Risultato della ricerca: Sardegna zona franca

DIBATTITO su elezioni del Sindaco e del Consiglio comunale di Cagliari. Voce al dissenso

Torri municipio Cagliari
La cultura politica in frantumi, un pragmatismo elettorale senza anima, anche a Cagliari
di Gianfranco Murtas su Fondazione Sardinia
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Elezioni a Cagliari – La deriva a destra del centro sinistra
di Claudia Zuncheddu, su il manifesto sardo

I candidati sindaci incontrano gli imprenditori

Cagliari oggi 8 mar 16Incontro pubblico con i candidati Sindaco di Cagliari
Giovedì 26 maggio 2016, ore 17,00, sala conferenze Confindustria Sardegna Meridionale
In vista delle prossime elezioni comunali di Cagliari l’Associazione della Confindustria Meridionale Sarda organizza un incontro/confronto tra candidati alla carica di Sindaco del capoluogo, presso la sede associativa di viale Colombo 2, Cagliari.
Il Presidente Maurizio de Pascale comunica che l’incontro si svolgerà il prossimo giovedì 26 maggio 2016 con inizio alle ore 17,00 - segue –

Attivazione zone franche: c’è un piano, piano, piano…

calzolaio (1)IL CIABATTINO PIGLIARU (della zona franca). Durante la prima guerra mondiale un soldato sardo portò ad aggiustare i propri stivali ad un ciabattino di Asiago, il quale, dopo averne valutato lo stato e l’entità delle riparazioni da fare, disse: “Va bene, torna tra quindici giorni”. E li ripose in uno scaffale alle sue spalle. Il soldato se ne andò soddisfatto, ma non tornò dopo quindici giorni, avendo dimenticato i suoi stivali, forse perché impegnato a salvare la pelle, come per fortuna gli riuscì. Se ne ricordò d’un tratto ben tre anni dopo, quando, a guerra finita, tornato ad Asiago, questa volta in visita turistica, mentre passeggiava nella città riconobbe la bottega del calzolaio. Entrò, si presentò e chiese dei suoi stivali. “Mi ricordo benissimo”, disse il calzolaio, tirando fuori dallo scaffale gli stivali impolverati, esattamente nello stato in cui il soldato glieli aveva consegnati tre anni prima. “Ma non ricordo cosa le avevo promesso”. “Beh – disse l’ex soldato – mi aveva detto di ripassare dopo quindici giorni che me li avrebbe consegnati tornati a nuovo”. “Ah! Ora mi ricordo” – disse il calzolaio. “E allora?” – chiese l’ex soldato. “Esattamente come le avevo promesso – rispose il ciabattino – Torni tra quindici giorni”.
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lampada aladin micromicroAlcuni accesi sostenitori della zona franca integrale all’indomani della notizia sull’adozione di alcune delibere in materia di istituzione di zone franche da parte della Giunta regionale avevano esultato, parlando perfino di data storica per la Sardegna. Noi prima di esprimere qualsiasi giudizio abbiamo prudentemente aspettato la pubblicazione di dette delibere, in verità con una certa diffidenza, legittimata dalla poca chiarezza del comunicato stampa della Giunta regionale e dalle dichiarazioni del presidente Pigliaru, anch’esse, come in altre occasioni, abbastanza criptiche, tali comunque da non farci capire che cosa la Giunta regionale avesse precisamente deliberato. Abbiamo pertanto aspettato la pubblicazione delle delibere, da cui si capisce che la Giunta regionale non avesse fino al 15 aprile precisa cognizione dell’argomento zona franca e che finalmente è giunto il momento di cominciare ad interessarsene seriamente. Come? Innanzitutto studiandolo essa stessa e chiedendo ai Comuni di fare altrettanto, per poi formulare le proposte dei relativi piani attuativi. Di preciso quindi un sostanziale rinvio delle decisioni da assumere al fine di dare realizzazione alle previsioni statutarie, con l’eccezione dell’istituzione immediata della zona franca di Olbia, con la modalità “non interclusa” e, forse, della zona franca di Portovesme. Allo stato sembrerebbe però che solo la zona franca di Olbia possa effettivamente realizzarsi, nel caso che la progettazione e le procedure fino ad oggi attuate o da attuare dal Comune di Olbia e dalla Regione consentissero di considerarla effettivamente avviata entro il 1° giugno 2016 (non 1° maggio 2016, come riportato nell’allegato della deliberazione regionale) data in cui entra in vigore il divieto dell’Unione Europea di costituzione di zone franche non intercluse, quale appunto quella prevista per Olbia. Da segnalare come la Giunta giustamente avvii l’iter di abrogazione della demagogica legge regionale 2 agosto 2013, n. 20, frettolosamente approvata da un Consiglio regionale nella fase conclusiva della consiliatura, che contribuiva solo ad aumentare la confusione e a paralizzare le iniziative già in attuazione. Incomprensibile invece il silenzio sullo stato di attuazione della zona franca doganale di Cagliari, unica iniziativa realmente avviata.
Complessivamente emerge pertanto una posizione della Giunta caratterizzata da eccessiva prudenza e esasperante lentezza attuativa, soprattutto con riferimento a quanto già da molto tempo si poteva fare, come nel caso della zona franca di Cagliari. Della serie: “Scusateci, non avevamo capito che la questione fosse tanto complessa; studiate e studiamo come fare queste zone franche previste dallo Statuto sardo. In particolare ci dicano i Comuni cosa vogliono, considerati i limiti imposti dalla normazione europea”. E davvero poco, non credete? E poi, la domanda clou, quella che sta alla base della credibilità dell’operato in materia della Giunta regionale: che cosa si sta facendo per la zona franca doganale di Cagliari? E’ dovere della Giunta regionale darne conto con urgenza!
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DOCUMENTAZIONE
- Il comunicato stampa della Giunta regionale del 15 aprile 2016.
- DELIBERAZIONE N. 21/3 DEL 15.4.2016
con l’allegato.
- DELIBERAZIONE N. 21/4 DEL 15.4.2016
con gli allegati. – segue –

Solite promesse non mantenute e solite promesse da mantenere… Intanto inizia il toto-previsioni…

Unione sada Ca 10 3 16 - segue -

LA SARDEGNA CHE VOGLIAMO. QUALE SVILUPPO PER LA SARDEGNA?

Css loghetto senz atondoConfederazione Sindacale Sarda

    DOCUMENTO DELLA SEGRETERIA GENERALE A CONCLUSIONE DELLA GIORNATA DI MOBILITAZIONE POPOLARE DEL 29 FEBBRAIO 2016
    Via Roma, 72 – 09123 Cagliari
    Tel. 070.650379 – Fax 070.2337182 www.confederazionesindacalesarda.it css.sindacatosardo@tiscali.it
    SINDACADU DE SA NATZIONE SARDA – SINDACATO DELLA NAZIONE SARDA

LA SARDEGNA CHE VOGLIAMO
QUALE SVILUPPO PER LA SARDEGNA?

