Nulla è cambiato molto da Clinton a Bush Jr. a Obama a Trump a Biden. Forse sono peggiorati passo dopo passo. Biden è stato il peggiore a mio avviso. Forse questo è anche dovuto al fatto che non è stato compos mentis negli ultimi due anni. Lo dico seriamente, non come un’osservazione sarcastica. Il sistema politico americano è un sistema di immagini. È un sistema di manipolazione dei media ogni giorno. È un sistema di pubbliche relazioni. Si potrebbe avere un presidente che fondamentalmente non funziona e avere quella persona al potere per due anni che anche si candidi per la rielezione. Poi è successo che ha dovuto stare su un palco per 90 minuti da solo, e quella è stata la fine. Se non fosse stato per quel problema specifico, avrebbe continuato ad avere la sua candidatura, indipendentemente dal fatto che dormisse dopo le 4 del pomeriggio o giù di lì. Questa è la realtà. Tutti sono d’accordo. È scortese dire quello che sto dicendo, perché non diciamo la verità su quasi nulla in questo mondo in questo momento.

Dunque, questo progetto è andato avanti dagli anni ’90. Il bombardamento di Belgrado per 78 giorni consecutivi nel 1999 faceva parte di questo progetto. Dividere quel Paese quando i confini sono “sacrosanti”, non è vero? Tranne che per il Kosovo, ovviamente. I confini sono sacrosanti, tranne quando l’America li cambia. La divisione del Sudan era un altro progetto degli Stati Uniti. Consideriamo la ribellione del Sud Sudan. È successo solo perché i sud-sudanesi si sono ribellati? O devo darvi il copione della CIA?

Cerchiamo di capire da adulti di cosa si tratta. Le campagne militari sono costose. Richiedono attrezzature, addestramento, campi base, intelligence, finanze. Questo sostegno viene dalle grandi Potenze. Non viene da insurrezioni locali. Il Sud Sudan non ha sconfitto il Sudan in una battaglia tribale. ”Breaking Sudan” è stato un progetto degli Stati Uniti. Andavo spesso a Nairobi e incontravo militari o senatori statunitensi o altri con un “profondo interesse” per la politica interna del Sudan. Quella guerra faceva parte del gioco dell’unipolarismo degli Stati Uniti.

La politica estera degli Stati Uniti e l’espansione della NATO
L’allargamento della NATO, come sapete, è iniziato nel 1999 con l’Ungheria, la Polonia e la Repubblica Ceca. La Russia era estremamente scontenta per questo, ma questi erano Paesi ancora lontani dal confine russo. La Russia ha protestato, ma, ovviamente, senza successo. Poi George Bush Jr. è entrato in carica. Quando si è verificato l’11 settembre, il presidente Putin ha promesso tutto il sostegno agli Stati Uniti. E gli Stati Uniti decisero, intorno al 20 settembre 2001, che avrebbero scatenato sette guerre in cinque anni!

Potete ascoltare il generale Wesley Clark in video che parla di questo (9). È stato Comandante Supremo della NATO nel 1999. È andato al Pentagono intorno al 20 settembre 2001. Gli fu consegnato un pezzo di carta che spiegava la prospettiva di sette guerre a scelta degli Stati Uniti. Queste erano, in realtà, le guerre di Netanyahu. Il piano del governo degli Stati Uniti era in parte quello di rimuovere i vecchi alleati sovietici e in parte di eliminare i sostenitori di Hamas e Hezbollah. L’idea di Netanyahu era ed è che ci essere uno Stato in tutta la Palestina pre-1948. Sì, solo uno Stato. Sarà Israele. Israele controllerà tutto il territorio dal fiume Giordano al Mar Mediterraneo. E se qualcuno si oppone, lo rovesceremo. Beh, non Israele, esattamente, ma più specificamente il nostro amico, gli Stati Uniti. Questa è stata la politica degli Stati Uniti fino a questa mattina. Non sappiamo se cambierà. Ora l’unico problema è che forse gli Stati Uniti “possederanno Gaza” [secondo il presidente Trump] invece che sia Israele a possedere Gaza.

L’idea di Netanyahu è in circolazione da almeno 25 anni. Risale a un documento chiamato “Clean Break” che Netanyahu e la sua squadra politica americana hanno messo insieme nel 1996 per porre fine all’idea della soluzione dei due Stati. Potete anche trovare quel documento online (10).

Questi sono progetti statunitensi a lungo termine. È sbagliato chiedersi: “È la Clinton? È Bush? È Obama?” Questo è il modo corrente di guardare alla politica americana, come a un gioco quotidiano o annuale. Ma non è questo che è la politica americana.