La CSS ha fortemente voluto lunedì 29 febbraio 2016 la GIORNATA DI RISCOSSA per il lavoro vero, quello che Papa Francesco, parlando ai lavoratori nella sua visita a Cagliari del 22 settembre 2013, ha più volte affermato nel testo scritto, consegnato all’Arcivescovo di Cagliari Mons. Arrigo Miglio col mandato di diffonderlo: “Ho detto lavoro “dignitoso”, e lo sottolineo, perché purtroppo, specialmente quando c’è crisi e il bisogno è forte, aumenta il lavoro disumano, il lavoro-schiavo, il lavoro senza la giusta sicurezza, oppure senza il rispetto del creato, o senza il rispetto del riposo, della festa e della famiglia…”.
GIORNATA DI RISCOSSA – per uno sviluppo eco-sostenibile
Già prima della promulgazione dell’Enciclica “Laudato sì” il 24 maggio 2015, lo stesso Papa Francesco a Cagliari aveva affermato: “Il lavoro dev’essere coniugato con la custodia del creato, perché questo venga preservato con responsabilità per le generazioni future. Il creato non è merce da sfruttare, ma dono da custodire. L’impegno ecologico stesso è occasione di nuova occupazione nei settori ad esso collegati, come l’energia, la prevenzione e l’abbattimento delle diverse forme di inquinamento, la vigilanza sugli incendi del patrimonio boschivo, e così via. Custodire il creato, custodire l’uomo con un lavoro dignitoso sia impegno di tutti. Ecologia…e anche ecologia umana”.
La Confederazione Sindacale Sarda ha chiamato a raccolta tutte le forze politiche, i Movimenti e i Comitati che in questi anni hanno organizzate lotte per l’ambiente pulito, contro i poligoni e le fabbriche di bombe, per il registro tumori ed opposizione al vecchio modello di sviluppo che -ormai fallimentare e morente – altre forze e poteri forti intendono rilanciare con soldi pubblici e inganni.
Per questo motivo la giornata ha visto nella mattinata una Manifestazione sotto l’androne del Palazzo del Consiglio Regionale in via Roma a Cagliari dove sono intervenuti i leader di tutti i Movimenti a commento del grande striscione di 6×3 metri che campeggiava davanti al porticato del Palazzo con la scritta:
“FABBRICHE DI BOMBE – CENTRALI A CARBONE – NON E’ LAVORO MALEDETTI E DELINQUENTI I TRAFFICANTI DI ARMI E CHI FA LE GUERRE”

Nel convegno serale, tenutosi nel salone della Ex-Distilleria/Città dell’Impresa a Pirri, i relatori dr. Massimo Dadea, dr. Vincenzo Migaleddu, Prof. Gianfranco Bottazzi e dr. Marco Meloni hanno svolto il Tema: “LA SARDEGNA CHE VOGLIAMO” e risposto alla domanda: “QUALE SVILUPPO PER LA SARDEGNA?”

La posizione della Confederazione Sindacale Sarda -CSS
LE TRE EMERGENZE
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Documentazione

Sardegna-CSS-29-feb-16LA SARDEGNA CHE VOGLIAMO
QUALE SVILUPPO PER LA SARDEGNA ?

- Lavori in corso

IDEExLaFIERA.Tutto (o quasi) è stato già detto e scritto… Ma ripetere giova, purché si faccia!

CANELLES55 FIERA CA
lampada aladin micromicroL’edizione 68 della Fiera Internazionale della Sardegna si celebrerà (salvo ripensamenti dell’ultim’ora) a cavallo tra la fine del mese di aprile e i primi giorni di maggio. Dovrebbe essere, come da tanti auspicato, l’ultima Fiera di una stagione superata per far posto a una Fiera radicalmente rinnovata fin dalla 69sima edizione del prossimo anno. Dunque, quella imminente, un’edizione di transizione, che appunto per questa caratteristica, dovrebbe in certa misura anticipare il futuro. E, allora, spazio alle idee, molte delle quali – lo abbiamo ribadito tante volte nella nostra News – sono state già enunciate e scritte. In questa “fiera delle idee” ve ne sono molte validissime, altre meno valide, altre del tutto balzane (come l’ultima di trasformare la Fiera in un “grande acquario”). Va bene spazio alla fantasia in un grande brainstorming collettivo, ma abbiamo anche bisogno di concretezza. Quella che hanno molte delle idee in campo, alcune delle quali possono avere anticipazione appunto nella 68ma prossima edizione della Fiera. Ne abbiamo già parlato e ne parleremo. Qui ricordiamo (e rilanciamo) l’idea che una parte della Fiera sia dedicata all’innovazione, con particolare riferimento a quella generata dal mondo giovanile, specie scolastico e universitario, che in gran parte da vita a start up, spin off e altre iniziative. La Fiera in questo settore potrebbe avere carattere permanente. Ne parlò Cristiano Erriu nell’ambito di una conferenza tenutasi proprio in Fiera il 28 aprile del 2012 (vedi articolo del 29/4/12 su Aladinews, che sotto riproduciamo).
Unica Liaison office Bomeluzo
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(Aladinews 29 aprile 2012) Un “salone dell’innovazione” punto d’incontro ricerca-impresa nella Fiera della Sardegna
di Franco Meloni

Organizzare nella Fiera di Cagliari un “Salone dell’Innovazione”, spazio adeguatamente attrezzato dove i centri di ricerca, le università e i singoli ricercatori possano incontrare (per un periodo da tre giorni a una settimana) le imprese esistenti e quanti hanno l’idea di fare impresa e fare affari. E’ questa una delle più importanti proposte scaturite dal confronto tra ricercatori, imprenditori e esponenti della pubblica amministrazione in occasione del Seminario sul rapporto “ricerca-imprese” organizzato il 28 dalla Camera di Commercio.

Resistendo alla tentazione di una bella passeggiata lungo i viali della Fiera in una soleggiata mattina di aprile, circa trenta persone si sono rinchiuse per tre ore nello stand F per mettere insieme idee ed esperienze sul come contribuire allo sviluppo del territorio. E’ possibile fare nuova impresa o riorientare le imprese esistenti attraverso i risultati della ricerca scientifica, in gran parte prodotta dall’università? Certo che sì. Lo hanno detto tutti i quindici intervenuti nel dibattito, coordinato dal direttore di aladinpensiero news, raccogliendo le sollecitazioni del prof. Franco Nurzia, il quale ha invitato i ricercatori a porre le proprie competenze al servizio del territorio. Si dirà: lo hanno sempre fatto, ma indirettamente. Oggi il ricercatore e le organizzazioni nelle quali presta la propria attività devono collegarsi sistematicamente alle esigenze del proprio territorio. Una parte consistente della ricerca scientifica deve proprio porsi direttamente ed esplicitamente al servizio del territorio per contribuire a risolverne i problemi e determinarne lo sviluppo. Concetto che dall’altra parte della barrricata, cioè dalla parte delle imprese ha ripreso il dott. Cristiano Erriu, che si è detto convinto della disponbilità delle imprese ad innovare, con l’aiuto dell’università, ma ha lamentato le poche occasioni di incontro vero, fuori cioè dalle cerimonie di sia pur utili convegni. Occorre imitare con intelligenza le esperienze positive in giro per il mondo, come, per esempio, quelle della vicina Barcellona, che ha saputo cogliere il pretesto della “zona franca” per creare un poderoso centro di innovazione al servizio della città e dell’intera Catalogna. Il prof. Francesco Ginesu ha confermato la totale disponibilità della ricerca universitaria al riguardo, avvertendo però che i mestieri di ricercatore e di imprenditore sono differenti, anche nelle modalità di lavorare e nei tempi di realizzazione delle proprie missioni, per cui è necessario integrarsi nel rispetto delle diversità, ma occorre elaborare un linguaggio comune che consenta di capirsi. La dott. Lucetta Milani ha fatto un quadro ottimista del mondo imprenditoriale isolano, in verità più in termini di potenziale che di effettive attuali presenze, che però ci sono in carne e ossa, spesso condizionate da un’eccessiva burocrazia e da “lacci e lacciuoli” imposti dalla pubblica amministrazione. Il prof. Alberto Concu ha rivelato il suo sogno quasi al termine della sua carriera universitaria: quello di “aprire i cassetti dei ricercatori”, pieni di ricerche facilmente “cantierabili”, cioè trasformabili in progetti di business e di impresa e agire di conseguenza con  l’aiuto delle istituzioni (l’assessorato all’industria si era dichiarato disponibile, aspettiamo un impegno della Camera di Commercio). Ne ha dato immediatamente prova il prof. Andrea Manuello, che ha presentato un’applicazione tecnologica per la raccolta e la conservazione dello zafferano, vero oro rosso della Sardegna (lo zafferano sardo è il migliore del mondo e quota 30.000 euro al kilo), che potrebbe consentire un notevole sviluppo del settore. Il prof. Alberto Angioni ha lamentato come le imprese sarde del comparto agricolo siano eccessivamente piccole e incapaci di innovare in misura adeguata non solo perchè difficilmente riescono a consorziarsi, ma perchè non utilizzano le opportunità offerte dalla ricerca delle università locali (spesso si rivolgono a caro prezzo ai consulenti della penisola). Esperienze positive di grandi prospettive, ma che non trovano l’accoglienza che meriterebbero da parte delle istituzioni, sono state portate dal direttore della società onlus San Lorenzo Giuseppe Madeddu (prodotti innovativi per la bioedilizia, che utlizzano le risorse locali, come la lana di pecora e le argille sarde) e dall’ing. Leonardo Ghisu, quest’ultimo impegnato allo sviluppo dei sistemi satellitari (che nell’isola possono trovare base operativa d’interesse internazionale, nella fase applicativa che deve seguire a quella in corso, prevalentemente di studio e ricerca). Il dott. Antonio Fadda ha dato conto della nascita di una nuova impresa spin off dell’università di Cagliari, che si occuperà di trattamento dati e che allo stato utilizza le incentivazioni dei fondi europei messi a disposizione da Sardegna Ricerche. I proff. Gianfranco Fancello e Felice Di Gregorio hanno parlato dei rispettivi settori di ricerca (Trasporti il primo, Ambiente il secondo), sostenendo come la ricerca universitaria abbia messo a disposizione da tempo strumenti utili rispetto a gravi problemi attuali, purtroppo sconosciuti ai decisori politici. Ci si è riferiti a questioni come la riorganizzazione dei porti e la problematica dell’erosione delle spiagge. Ciò richiama all’esigenza di trovare sedi di confronto o, come sono stati chiamati: appositi “tavoli istituzionali”, che coinvolgano la politica, l’impresa e la ricerca. Ma tutte queste riflessioni in fondo non sono già in atto da tempo? E perchè ogni volta sembra doversi ricominciare da capo? E’ una domanda che si è posta la dott.ssa Michela Loi, che ha richiamato al fatto che esistano precise linee di indirizzo europeo e coerenti programmi attuativi in materia di innovazione e aiuti all’impresa perchè si utilizzi la ricerca scientifica per innovare e creare nuove occasioni di sviluppo e di lavoro. Nelle università si sono creati gli uffici dedicati al trasferimento tecnologico (i liaison office), ma tutto viene mantenuto al livello di “minima utilia”, senza cioè adeguarsi alle dimensioni dei problemi, delle esigenze e delle stesse aspettative del territorio. Collegandosi a questo intervento la dott.ssa Stefania Tidu, collaboratrice del Centro di competenza Cemapros, ha richiamato la proposta di realizzare gli “incubatori d’impresa”, indispensabili per favorire la creazione di impresa innovativa, per aiutare i giovani imprenditori. C’è un problema di mentalità da superare per essere all’altezza dei tempi. Il prof. Nurzia in chiusura si è chiesto, retoricamente, se la Camera di Commercio di Cagliari con le sue Aziende Speciali (Fiera e Centro Servizi per le Imprese) possa costituire un soggetto di riferimento affidabile per costruire l’auspicata alleanza che integri, nel perseguimento di una missione congiunta, la ricerca e l’impresa. La risposta del sistema camerale, rappresentato dal dott. Erriu, è stata ovviamente positiva. Il nuovo presidente del Centro Servizi all’Impresa, Cristian Atzori, presente alla chiusura della manifestazione, ha confermato questa impostazione con gli impegni conseguenti, che saranno oggetto di un apposito prossimo incontro. – segue -

Zona franca urbana e zona franca doganale portuale di Cagliari. Piano, piano, piano… mentre la città declina

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Cagliari Città Capitale: “La zona franca urbana crea opportunità di sviluppo per la città”.

Una grande partecipazione della cittadinanza e del mondo dell’associazionismo all’incontro sulla zona franca urbana organizzato ieri sera nella Sala Search del Comune di Cagliari dalla coalizione civico indipendentista Cagliari Città Capitale. Numerosi gli interventi degli esperti coordinati dalla giornalista Alessandra Addari, a partire dall’introduzione di Roberto Mirasola di Cagliari Città Capitale che ha sottolineato come “Il punto franco doganale rappresenta una delle opportunità innovative di sviluppo per la creazione di benessere e lavoro per la nostra Città”.
Pietro Maurandi, storico del pensiero economico dell’Università di Cagliari, ha fatto un excursus storico della vicenda della zona franca partendo dall’economista ottocentesco Giuseppe Todde, passando per il dibattito costituente relativo allo Statuto sardo, per approdare ai nostri giorni. Concretamente a tutt’oggi non si è fatto nulla, salvo la previsione normativa di sei punti franchi doganali nei diversi porti sardi, peraltro tuttora inattuati. Perché? Eppure, svanite le illusioni di attivare la zona franca integrale in tutto il territorio della Sardegna, appunto restavano da realizzare le zone franche doganali portuali, a partire da quella di Cagliari.
Fortemente critico con la giunta Pigliaru il direttore di Aladin News Franco Meloni, alla domanda sul perché non si sia ancora fatta la zona franca urbana risponde: “Perché purtroppo abbiamo degli incompetenti al potere e questi professori al governo della regione stanno creando il deserto”. Per Marco Sini c’è necessità di maggiore concretezza sinergia con tutti i soggetti coinvolti: “Dobbiamo puntare sulla zona franca possibile, non su quella che desideriamo nei nostri sogni, ma su quella realizzabile, quella della zona franca del porto di Cagliari con annessa zona industriale”.
L’economista Gianfranco Sabattini dell’Università di Cagliari punta il dito contro le strumentalizzazioni politiche e gli interessi economici: “Dal 2000 fino ai giorni nostri accadde di tutto all’interno di Cagliari Free Zone, perché l’unico interesse della politica era quella di spartirsi le quote di partecipazione. Per questo motivo dobbiamo smetterla di fare propaganda sulla zona franca. Dobbiamo parlare di regimi di esenzione configurati come zone franche orientate al consumo”. Per Mario Carboni interviene evidenziando come l’Unione Europea non deve dare nessuna approvazione per creazione della zona franca doganale: “l’UE deve dare invece un’approvazione in quanto aiuto di stato permesso per particolari motivi per la zona franca fiscale”.
Per Enrico Lobina, candidato sindaco della coalizione di Cagliari Città Capitale “Il silenzio dell’amministrazione comunale è vergognoso e incomprensibile anche alla luce di un ordine del giorno approvato in Consiglio Comunale” – conclude Lobina – “Il declino economico di questa Città non si è arrestato. Non è vero che un comune come Cagliari non può fare nulla sui temi dello sviluppo e dell’occupazione e noi con la zona franca urbana abbiamo l’opportunità di farlo”.

Prima delle conclusioni di Lobina, nel dibattito sono intervenuti Gaetano Lauta, Nicola Di Cesare, Mario Carboni, a cui sono seguite brevi repliche di Pietro Maurandi, Gianfranco Sabattini e Marco Sini.