Dopo il 1999, il successivo allargamento della NATO è arrivato nel 2004 con altri sette Paesi: i tre Stati baltici, Romania, Bulgaria, Slovenia e Slovacchia. A questo punto, la Russia era piuttosto sconvolta. Questa seconda ondata di allargamento della NATO è stata una completa violazione dell’ordine postbellico concordato al momento della riunificazione tedesca. Essenzialmente, si è trattato di un trucco fondamentale, o di una defezione, degli Stati Uniti da un accordo di cooperazione con la Russia.

Come tutti ricordano, poiché la scorsa settimana abbiamo appena avuto la Conferenza sulla sicurezza di Monaco, il presidente Putin si è recato lì nel 2007 per dire: “Stop, quando è troppo è troppo”. Naturalmente, gli Stati Uniti non hanno ascoltato (11).

Nel 2008, gli Stati Uniti hanno rifilato all’Europa il loro progetto di lunga data di allargare la NATO all’Ucraina e alla Georgia. Si tratta di un progetto a lungo termine. Ho ascoltato Saakashvili, il Capo del Comitato esecutivo del Consiglio nazionale delle riforme ucraino, a New York nella primavera del 2008, quando ha parlato al Council on Foreign Relations. Ci ha detto che la Georgia è nel cuore dell’Europa e come tale avrebbe aderito alla NATO. Uscii, chiamai mia moglie e le dissi: “Quest’uomo è pazzo; sta per far saltare in aria il suo Paese”. Un mese dopo, scoppiò la guerra tra Russia e Georgia, in cui la Georgia fu sconfitta. Gli eventi più recenti a Tbilisi non sono utili per la Georgia, con i vostri eurodeputati che si recano lì per incitare le proteste. Questo non salva la Georgia; questo porta la Georgia a essere distrutta, completamente distrutta.

Nel 2008, come tutti sanno, il nostro ex direttore della CIA William Burns, che all’epoca era ambasciatore degli Stati Uniti in Russia, inviò un lungo cablogramma diplomatico alla Segretaria di Stato Condoleezza Rice, che era significativamente intitolato “Nyet significa Nyet”. Il messaggio di Burns era che l’allargamento della NATO era osteggiato dall’intera classe politica russa, non solo dal presidente Putin.

Sappiamo del cablo solo da Julian Assange. Credetemi, non una parola viene detta al popolo americano su nulla di tutto questo dal nostro governo o dai nostri principali giornali in questi giorni. Quindi, dobbiamo ringraziare Julian Assange per il documento, che possiamo leggere in dettaglio.

Come sapete, Viktor Yanukovych è stato eletto presidente dell’Ucraina nel 2010 sulla base della neutralità dell’Ucraina. La Russia non aveva alcun interesse territoriale o progetto in Ucraina. Lo so. Ci sono stato di tanto in tanto in quegli anni. Quello che la Russia stava negoziando nel 2010 era un contratto di locazione di 25 anni fino al 2042 per la base navale di Sebastopoli. Questo è tutto. Non c’erano richieste russe per la Crimea o per il Donbass. Niente del genere. L’idea che Putin stia ricostruendo l’impero russo è propaganda infantile. Scusatemi.

Per chi conosce la storia quotidiana e di anno in anno, questa è roba infantile. Eppure, le cose infantili sembrano funzionare meglio di quelle per adulti. Non c’erano rivendicazioni territoriali prima del colpo di stato del 2014. Tuttavia gli Stati Uniti decisero che Yanukovich doveva essere rovesciato perché era a favore della neutralità e si opponeva all’allargamento della NATO. Questa si chiama operazione di cambio di regime.

Ci sono state circa un centinaio di operazioni di cambio di regime da parte degli Stati Uniti dal 1947, molte nei vostri Paesi [parlando con gli eurodeputati] e molte in tutto il mondo (12). Questo è ciò che la CIA fa per vivere. Per favore, sappiatelo. È un tipo di politica estera molto insolito. Nel governo americano, se non ti piace l’altra parte, non negozi con loro, cerchi di rovesciarli, preferibilmente di nascosto. Se non funziona di nascosto, lo fai apertamente. Dici sempre che non è colpa nostra. Sono loro l’aggressore. Sono l’altra parte.

Sono “Hitler”. Questo si verifica ogni due o tre anni. Che si tratti di Saddam Hussein, di Assad, di Putin, è molto conveniente. Questa è l’unica spiegazione di politica estera che il popolo americano abbia mai ricevuto. Bene, siamo di fronte a Monaco del 1938. Non possiamo parlare con l’altra parte. Sono nemici malvagi e implacabili. Questo è l’unico modello di politica estera che abbiamo sentito dal nostro governo e dai mass media. I mass media lo ripetono perché sono completamente sottomessi dal governo degli Stati Uniti.