(Fonte: Comunicato stampa, a cura di Roberto Loddo CCC)
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Unione_Europea- Approfondimenti: REGOLAMENTO (UE) N. 952/2013 DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO del 9 ottobre 2013 che istituisce il codice doganale dell’Unione

Zona franca urbana, punto franco doganale: opportunità di sviluppo e lavoro per Cagliari

zona-ffanca-e-punto-franco-CCC E’ il tema dell’incontro-dibattito organizzato da Cagliari Città Capitale per mercoledì 10 febbraio, con inizio alle ore 17.30, presso la sala Search del Comune, Largo Carlo Felice 2. All’evento moderato dalla giornalista Alessandra Addari, interverranno Roberto Mirasola di Cagliari Città Capitale, l’ex deputato Pietro Maurandi, Marco Sini, l’economista Gianfranco Sabattini e il direttore di Aladinews Franco Meloni. Dopo il dibattito, concluderà gli interventi Enrico Lobina, candidato Sindaco di Cagliari Città Capitale.
- La pagina fb dell’evento.

Punti franchi doganali. Quello di Cagliari sembrava quasi fatto, poi tutto si è fermato… Cerchiamo di capire a che punto siamo. Lo dicevamo nell’ottobre 2015, ma la situazione è restata identica

Pinocchio visto da Enrico Mazzanti di Firenze anno 1883IL CIABATTINO PIGLIARU (della zona franca). Durante la prima guerra mondiale un soldato sardo portò ad aggiustare i propri stivali ad un ciabattino di Asiago, il quale, dopo averne valutato lo stato e l’entità delle riparazioni da fare, disse: “Va bene, torna tra quindici giorni”. E li ripose in uno scaffale alle sue spalle. Il soldato se ne andò soddisfatto, ma non tornò dopo quindici giorni, avendo dimenticato i suoi stivali, forse perché impegnato a salvare la pelle, come per fortuna gli riuscì. Se ne ricordò d’un tratto ben tre anni dopo, quando, a guerra finita, tornato ad Asiago, questa volta in visita turistica, mentre passeggiava nella città riconobbe la bottega del calzolaio. Entrò, si presentò e chiese dei suoi stivali. “Mi ricordo benissimo”, disse il calzolaio, tirando fuori dallo scaffale gli stivali impolverati, esattamente nello stato in cui il soldato glieli aveva consegnati tre anni prima. “Ma non ricordo cosa le avevo promesso”. “Beh – disse l’ex soldato – mi aveva detto di ripassare dopo quindici giorni che me li avrebbe consegnati tornati a nuovo”. “Ah! Ora mi ricordo” – disse il calzolaio. “E allora?” – chiese l’ex soldato. “Esattamente come le avevo promesso – rispose il ciabattino – Torni tra quindici giorni”.
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zona-ffanca-e-punto-franco-CCCIn vista del Convegno di Cagliari Città Capitale di mercoledì 10 febbraio ripubblichiamo un nostro articolo del 14 ottobre 2015; purtroppo non occorre aggiornarlo perché la situazione perdura immutata: si chiama immobilismo, ma anche presa per il naso dei cittadini.
porto panape innovativadi Franco Meloni
Tre mesi fa, precisamente il 30 giugno scorso, la Giunta regionale approvava con propria delibera il “Piano operativo della Zona Franca di Cagliari”. L’assessore dell’Industria, Maria Grazia Piras sottolineava l’importanza del provvedimento, così dichiarando: “Ci consente di individuare e studiare un modello di Zona franca che vorremmo estendere, come previsto dal nostro Statuto, agli altri cinque punti franchi della Sardegna: Olbia, Porto Torres, Oristano, Arbatax e Portovesme. Il punto di Cagliari, insomma, sarà una sorta di «laboratorio» che permetterà alla Regione di capire come integrare le Zone franche con modelli di sviluppo coerenti con le esigenze dei diversi territori”. “La deliberariportava una nota stampa della Giuntaconsentirà alla società Cagliari Free Zone di realizzare gli interventi inseriti nel progetto, che ha già ottenuto il nulla osta dell’Autorità doganale di Cagliari. Il Piano Operativo prevede la realizzazione dei servizi comuni e la collocazione logistica degli spazi da adibire a servizi generali. Si tratta di infrastrutture che consentiranno l’avvio delle prime attività. Il Progetto di massima di Cagliari Free Zone individua un lotto di 6 ettari all’interno della zona attualmente recintata nella parte posteriore del piazzale di banchina del molo di Levante del Porto Canale. Il lotto sarà recintato su quattro lati e vi saranno due accessi. I costi di massima per le opere da realizzare ammontano a poco meno di un milione e 100 mila euro. In particolare, saranno costruite le palazzine e sarà sistemata la viabilità. Interventi anche sui servizi tecnologici, il telecontrollo, l’illuminazione e l’impiantistica”. Bene, commentavamo in tale occasione nella nostra news, rammentando i ripetuti interventi sulla questione, che datano dall’esordio on line della stessa: aspettiamo i fatti! Ma, allo stato, questi fatti non si top secretvedono proprio. Non troviamo alcuna informazione sul sito web della Regione, doverosa sulla base della normativa sulla trasparenza. Ma, ci diciamo: andando oltre i noti “difetti di comunicazione” della Regione, non è detto che non si stia facendo nulla… Certo è che se qualcosa si sta facendo è «top-secret». Non solo per noi, ma perfino per uno dei più diretti interessati, cioè l’attuale presidente della Società consortile SpA Zona Franca di Cagliari, Piergiorgio Massidda, il quale in un articolo-intervista (apparso il 13 ottobre nel suo blog ufficiale) informa di aver partecipato il 6 ottobre a una riunione con l’assessore all’industria della Regione Sardegna. In quella sede, dichiara Massidda: “ho ribadito di aver raccolto in giro per il mondo l’adesione di tanti investitori internazionali che stanno aspettando dalla Sardegna una risposta; mi è stato detto che avremo delucidazioni entro poche settimane; è già passata una decina di giorni; l’impressione avuta durante i vari incontri con assessori e dirigenti è che si vogliano rimandare queste decisioni senza spiegarne il perché; spero che l’assessore si renda conto dell’importanza del suo interessamento e delle potenzialità della Zona Franca Portuale Doganale”. Massidda esprime poi una serie di altre considerazioni, che quantunque influenzate dalla sua probabile candidatura a Sindaco di Cagliari nell’imminente tornata elettorale, sono interessanti e in certa parte coincidenti con le posizioni di Aladinews su Zona franca e dintorni, assunte in tempi non sospetti. Ad esempio, dice Massidda: “(…) l’Ente maggiormente interessato [alla Zona Franca] dovrebbe essere il Comune di Cagliari in quanto azionista sia del CACIP che membro del comitato dell’Autorità Portuale, al pari della Regione, ma l’attuale Sindaco di Cagliari ha già fatto intendere che non ritiene che sia compito del Comune investire per la creazione di posti di lavoro a Cagliari. La Regione ha tuttavia facoltà statutaria di entrare nella ZFD con capitale proprio come azionista considerato che è anche l’istituzione con la maggiore solidità finanziaria; più volte si è prospettata l’ipotesi dell’ingresso della regione attraverso la SFIRS ma anche questa soluzione è rimasta sulla carta. Davvero inspiegabile. Secondo alcune voci ciò accade perché ci sono io alla Presidenza e quindi c’è la certezza che il lavoro si crei per davvero, mettendo fuorigioco chi vorrebbe trasformare la Zona Franca in una fabbrica di poltrone (…) Sarebbe bene che tutti ragionassero su come restituire al Comune di Cagliari il suo ruolo centrale nello sviluppo economico, sociale e politico dell’isola, arrestando e invertendo questo palpabile decadimento e rivitalizzando le sue naturali direttrici di sviluppo.”. Infatti, al netto della componente strumentale elettoralistica (peraltro legittima) del suo discorso, le sue considerazioni sono condivisibili. In uno dei richiamati interventi di Aladinews, precisamente del 9 giugno 2014, mentre si dava atto di significativi passi avanti nella realizzazione del punto franco di Cagliari – anche per la meritoria attività di Piergiorgio Massidda quando ricopriva la carica di Autorità portuale di Cagliari – con il rafforzamento della compagine sociale della Società “Cagliari free zone” attraverso gli ingressi della Camera di Commercio e del Comune di Cagliari (già deliberati dai rispettivi organi di governo), si constatava come il modello per il punto franco di Cagliari fosse sostanzialmente quello di Barcellona (città méta di numerose visite/vacanze-studio dei nostri amministratori). La situazione di Barcellona è paragonabile (mutatis mutandis) a quella di Cagliari, non solo per quanto riguarda lo strumento “punto franco doganale”, ma per le analogie del contesto barcellonese che potrebbero in certa misura consentire una replica dell’esperienza su Cagliari. Per esempio con il “naturale” insediamento accanto alla zona franca di centri universitari e aziende utili alle attività di trasformazione consentite nella stessa zona franca. In un non lontano convegno della Camera di Commercio di Cagliari (4 maggio 2012) l’esperienza di Barcellona era stata ben illustrata (purtroppo gli atti del convegno, in particolare l’ottima relazione di Iolanda Conte, esperto di Unioncamere, non risultano più reperibili nel sito istituzionale della Camera).
E allora? Avevamo salutato con favore la decisione della Giunta regionale del 30 giugno scorso e aspettiamo i fatti, che purtroppo, come detto, non si vedono ancora. Per ora non abbiamo null’altro da aggiungere, se non ribadire ancora una volta un concetto a noi caro: per fare una zona franca di successo occorre la costituzione di una compagine di gestione efficiente, fortemente integrata e unita. E’ una condizione realizzabile? Cioè: è possibile che Francesco Pigliaru o l’assessore competente (Regione), Massimo Zedda (Comune), Paola Piras (Camera di Commercio), Vincenzo Di Marco (Autorità portuale), il presidente del Cacip, ma anche Maria Del Zompo (Università) e pochi altri, trovino la formula magica della compattezza nella predisposizione e realizzazione di un comune progetto? Per come fino ad ora dette Istituzioni e i rispettivi responsabili si sono comportati in questa o analoghe circostanze si può essere solo pessimisti. Speriamo arrivino tempi migliori.
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DOCUMENTAZIONE