La rivoluzione di Maidan e le sue conseguenze
Ora, nel 2014, gli Stati Uniti hanno lavorato attivamente per rovesciare Yanukovich. Tutti conoscono la telefonata intercettata dalla mia collega della Columbia University, Victoria Nuland, e dall’ambasciatore degli Stati Uniti, Peter Pyatt. Non si ottengono prove migliori. I russi hanno intercettato la sua chiamata e l’hanno messa su Internet. Ascoltatelo (13).

È affascinante. In questo modo, sono stati tutti promossi nell’amministrazione Biden. Questo è il lavoro. Quando si è verificato il Maidan, sono stato chiamato poco dopo. “Professor Sachs, il nuovo primo ministro ucraino vorrebbe vederla per parlare della crisi economica”. Così, sono volato a Kiev e sono stato portato in giro per Maidan. E mi è stato detto come gli Stati Uniti hanno pagato i soldi per tutte le persone intorno a Maidan, la rivoluzione “spontanea” della dignità.

Onorevoli colleghi, per favore, come sono apparsi all’improvviso tutti quei media ucraini al momento del Maidan? Da dove viene tutta questa organizzazione? Da dove vengono tutti questi autobus? Da dove viene tutta quella gente? Stai scherzando? Questo è uno sforzo organizzato. E non è un segreto, tranne forse per i cittadini europei e statunitensi. Tutti gli altri lo capiscono abbastanza chiaramente. Poi, dopo il colpo di Stato, arrivarono gli accordi di Minsk, in particolare Minsk II, che, tra l’altro, fu modellato sull’autonomia sudtirolese per i tedeschi etnici in Italia. Anche i belgi si relazionano molto bene con Minsk II, in quanto ha chiesto l’autonomia e i diritti linguistici dei russofoni dell’Ucraina orientale. Minsk II è stato sostenuto all’unanimità dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite (14). Eppure Stati Uniti e Ucraina decisero che non sarebbe stato applicato. Anche la Germania e la Francia hanno permesso che fosse ignorato. Il fallimento di Minsk II è stata un’altra azione unipolare diretta degli Stati Uniti, con l’Europa che, come al solito, ha svolto un ruolo sussidiario del tutto inutile, anche se era garante dell’accordo.

Trump ha vinto le elezioni del 2016 e poi ha aumentato le spedizioni di armi in Ucraina. Ci sono state molte migliaia di morti nei bombardamenti dell’Ucraina nel Donbass. Non c’è stata alcuna attuazione dell’accordo di Minsk II. Poi Biden è entrato in carica nel 2021. Speravo in qualcosa di meglio, ma sono rimasto profondamente deluso ancora una volta. Ero un membro del Partito Democratico. Ora non sono membro di nessun partito perché entrambi sono comunque gli stessi. I democratici sono diventati completi guerrafondai nel corso del tempo, e non c’era una sola voce nel partito che chiedeva la pace. Proprio come la maggior parte dei vostri parlamentari, allo stesso modo.

Alla fine del 2021, Putin ha messo sul tavolo un ultimo sforzo per raggiungere un modus operandi con gli Stati Uniti, in due bozze di accordo di sicurezza, una con l’Europa e una con gli Stati Uniti. Ha messo sul tavolo la bozza di accordo Russia-Stati Uniti il 15 dicembre 2021.

In seguito, ho avuto una telefonata di un’ora con [il consigliere per la sicurezza nazionale] Jake Sullivan alla Casa Bianca, implorando: “Jake, evita la guerra. Puoi evitare la guerra. Tutto quello che gli Stati Uniti devono fare è dire: ‘La NATO non si allargherà all’Ucraina’”. E lui mi ha detto: “Oh, la NATO non si allargherà all’Ucraina. Non preoccuparti”.

Gli dissi: “Jake, dillo pubblicamente”. «No. No. No. Non possiamo dirlo pubblicamente”. Gli dissi: “Jake, farai una guerra per qualcosa che non accadrà nemmeno?” Disse: “Non preoccuparti, Jeff. Non ci sarà nessuna guerra”. Queste non sono persone molto intelligenti. Vi sto dicendo, se posso darvi il mio punto di vista onesto, che non sono persone molto intelligenti. Parlano da soli. Non parlano con nessun altro. Giocano alla teoria dei giochi. Nella teoria dei giochi non cooperativi, non si parla con l’altra parte. Tu fai solo la tua strategia. Questa è l’essenza della teoria dei giochi non cooperativi. Non è una teoria della negoziazione. Non è una teoria pacificatrice. È una teoria unilaterale, non cooperativa, se si conosce la teoria dei giochi.

Questo è quello che giocano. Questo tipo di teoria dei giochi è iniziata come un’applicazione alla RAND Corporation, la think tank statunitense. Questo è quello che giocano ancora. Nel 2019, c’è stato un articolo della RAND, “Competere con la Russia da un terreno vantaggioso” (15). Incredibilmente, il documento, di pubblico dominio, si chiede in che modo gli Stati Uniti dovrebbero infastidire, inimicarsi e indebolire la Russia. Questa è letteralmente la strategia. Stiamo cercando di provocare la Russia, di fare in modo che la Russia si disgreghi, forse con un cambio di regime, forse con disordini, forse con una crisi economica.