Delibera del 30 giugno 2015, n. 33/18 [file .pdf]
Piano operativo della zona franca di Cagliari ai sensi dell’art. 7 del D.P.C.M. 7 giugno 2001.
All. 33/18 [file .pdf]

PIANO (allegato alla delibera della G.R.)
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Articolo-Intervista a Piergiorgio Massidda sul suo blog ufficiale (13 ottobre 2015)

StemmaAraldico_ComuneCagliari_feb2015_d0- Odg del Consiglio Comunale di Cagliari del 1° luglio 2014 per l’adesione al Comune alla Società Cagliari free zone.

stemma RAS Consiglio-regionale-Sardegna- Legge regionale 2 agosto 2013, n. 20 “Norme urgenti per l’attuazione ed il funzionamento delle zone franche istituite nella Regione autonoma della Sardegna”

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ARCHIVO ALADINEWS del 21 agosto 2013
Zona franca: liberate Barabba!
Zona franca: liberate Barabba!
ape-innovativadi Franco Meloni, su Aladinews
Tutti conosciamo la situazione disastrosa dei trasporti (di tutte le vie) da e per la Sardegna, nonchè della rete interna, con poche eccezioni rispetto ad alcune tratte. Portiamo come esempi negativi la tratta aerea per Milano, per la quale occorre prenotarsi con almeno un mese in anticipo e, riguardo all’interno, il collegamento via treno Cagliari-Sassari (o viceversa) con una percorrenza di oltre tre ore!
Solo considerata questa situazione, in gran parte addebitabile direttamente all’inerzia e incapacità del governo regionale, ma complessivamente alla nostra classe dirigente, risulta non credibile e perfino comica la presa di posizione di Cappellacci e della sua giunta sulla questione della zona franca: per ottenerla (nella forma integrale) si dovrebbe convincere il governo italiano (notoriamente ostile a questa ipotesi) a condurre una dura vertenza con l’Unione Europea, anch’essa poco propensa ad autorizzare le zone franche nelle diverse possibili configurazioni. Ma ve lo immaginate il presidente battere i pugni sui tavoli del governo Letta (o chi altri gli succederà) e della commissione europea, nell’immaginario (e non solo) rappresentata dalla cancelliera (di ferro) Merkel, per far valere le “ragioni dei sardi”? Intanto così come si rivendicano più consistenti fondi europei nonostante non si riesca a spendere nella totalità quelli di cui già si dispone, si vuole una zona franca integrale, di difficile se non impossibile ottenimento e nel mentre non si attuano i punti franchi doganali, quelli già previsti dalla normativa. In verità su questo versante si è mosso il Consiglio regionale, con una pessima leggina [L.R. 2 agosto 2013] che al massimo potremmo salvare per l’intento (destinato al fallimento, crediamo) di assicurare una “copertura regionale” per la realizzazione dei sei punti franchi. In realtà detta leggina, di complicata attuazione e del tutto inammissibile nella previsione di surroga del potere regionale con quello prefettizio (!)* rischia di impedire quanto di concreto si stava cominciando a fare a Cagliari con la realizzazione del punto franco doganale, già possibile da ben dodici anni. Di questo abbiamo parlato in un editoriale su Aladin a cui rinviamo. Al riguardo segnaliamo inoltre i pregevoli interventi di Antonio Ladu, su Tiscali news (ripresi anche da Aladinpensiero blog).

Ma dobbiamo avvertire che all’impostazione demagogica della problematica, di cui è portatore il movimento per la zona franca integrale che ha coinvolto ben 350 comuni sardi e a Ugo Cappellacci che ne vuole essere condottiero, non si possono opporre solo ragionamenti e richiami alla ragionevolezza, seppur con tutti i possibili approfondimenti, da svolgere in modo aperto e senza pregiudizi. Occorre una vasta e partecipata battaglia di contrasto e soprattutto di rivendicazione di quanto si può e deve fare da subito. Ci riferiamo in modo particolare alla realizzazione del punto franco di Cagliari e degli altri cinque che devono seguire.

Occorre muoversi con tutti i mezzi di comunicazione, al di là dei pochi che già sono attivi, come questo e altri blog, ma anche organizzare iniziative assembleari.
Muoviamoci per impedire che vinca la demagogia, ricordandoci che la folla fanatica libera Barabba e crocifigge Gesù.

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* Ecco il commento – sdegnato e da noi pienamente condiviso – di Gesuino Muledda su fb ”se Emilio Lussu dovesse tornare in questa Sardegna entrerebbe a cavallo in Consiglio Regionale per cacciare via questi analfabeti della autonomia che nominano un prefetto commissario della Regione Autonoma della Sardegna.ma dove diavolo erano i “sovranisti”e gli autonomisti? è la prima volta nella storia della autonomia che in una legge si prevede che a una inadempienza della giunta ponga rimedio un prefetto. e i sardisti che cosa facevano?”

Punti franchi doganali. Quello di Cagliari sembrava quasi fatto, poi tutto si è fermato… Cerchiamo di capire a che punto siamo. Lo dicevamo nell’ottobre 2015, ma la situazione è rimasta identica

Pinocchio visto da Enrico Mazzanti di Firenze anno 1883IL CIABATTINO PIGLIARU (della zona franca). Durante la prima guerra mondiale un soldato sardo portò ad aggiustare i propri stivali ad un ciabattino di Asiago, il quale, dopo averne valutato lo stato e l’entità delle riparazioni da fare, disse: “Va bene, torna tra quindici giorni”. E li ripose in uno scaffale alle sue spalle. Il soldato se ne andò soddisfatto, ma non tornò dopo quindici giorni, avendo dimenticato i suoi stivali, forse perché impegnato a salvare la pelle, come per fortuna gli riuscì. Se ne ricordò d’un tratto ben tre anni dopo, quando, a guerra finita, tornato ad Asiago, questa volta in visita turistica, mentre passeggiava nella città riconobbe la bottega del calzolaio. Entrò, si presentò e chiese dei suoi stivali. “Mi ricordo benissimo”, disse il calzolaio, tirando fuori dallo scaffale gli stivali impolverati, esattamente nello stato in cui il soldato glieli aveva consegnati tre anni prima. “Ma non ricordo cosa le avevo promesso”. “Beh – disse l’ex soldato – mi aveva detto di ripassare dopo quindici giorni che me li avrebbe consegnati tornati a nuovo”. “Ah! Ora mi ricordo” – disse il calzolaio. “E allora?” – chiese l’ex soldato. “Esattamente come le avevo promesso – rispose il ciabattino – Torni tra quindici giorni”.
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zona-ffanca-e-punto-franco-CCCIn vista del Convegno di Cagliari Città Capitale di mercoledì 10 febbraio ripubblichiamo un nostro articolo del 14 ottobre 2015; purtroppo non occorre aggiornarlo perché la situazione perdura immutata: si chiama immobilismo, ma anche presa per il naso dei cittadini.
porto panape innovativadi Franco Meloni
Tre mesi fa, precisamente il 30 giugno scorso, la Giunta regionale approvava con propria delibera il “Piano operativo della Zona Franca di Cagliari”. L’assessore dell’Industria, Maria Grazia Piras sottolineava l’importanza del provvedimento, così dichiarando: “Ci consente di individuare e studiare un modello di Zona franca che vorremmo estendere, come previsto dal nostro Statuto, agli altri cinque punti franchi della Sardegna: Olbia, Porto Torres, Oristano, Arbatax e Portovesme. Il punto di Cagliari, insomma, sarà una sorta di «laboratorio» che permetterà alla Regione di capire come integrare le Zone franche con modelli di sviluppo coerenti con le esigenze dei diversi territori”. “La deliberariportava una nota stampa della Giuntaconsentirà alla società Cagliari Free Zone di realizzare gli interventi inseriti nel progetto, che ha già ottenuto il nulla osta dell’Autorità doganale di Cagliari. Il Piano Operativo prevede la realizzazione dei servizi comuni e la collocazione logistica degli spazi da adibire a servizi generali. Si tratta di infrastrutture che consentiranno l’avvio delle prime attività. Il Progetto di massima di Cagliari Free Zone individua un lotto di 6 ettari all’interno della zona attualmente recintata nella parte posteriore del piazzale di banchina del molo di Levante del Porto Canale. Il lotto sarà recintato su quattro lati e vi saranno due accessi. I costi di massima per le opere da realizzare ammontano a poco meno di un milione e 100 mila euro. In particolare, saranno costruite le palazzine e sarà sistemata la viabilità. Interventi anche sui servizi tecnologici, il telecontrollo, l’illuminazione e l’impiantistica”. Bene, commentavamo in tale occasione nella nostra news, rammentando i ripetuti interventi sulla questione, che datano dall’esordio on line della stessa: aspettiamo i fatti! Ma, allo stato, questi fatti non si top secretvedono proprio. Non troviamo alcuna informazione sul sito web della Regione, doverosa sulla base della normativa sulla trasparenza. Ma, ci diciamo: andando oltre i noti “difetti di comunicazione” della Regione, non è detto che non si stia facendo nulla… Certo è che se qualcosa si sta facendo è «top-secret». Non solo per noi, ma perfino per uno dei più diretti interessati, cioè l’attuale presidente della Società consortile SpA Zona Franca di Cagliari, Piergiorgio Massidda, il quale in un articolo-intervista (apparso il 13 ottobre nel suo blog ufficiale) informa di aver partecipato il 6 ottobre a una riunione con l’assessore all’industria della Regione Sardegna. In quella sede, dichiara Massidda: “ho ribadito di aver raccolto in giro per il mondo l’adesione di tanti investitori internazionali che stanno aspettando dalla Sardegna una risposta; mi è stato detto che avremo delucidazioni entro poche settimane; è già passata una decina di giorni; l’impressione avuta durante i vari incontri con assessori e dirigenti è che si vogliano rimandare queste decisioni senza spiegarne il perché; spero che l’assessore si renda conto dell’importanza del suo interessamento e delle potenzialità della Zona Franca Portuale Doganale”. Massidda esprime poi una serie di altre considerazioni, che quantunque influenzate dalla sua probabile candidatura a Sindaco di Cagliari nell’imminente tornata elettorale, sono interessanti e in certa parte coincidenti con le posizioni di Aladinews su Zona franca e dintorni, assunte in tempi non sospetti. Ad esempio, dice Massidda: “(…) l’Ente maggiormente interessato [alla Zona Franca] dovrebbe essere il Comune di Cagliari in quanto azionista sia del CACIP che membro del comitato dell’Autorità Portuale, al pari della Regione, ma l’attuale Sindaco di Cagliari ha già fatto intendere che non ritiene che sia compito del Comune investire per la creazione di posti di lavoro a Cagliari. La Regione ha tuttavia facoltà statutaria di entrare nella ZFD con capitale proprio come azionista considerato che è anche l’istituzione con la maggiore solidità finanziaria; più volte si è prospettata l’ipotesi dell’ingresso della regione attraverso la SFIRS ma anche questa soluzione è rimasta sulla carta. Davvero inspiegabile. Secondo alcune voci ciò accade perché ci sono io alla Presidenza e quindi c’è la certezza che il lavoro si crei per davvero, mettendo fuorigioco chi vorrebbe trasformare la Zona Franca in una fabbrica di poltrone (…) Sarebbe bene che tutti ragionassero su come restituire al Comune di Cagliari il suo ruolo centrale nello sviluppo economico, sociale e politico dell’isola, arrestando e invertendo questo palpabile decadimento e rivitalizzando le sue naturali direttrici di sviluppo.”. Infatti, al netto della componente strumentale elettoralistica (peraltro legittima) del suo discorso, le sue considerazioni sono condivisibili. In uno dei richiamati interventi di Aladinews, precisamente del 9 giugno 2014, mentre si dava atto di significativi passi avanti nella realizzazione del punto franco di Cagliari – anche per la meritoria attività di Piergiorgio Massidda quando ricopriva la carica di Autorità portuale di Cagliari – con il rafforzamento della compagine sociale della Società “Cagliari free zone” attraverso gli ingressi della Camera di Commercio e del Comune di Cagliari (già deliberati dai rispettivi organi di governo), si constatava come il modello per il punto franco di Cagliari fosse sostanzialmente quello di Barcellona (città méta di numerose visite/vacanze-studio dei nostri amministratori). La situazione di Barcellona è paragonabile (mutatis mutandis) a quella di Cagliari, non solo per quanto riguarda lo strumento “punto franco doganale”, ma per le analogie del contesto barcellonese che potrebbero in certa misura consentire una replica dell’esperienza su Cagliari. Per esempio con il “naturale” insediamento accanto alla zona franca di centri universitari e aziende utili alle attività di trasformazione consentite nella stessa zona franca. In un non lontano convegno della Camera di Commercio di Cagliari (4 maggio 2012) l’esperienza di Barcellona era stata ben illustrata (purtroppo gli atti del convegno, in particolare l’ottima relazione di Iolanda Conte, esperto di Unioncamere, non risultano più reperibili nel sito istituzionale della Camera).
E allora? Avevamo salutato con favore la decisione della Giunta regionale del 30 giugno scorso e aspettiamo i fatti, che purtroppo, come detto, non si vedono ancora. Per ora non abbiamo null’altro da aggiungere, se non ribadire ancora una volta un concetto a noi caro: per fare una zona franca di successo occorre la costituzione di una compagine di gestione efficiente, fortemente integrata e unita. E’ una condizione realizzabile? Cioè: è possibile che Francesco Pigliaru o l’assessore competente (Regione), Massimo Zedda (Comune), Paola Piras (Camera di Commercio), Vincenzo Di Marco (Autorità portuale), il presidente del Cacip, ma anche Maria Del Zompo (Università) e pochi altri, trovino la formula magica della compattezza nella predisposizione e realizzazione di un comune progetto? Per come fino ad ora dette Istituzioni e i rispettivi responsabili si sono comportati in questa o analoghe circostanze si può essere solo pessimisti. Speriamo arrivino tempi migliori.
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DOCUMENTAZIONE