Questo è ciò che voi in Europa chiamate il vostro alleato. Così, eccomi lì con la mia frustrante telefonata con Sullivan, in piedi nel freddo gelido. Era una giornata in cui stavo sciando. «Oh, non ci sarà nessuna guerra, Jeff.» Sappiamo cosa è successo dopo: l’amministrazione Biden si è rifiutata di negoziare sull’allargamento della NATO. L’idea più stupida della NATO è la cosiddetta politica della porta aperta, basata sull’articolo dieci del Trattato NATO del 1949. La NATO si riserva il diritto di andare dove vuole, a condizione che il governo ospitante sia d’accordo, senza che nessun vicino – come la Russia – abbia alcuna voce in capitolo.

Beh, dico ai messicani e ai canadesi: “Non provateci”. Sapete, Trump potrebbe voler prendere il controllo del Canada. Così, il governo canadese potrebbe dire alla Cina: “Perché non costruite una base militare in Ontario?” Non lo consiglierei. Gli Stati Uniti non direbbero: “Beh, è una porta aperta. Sono affari del Canada e della Cina, non nostri”. Gli Stati Uniti invaderebbero il Canada.

Eppure gli adulti, anche in Europa, in questo Parlamento, nella NATO, nella Commissione europea, ripetono l’assurdo mantra secondo cui la Russia non ha voce in capitolo sull’allargamento della NATO. Questa è roba senza senso. Questa non è nemmeno una geopolitica infantile. Questo è semplicemente non pensare affatto. Così, la guerra in Ucraina si è intensificata nel febbraio 2022, quando l’amministrazione Biden ha rifiutato qualsiasi negoziato serio.

La guerra in Ucraina e il controllo degli armamenti nucleari
Qual era l’intenzione di Putin nella guerra? Posso dirvi qual era la sua intenzione. Era di costringere Zelensky a negoziare la neutralità. Questo accadde pochi giorni dopo l’inizio dell’invasione. Dovreste capire questo punto fondamentale, non la propaganda che viene scritta sull’invasione che sostiene che l’obiettivo della Russia era quello di conquistare l’Ucraina con poche decine di migliaia di soldati.

Andiamo, signore e signori. L’idea dell’invasione russa era quella di tenere la NATO fuori dall’Ucraina. E cos’è davvero la NATO? È l’esercito americano, con i suoi missili, i suoi dispiegamenti della CIA e tutto il resto. L’obiettivo della Russia era quello di tenere gli Stati Uniti lontano dai suoi confini. Perché la Russia è così interessata a questo? Considerate se la Cina o la Russia decidessero di avere una base militare sul Rio Grande o al confine canadese, non solo gli Stati Uniti andrebbero fuori di testa; avremmo avuto la guerra nel giro di una decina di minuti. Quando l’Unione Sovietica tentò di farlo a Cuba nel 1962, il mondo quasi finì nell’Armageddon nucleare.

Tutto questo è gravemente amplificato dal fatto che gli Stati Uniti hanno abbandonato unilateralmente il Trattato sui missili antibalistici nel 2002 e così facendo hanno posto fine a un quadro di controllo delle armi nucleari di relativa stabilità. Questo è estremamente importante da capire. Il quadro di controllo delle armi nucleari si basa, in gran parte, sul tentativo di scoraggiare un primo attacco. Il Trattato ABM è stato una componente fondamentale di tale stabilità. Gli Stati Uniti sono usciti unilateralmente dal Trattato ABM nel 2002. Quindi, tutto ciò che ho descritto sull’allargamento della NATO è avvenuto nel contesto della distruzione della struttura nucleare da parte degli Stati Uniti. A partire dal 2010, gli Stati Uniti hanno iniziato a installare sistemi missilistici antibalistici Aegis in Polonia e poi in Romania. Alla Russia non piace.

Una delle questioni sul tavolo nel dicembre 2021, nel gennaio 2022, era se gli Stati Uniti rivendicassero il diritto di installare sistemi missilistici in Ucraina. Secondo l’ex analista della CIA Ray McGovern, Blinken ha detto a Lavrov nel gennaio 2022 che gli Stati Uniti si riservavano il diritto di installare sistemi missilistici in Ucraina.

Questo, miei cari amici, è il vostro presunto alleato. E ora gli Stati Uniti vogliono mettere sistemi missilistici intermedi in Germania. Ricordiamo che gli Stati Uniti sono usciti dal trattato INF nel 2019. Al momento non esiste un quadro normativo per le armi nucleari (16). Essenzialmente, nessuno.

Quando Zelensky ha detto pochi giorni dopo l’invasione della Russia che l’Ucraina era pronta per la neutralità, un accordo di pace era a portata di mano. Conosco i dettagli di questo perché ho parlato in dettaglio con i principali negoziatori e mediatori e ho imparato molto dalle dichiarazioni pubbliche di altri. Poco dopo l’inizio dei negoziati nel marzo 2022, tra le parti è stato scambiato un documento che il presidente Putin aveva approvato e che Lavrov aveva presentato. Questo è stato gestito dai mediatori turchi. Sono volato ad Ankara nella primavera del 2022 per ascoltare in prima persona e in dettaglio cosa è successo durante la mediazione. La linea di fondo è questa: l’Ucraina si è allontanata, unilateralmente, da un accordo vicino.

La fine della guerra in Ucraina
Perché l’Ucraina si è ritirata dai negoziati? Perché gli Stati Uniti glielo hanno detto e perché il Regno Unito ha aggiunto la ciliegina sulla torta facendo andare Boris Johnson a Kiev all’inizio di aprile per fare lo stesso. L’attuale primo ministro, Keir Starmer si rivela ancora peggiore, ancora più guerrafondaio. È inimmaginabile, ma è vero. Boris Johnson ha spiegato, e lo trovate sul web, che qui in gioco c’era niente di meno che l’egemonia occidentale! Non l’Ucraina, ma l’egemonia occidentale. Michael von der Schulenberg, ex Segretario Generale Aggiunto delle Nazioni Unite, e io ci siamo incontrati in Vaticano con un gruppo di esperti nella primavera del 2022 e abbiamo scritto un documento in cui spiegavamo che non poteva venire nulla di buono dalla continuazione della guerra (17). Il nostro gruppo ha sostenuto strenuamente, ma senza successo, che l’Ucraina dovesse negoziare immediatamente, perché i ritardi avrebbero significato morti di massa, rischio di escalation nucleare e forse una vera e propria sconfitta.

Non vorrei cambiare una parola di quello che abbiamo scritto allora. Non c’era nulla di sbagliato in quel documento. Da quando gli Stati Uniti hanno fatto uscire l’Ucraina dai negoziati, forse un milione di ucraini sono morti o sono stati gravemente feriti. E i senatori americani, che sono cattivi e cinici come si può immaginare, dicono che questo è una meravigliosa spesa di denaro degli Stati Uniti, dato che nessun americano sta morendo. È la pura guerra per procura. Uno dei nostri senatori vicino allo Stato di New York, Richard Blumenthal del Connecticut, lo ha detto ad alta voce. Mitt Romney lo ha detto ad alta voce. È il miglior denaro che l’America possa spendere. Nessun americano sta morendo. È irreale. Ora, solo per riportarci a ieri, il progetto USA-Ucraina è fallito. L’idea centrale del progetto è sempre stata che la Russia avrebbe incrociato le braccia. L’idea centrale fin dall’inizio è stata che la Russia non potesse resistere, proprio come sosteneva Zbigniew Brzezinski nel 1997. Gli americani pensavano che gli Stati Uniti avrebbero avuto sicuramente il sopravvento.

Gli Stati Uniti vinceranno, dicevano, perché bluffiamo con loro. I russi non hanno davvero intenzione di combattere. Noi metteremo in campo l’”opzione nucleare” economica di tagliare fuori la Russia dal sistema di pagamenti SWIFT. Questo distruggerà la sua economia. Le nostre sanzioni metteranno in ginocchio la Russia. Il lanciarazzi americano HIMARS li farà ritirare. Gli ATACMS, gli F-16, li metteranno in scacco. Onestamente, ho ascoltato questo tipo di discorsi per più di 50 anni. I nostri leader della sicurezza nazionale hanno detto sciocchezze per decenni.

Ho implorato gli ucraini: rimanete neutrali. Non ascoltate gli americani. Ho ripetuto loro il famoso adagio di Henry Kissinger, che essere un nemico degli Stati Uniti è pericoloso, ma essere un amico è fatale. Permettetemi di ripeterlo per l’Europa: essere un nemico degli Stati Uniti è pericoloso, ma essere un amico è fatale.

L’amministrazione Trump
Permettetemi di concludere con alcune parole sul presidente Donald Trump. Trump non vuole perdere la guerra di Biden. Questo è il motivo per cui è probabile che Trump e il presidente Putin accettino di porre fine alla guerra. Anche se l’Europa continua con la sua linea guerrafondaia, non importa. La guerra sta finendo. Per favore, ditelo ai vostri colleghi. “È finita”. È finita perché Trump non vuole aggrapparsi a un perdente. La prima che sarà salvata dai negoziati in corso in questo momento è l’Ucraina. La seconda è l’Europa.