Delibera del 30 giugno 2015, n. 33/18 [file .pdf]
Piano operativo della zona franca di Cagliari ai sensi dell’art. 7 del D.P.C.M. 7 giugno 2001.
All. 33/18 [file .pdf]

PIANO (allegato alla delibera della G.R.)
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Articolo-Intervista a Piergiorgio Massidda sul suo blog ufficiale (13 ottobre 2015)

StemmaAraldico_ComuneCagliari_feb2015_d0- Odg del Consiglio Comunale di Cagliari del 1° luglio 2014 per l’adesione al Comune alla Società Cagliari free zone.
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Quando gli ordini del giorno sono carta straccia o (alla cagliaritana) GAZZOSA. Consiglio Comunale di Cagliari Ordine del giorno sull’adesione del Comune alla società Cagliari Free Zone SCPA. Cosa ha fatto finora il Sindaco?

Municipio Cagliari Archivio-Comunale-1880-Topografia_jpg_foto-00091-800x614Immagine di fine ‘800 della Piazza Matteotti, sulla sinistra, del palazzo Vivanet e della fabbrica di Gazzosa all’incrocio con il Largo Carlo Felice, che nel secolo successivo lascerà il posto al palazzo municipale (fonte Archivio comunale Cagliari).
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comunecagliari2014_stemmacoloriOrdine del Giorno del Consiglio Comunale n° 38 del 01/07/2014

OGGETTO: Ordine del giorno sull’adesione del Comune alla società Cagliari Free Zone SCPA.

In prosecuzione di seduta viene illustrato l’ordine del giorno sull’adesione del Comune alla società Cagliari Free Zone SCPA, a firma del Cons. Carta ed altri, di seguito riportato:
- segue -

Oggi lunedì 28 dicembre 2015

Pg 27 dic 15
Auguri senza Auguri aladin
ape-innovativaLogo_Aladin_Pensieroaladin-lampada-di-aladinews312sardegnaeuropa-bomeluzo3-300x211Sardegna-bomeluzo22sedia-van-goghGLI-OCCHIALI-DI-PIERO1-150x1501413. .
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Quis fuit horrendos primus qui protulit enses?
Meister_des_Mausoleums_der_Galla_Placidia_in_Ravenna_002« מִזְמ֥וֹר לְדָוִ֑ד יְהוָ֥ה רֹ֜עִ֗י לֹ֣א אֶחְסָֽר׃
בִּנְא֣וֹת דֶּ֭שֶׁא יַרְבִּיצֵ֑נִי עַל־מֵ֖י מְנֻח֣וֹת יְנַהֲלֵֽנִי׃
נַפְשִׁ֥י יְשׁוֹבֵ֑ב יַֽנְחֵ֥נִי בְמַעְגְּלֵי־צֶ֗֜דֶק לְמַ֣עַן שְׁמֽוֹ׃
גַּ֤ם כִּֽי־אֵלֵ֙ךְ בְּגֵ֪יא צַלְמָ֡וֶת לֹא־אִ֨ירָ֤א רָ֗ע כִּי־אַתָּ֥ה עִמָּדִ֑י שִׁבְטְךָ֥ וּ֜מִשְׁעַנְתֶּ֗ךָ הֵ֣מָּה יְנַֽחֲמֻֽנִי׃
תַּעֲרֹ֬ךְ לְפָנַ֙י׀ שֻׁלְחָ֗ן נֶ֥גֶד צֹרְרָ֑י דִּשַּׁ֖נְתָּ בַשֶּׁ֥מֶן רֹ֜אשִׁ֗י כּוֹסִ֥י רְוָיָֽה׃
אַ֤ךְ׀ ט֤וֹב וָחֶ֣סֶד יִ֭רְדְּפוּנִי כָּל־יְמֵ֣י חַיָּ֑י וְשַׁבְתִּ֥י בְּבֵית־יְ֜הוָ֗ה לְאֹ֣רֶךְ יָמִֽים׃ »
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« Salmo. Di Davide.
Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla; su pascoli erbosi mi fa riposare, ad acque tranquille mi conduce.
Mi rinfranca, mi guida per il giusto cammino, per amore del suo nome.
Se dovessi camminare in una valle oscura, non temerei alcun male, perché tu sei con me. Il tuo bastone e il tuo vincastro mi danno sicurezza.
Davanti a me tu prepari una mensa sotto gli occhi dei miei nemici; cospargi di olio il mio capo. Il mio calice trabocca.
Felicità e grazia mi saranno compagne tutti i giorni della mia vita, e abiterò nella casa del Signore per lunghissimi anni. »
Tregua-di-Natale1
Tacciano le armi e gli uomini cantino la pace
di Raffaele Deidda

By sardegnasoprattutto/ 23 dicembre 2015/ Culture/

E’ Natale!

Meister_des_Mausoleums_der_Galla_Placidia_in_Ravenna_002« מִזְמ֥וֹר לְדָוִ֑ד יְהוָ֥ה רֹ֜עִ֗י לֹ֣א אֶחְסָֽר׃
בִּנְא֣וֹת דֶּ֭שֶׁא יַרְבִּיצֵ֑נִי עַל־מֵ֖י מְנֻח֣וֹת יְנַהֲלֵֽנִי׃
נַפְשִׁ֥י יְשׁוֹבֵ֑ב יַֽנְחֵ֥נִי בְמַעְגְּלֵי־צֶ֗֜דֶק לְמַ֣עַן שְׁמֽוֹ׃
גַּ֤ם כִּֽי־אֵלֵ֙ךְ בְּגֵ֪יא צַלְמָ֡וֶת לֹא־אִ֨ירָ֤א רָ֗ע כִּי־אַתָּ֥ה עִמָּדִ֑י שִׁבְטְךָ֥ וּ֜מִשְׁעַנְתֶּ֗ךָ הֵ֣מָּה יְנַֽחֲמֻֽנִי׃
תַּעֲרֹ֬ךְ לְפָנַ֙י׀ שֻׁלְחָ֗ן נֶ֥גֶד צֹרְרָ֑י דִּשַּׁ֖נְתָּ בַשֶּׁ֥מֶן רֹ֜אשִׁ֗י כּוֹסִ֥י רְוָיָֽה׃
אַ֤ךְ׀ ט֤וֹב וָחֶ֣סֶד יִ֭רְדְּפוּנִי כָּל־יְמֵ֣י חַיָּ֑י וְשַׁבְתִּ֥י בְּבֵית־יְ֜הוָ֗ה לְאֹ֣רֶךְ יָמִֽים׃ »
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« Salmo. Di Davide.
Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla; su pascoli erbosi mi fa riposare, ad acque tranquille mi conduce.
Mi rinfranca, mi guida per il giusto cammino, per amore del suo nome.
Se dovessi camminare in una valle oscura, non temerei alcun male, perché tu sei con me. Il tuo bastone e il tuo vincastro mi danno sicurezza.
Davanti a me tu prepari una mensa sotto gli occhi dei miei nemici; cospargi di olio il mio capo. Il mio calice trabocca.
Felicità e grazia mi saranno compagne tutti i giorni della mia vita, e abiterò nella casa del Signore per lunghissimi anni. »
Tregua-di-Natale1
Tacciano le armi e gli uomini cantino la pace
di Raffaele Deidda