Il vostro mercato azionario è in rialzo negli ultimi giorni a causa delle “orribili notizie” dei negoziati e della potenziale pace. So che la prospettiva di una pace negoziata è stata accolta con orrore in queste camere, ma questa è la migliore notizia che si possa ricevere. Ho cercato di contattare alcuni dei leader europei. Ho detto, non andate a Kiev, andate a Mosca. Negoziate con le vostre controparti. Voi siete l’Unione Europea. Ci sono 450 milioni di persone e un’economia da 20 trilioni di dollari. Comportatevi come tali.

L’Unione Europea dovrebbe essere il principale partner commerciale della Russia. L’Europa e la Russia hanno economie complementari. La capacità di un commercio reciprocamente vantaggioso è molto forte. A proposito, se qualcuno volesse discutere di come gli Stati Uniti hanno fatto saltare in aria il Nord Stream, sarei felice di parlare anche di questo. L’amministrazione Trump è imperialista nel cuore. Trump ovviamente crede che le grandi potenze dominino il mondo. Gli Stati Uniti saranno spietati e cinici, e sì, anche nei confronti dell’Europa. Non andate a chiedere l’elemosina a Washington. Questo non aiuterà. Probabilmente stimolerebbe la spietatezza. Invece, dovete avere una vera politica estera europea.

Quindi, non sto dicendo che siamo nella nuova era della pace, ma siamo in un tipo di politica molto diverso in questo momento, un ritorno alla politica delle grandi Potenze. L’Europa ha bisogno di una propria politica estera, e non solo di una politica estera russofoba. L’Europa ha bisogno di una politica estera che sia realistica, che comprenda la situazione della Russia, che capisca la situazione dell’Europa, che capisca cos’è l’America e cosa rappresenta, e che cerchi di evitare che l’Europa venga invasa dagli Stati Uniti. Non è certo impossibile che l’America di Trump sbarchi truppe in Groenlandia. Non sto scherzando, e non credo che Trump stia scherzando. L’Europa ha bisogno di una politica estera, una vera politica. L’Europa ha bisogno di qualcosa di diverso dal dire: “Sì, negozieremo con il signor Trump e lo incontreremo a metà strada”. Sapete cosa dirà? Chiamami dopo.

Vi prego di avere una politica estera europea. Vivrete con la Russia per molto tempo, quindi per favore negoziate con la Russia. Ci sono reali questioni di sicurezza sul tavolo sia per l’Europa che per la Russia, ma la pomposità e la russofobia non servono affatto alla vostra sicurezza. Non servono affatto alla sicurezza dell’Ucraina. Questa avventura americana a cui avete aderito e della quale ora siete i principali supporter ha contribuito a circa 1 milione di vittime ucraine.

Sul Medio Oriente e la Cina
Sul Medio Oriente, per inciso, gli Stati Uniti hanno completamente consegnato la politica estera a Netanyahu 30 anni fa. La lobby israeliana domina la politica americana. Per favore, non abbiate dubbi al riguardo. Potrei spiegare per ore come funziona. È molto pericoloso. Spero che Trump non distrugga la sua amministrazione e, peggio ancora, il popolo palestinese, a causa di Netanyahu, che considero un criminale di guerra correttamente incriminato dalla Corte Penale Internazionale (18).

L’unico modo per l’Europa di avere la pace ai confini con il Medio Oriente è la soluzione dei due Stati. C’è solo un ostacolo, ed è il veto degli Stati Uniti nel Consiglio di Sicurezza dell’ONU, per volere della lobby israeliana. Quindi, se volete che l’UE abbia una certa influenza, dite agli Stati Uniti di abbandonare il veto. In questo l’Unione Europea starebbe, insieme a circa 160 altri Paesi del mondo. Gli unici che si oppongono a uno Stato palestinese sono fondamentalmente gli Stati Uniti, Israele, la Micronesia, Nauru, Palau, Papua Nuova Guinea, Argentina e Paraguay (19).

Il Medio Oriente è un luogo in cui l’Unione Europea potrebbe avere una grande influenza geopolitica. Eppure, l’Europa è rimasta in silenzio sull’Accordo sul nucleare iraniano (JCPOA) e sull’Iran e circa la metà dell’Europa è rimasta in silenzio sui crimini di guerra di Israele e sul blocco della soluzione dei due Stati. Il più grande sogno della vita di Netanyahu è la guerra tra gli Stati Uniti e l’Iran. E non si è arreso. Non è impossibile che si arrivi anche a una guerra USA-Iran. Ma l’Europa potrebbe fermarla, se l’Europa avesse una sua politica estera. Spero che Trump ponga fine alla stretta di Netanyahu sulla politica americana. Anche in caso contrario, l’UE può collaborare con il resto del mondo per portare la pace in Medio Oriente.

Infine, lasciatemi dire per quanto riguarda la Cina, che la Cina non è un nemico. La Cina ha semplicemente una grande storia di successo. Ecco perché è vista dagli Stati Uniti come un nemico, perché la Cina ha un’economia più grande degli Stati Uniti (misurata in prezzi internazionali). Gli Stati Uniti resistono alla realtà. L’Europa non dovrebbe farlo. Lasciatemi ripetere, la Cina non è un nemico e non è una minaccia. È un partner naturale dell’Europa nel commercio e nella salvaguardia dell’ambiente globale.
———————————————-
Domanda del pubblico: L’Europa dovrebbe aumentare le sue spese militari?
Risposta:
Non sarei contrario a un approccio per cui l’Europa spendesse il due o tre per cento del PIL per una struttura di sicurezza europea unificata e investisse in Europa e nella tecnologia europea, non lasciando che siano gli Stati Uniti a dettare l’uso della tecnologia europea. I Paesi Bassi producono le uniche macchine di semiconduttori avanzati che utilizzano la litografia ultravioletta estrema. La società è la ASML olandese. Ma l’America determina ogni politica dell’ASML. Se fossi in voi, non consegnerei tutta la sicurezza e la tecnologia agli Stati Uniti.

Suggerirei di avere un proprio quadro di sicurezza in modo da poter avere anche un proprio quadro di politica estera. L’Europa rappresenta molte cose che gli Stati Uniti non rappresentano. L’Europa è a favore dell’azione per il clima. Il nostro presidente è completamente al di fuori di questo. E l’Europa è per la socialdemocrazia, come ethos. L’Europa è sinonimo di multilateralismo. L’Europa sostiene la Carta delle Nazioni Unite. Gli Stati Uniti non rappresentano nessuna di queste cose. Il nostro Segretario di Stato Marco Rubio ha recentemente annullato il suo viaggio in Sudafrica visto che l’uguaglianza e la sostenibilità erano all’ordine del giorno. Questo è un vivido, anche se cupo, riflesso del libertarismo anglosassone. Egualitarismo non è una parola del lessico americano. E nemmeno la sostenibilità.

Forse sapete che dei 193 Stati membri dell’ONU, 191 hanno presentato i piani SDG (Sustainable Development Goal) all’ONU nel Forum politico di alto livello (HLPF). Solo tre Paesi non lo hanno fatto: Haiti, Myanmar e Stati Uniti d’America. Al Tesoro di Biden non è stato nemmeno permesso di usare l’espressione Obiettivi di Sviluppo Sostenibile. Dico tutto questo perché avete bisogno della vostra politica estera.

Ci sono due rapporti all’anno. Uno è il World Happiness Report. Nel rapporto 2024, 8 dei primi 10 Paesi sono europei. L’Europa ha la più alta qualità di vita di tutto il mondo. Gli Stati Uniti si sono classificati al 23° posto. L’altro rapporto annuale è il Rapporto sullo sviluppo sostenibile. Nel rapporto 2024, 19 dei primi 20 Paesi per lo sviluppo sostenibile si trovano in Europa. Gli Stati Uniti si sono classificati al 46° posto. Avete bisogno della vostra politica estera per proteggere la qualità della vita! Ero e resto un grande sostenitore dell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE) e continuo a credere che l’OSCE sia il quadro adeguato per la sicurezza europea. Potrebbe davvero funzionare.

Domanda: In che modo l’Europa dovrebbe impegnarsi diplomaticamente con la Russia?
Risposta:
Ritengo che l’Europa debba negoziare direttamente con la Russia questioni estremamente importanti. E quindi vorrei esortare il Presidente Costa e la leadership dell’Europa ad aprire un dialogo diretto con il Presidente Putin, perché la sicurezza europea è sul tavolo. Conosco abbastanza bene i leader russi, molti di loro. Sono buoni negoziatori, e si dovrebbe negoziare con loro, e si dovrebbe negoziare bene con loro. Farei alcune domande alle controparti russe. Chiederei loro: quali sono le garanzie di sicurezza che possono funzionare affinché questa guerra finisca definitivamente? Quali sono le garanzie di sicurezza per gli Stati baltici? Parte del processo di negoziazione consiste nel chiedere all’altra parte quali sono le sue preoccupazioni. Conosco il ministro degli Esteri Lavrov da 30 anni. Lo considero un brillante ministro degli Esteri. Parlate con lui. Negoziate con lui. Prendete le sue idee. Mettete le vostre idee sul tavolo. La cosa più importante è smettere di urlare, smettere di essere guerrafondai e inveire contro le controparti russe. E non implorate di essere al tavolo con gli Stati Uniti. Non c’è bisogno di essere nella stanza con gli Stati Uniti. Tu sei l’Europa. Dovrebbero esserci nella stanza l’Europa e la Russia. Non consegnate la vostra politica estera a nessuno, né agli Stati Uniti, né all’Ucraina, né a Israele. Mantenete una politica estera europea. Questa è l’idea di base.