By sardegnasoprattutto/ 23 dicembre 2015/ Culture/

Merita di essere conosciuta la storia della tregua di Natale o di Khaki Chum dal colore delle divise dei soldati della Prima Guerra Mondiale. Conflitto che coinvolse, dal 28 luglio 1914 al 4 agosto 1918, 32 paesi. Nei 1400 giorni morirono più di 10milioni di militari e oltre 6 milioni di civili. Il Natale 1914 i soldati tedeschi, inglesi e francesi disobbedirono ai loro superiori e fraternizzarono lungo il fronte occidentale. Un racconto che sembra uscito dal libro Cuore, eppure vero. Un evento che i governi e i giornali dell’epoca cercarono di nascondere. Il nemico era cattivo, da abbattere per salvaguardare la patria minacciata.

Quella notte i soldati tedeschi decorarono la zona delle loro trincee nella regione di Ypres, in Belgio. Misero candele sugli alberi e intonarono canzoni natalizie. I britannici risposero dall’altro lato del fronte cantando in inglese. I tedeschi innalzarono le scritte “Buon Natale” e “Voi non sparate, noi non spariamo”. Migliaia di soldati uscirono dalle trincee, attraversarono la terra di nessuno cosparsa di cadaveri, si scambiarono cioccolata, tabacco e cordiale.

Ci fu l’abbraccio fra uomini che poco prima cercavano di uccidersi. Mangiarono e bevettero, giocarono a pallone, guardarono le fotografie dei familiari che ognuno custodiva gelosamente. Perché la vita ha un senso maggiore di fronte alla morte, la notte di Natale del 1914 i cannoni tacquero e gli uomini cantarono. La tregua consentì di seppellire i soldati caduti. Tedeschi, francesi e britannici credenti e non, cattolici e protestanti, lessero insieme il Salmo 23 della Bibbia.

I comandi militari, conosciuti i fatti, attivarono la Corte Marziale per i soldati accusati di alto tradimento. Cercarono di bloccare la diffusione della notizia, anche se il quotidiano inglese Daily Mirror pubblicò il primo gennaio 1916 l’articolo “Straordinario armistizio, inglesi e tedeschi si stringono la mano“. Il protrarsi della guerra fece scattare la disposizione dei Comandi Generali: simili avvenimenti non si sarebbero ripetuti e non ci sarebbero state interruzioni nei combattimenti. Nel Natale del 1915 vennero ordinate azioni di artiglieria pesante e rotazioni di soldati in diversi settori per impedire il movimento di fraternizzazione che se fosse continuato avrebbe posto fine alla guerra.

La Tregua di Natale è stata raccontata da diversi scrittori fra i quali Stanley Weintraub, che ha ricostruito gli eventi da testimonianze di prima mano. Nel suo libro “Silent Night” è riportato un messaggio inviato il 30 dicembre 1914 dai soldati tedeschi a quelli della trincea franco-britannica: “Ci dispiace molto informarvi che ci è stato assolutamente proibito di incontrarvi, però continuiamo a sentirvi nostri compagni. Se ci obbligassero a sparare lo faremo molto in alto. Vi inviamo in regalo delle sigarette e vi salutiamo con molta stima”.

Se è vero che la pace, a causa della sua fragilità, è più difficile a farsi della guerra, è doloroso pensare quale violenza sia stata operata in quegli uomini che avevano fraternizzato e che avrebbero dovuto nuovamente attaccarsi per uccidersi. Sensazioni sconvolgenti che sembrano risuonare nel brano musicale di Paul McCartney del 1983, Pipes of peace, ispirato alla “Tregua di natale” del 1914.

Sono tempi, gli attuali, in cui alla crudeltà della guerra tradizionale si è sostituita l’efferatezza di quella non convenzionale che Papa Francesco ha definito “la Terza Guerra Mondiale a pezzi” in cui i gesti di umanità non sembrano trovare spazio. Dove è difficile individuare gli aggressori e gli aggrediti e dove le vittime sono prevalentemente civili inermi, donne e bambini. E’ una guerra “liquida” con fronti mutevoli e con la presenza di devastanti azioni terroristiche. Non potrà esserci una tregua di Natale come nel 1914, perchè la guerra in atto è un coacervo di interessi economici, di guerre di religione e di etnie tra stati periferici, di guerre civili e di terrorismo.

Resta l’auspicio che gli uomini di buona volontà di tutto il mondo e di tutte le religioni si adoperino con ogni energia disponibile affinché cessino quanto prima i conflitti in atto, avendo come missione la costruzione di un futuro di pace, più umano. Dove le armi tacciano e gli uomini possano cantare.
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Salmo 23

Il divino Pastore
Is 40:11; Ez 34:11-31; Gv 10:10-30; Ap 7:16-17
1 Salmo di Davide.
Il SIGNORE è il mio pastore: nulla mi manca.
2 Egli mi fa riposare in verdeggianti pascoli,
mi guida lungo le acque calme.
3 Egli mi ristora l’anima,
mi conduce per sentieri di giustizia,
per amore del suo nome.
4 Quand’anche camminassi nella valle dell’ombra della morte,
io non temerei alcun male,
perché tu sei con me;
il tuo bastone e la tua verga mi danno sicurezza.
5 Per me tu imbandisci la tavola,
sotto gli occhi dei miei nemici;
cospargi di olio il mio capo;
la mia coppa trabocca.
6 Certo, beni e bontà m’accompagneranno
tutti i giorni della mia vita;
e io abiterò nella casa del SIGNORE
per lunghi giorni.
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Pipes of peace PMchttps://www.youtube.com/watch?v=J7ErrZ-ipoE
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Pipes of peace PMc- Paul mccartney – pipes of peace (subtitulado al español).

La Camera di Commercio di Cagliari abbandona il progetto della Zona Franca. Ma il Commissario non ha il potere di modificare la politica espressa fino ad oggi dagli organi di governo della Camera in sintonia con gli indirizzi della Regione Sarda

porto-pan“Buttare via il bambino con l’acqua sporca”. E’ quanto ha fatto il Commissario straordinario della Camera di Commercio di Cagliari con riferimento alla parrtecipazione della stessa alla compagine di gestione del punto franco doganale di Cagliari. Sull’argomento una presa di posizione di Cagliari Città Capitale.
Cagliari città Capitale 1La Camera di Commercio di Cagliari abbandona il progetto della Zona Franca. Ma il Commissario non ha il potere di modificare la politica espressa fino ad oggi dagli organi di governo della Camera, in sintonia con gli indirizzi della Regione. Cagliari Città Capitale chiede la revoca della determina e chiarimenti sull’iter di attuazione del Punto franco doganale di Cagliari

Apprendiamo dal sito della Camera di Commercio di Cagliari che il Commissario straordinario ha stabilito – con propria determinazione (n. 22 dell’11 novembre 2015), avente per oggetto “Approvazione Piano di razionalizzazione delle società partecipate (art. 1, comma 611 della legge n. 190/2014, n.190)” – di comunicare alla società “Zona Franca di Cagliari S.c.p.A.” la volontà di non dar seguito a quanto stabilito dalla Giunta camerale con deliberazioni n.73 dell’8 maggio 2007 e n.64 del 28 giugno 2013.
- SEGUE -