Domanda: Paesi come la Polonia, l’Ungheria e la Repubblica Ceca volevano aderire alla NATO. Lo stesso vale per l’Ucraina. Perché non dovrebbe essere permesso loro di farlo?
Risposta:
La NATO non è una scelta tra Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca o Ucraina. La NATO è un’alleanza militare guidata dagli Stati Uniti. La questione che l’Europa si è posta nel 1991 è come garantire la pace. Se avessi preso decisioni nel 1991, avrei posto fine alla NATO quando il Patto di Varsavia fu sciolto, e certamente quando la stessa Unione Sovietica finì. Quando vari Paesi hanno chiesto l’adesione alla NATO, avrei spiegato loro ciò che il nostro segretario alla Difesa William Perry, il principale statista George Kennan, l’ultimo ambasciatore degli Stati Uniti in Unione Sovietica, Jack Matlock, hanno detto negli anni ’90. Tutti hanno detto, in effetti: “Comprendiamo i vostri sentimenti, ma allargare la NATO non è una buona idea perché potrebbe facilmente provocare una nuova guerra fredda con la Russia”. C’è un nuovo libro molto buono di Jonathan Haslam, pubblicato dalla Harvard University Press, intitolato Hybris. Offre una dettagliata documentazione storica dell’allargamento della NATO. Spiega come gli Stati Uniti siano stati troppo arroganti nel discutere, negoziare e tener conto delle linee rosse della Russia, anche dopo aver promesso che la NATO non si sarebbe allargata.

Domanda: Quali sono le conseguenze a lungo termine di questa guerra persa?
Risposta:
Siamo nel più grande progresso tecnologico della storia dell’umanità. È davvero incredibile quello che si può fare in questo momento. Mi meraviglio del fatto che qualcuno che conosce poca chimica abbia vinto il Premio Nobel per la Pace per la chimica perché è superbo nell’intelligenza artificiale e nelle reti neurali profonde, anzi un genio, Demis Hassabis. Lui e il suo team di DeepMind hanno capito come utilizzare l’intelligenza artificiale per risolvere il problema del ripiegamento delle proteine, un problema che aveva occupato generazioni di biochimici. Quindi, se dedichiamo le nostre menti, le nostre risorse e le nostre energie ad esso, possiamo trasformare il sistema energetico mondiale per la sicurezza climatica. Possiamo proteggere la biodiversità. Possiamo garantire che ogni bambino riceva un’istruzione di qualità. Possiamo fare così tante cose meravigliose in questo momento. Di cosa abbiamo bisogno per avere successo? A mio avviso, la cosa più importante è che abbiamo bisogno di pace. E il mio punto fondamentale è che non ci sono ragioni profonde per il conflitto da nessuna parte, perché ogni conflitto che studio è solo un errore. Non stiamo lottando per lo spazio vitale. . Quell’idea, che essenzialmente proveniva da Malthus e in seguito divenne un’idea nazista, era del tutto sbagliata, un errore intellettuale fondamentale. Abbiamo avuto guerre razziali, guerre nazionali per la sopravvivenza, per paura di non avere abbastanza per tutti su questo pianeta, così che siamo in una lotta per la sopravvivenza. Come economista, posso dirvi che abbiamo abbondanza sul pianeta per lo sviluppo sostenibile di tutti. Abbondanza. Non siamo in conflitto con la Cina. Non siamo in conflitto con la Russia. Se ci calmiamo, se ci interroghiamo sul lungo termine, il lungo termine è molto buono, se non ci facciamo esplodere prima. Quindi, questo è il mio punto. Le prospettive sono molto positive se costruiamo la pace.

Domanda: Pensa che la via d’uscita da questo conflitto sia una finlandizzazione dell’Ucraina?
Risposta: Ottima domanda. Consentitemi di segnalare solo un aspetto della finlandizzazione. La finlandizzazione ha portato la Finlandia al primo posto nel World Happiness Report anno dopo anno. La Finlandia è ricca, di successo, felice e sicura. Sto discutendo della Finlandia pre-NATO. Quindi la “finlandizzazione” è stata una cosa meravigliosa per la Finlandia. Quando la Svezia, la Finlandia e l’Austria erano neutrali, erano brave, Intelligenti. Quando l’Ucraina era neutrale, era intelligente. Se hai due superpoteri, tienili un po’ separati. Se gli Stati Uniti avessero avuto un po’ di buon senso, avrebbero lasciato questi Paesi come spazio neutrale tra l’esercito americano e la Russia, ma gli Stati Uniti hanno troppo poco buonsenso.

Note